1 SETTEMBRE 2020
1Cor 2,10b-16; Sal 144 (145); Lc 4,31-37
MARTEDÌ DELLA XXII SETTIMANA T. O.
Colletta: O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Jorge A. Card. MEDINA ESTÉVEZ (Rituale degli Esorcismi): Vorrei sottolineare che l’influsso nefasto del demonio e dei suoi seguaci viene abitualmente esercitato attraverso l’inganno, la menzogna, la bugia e la confusione. Come Gesù è la Verità (cf. Gv 8, 44), così il diavolo è il bugiardo per eccellenza. Da sempre, sin dall’inizio, la menzogna è stata la sua strategia preferita. Non c’è dubbio che il diavolo riesca ad intrappolare tante persone nella rete delle bugie, piccole o clamorose. Inganna gli uomini facendo loro credere che la felicità si trovi nel denaro, nel potere, nella concupiscenza carnale. Inganna gli uomini persuadendoli che non hanno bisogno di Dio e che sono autosufficienti, senza bisogno della grazia e della salvezza. Addirittura inganna gli uomini diminuendo, anzi facendo scomparire il senso del peccato, sostituendo alla legge di Dio come criterio di moralità, le abitudini o le convenzioni della maggioranza. Persuade i bambini che la bugia è un modo adatto per risolvere diversi problemi, e così, man mano, si crea tra gli uomini un’atmosfera di diffidenza e di sospetto. Dietro le bugie e le menzogne, che portano l’immagine del Grande Bugiardo, si sviluppano le incertezze, i dubbi, un mondo dove non c’è più sicurezza né Verità e dove, invece, regna il relativismo e la convinzione che la libertà consista nel fare quel che si vuole; così non si capisce più che la vera libertà è l’identificazione con la volontà di Dio, fonte del bene e dell’unica felicità possibile.
La presenza del diavolo e della sua azione, spiega l’avvertimento del Catechismo della Chiesa Cattolica: «la drammatica condizione del mondo che “giace” tutto “sotto il potere del maligno” (1 Gv 5, 19), fa della vita dell’uomo una lotta: “Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta incominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio” (Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et spes, n. 37, 2)» - (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 409).
La Chiesa è sicura della vittoria finale dì Cristo e perciò non si lascia trascinare dalla paura o dal pessimismo, ma allo stesso tempo è consapevole dell’azione del maligno che cerca di scoraggiarci e di seminare la confusione. “Abbiate fiducia - dice il Signore - Io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). In questa cornice trovano il loro posto gli esorcismi, espressione importante, ma non l’unica, della lotta contro il maligno.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro: così il giudaismo chiamava i demoni, estranei e anzi ostili alla purità religiosa e morale che esige il servizio di Dio. Omicida fin da principio (Gv 8,44), Satana è colui che si mette di traverso per rovinare l’uomo e alienarlo da Dio, ma non può resistere alla potenza di Dio, deve retrocedere dinanzi all’autorità del Cristo. Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!: magnifica professione di fede. Poiché Dio è il «santo» per eccellenza, tutto ciò che si ricollega a lui è santo, e in primo luogo Gesù, che gli appartiene per la filiazione divina e l’elezione messianica.
Dal Vangelo secondo Luca 4,31-37: In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetti 31-32 Egli discese allora a Cafarnao, città della Galilea; l’evangelista, dopo l’inaugurazione solenne della predicazione di Gesù nella sinagoga di Nazareth, riprende il filo del racconto di Marco narrando di seguito quattro episodi che hanno luogo a Cafarnao. Da Nazareth il Maestro «discese» verso il lago di Tiberiade sulla cui sponda a nord-ovest si trovava Cafarnao. Luca indica la posizione geografica di Cafarnao con una designazione generica (città della Galilea), perché si rivolge a lettori pagani non palestinesi. In giorno di sabato; poiché in tal giorno ci si riuniva nelle sinagoghe; cf. vers. 16. Perché egli parlava con autorità; lo scrittore semplifica l’espressione di Marco che, nel vers. parallelo, scrive: «poiché egli li ammaestrava come uno che ha autorità e non come gli Scribi» (Mc., 1, 22); per i lettori del terzo vangelo il paragone dell’insegnamento di Gesù con quello degli Scribi, non aveva un significato particolare, né dava maggior rilievo alla frase.
versetti 33-34 Il racconto dell’indemoniato è parallelo a quello di Marco (cf. Mc., 1, 23-28 ed il relativo commento); Matteo invece non lo riporta. Un uomo posseduto dallo spirito di un demonio impuro; Marco nel testo parallelo usa una espressione più immediata ed incisiva, poiché scrive: «un uomo dallo spirito immondo»; Luca spiega la frase sintetica del suo informatore precisando che si tratta di un demonio impuro, cioè nemico di Dio.
versetto 35 Il demonio, gettandolo a terra davanti a tutti, uscì da lui senza fargli del male; la descrizione di Luca è più sobria di quella di Marco. Al termine l’evangelista osserva con delicatezza che il demonio, dopo aver maltrattato la sua vittima, l’abbandona definitivamente «senza fargli del male». Il rilievo sottolinea la bontà di Gesù che comanda al demonio di non infierire crudelmente fino all’ultimo momento sull’infelice ossesso.
versetto 36 Che parola! Letteralmente: «Che parola è mai questa!». Non si tratta di ammirazione per la dottrina («parola») del Maestro, della quale Luca aveva parlato sopra (cf. vers. 32), ma di stupore suscitato nei presenti per l’ordine («parola») uscito con tanta «autorità e potenza» da Gesù e prontamente eseguito dal demonio. Nel testo di Marco invece i due concetti (parola-insegnamento; parola-comando, sono espressi uno dopo l’altro (cf. Mc., 1, 27).
versetto 37 La sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione; è omesso il nome della regione («della Galilea»), perché Luca l’aveva segnalato all’inizio dell’episodio (cf. vers. 31). Un esorcismo compiuto in pubblico, davanti ad un’assemblea raccolta nella sinagoga di Cafarnao, non poteva rimanere ignorato. All’inizio del ministero di Gesù, gli uditori della sua parola e gli spettatori delle sue opere si mostrano ammirati e favorevolmente aperti verso di lui. Gli Scribi ed i Farisei non sono ancora apparsi sulla scena con il loro caratteristico atteggiamento di avversari accesi e di accusatori prevenuti. Il vers. contiene un rilievo prezioso per una spiegazione psicologica dello sviluppo dei fatti, spiegazione propria del terzo vangelo: all’inizio della sua attività il Maestro è accolto favorevolmente da tutti, in seguito si profilano le prime ostilità che vanno man mano moltiplicandosi e intensificandosi.
Gianfranco Ravasi: “Siamo nella cosiddetta “giornata di Cafarnao”: nell’arco di un giorno e nello spazio di questa cittadina che s’affaccia sul lago di Tiberiade, Gesù compie una serie di atti miracolosi. Uno di questi eventi si svolge nella sinagoga locale (quella che Giovanni inserì come fondale per il celebre discorso di Gesù sul “pane di vita”): all’improvviso una persona si alza nell’assemblea, mentre Gesù sta insegnando con grande autorità, e gli si scaglia contro interpellandolo e apostrofandolo (Marco 1,21-26). Chi travolge quest’uomo apparentemente normale, facendone un avversario di Cristo? In lui agisce un’inattesa presenza specifica, sollecitata dalla parallela presenza di Gesù. È una presenza vitale e personale che interloquisce con Cristo, paradossalmente riconoscendolo come «Santo di Dio», rivelandosi quindi come dotata di una trascendenza e di un’origine divina. Si ha, perciò, un’epifania di Satana il quale sa di avere come avversario Dio stesso, presente e operante in Gesù Cristo. Non possiamo qui ridurre l’evento a una guarigione da una malattia grave, come la demenza (Marco 5,1-20) o l’epilessia (9,14-29), casi che in seguito considereremo e rubricati dagli evangelisti come possessioni diaboliche. Sappiamo, infatti, che nell’antico Vicino Oriente si era inclini a porre sotto l’insegna del demoniaco tutto il negativo della storia: le malattie fisiche, le devianze psichiche, gli influssi sociali nefasti, il peccato personale, il male in generale. Qui, invece, si ha una presenza personale specifica; è l’incontro con un essere misterioso che si erge contro Cristo dichiarandosi suo avversario; con lui Gesù ingaggia un duello che si risolve con un comando efficace e salvatore: «Esci da quest’uomo!». E, in finale, l’urlo che si ode rappresenta il grido di sconfitta di Satana. La salvezza non viene da formule e gesti esoterici, da filtri o pozioni magiche, ma solo da un ordine autorevole e operativo di Cristo. Al centro di questo racconto non c’è, quindi, lo ‘spirito impuro’, il diavolo, ma Cristo liberatore dal male. Il cristianesimo rigetta ogni forma di dualismo che veda come arbitri della storia e dell’essere due divinità antitetiche: il demonio non è il principio del male che combatte il principio divino del bene. Satana (in ebraico ‘avversario’) è inferiore a Dio ed è da lui controllato e dominato. Anche se, dunque, la sua presenza dev’essere ridimensionata, il diavolo (in greco, ‘colui che divide’) è un essere personale che agisce con forza. Certo, l’uso del termine ‘persona’ è per lui un po’ improprio, perché si tratta di un concetto positivo, usato anche per Dio (ad esempio, le tre ‘persone’ della Trinità). Satana è, invece, l’antitesi di Dio, nel quale l’essere persona è pienezza assoluta; è l’antitesi anche dell’uomo, la cui persona dovrebbe essere segno di intimità, di donazione, di amore. Lo scrittore francese agnostico André Gide scriveva: «Se il diavolo potesse, direbbe: Io sono colui che non sono». E curiosamente lo stesso autore concludeva: «Non credo nel diavolo; ma è proprio quello che il diavolo spera: che non si creda in lui». A lui farà eco Giovanni Papini quando diceva che «l’ultima astuzia del diavolo fu quella di spargere la voce della sua morte».
Il peccato - Guadium et spes 13: Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l’uomo però, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di lui.
Pur avendo conosciuto Dio, gli uomini «non gli hanno reso l’onore dovuto... ma si è ottenebrato il loro cuore insipiente»... e preferirono servire la creatura piuttosto che il Creatore .
Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa esperienza.
Infatti l’uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono.
Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l’uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l’armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione.
Così l’uomo si trova diviso in se stesso.
Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre.
Anzi l’uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato.
Ma il Signore stesso è venuto a liberare l’uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell’intimo e scacciando fuori «il principe di questo mondo» (Gv12,31), che lo teneva schiavo del peccato .
Il peccato è, del resto, una diminuzione per l’uomo stesso, in quanto gli impedisce di conseguire la propria pienezza. Nella luce di questa Rivelazione trovano insieme la loro ragione ultima sia la sublime vocazione, sia la profonda miseria, di cui gli uomini fanno l’esperienza.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Taci! Esci da lui! (Vangelo)
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
O Signore, che ci hai nutriti alla tua mensa,
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.
fa’ che questo sacramento ci rafforzi nel tuo amore
e ci spinga a servirti nei nostri fratelli.
Per Cristo nostro Signore.