1 Aprile 2017

Il pensiero del giorno


Oggi Gesù ci dice: “Beati coloro che custodiscono la parola di Dio con cuore integro e buono e producono frutto con perseveranza” (Cf. Lc 8,15).

Questa parola di Gesù è nel racconto della parabola del seminatore. La parabola vuole mettere in evidenza gli ostacoli che il regno di Dio trova nel suo sviluppo sulla terra. Ma, nonostante i fallimenti e l’incorrispondenza di molti, il seme, a suo tempo, porterà abbondanti frutti. Un messaggio di ottimismo per tanti cristiani delusi (Cf. Lc 24,13ss).


Catechismo della Chiesa Cattolica

546. Gesù chiama ad entrare nel Regno servendosi delle parabole, elemento tipico del suo insegnamento [Mc 4,33-34]. Con esse egli invita al banchetto del Regno, [Mt 22,1-14] ma chiede anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario “vendere” tutto [Mt 13,44-45]; le parole non bastano, occorrono i fatti [Mt 21,28-32]. Le parabole sono come specchi per l’uomo: accoglie la Parola come un terreno arido o come un terreno buono? [Mt 13,3-9] Che uso fa dei talenti ricevuti? [Mt 25,14-30] Al cuore delle parabole stanno velatamente Gesù e la presenza del Regno in questo mondo. Occorre entrare nel Regno, cioè diventare discepoli di Cristo per “conoscere i Misteri del Regno dei cieli” (Mt 13,11). Per coloro che rimangono “fuori” [Mc 4,11], tutto resta enigmatico [Mt 13,10-15].

161. Credere in Gesù Cristo e in colui che l’ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati [Mc 16,16; Gv 3,36; 6,40 e. a]. “Poiché senza la fede è impossibile essere graditi a Dio” (Eb 11,6) e condividere le condizioni di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non “persevererà in essa sino alla fine (Mt 10,22; 24,13)” [Concilio Vaticano I: DS 3012; Concilio di Trento: DS 1532]


Beata Colei che ha creduto

Catechismo della Chiesa Cattolica

58. Nella parabola del seminatore, san Luca riporta queste parole con cui Gesù spiega il significato del “terreno buono”: «Sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza » (Lc 8,15). Nel contesto del Vangelo di Luca, la menzione del cuore integro e buono, in riferimento alla Parola ascoltata e custodita, costituisce un ritratto implicito della fede della Vergine Maria. Lo stesso evangelista ci parla della memoria di Maria, di come conservava nel cuore tutto ciò che ascoltava e vedeva, in modo che la Parola portasse frutto nella sua vita. La Madre del Signore è icona perfetta della fede, come dirà santa Elisabetta: «Beata colei che ha creduto» (Lc 1,45). In Maria, Figlia di Sion, si compie la lunga storia di fede dell’Antico Testamento, con il racconto di tante donne fedeli, a cominciare da Sara, donne che, accanto ai Patriarchi, erano il luogo in cui la promessa di Dio si compiva, e la vita nuova sbocciava. Nella pienezza dei tempi, la Parola di Dio si è rivolta a Maria, ed ella l’ha accolta con tutto il suo essere, nel suo cuore, perché in lei prendesse carne e nascesse come luce per gli uomini. San Giustino Martire, nel suo Dialogo con Trifone, ha una bella espressione in cui dice che Maria, nell’accettare il messaggio dell’Angelo, ha concepito “fede e gioia”. Nella Madre di Gesù, infatti, la fede si è mostrata piena di frutto, e quando la nostra vita spirituale dà frutto, ci riempiamo di gioia, che è il segno più chiaro della grandezza della fede. Nella sua vita, Maria ha compiuto il pellegrinaggio della fede, alla sequela di suo Figlio. Così, in Maria, il cammino di fede dell’Antico Testamento è assunto nella sequela di Gesù e si lascia trasformare da Lui, entrando nello sguardo proprio del Figlio di Dio incarnato.

Dei Verbum - Capitolo VI -  La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa

Importanza della sacra Scrittura per la Chiesa
21. La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio che del Corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli. Insieme con la sacra Tradizione, ha sempre considerato e considera le divine Scritture come la regola suprema della propria fede; esse infatti, ispirate come sono da Dio e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo. È necessario dunque che la predicazione ecclesiastica, come la stessa religione cristiana, sia nutrita e regolata dalla sacra Scrittura. Nei libri sacri, infatti, il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale. Perciò si deve riferire per eccellenza alla sacra Scrittura ciò che è stato detto: «viva ed efficace è la parola di Dio» (Eb 4,12), «che ha il potere di edificare e dare l’eredità con tutti i santificati» (At 20,32; cfr. 1Ts 2,13).

Si raccomanda la lettura della sacra Scrittura
25. Perciò è necessario che tutti i chierici, principalmente i sacerdoti e quanti, come i diaconi o i catechisti, attendono legittimamente al ministero della parola, conservino un contatto continuo con le Scritture mediante una lettura spirituale assidua e uno studio accurato, affinché non diventi «un vano predicatore della parola di Dio all’esterno colui che non l’ascolta dentro di sé», mentre deve partecipare ai fedeli a lui affidati le sovrabbondanti ricchezze della parola divina, specialmente nella sacra liturgia. Parimenti il santo Concilio esorta con ardore e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, ad apprendere «la sublime scienza di Gesù Cristo» (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. «L’ignoranza delle Scritture, infatti, è ignoranza di Cristo». Si accostino essi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della sacra liturgia, che è impregnata di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l’approvazione e a cura dei pastori della Chiesa, lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera, affinché si stabilisca il dialogo tra Dio e l’uomo; poiché «quando preghiamo, parliamo con lui; lui ascoltiamo, quando leggiamo gli oracoli divini». Compete ai vescovi, «depositari della dottrina apostolica», ammaestrare opportunamente i fedeli loro affidati sul retto uso dei libri divini, in modo particolare del Nuovo Testamento e in primo luogo dei Vangeli, grazie a traduzioni dei sacri testi; queste devono essere corredate delle note necessarie e veramente sufficienti, affinché i figli della Chiesa si familiarizzino con sicurezza e profitto con le sacre Scritture e si imbevano del loro spirito. Inoltre, siano preparate edizioni della sacra Scrittura fornite di idonee annotazioni, ad uso anche dei non cristiani e adattate alla loro situazione; sia i pastori d’anime, sia i cristiani di qualsiasi stato avranno cura di diffonderle con zelo e prudenza.

Siamo arrivati al termine. E possiamo mettere a fuoco:
* Gesù anche una scelta radicale: per acquistare il Regno, è necessario “vendere” tutto; le parole non bastano, occorrono i fatti;
e ancora: ** Viva ed efficace è la parola di Dio che ha il potere di edificare e dare l’eredità con tutti i santificati.
Queste parole cosa ti suggeriscono?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Accresci in noi, o Padre, con la potenza del tuo Spirito la disponibilità ad accogliere il germe della tua parola, che continui a seminare nei solchi dell’umanità, perché fruttifichi in opere di giustizia e di pace e riveli al mondo la beata speranza del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo...


31 Marzo 2017

Il pensiero del giorno


Oggi Gesù ci dice:

“Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4).

Gesù si ritira nel deserto, con il digiuno e la preghiera si prepara al ministero apostolico. E nel deserto è tentato da satana. Al termine del digiuno in Gesù insorge la sensazione della fame ed è su questa necessità fisica che fa leva il tentatore suggerendo al «figlio di Maria» (Mc 6,3) di dare una dimostrazione eclatante della sua figliolanza divina trasformando le pietre in pani. Nel pensiero del tentatore, «come del resto nella mente dei Giudei che sotto la croce lanceranno al Crocifisso la stessa sfida [Cf. Mt 27,40], l’espressione “figlio di Dio” non è compresa nel suo senso pieno, ma alla maniera dell’Antico Testamento, cioè nel senso di una figliolanza morale» (Angelo Lancellotti).
La risposta di Gesù è netta e non lascia spazio a una replica. Il ricorso alla Parola di Dio, frequente nei circoli rabbinici, costituiva l’argomento decisivo in ogni discussione.
Gesù cita Dt 8,3 e sostanzialmente vuole suggerire al tentatore che il pane «non è l’unico né il principale mezzo per sostenere la vita, ma la parola di Dio è mezzo di sostentamento molto più efficace di qualsiasi pane. Questo infatti non impedisce la morte, la parola di Dio invece dà la vita eterna. Ora l’opera del Messia deve essere diretta non a sostentare una vita destinata a finire, ma a dare la vita eterna» (Benito Camporeale).

Satana

Catechismo della Chiesa Cattolica:

394 La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama “omicida fin dal principio” (Gv 8,44), e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre [Cf Mt 4,1-11]. “Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo” (1Gv 3,8). Di queste opere, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l’uomo a disobbedire a Dio.


Dacci oggi il nostro pane quotidiano

Catechismo della Chiesa Cattolica:


2828Dacci”: è bella la fiducia dei figli che attendono tutto dal loro Padre. Egli “fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti” (Mt 5,45) e dà a tutti i viventi “il cibo in tempo opportuno” (Sal 104,27). Gesù ci insegna questa domanda, che in realtà glorifica il Padre nostro perché è il riconoscimento di quanto egli sia Buono al di là di ogni bontà.

2829 “Dacci” è anche l’espressione dell’Alleanza: noi siamo suoi ed egli è nostro, è per noi. Questo “noi” però lo riconosce anche come il Padre di tutti gli uomini, e noi lo preghiamo per tutti, solidali con le loro necessità e le loro sofferenze.

2830 Il nostro pane”. Il Padre, che ci dona la vita, non può non darci il nutrimento necessario per la vita, tutti i beni “convenienti”, materiali e spirituali. Nel Discorso della montagna Gesù insiste su questa confidenza filiale che coopera con la Provvidenza del Padre nostro [Cf Mt 6,25-34]. Egli non ci spinge alla passività [Cf 2Ts 3,6-13], ma vuole liberarci da ogni affanno e da ogni preoccupazione. Tale è l’abbandono filiale dei figli di Dio: A chi cerca il Regno di Dio e la sua giustizia, egli promette di dare tutto in aggiunta. In realtà, tutto appartiene a Dio e nulla manca all’uomo che possiede Dio, se egli stesso non manca a Dio [San Cipriano di Cartagine, De oratione dominica, 21: CCL. 3A,103 (PL 4,551)].

2835 Questa domanda e la responsabilità che comporta, valgono anche per un’altra fame di cui gli uomini soffrono: “L’uomo non vive soltanto di pane, ma... di quanto esce dalla bocca del Signore” (Dt 8,3 ) [Cf Mt 4,4], cioè della sua Parola e del suo SPIRITO. I cristiani devono mobilitare tutto il loro impegno per “annunziare il Vangelo ai poveri”. C’è una fame sulla terra, “non fame di pane, né sete di acqua, ma di ascoltare la Parola di Dio” (Am 8,11). Perciò il senso specificamente cristiano di questa quarta domanda riguarda il Pane di Vita: la Parola di Dio da accogliere nella fede, il Corpo di Cristo ricevuto nell’Eucaristia [Cf Gv 6,26-58].

Il vero digiuno

Benedetto XVI

Nel Nuovo Testamento, Gesù pone in luce la ragione profonda del digiuno, stigmatizzando l’atteggiamento dei farisei, i quali osservavano con scrupolo le prescrizioni imposte dalla legge, ma il loro cuore era lontano da Dio. Il vero digiuno, ripete anche altrove il divino Maestro, è piuttosto compiere la volontà del Padre celeste, il quale “vede nel segreto, e ti ricompenserà” (Mt 6,18). Egli stesso ne dà l’esempio rispondendo a satana, al termine dei 40 giorni passati nel deserto, che “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). Il vero digiuno è dunque finalizzato a mangiare il “vero cibo”, che è fare la volontà del Padre (cfr. Gv 4,34). Se pertanto Adamo disobbedì al comando del Signore “di non mangiare del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male”, con il digiuno il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia.

Siamo arrivati al termine. E possiamo mettere a fuoco:
* Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio;
e ancora: ** Il “vero cibo”è fare la volontà del Padre.
Queste parole cosa ti suggeriscono?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio grande e misericordioso, fa’ che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con Cristo, nostro Salvatore. Egli è Dio...


30 Marzo 2017

Il pensiero del giorno


Oggi Gesù ci dice:

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna” (Gv 3,16).


Queste parole di Gesù mettono in evidenza l’amore misericordioso del Padre, che si fa dono di salvezza nella carne crocifissa del Figlio unigenito. La misericordia sta al vertice del piano divino e informa tutte le azioni benefiche di Dio a favore degli uomini.
Dio è «creatore perché ha creato dal nulla tutte le cose, effondendo le sue stupende meraviglie. È anche giustizia di fronte all’uomo peccatore, rivendicando la gloria e l’onore conculcato. Tuttavia Dio è soprattutto amore; e la giustizia, la sapienza, la potenza sono da Lui impegnate per fare risplendere il suo più grande amore» (P. Massimo Biocco).
Dio rivela la sua onnipotenza verso l’umanità non col punire i colpevoli distruggendoli con raffinate morti, non con l’annientare i nemici precipitandoli nell’Inferno, ma manifestando la sua pazienza, il suo perdono (Cf. 2Pt 3,9). Anche se questo suo agire lo può far apparire quasi un debole, come se dovesse sempre perdere dinanzi alla prepotenza dell’uomo.
Dà il massimo donando il Figlio e non poteva né dare né fare di più. L’umanità poteva essere salvata in altri modi. Ma Dio ama gli uomini in modo infinito, perciò ha voluto dare e fare il massimo possibile. In questo modo, la croce è il segno dell’amore smisurato di Dio: nel mistero della croce l’albero della vita ritorna a fiorire e si manifesta pienamente l’amore dello Sposo alla sposa (Cf. Ef 5,25); attraverso il cuore trafitto di Cristo Gesù, l’uomo può attingere alle «imperscrutabili ricchezze» (Ef 3,8) dell’amore di Dio.

Catechismo della Chiesa Cattolica

68: Per amore, Dio si è rivelato e si è donato all’uomo. Egli offre così una risposta definitiva e sovrabbondante agli interrogativi che l’uomo si pone sul senso e sul fine della propria vita.

142: Con la sua Rivelazione “Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé” [Concilio Ecumenico Vaticano II, Dei Verbum, 2]. La risposta adeguata a questo invito è la fede.

231: Il Dio della nostra fede si è rivelato come colui che è; si è fatto conoscere come “ricco di grazia e di misericordia” (Es 34,6). Il suo Essere stesso è Verità e Amore.

Dio è Amore

Catechismo della Chiesa Cattolica

218: Israele, nel corso della sua storia, ha potuto scoprire che uno solo era il motivo per cui Dio gli si era rivelato e lo aveva scelto fra tutti i popoli perché gli appartenesse: il suo amore gratuito [Cf. Dt 4,37; 7,8; 10,15]. Ed Israele, per mezzo dei profeti, ha compreso che, ancora per amore, Dio non ha mai cessato di salvarlo [Cf. Is 43,1-7] e di perdonargli la sua infedeltà e i suoi peccati [Cf. Os 2].

219: L’amore di Dio per Israele è paragonato all’amore di un padre per il proprio figlio [Cf. Os 11,1 ]. È un amore più forte dell’amore di una madre per i suoi bambini [Cf. Is 49,14-15 ]. Dio ama il suo Popolo più di quanto uno sposo ami la propria sposa; [Cf. Is 62,4-5 ] questo amore vincerà anche le più gravi infedeltà; [Cf. Ez 16; Os 11] arriverà fino al dono più prezioso: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16).

220: L’amore di Dio è “eterno” (Is 54,8): “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto” (Is 54,10). “Ti ho amato di un amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31,3).

221: Ma san Giovanni si spingerà oltre affermando: “Dio è Amore” (1Gv 4,8.16): l’Essere stesso di Dio è Amore. Mandando, nella pienezza dei tempi, il suo Figlio unigenito e lo Spirito d’Amore, Dio rivela il suo segreto più intimo [Cf. 1Cor 2,7-16; Ef 3,9-12 ]: è lui stesso eterno scambio d’amore: Padre, Figlio e Spirito Santo, e ci ha destinati ad esserne partecipi.

Siamo arrivati al termine. E possiamo mettere a fuoco:
* Per amore, Dio si è rivelato e si è donato all’uomo;
e ancora: ** L’amore di Dio è eterno.
Queste parole cosa ti suggeriscono?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio grande e misericordioso, fa’ che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con Cristo, nostro Salvatore. Egli è Dio...



29 Marzo 2017

Il pensiero del giorno


Oggi Gesù ci dice:


Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?” (Gv 11,25-26).

Queste parole sono registrate nel Vangelo secondo Giovanni, nel racconto della risurrezione di Lazzaro.
Quando Gesù arriva a Betania, Lazzaro è morto da quattro giorni.
Nell’incontrarsi con Gesù, Marta non smentisce il suo carattere forte, volitivo; Maria è invece più incline al silenzio, differentemente dalla sorella è una donna riflessiva, più pacata (Cf. Lc 10,38-42).
Marta sembra rimproverare il Maestro, se tu fossi stato qui ..., ma nella richiesta c’è qualcosa che va al di là dell’umana speranza, l’insperabile: lei è certa che, nonostante la decomposizione organica del corpo, Gesù può operare un miracolo: Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà, anche quella di risuscitare ora Lazzaro. Gesù comprende appieno la richiesta, ma rimanda la donna alla comune fede nella risurrezione dei morti. Marta, che forse sperava in un qualcosa di straordinario, si acquieta e accetta l’evidenza dei fatti: Lazzaro è morto, “so che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. Di rimando, Gesù, inaspettatamente, spazza via qualsiasi equivoco o dubbio: Io sono la risurrezione e la vita, così come Io sono il pane vivo disceso dal cielo (Gv 6,35s), la luce del mondo (Gv 8,12), la via, la verità e la vita (Gv 14,6). Gesù è venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10): Marta accoglie la rivelazione, crede e professa la sua fede: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo.

La Risurrezione - Opera della Santissima Trinità

Catechismo della Chiesa Cattolica

648: La Risurrezione di Cristo è oggetto di fede in quanto è un intervento trascendente di Dio stesso nella creazione e nella storia. In essa, le tre Persone divine agiscono insieme e al tempo stesso manifestano la loro propria originalità. Essa si è compiuta per la potenza del Padre che “ha risuscitato” (At 2,24) Cristo, suo Figlio, e in questo modo ha introdotto in maniera perfetta la sua umanità con il suo Corpo nella Trinità. Gesù viene definitivamente “costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la Risurrezione dai morti” (Rm 1,3-4). San Paolo insiste sulla manifestazione della potenza di Dio [Cf. Rm 6,4; 2Cor 13,4; Fil 3,10; Ef 1,19-22; Eb 7,16] per l’opera dello Spirito che ha vivificato l’umanità morta di Gesù e l’ha chiamata allo stato glorioso di Signore.

649: Quanto al Figlio, egli opera la sua propria Risurrezione in virtù della sua potenza divina. Gesù annunzia che il Figlio dell’uomo dovrà molto soffrire, morire ed in seguito risuscitare (senso attivo della parola) [Cf. Mc 8,31; 9,9-31; 10,34]. Altrove afferma esplicitamente: “Io offro la mia vita, per poi riprenderla... ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla” (Gv 10,17-18). “Noi crediamo... che Gesù è morto e risuscitato” (1Ts 4,14).

650: I Padri contemplano la Risurrezione a partire dalla Persona divina di Cristo che è rimasta unita alla sua anima e al suo corpo separati tra loro dalla morte: “Per l’unità della natura divina che permane presente in ciascuna delle due parti dell’uomo, queste si riuniscono di nuovo. Così la morte si è prodotta per la separazione del composto umano e la Risurrezione per l’unione delle due parti separate”.

Senso e portata salvifica della Risurrezione

651 “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione e vana anche la vostra fede” (1Cor 15,14). La Risurrezione costituisce anzitutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso ha fatto e insegnato. Tutte le verità, anche le più inaccessibili allo spirito umano, trovano la loro giustificazione se, risorgendo, Cristo ha dato la prova definitiva, che aveva promesso, della sua autorità divina.
652: La Risurrezione di Cristo è compimento delle promesse dell’Antico Testamento [Cf. Lc 24,26-27; 24,44-48] e di Gesù stesso durante la sua vita terrena [Cf Mt 28,6; Mc 16,7; Lc 24,6-7]. L’espressione “secondo le Scritture” (1Cor 15,3-4 e Simbolo di Nicea-Costantinopoli) indica che la Risurrezione di Cristo realizzò queste predizioni.

653: La verità della divinità di Gesù è confermata dalla sua Risurrezione. Egli aveva detto: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv 8,28). La Risurrezione del Crocifisso dimostrò che egli era veramente “Io Sono”, il Figlio di Dio e Dio egli stesso. San Paolo ha potuto dichiarare ai Giudei: “La promessa fatta ai nostri padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi... risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel Salmo secondo: ‘Mio Figlio sei tu, oggi ti ho generato’” (At 13,32-33; Cf. Sal 2,7). La Risurrezione di Cristo è strettamente legata al Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Ne è il compimento secondo il disegno eterno di Dio.

654: Vi è un duplice aspetto nel Mistero pasquale: con la sua morte Cristo ci libera dal peccato, con la sua Risurrezione ci dà accesso ad una nuova vita. Questa è dapprima la giustificazione che ci mette nuovamente nella grazia di Dio [Cf. Rm 4,25] “perché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6,4). Essa consiste nella vittoria sulla morte del peccato e nella nuova partecipazione alla grazia [Cf. Ef 2,4-5; 1Pt 1,3]. Essa compie l’adozione filiale poiché gli uomini diventano fratelli di Cristo, come Gesù stesso chiama i suoi discepoli dopo la sua Risurrezione: “Andate ad annunziare ai miei fratelli” (Mt 28,10; Gv 20,17). Fratelli non per natura, ma per dono della grazia, perché questa filiazione adottiva procura una reale partecipazione alla vita del Figlio unico, la quale si è pienamente rivelata nella sua Risurrezione.

655: Infine, la Risurrezione di Cristo - e lo stesso Cristo risorto - è principio e sorgente della nostra risurrezione futura: “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti...; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (1Cor 15,20-22). Nell’attesa di questo compimento, Cristo risuscitato vive nel cuore dei suoi fedeli. In lui i cristiani gustano “le meraviglie del mondo futuro” (Eb 6,5) e la loro vita è trasportata da Cristo nel seno della vita divina: [Cf. Col 3,1-3] “Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2Cor 5,15).


Oggetto di fede

Catechismo degli Adulti

270: I discepoli, che hanno incontrato Gesù concretamente vivo, interpretano questa esperienza alla luce delle attese di salvezza dell’Antico Testamento e usano consapevolmente un linguaggio simbolico: lo presentano come risvegliato, rialzato in piedi, risorto, innalzato, intronizzato alla destra di Dio. Il mistero trascende la nostra comprensione e può essere affermato solo per fede, ragionevolmente però, a motivo dei segni.

271: La risurrezione di Gesù si manifesta nella storia, ma in se stessa trascende la storia.

**** Siamo arrivati al termine. E possiamo mettere a fuoco: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione e vana anche la vostra fede”. E ancora: “con la sua morte Cristo ci libera dal peccato”: Queste parole cosa ti suggeriscono?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Eterno Padre, la tua gloria è l’uomo vivente; tu che hai manifestato la tua compassione nel pianto di Gesù per l’amico Lazzaro, guarda oggi l’afflizione della Chiesa che piange e prega per i suoi figli morti a causa del peccato, e con la forza del tuo Spirito richiamali alla vita nuova. Per il nostro Signore Gesù Cristo...



28 Marzo 2017

Il pensiero del giorno


Oggi Gesù ci dice:

“Voi che avete sete, venite alle acque”, “anche voi, che non avete denaro, venite, e dissetatevi con gioia” (Cf Is 55,1)

Isaia invita Israele ad assidersi al banchetto della sapienza (Cf Prov 9,1-6) e ad accogliere con gioia e obbedienza filiale la nuova ed eterna alleanza che il Signore stabilirà con il suo popolo: essa non sarà scolpita su tavole di pietra, ma sarà scritta, dal dito di Dio, nei cuori degli uomini (Cf Ger 31,33). Il richiamo delle promesse fatte a Davide è unico nel Deutero-Isaia, che non pensa mai a un ritorno alla monarchia. Le parole di Isaia vanno al di là dello stesso contesto e del tempo storico in cui vennero pronunciate: sono parole eterne che stabiliscono un’alleanza perenne. Restano un invito perpetuo a convertirsi, cioè a cercare il Signore Dio.

CCC 694: L’acqua. Il simbolismo dell’acqua significa l’azione dello Spirito Santo nel Battesimo, poiché dopo l’invocazione dello Spirito Santo, essa diviene il segno sacramentale efficace della nuova nascita: come la gestazione della nostra prima nascita si è operata nell’acqua, allo stesso modo l’acqua battesimale significa realmente che la nostra nascita alla vita divina ci è donata nello Spirito Santo. Ma “battezzati in un solo Spirito”, noi “ci siamo” anche “abbeverati a un solo Spirito” (1Cor 12,13): lo Spirito, dunque, è anche personalmente l’acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso come dalla sua sorgente [ Cf Gv 19,34; 1Gv 5,8 ] e che in noi zampilla per la Vita eterna [Cf Gv 4,10-14; 7,38; Es 17,1-6; Is 55,1; Zc 14,8; 1Cor 10,4;  Ap 21,6; 22,17].

CCC 2557: Il vero desiderio dell’uomo è: “Voglio vedere Dio”. La sete di Dio è estinta dall’acqua della vita eterna [Cf Gv 4,14].

CCC 2561: “Tu gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva” (Gv 4,10). La nostra preghiera di domanda è paradossalmente una risposta. Risposta al lamento del Dio vivente: “Essi hanno abbandonato me, sorgente d’acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate” (Ger 2,13), risposta di fede alla promessa gratuita della salvezza, [Cf Gv 7,37-39; Is 12,3; 51,1] risposta d’amore alla sete del Figlio unigenito [Cf Gv 19,28; Zc 12,10; 13,1 ].

CCC 1137: L’Apocalisse di san Giovanni, letta nella Liturgia della Chiesa, ci rivela prima di tutto “un trono nel cielo, e sul trono Uno. . . seduto” (Ap 4,2): “il Signore” (Is 6,1) [Cf Ez 1,26-28]. Poi l’Agnello, “immolato e ritto” (Ap 5,6 ) [Cf Gv 1,29 ]: il Cristo crocifisso e risorto, l’unico Sommo Sacerdote del vero santuario, [Cf Eb 4,14-15; 10,19-21; ecc] lo stesso “che offre e che viene offerto, che dona ed è donato” [Liturgia di San Giovanni Crisostomo, Anafora]. Infine, il “fiume di acqua viva” che scaturisce “dal trono di Dio e dell’Agnello” (Ap 22,1), uno dei simboli più belli dello Spirito Santo [Cf Gv 4,10-14; Ap 21,6 ].

La pretesa cristiana

Catechismo degli Adulti 38: L’annuncio della Chiesa è precisamente questo: il Mistero infinito ci ha rivolto la parola e addirittura ci è venuto incontro personalmente, con il nome e il volto di un uomo, Gesù di Nàzaret, e ci ha chiamati a vivere insieme con lui per l’eternità. Dio fatto uomo, l’uomo innalzato fino a Dio: nessun’altra religione ha una notizia simile, nessuna offre una speranza più audace. Mentre i grandi uomini religiosi, i profeti e i santi avvertono il proprio nulla davanti alla grandezza di Dio e si sentono peccatori, Gesù di Nàzaret con tranquilla sicurezza si è presentato come Figlio di Dio, uguale al Padre: una follia e una bestemmia sulla bocca di qualsiasi altro.
La pretesa è inaudita, ma duemila anni di storia la rendono degna almeno di essere presa in considerazione. Vale la pena esaminarla, senza pregiudizi: un pensiero è veramente libero quando non scarta in partenza nessuna ipotesi.
Gesù ha detto: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18, 37). In lui trovano risposta le domande più profonde dell’uomo e la ricerca religiosa dei popoli; in lui il viandante assetato trova l’«acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4,14), come la trovò un giorno la donna di Samarìa.

Siamo arrivati al termine. E possiamo mettere a fuoco: “Il vero desiderio dell’uomo è: “Voglio vedere Dio”. La sete di Dio è estinta dall’acqua della vita eterna”. E ancora: “Essi hanno abbandonato me, sorgente d’acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne screpolate”: Queste parole cosa ti suggeriscono?
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio fedele e misericordioso, in questo tempo di penitenza e di preghiera disponi i tuoi figli a vivere degnamente il mistero pasquale e a recare ai fratelli il lieto annunzio della tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...