29 Novembre 2016


Pensiero del giorno


Rm 14,17: Il regno di Dio non è cibo o bevanda, ma giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo.

Il Regno di Dio promesso nell’Antico testamento (Cf Mt 4,17), è annunziato già vicino da Giovanni Battista (Cf Mt 3,2), viene proclamato (Cf Mt 4,17.23 e par.; 9,35; 13,11; Lc 8,1; 9,11) e instaurato da Gesù Cristo (Cf Mt 3,2; 11,11; 12,28; e par.; 16,3.28; Mc 9,1; Lc 16,16; 17,20-21; 21,31-32). È spirituale, trascendente e universale (Cf Mt 3,2; 8,11; 20,1-16; 22,3-14 e par.; Lc 1,33; 13,29-30; 20,20-26; 22,29-30; Gv 18,35-36).
Il suo sviluppo all’inizio è modesto (Cf Mt 13,31ss e par.; 13,24-30.36-41; 13,33 e par.; Mc 4,26-29) e troverà la sua pienezza e il suo compimento alla fine del mondo (Cf Mt 13,47-50; Lc 19,11-27; ecc.) quando Gesù, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (Cf 1Cor 15,24.28).
Per entrarvi bisogna convertirsi (Cf Mt 3,29) e osservare interamente la Legge (Cf Mt 5,19-20).
Occorre avere fede nella Provvidenza; non ci si deve affannare per il domani, ma avere un solo desiderio: quello di cercare sopra tutto il Regno di Dio (Cf Mt 6,30ss) e quello di fare sempre la volontà del Padre celeste (Cf Mt 7,21).
Il distacco, la generosità, sono, altresì, condizioni indispensabili per giungere al Regno dei cieli (Cf Mt 13,44ss). Per coloro che pongono il proprio cuore nei beni di questo mondo è impossibile divenire partecipi del Regno dei cieli (Cf Mt 19,23-24). Con la parabola delle “dieci vergini”, Gesù ci ricorda che si entrerà nel suo Regno soltanto possedendo la luce della fede e l’olio della carità (Cf Mt 25,1ss).

“Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11,12), con queste parole Gesù ci vuol dire che entreranno nel suo Regno soltanto coloro che con forza odieranno il mondo e lotteranno contro la concupiscenza della carne e il diavolo  (Cf 1Gv 2,16; Ef 6,10ss).
A questo proposito scriveva J. Escrivá: “Questa forza non è una violenza contro gli altri; ma fortezza per combattere le proprie debolezze e le proprie miserie, coraggio di non mascherare le proprie infedeltà, audacia per confessare la fede anche quando l’ambiente è ostile” (È Gesù che passa, n. 82).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica mette in evidenza tre cose:

1) Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel Regno di Dio. “Questo Regno messianico è destinato ad accogliere gli uomini di tutte le nazioni. Per accedervi, è necessario accogliere la Parola di Dio” (n. 543).

2) Il regno di Dio appartiene ai poveri e ai piccoli, “cioè a coloro che l’hanno accolto con cuore umile” (n. 544).
“«Diventare come bambini» in rapporto a Dio è la condizione per entrare nel Regno; per questo ci si deve abbassare, si deve diventare piccoli; anzi, bisogna «rinascere dall’alto» (Gv 3,7), essere generati da Dio «per diventare figli di Dio» (Gv 1,12)” (n.526).

3) Tutti i peccatori sono invitati alla mensa del Regno. Gesù li “invita alla conversione, senza la quale non si può entrare nel Regno, ma nelle parole e nelle azioni mostra loro l’infinita misericordia del Padre suo per loro e l’immensa «gioia» che si fa «in cielo per un peccatore convertito» (Lc 15,7)” (n. 545).

Siamo arrivati al termine. Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio Padre, che ci hai chiamati a regnare con te nella giustizia e nell’amore, liberaci dal potere delle tenebre; fa’ che camminiamo sulle orme del tuo Figlio, e come lui doniamo la nostra vita per amore dei fratelli, certi di condividere la sua gloria in paradiso. Egli è Dio, e vive e regna con te...


28 Novembre 2016


Pensiero del giorno



Gv 15,20: Ricordatevi della parola che io vi ho detto: «Un servo non è più grande del suo padrone». Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.

L’essere cristiani pone nella condizione di essere perseguitati, calunniati, odiati; essere cristiani non significa non subire alcun danno o offesa, ma che ogni sofferenza verrà ricompensata e niente andrà perduto, neppure un capello. Anche il padre, il fratello, potranno tramare contro di loro.
Il mondo del male sarà coalizzato contro di loro; essere discepoli di Cristo è una scelta che riserva un calice amaro: è il prezzo della verità.

I martiri, poi, dal Signore sono chiamati beati: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.” (Mt 5,11-12).

“Gesù chiama alla gioia, paradossalmente, i discepoli vittime di ogni angheria. Essi pagano un prezzo alto l’adesione a Cristo. Ma grande sarà anche la ricompensa celeste ed escatologica. Nessuna meraviglia per questo destino di persecuzione, perché già i profeti sono stati perseguitati; così sarà dei discepoli di Gesù” (G. B.).

La comunanza di profeti e discepoli di Gesù nel destino di persecuzione è attestata da Luca 11,49-50: “Per questo la sapienza di Dio ha detto: «Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno», perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall'inizio del mondo”.
Una lunga scia di sangue che lambisce ben duemila anni di storia cristiana!
Stefano, Paolo, Pietro, Agata, Lucia, Lorenzo, Policarpo, Perpetua, Felicita, Bonifacio, Giovanni Fischer, Tommaso More, Carlo Lwanga, Massimiliano  Maria Kolbe, Edith Stein...

San Cipriano, vescovo e martire, a questo proposito scriveva: “Nessuno pensi alla morte, ma piuttosto all’immortalità; né pensi alle pene provvisorie, ma alla gioia eterna... Quando dunque pensate che un giorno giudicherete e regnerete con Cristo Signore, dovete esultare e calpestare nel gaudio futuro i supplizi presenti, sapendo che è stato stabilito fin dalle origini del mondo che la giustizia soffra qui nell’urto con il mondo del male... A tutti costoro il Signore si è fatto modello, insegnando che al suo regno non giungeranno se non coloro che lo avranno seguito nella sua via”.
Così il Catechismo della Chiesa Cattolica: “Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello; è «l’uomo perfetto» che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, con la sua preghiera, attira alla preghiera, con la sua povertà chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni” (520).

Siamo arrivati al termine. Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Persecuzioni, croce, martirio, sono parole che significano qualcosa e che valore hanno per un uomo che si dice discepolo di Gesù?
È iniziato il tempo liturgico dell’Avvento: Come attendo la venuta del Signore? Tra i bagordi, i capricci di una vita disonesta, oppure nella preghiera, con una vita santa?
  
“Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”, la perseveranza sarà dunque la carta di identità del cristiano, insieme alla serenità promessa da Cristo Gesù: “Beati quando vi perseguiteranno”.


27 Novembre 2016


Pensiero del giorno


Gv 11,25-26: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. 

Gesù ha insegnato con fermezza la risurrezione, ma a proposito della morte di Lazzaro, ebbe modo di fare a Marta una stupefacente  rivelazione. Quando la sorella del morto gli si rivolse con le parole della fede comune: “So che risusciterà nell’ultimo giorno”, Gesù ribatté: “Io sono la risurrezione e la vita”. (Gv 11,25). La vita vissuta nella fede in Cristo è già una risurrezione.

Spetterà all’apostolo Paolo mettere in piena luce il nesso esistente fra la risurrezione del Cristo e quella di coloro che credono in lui.
San Paolo espresse le sue convinzioni a proposito della risurrezione dei morti con i suoi primi corrispondenti, i Tessalonicesi che erano stati turbati dai primi decessi avvenuti nella loro comunità prima del ritorno del Cristo: quei defunti sarebbero stati assenti dal grande appuntamento?
San Paolo li esortò a non affliggersi “come gli altri che non hanno speranza”: “Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui” (1Tes 4,13-14).
Nel prologo cristologico della lettera ai Colossesi Paolo chiama il Cristo “primogenito di coloro che risuscitano dai morti” (Col 1,18). In un passo celebre della prima lettera ai Corinzi egli deduce la risurrezione dei morti da quella di Gesù: “Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è  vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti” (1Cor 15,16-18).
San Paolo analizzerà anche la delicata questione del come risusciteranno i morti. Tutti risorgeranno coi corpi di cui ora sono rivestiti, ma questo corpo sarà trasfigurato in corpo glorioso, in corpo spirituale.

Tutto questo è iniziato nel Battesimo: “I credenti, uniti a Cristo mediante il Battesimo, partecipano già realmente alla vita celeste di Cristo risorto, ma questa vita rimane «nascosta con Cristo in Dio» (Col 3,3). «Con lui, (Dio) ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù» (Ef 2,6). Nutriti del suo Corpo nell’Eucarestia, apparteniamo già al Corpo di Cristo. Quando risusciteremo nell’ultimo giorno saremo anche noi «manifestati con lui nella gloria» (Col 3,4)” (CCC,  n. 1003).

Se questo grande mistero, quello della risurrezione, supera le possibilità della nostra immaginazione e del nostro intelletto, una cosa è certa e afferrabile dalla nostra intelligenza: per risuscitare con Cristo, bisogna morire con Cristo.
A questo punto ci possiamo porre alcune domande. Innanzi tutto:
Come ci prepariamo alla morte? Siamo convinti che la vita non ci è tolta “ma trasformata”? e ancora, crediamo che “mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo”? (Messale Romano, Prefazio dei defunti, I).
Poi: Abbiamo paura della morte? Ci suggerisce l’aureo libro dell’Imitazione di Cristo: “In ogni azione, in ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; se avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star lontano dal peccato che fuggire la morte. Se oggi non sei preparato, come lo sarai domani?” (1, 23, 1).

Siamo arrivati al termine. Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Rivolgendoci a Colei che non conobbe la corruzione del sepolcro, preghiamo con la Chiesa: “Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatóribus nunc et in hora mortis nostræ. Amen”.


26 Novembre 2016


Pensiero del giorno


Mt 6,24: Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

La sacra Scrittura non condanna la ricchezza in sé, ma il cattivo uso. La ricchezza diventa cattiva quando diventa idolo. A questo proposito scriveva Josemaria Escrivá: “I beni della terra non sono cattivi; si pervertono quando l'uomo li trasforma in idoli, davanti ai quali si prostra; si nobilitano, invece, quando li usiamo come strumenti di bene, in un compito cristiano di giustizia e di carità. Non possiamo correre dietro ai beni materiali, come se in essi fosse il nostro tesoro. Il nostro tesoro è qui, adagiato in una mangiatoia; è Cristo, e in Lui devono orientarsi tutti i nostri affetti, perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore [Mt 6, 21].” (È Gesù che passa, Epifania del Signore, 35).

San Paolo confidava al suo discepolo Timoteo:
L'avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali; presi da questo desiderio, alcuni hanno deviato dalla fede e si sono procurati molti tormenti. ” (1Tm 6,10). Ecco perché gli consigliava di ammonire i ricchi: “A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non essere orgogliosi, di non porre la speranza nell'instabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne. Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.” (1Tm 6,17-19).

Cicerone scriveva: “L’essere contento di quanto si possiede, è ricchezza grandissima e sicurissima”.
E san Giovanni Crisostomo: “Disprezza le ricchezze, se vuoi possedere le ricchezze; sii povero, se vuoi essere ricco”.

Praticamente chi accumula tesori per sé e si fa dimentico dei poveri ruba a Dio e ai fratelli.
Scriveva san Paolino da Nola: “Infatti Dio a te (ricco) ha dato in questo mondo anche la parte del povero per esserti, lui, debitore di tutto ciò che dei suoi doni avresti liberamente dato agli indigenti e per arricchirti quindi nel regno eterno della parte di lui. Per mezzo dei poveri infatti ora è Cristo che riceve; e allora ricompenserà per quanto è stato ad essi fatto”. Anche san Gregorio Barbarigo la pensava allo stesso modo, infatti egli era solito dire: “Non i poveri vivono della nostra carità, ma noi viviamo del loro patrimonio”.
Dura poi è la reprimenda di san Giacomo.
E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni!  (Giac 5,1-3).
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna:
“Una teoria che fa del profitto la regola esclusiva e il fine ultimo dell’attività economica è moralmente inaccettabile. Il desiderio smodato del denaro non manca di produrre i suoi effetti perversi. È una delle cause dei numerosi conflitti che turbano l’ordine sociale. Un sistema che sacrifica «i diritti fondamentali delle singole persone e dei gruppi all’organizzazione collettiva della produzione» è contrario alla dignità dell’uomo. Ogni pratica che riduce le persone a non essere altro che puri strumenti in funzione del profitto, asservisce l’uomo, conduce all’idolatria del denaro e contribuisce alla diffusione dell’ateismo. «Non  potete servire a Dio e a Mammona» (Mt 6,24; Lc 16,13)” (CCC 2424).

Siamo arrivati al termine. Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Intanto preghiamo: O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata; porta a compimento ogni nostra volontà di bene perché possiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo. Per Cristo nostro Signore.


25 Novembre 2016


Pensiero del giorno


Lc 18,9-14: Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l'intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: “Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell'altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato”.

Gesù, nel Vangelo, ci offre una grande lezione sulla preghiera, potremmo, quindi, puntare la nostra attenzione sui sentimenti che animano la preghiera del fariseo.
“Ci sono, fondamentalmente, due modi di pregare: uno, giusto e gradito a Dio (quello del pubblicano), l’altro, erroneo (quello del fariseo). Il modo di quest’ultimo incarna l’ipocrisia e la presunzione di salvarsi da solo. Infatti, entra nel tempio non per chiedere aiuto, né per invocare il perdono di Dio; si ritiene giusto e disprezza gli altri” (Vito Morelli)

Per noi, per la nostra crescita personale, umana e spirituale, evidenziamo un aspetto di questa bella parabola. Ci aiuteranno nella nostra meditazione e nel nostro esame di coscienza. Quello che si vuole mettere in evidenza è questo: Solo la fede in Cristo giustifica l’uomo.

Noi crediamo di catturare Dio, e quindi il dono della salvezza, con le nostre buone opere: è l’errore del pubblicano della parabola, e di tanti cristiani. Vediamo innanzi tutto cos’è la giustificazione.

Il Concilio di Trento dice che la giustificazione “non è una semplice remissione dei peccati, ma anche santificazione e rinnovamento dell’uomo interiore” (DENZ-SCHÖNM, 1528).
Inoltre possiamo dire che  la giustificazione: separa l’uomo dal peccato che si oppone all’amore di Dio, purifica dal peccato il cuore dell’uomo,  fa seguito all’iniziativa della misericordia di Dio che offre il perdono, riconcilia l’uomo con Dio,   e infine, libera l’uomo dalla schiavitù del peccato e guarisce (cfr. CCC 1990)
Sempre il Catechismo della Chiesa Cattolica ci suggerisce: “Credere in Gesù Cristo e in colui che l’ha mandato per la nostra salvezza, è necessario per essere salvati. «Poiché  senza la fede è impossibile essere graditi a Dio» (Eb 11,6) e condividere le condizioni di suoi figli, nessuno può essere mai giustificato senza di essa e nessuno conseguirà la vita eterna se non «persevererà in essa sino alla fine» (Mt 10,22; 24,13)” (n. 161).
E ancora: “La giustificazione ci è stata meritata dalla Passione di Cristo. Ci è accordata attraverso il Battesimo. Ci conforma alla giustizia di Dio, il quale ci rende giusti. Ha come fine la gloria di Dio e di Cristo e il dono della vita eterna. È l’opera più eccellente della misericordia di Dio. Non c’è per noi merito davanti a Dio se non come conseguenza del libero disegno di Dio di associare l’uomo all’opera della sua grazia. Il merito in primo luogo è da ascrivere alla grazia di Dio, in secondo luogo alla collaborazione dell’uomo. Il merito dell’uomo spetta anch’esso a Dio” (nn. 2020 e 2025).

Scriveva Sant’Agostino: “Molti si gloriano delle opere, e trovi molti pagani che proprio per questo non vogliono farsi cristiani, perché ritengono di bastare a sé stessi con la propria vita buona. L’importante è vivere bene, dicono: che ha da domandarmi Cristo? Di vivere bene? Ma io vivo bene, in che mi è necessario Cristo? Non commetto nessun omicidio, nessun furto, nessuna rapina, non desidero i beni altrui, non mi macchio in alcun adulterio. Si trovi infatti nella mia vita qualcosa degna di rimprovero, e chi mi avrà rimproverato guadagnerà un cristiano. Costui ha di che gloriarsi, ma non dinanzi a Dio. Non così si comportava il padre nostro Abramo … Abramo credette a Dio e ciò gli fu computato a giustizia (Gen 15,6). Dunque Abramo è stato giustificato dalla fede” (AGOSTINO, Esposizioni sui Salmi, 31,2-6).

Siamo arrivati al termine. Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Intanto preghiamo: Signore Gesù, guarda anche a noi come al pubblicano pentito, e fa’ che ci apriamo alla confidenza nella tua misericordia per essere giustificati nel tuo nome.


24 Novembre 2016 

Pensiero del giorno

Lc 18,1-8: [Gesù] Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: “In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”. E il Signore soggiunse: Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.

Evidenziamo tre particolari. Ci aiuteranno nella nostra meditazione e nel nostro esame di coscienza.

Primo: Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: il Catechismo della Chiesa Cattolica (2697) ci suggerisce che la preghiera è “la vita del cuore”. Essa “deve animarci ogni momento. Noi, invece, dimentichiamo colui che è la nostra Vita e il nostro Tutto. Per questo i Padri della vita spirituale, nella tradizione del Deuteronomio e dei profeti, insistono sulla preghiera come «ricordo di Dio», risveglio frequente della «memoria del cuore»: «È necessario ricordarsi di Dio più spesso di quanto si respira». Ma non si può pregare «in ogni tempo» se non si prega in determinati momenti, volendolo: sono i tempi forti della preghiera cristiana, per intensità e durata”.
Tutto questo apre i nostri cuori su tre evidenze: la preghiera è la vita del cuore, la preghiera è ricordarsi di Dio, si può pregare in ogni tempo se si prega in determinati momenti. Scriveva san Giovanni Crisostomo: “È possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate”. 
Secondo: “In quella città c’era anche una vedova...”. Chi prega è una vedova. Sappiamo che ai tempi di Gesù “la vedova e l’orfano erano le categorie classiche di persone che, data la loro carenza di legami familiari, non avevano in pratica alcun peso sociale e quindi difficilmente vedevano riconosciuti i loro giusti diritti” (Mario Serenthà). La situazione delle vedove era precaria. Erano assimilate ai residenti stranieri alle tribù, agli orfani che la Legge raccomandava di trattare con mitezza, ospitare e assistere. Le decime dei redditi del popolo d’Israele dovevano servire al mantenimento di queste categorie di diseredati, dei quali i profeti presero appassionatamente le difese. Quindi, la parabola del “giudice iniquo”, riflette l’indifferenza e talvolta il disprezzo con cui le vedove erano considerate, ma allo stesso tempo ci vuole suggerire anche un insegnamento sulla preghiera.
“Il Vangelo contiene un insegnamento sull’atteggiamento che deve guidare e dominare la preghiera: la fede, la fiducia in Dio e nella sua azione pronta è alla radice della preghiera autentica. Della fede bisogna preoccuparsi, perché non venga meno” (Mario Serenthà).
Dunque bisogna avere fiducia in Dio: Lui ci ascolta molto di più di quanto possano fare gli uomini ed è sempre pronto a donarci quanto gli chiediamo nella preghiera. A questo proposito ci dice il Catechismo della Chiesa Cattolica (2734): “La confidenza è messa alla prova - e si manifesta - nella tribolazione. La difficoltà principale riguarda la preghiera di domanda, per sé o per gli altri nell’intercessione.
Alcuni smettono perfino di pregare perché, pensano, la loro supplica non è esaudita”.
Qui si impone un interrogativo: Perché riteniamo che la nostra domanda non sia stata esaudita?
Terzo: Prima di scandalizzarci del silenzio di Dio, poniamoci alcune domande: Siamo convinti che “nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare” (Rm8,26)? Chiediamo a Dio “beni convenienti”?
“Il Padre nostro sa di quali cose abbiamo bisogno, prima che gliele chiediamo, ma aspetta la nostra domanda perché la dignità dei suoi figli sta nella loro libertà. Pertanto è necessario pregare con il suo Spirito di libertà, per poter veramente conoscere il suo desiderio... Il nostro Dio è «geloso» di noi, e questo è il segno della verità del suo amore. Entriamo nel desiderio del suo Spirito e saremo esauditi” (Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 2736-2737).
Così ci suggerisce Evagrio Pontico: “Non rammaricarti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi; egli vuole beneficiarti molto di più, per la tua perseveranza nel rimanere con lui nella preghiera”. E Sant’Agostino: “Egli (Dio) vuole che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci”.

Siamo arrivati al termine. Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.


23 Novembre 2016

Pensiero del giorno

Queste parole sono rivolte al nostro cuore, come se fosse Maria a suggerirle. Restiamo in intimo ascolto, accogliamo Maria come nostra Maestra.

Gc 5,16: Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto.

Pregate sempre. Prendete la corona del Rosario, stringetela tra le vostre mani, baciatela con grande devozione e benedite il Cielo per questo meraviglioso dono. Pregate per il mondo, pregate per tutti coloro che sono lontani dalla casa del Padre mio e Padre vostro. Pregate per i peccatori, pregate per tutti coloro che continuano con una vita peccaminosa a crocifiggere il dolcissimo Gesù. Pregate, pregate incessantemente. Pregate il Rosario, pregate per il mondo, perdonate, amate. Dovete prendere una decisione? Prendete il Rosario, portatelo al cuore e nella calma saprete cosa fare. Avete un moto di superbia, d’ira? Il rancore, l’invidia, la gelosia vogliono mettere radici nel vostro cuore? Prendete il Rosario tra le mani e portatelo al cuore, e nella calma vincerete la tentazione. Satana vi vuole strappare dal sacratissimo Cuore di Gesù. Prendete in mano il Rosario, portatelo al cuore, e nella calma vincerete il nemico infernale, e la pace invaderà il vostro cuore. Non dimenticate, il Rosario vi fa potenti, veramente molto potente è la preghiera fervorosa del giusto. Pregate il Rosario, non stancatevi di farlo, di giorno sempre, se è possibile anche di notte. Siete nella tristezza? Pregate il Rosario e ritroverete la gioia. Siete nel dolore e nella sofferenza? Anche se le mani sono tremanti e doloranti, stringete forte il Rosario, dite l’Ave Maria, e troverete la sanità, troverete anche la forza di sopportare la prova. Non dovete temere e abbiate nel profondo del cuore la certezza che quando pregate il Rosario, voi con Me magnificate il Padre celeste che ha guardato la bassezza della sua Serva. Pregando il Rosario voi con Me esaltate il Padre perché ha voluta che la sua Serva fosse proclamata beata da tutte le generazioni. Quando pregate il Rosario con Me esultate in Dio e il giubilo si fa ringraziamento, adorazione, canto di lode. Pregate sempre, la preghiera apre i cuori alla pace, alla giustizia, alla gioia. La preghiera porta nel mondo la Luce e sospinge i peccatori alla penitenza e alla conversione. La preghiera, il Rosario, è mistero di amore, ed è un dono che fa nuove tutte le cose. Dio vi vuole uomini nuovi, nuovi nella mente, nel cuore, nelle opere. Pregate spesso il Rosario. Quando pregate voi siete alla presenza della santissima Trinità. Ancora una volta, senza mai stancarvi, vi chiedo di pregare il Rosario, ma ripetete piano piano le Ave Maria, ripetetele con dolcezza, e allontanate dal cuore ogni distrazione. Il Rosario vince il mondo, abbatte l’Inferno, ed è dolce via che vi conduce in Paradiso.



NOTA: DA DOMANI, VOLENDO DARE AL CUORE E ALLA MENTE PIÙ CIBO E PIÙ RIFLESSIONE, VERRÀ MUTATA LA STRUTTURA DEL “PENSIERO DEL GIORNO”.


22 Novembre 2016

Pensiero del giorno

Queste parole sono rivolte al nostro cuore, come se fosse Maria a suggerirle. Restiamo in intimo ascolto, accogliamo Maria come nostra Maestra.

1Gv 5,18-19: Sappiamo che chiunque è stato generato da Dio non pecca: chi è stato generato da Dio preserva se stesso e il Maligno non lo tocca. Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo sta in potere del Maligno.

Tutto il mondo sta in potere del Maligno, ed è vero, ma è anche vero che Dio vi fa camminare in un mondo pieno di meraviglie, che riempiono i vostri occhi di stupore e il vostro cuore di perfetta adorazione. Il mondo è stato creato da Dio, e Dio vide che era cosa buona. Dio prepara per voi, ogni giorno, doni perfetti, rendete grazie anche per il mondo; se lo contemplate come creatura di Dio il mondo vi dona il gusto fragrante della gioia, della esultanza, del bene, della felicità. Se contemplate il mondo come creatura di Dio avrete in voi la certezza che Dio vi ama e vi ha creati e vi ha posto nel mondo come custodi del suo giardino, vi ha posto nel suo giardino perché possiate inebriarvi del suo amore, della sua bellezza, della sua dolcissima paternità. Nel mondo, se camminate per le vie tracciate dalla Provvidenza, voi avrete in pienezza il dono di discernere ciò che è vero, e utile alla vostra salvezza. Avrete in pienezza l’intelligenza di discernere tra le realtà e le apparenze ingannevoli che il mondo maligno vi apparecchia in modo inesausto, avrete la capacità di discernere le cose che veramente contano da quelle caduche, comprenderete i piaceri illusori che il Maligno giorno dopo giorno fa balenare dinanzi ai vostri occhi. Come compagno avete lo Spirito Santo, e se sarete docili ai suoi insegnamenti giungerete al beato possesso, possederete per sempre quella felicità che vi è stata promessa da Gesù. Il mondo è pietra di inciampo per gli stolti e per coloro che non hanno fede, è rovina per gli insipienti, per i cuori chiusi al calore della grazia; per i figli di Dio, per i discepoli di Gesù, il mondo non è l’Inferno, ma è la via della salvezza, una via dove troveranno rovi e spine, ma anche consolazione e riposo. E dopo aver percorso il cammino allora sarete introdotti nella Luce e nella piena e perfetta Beatitudine. Il mondo sta in potere del Maligno, ma voi attraversandolo per necessità seminate il seme della pace, della verità, della giustizia, e in molti cuori nascerà il bel fiore della fede.


21 Novembre 2016

Pensiero del giorno

Queste parole sono rivolte al nostro cuore, come se fosse Maria a suggerirle. Restiamo in intimo ascolto, accogliamo Maria come nostra Maestra.


Lc 23,42-43: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».


Non dovete temere la vostra debolezza. Occorre un cuore umile. Riconoscete il vostro peccato, con cuore contrito confessatelo, Dio ha voluto la Chiesa ministra di perdono e di misericordia, non dubitate del perdono di Dio. Gesù ha perdonato il malfattore che con lui condivideva la terribile pena della Croce. Lo confortò e gli assicurò che lo avrebbe accolto nel suo regno. Questa parola di Gesù sia per voi una parola colma di speranza. Anche il peccatore più grande può essere perdonato e salvato se si converte. Gesù ha pazienza, è pronto a perdonare il peccatore sempre, anche se si trova in agonia, vicino alla morte. L’amore misericordioso di Gesù non indugia mai, è sempre pronto ad accogliere i suoi figli, anche i più traviati. Siate nella gioia perché avete questo grande e misericordioso Amico, non lo rattristate con la vostra testardaggine, e non vogliate rimandare la vostra conversione all’ultimo istante della vostra vita. Il nemico è sempre in agguato, e il mondo dispiega ogni giorno le sue reti per catturare i figli di Dio. Con profonda e sincera umiltà guardate il Cielo e se a volte i vostri passi inciampano implorate il perdono, se è necessario ogni giorno, non abbiate paura ogni giorno ha la sua pena. Vigilate, voi non sapete quando avrà fine la vostra vita, e con una vita santa, in quel giorno, desiderate che Gesù vi mostri la sua infinita misericordia. Ve lo ripeto, non abbiate paura, se sarete stati fedeli nel giorno della vostra morte verrà a voi il buon Gesù e vi dirà: “Io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso”. Sperate nella certezza che Gesù, vostro Dio e vostro Redentore, vi attende con grande letizia nella sua dimora.


20 Novembre 2016

Pensiero del giorno


Queste parole sono rivolte al nostro cuore, come se fosse Maria a suggerirle. Restiamo in intimo ascolto, accogliamo Maria come nostra Maestra.

Ef 6,18: Pregate sempre: chiedete a Dio il suo aiuto in ogni occasione e in tutti i modi, guidati dallo Spirito Santo. Perciò state svegli e non stancatevi mai di pregare per tutto il popolo di Dio.

Pregate incessantemente, senza mai stancarvi. Oggi quello che serve a un mondo asfittico è l’ossigeno della preghiera. Non fate leva sui progetti o programmi, sono solo soluzioni umane, dove non brilla il sole tutto diventa arido, anche i più fertili campi. Se manca la preghiera non v’è il calore della grazia di Dio; se l’uomo non prega non potrà mai leggere e comprendere i segni dei tempi, e non potrà conoscere i sentieri di Dio che conducono alla vera pace. Dove v’è soltanto la volontà dell’uomo ben presto sorgeranno invidie, liti, gelosie, risse, e l’odio genera la violenza, e i frutti della violenza sono morte e dolore. Impegnatevi per un mondo più giusto, ma la giustizia si raggiunge soltanto quando l’uomo imparerà a rispettare i comandamenti di Dio, e a vivere all’ombra della Legge di Dio. Se al vostro impegno aggiungete la preghiera ben presto la luce della grazia riprenderà a splendere nel cuore degli uomini, pregare è come innaffiare un giardino arido, bene presto gli alberi secchi riprenderanno vita e i loro rami saranno carichi di frutti maturi. Pregate e in ogni occasione rendete grazie. La preghiera e il rendimento di grazie sono assai graditi al cuore di Gesù, perché da essi nasce l’umiltà, e lo sguardo di Dio è sempre posto sui giusti e sugli umili. Anche nella povertà, o nella malattia o nella sofferenza pregate, una luce brillerà nella vostra mente e comprenderete la volontà di Dio, e una nuova forza nascerà nel vostro cuore e con pazienza saprete sopportare la prova. Se togliete l’ossigeno a un essere vivente lo avete condotto alla morte, se togliete la preghiera il vostro cuore diventerà arido e la mente ribelle alla volontà di Dio. Il frutto della preghiera è l’umiltà, ma essa vi insegna ad essere docili; la preghiera rende splendente la dimora di Dio che è il vostro cuore, e vi purifica da ogni sporcizia. Pregate dunque per liberarvi da tutto ciò che è sporco e cattivo. Pregate e sarete pronti ad accogliere quella parola che Dio fa crescere nel vostro cuore e che ha il potere di portarvi alla salvezza.   


19 Novembre 2016

Pensiero del giorno

Queste parole sono rivolte al nostro cuore, come se fosse Maria a suggerirle. Restiamo in intimo ascolto, accogliamo Maria come nostra Maestra.

1Tm 5,1-2: Non rimproverare duramente un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre, i più giovani come fratelli, le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza.

Oggi, vi chiedo di pregare per gli anziani. Molti vivono nella solitudine, sono abbandonati anche dai loro familiari, a volte sono dimenticati anche dalla Chiesa. Molti sopportano la solitudine, e hanno indurito il loro cuore, sono diventati acidi, litigiosi, impazienti, alcuni si sono suicidati. Altri colmano la solitudine con la preghiera, e la fede sostiene il loro camminare che si fa stanco ogni giorno di  più. Uomini e donne senza scrupoli approfittano di loro, siate i loro angeli custodi. Molti sono ammalati, infermi, bisognosi di tutto. Il mondo è maligno, e nella sua empietà ha emarginato gli anziani. Siate gli angeli custodi degli anziani, in modo particolare di chi è ammalato. Portate loro cibo e medicine, ma sopra tutto portate compagnia, consolazione, affetto. Con gli anziani siate amorevoli, sempre pazienti. Aiutate chi ha perduto la fede a ritrovarla, accendete la fede nel cuore di chi si sta spegnendo, rendete ancora più forte la fede di coloro che ad essa si sono aggrappati come l’ultima tavola di salvezza. Sia la carità perfetta a guidare i vostri passi, ma sopra tutto la gioia di incontrare Gesù, perché nei poveri, negli ammalati, negli abbandonati, voi incontrate Gesù. Rivivete con gioia la lavanda dei piedi, e come ha fatto Gesù spezzate il pane dell’amore, una briciola può dare la vita, può dare speranza, può rendere ardente la fede, può aprire nuovi orizzonti, può dare nuovi motivi per andare avanti nella vita. Pregate e spezzate il pane della carità, non imitate il mondo. Il mondo è egoista, e ama e protegge solo chi procura agiatezza e accumula ricchezza. Non dimenticate mai che gli anziani sono vicini alla Verità, aiutateli ad incontrarla nella gioia e nella serenità dello spirito. Pregate, spezzate il pane della carità siate gli angeli custodi di chi è vicino all’approdo, un giorno saranno loro ad accogliervi nel regno di Dio, dinanzi all’Amore saranno i testimoni perfetti e sinceri della vostra carità, e la loro testimonianza vi introdurrà nella dimora dell’Amore.


18 Novembre 2016

Pensiero del giorno

Queste parole sono rivolte al nostro cuore, come se fosse Maria a suggerirle. Restiamo in intimo ascolto, accogliamo Maria come nostra Maestra.


Lc 12,35: Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese.


State sempre pronti. Chi ha il Cielo nel cuore e nella mente sarà sempre preparato. Chi ha il Cielo nel cuore e nella mente in lui cresce il desiderio di essere per sempre con Cristo. Il mondo è attaccato alla terra, piange se la morte bussa alle sue porte; agonizza nella malattia perché teme di lasciare tutti i suoi beni; nel suo cuore e nella sua mente c’è soltanto la terra, il desiderio smodato del potere e della ricchezza. Rimanda sempre, e si illude che la sua partenza da questo mondo non verrà mai. Gode quando sta bene, e si affatica nell’ammassare ricchezze e fortune, è confuso e prostrato quando la malattia gli ricorda che ormai la sua vita è giunta al termine. Voi siete stati creati per il Cielo, lì è il vostro cuore, aggiunte fatica a fatica per raggiungere la beata meta. Siate pronti a sradicare, a tagliare tutto quello che vi impedisce di camminare liberi sui sentieri della salvezza. Il mondo passa con le sue effimere gioie, e chi non avrà conquistato la Luce precipiterà nelle tenebre. Fatevi leggeri nella corsa che vi sta dinanzi, non appesantite i passi con vani desideri, tutto finisce, fin dalla nascita tutta la vostra vita porta il sigillo della fine, di cui non conoscete né il giorno, né l’ora. Ogni momento della vostra vita può spalancarsi sull’eternità, ai sapienti è donata la gioia eterna, agli stolti una rovina senza fine. Pregate e state saldi nella fede, tenete alta la fiaccola della carità, sperate nei beni eterni, e abbiate fiducia in quanto Gesù vi ha promesso. Egli è con voi, vi sostiene con la sua Parola, con il suo Spirito vi sostiene nella lotta e nella prova, con la sua misericordia vi solleva dal peccato, come una madre tenerissima vi porta in braccio quando siete stanchi, e se avrete corrisposto al suo amore, chiudendovi nel suo Cuore, già ora vi consola e vi prepara alla vera gioia, quelle gioia che è visione, adorazione, comunione perfetta; quando giungerà la fine sarete amati per sempre dall’Amore, questo è quanto vi ha promesso Gesù. State allora sempre pronti e non stancatevi di alimentare nel vostro cuore il desiderio del Paradiso, per questo siete stati creati, per questo siete stati redenti, e per questo Dio ha pazienza con voi, perdona i vostri peccati, e come Padre amorevole già vi ha spalancato le porte della sua dimora. Già ora, non ancora; sarà il vostro sì e la grazia del Padre ha introdurvi nelle eterna e ineffabile beatitudine.