1 Marzo 2024
Venerdì II Settimana di Quaresima
Gn 37,3-4.12-13a.17b-28; Salmo Responsoriale Dal Salmo 104 (105); Mt 21,33-43.45-46
Colletta
Dio onnipotente e misericordioso,
donaci di essere intimamente purificati
dall’impegno penitenziale della Quaresima
per giungere alla Pasqua con spirito rinnovato.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
La pietra che i costruttori hanno scartato...: Benedetto XVI (Angelus 2 ottobre 2011): (Cristo) è “la pietra che i costruttori hanno scartato” (cfr. Mt 21,42), perché l’hanno giudicato nemico della legge e pericoloso per l’ordine pubblico; ma Lui stesso, rifiutato e crocifisso, è risorto, diventando la “pietra d’angolo” su cui possono poggiare con assoluta sicurezza le fondamenta di ogni esistenza umana e del mondo intero. Di tale verità parla la parabola dei vignaioli infedeli, ai quali un uomo ha affidato la propria vigna, perché la coltivino e ne raccolgano i frutti. Il proprietario della vigna rappresenta Dio stesso, mentre la vigna simboleggia il suo popolo, come pure la vita che Egli ci dona affinché, con la sua grazia e il nostro impegno, operiamo il bene. Sant’Agostino commenta che “Dio ci coltiva come un campo per renderci migliori” (Sermo 87,1,2: PL 38,531). Dio ha un progetto per i suoi amici, ma purtroppo la risposta dell’uomo è spesso orientata all’infedeltà, che si traduce in rifiuto. L’orgoglio e l’egoismo impediscono di riconoscere e di accogliere persino il dono più prezioso di Dio: il suo Figlio unigenito. Quando, infatti, “mandò loro il proprio figlio - scrive l’evangelista Matteo - ... (i vignaioli) lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero” (Mt 21,37.39). Dio consegna se stesso nelle nostre mani, accetta di farsi mistero insondabile di debolezza e manifesta la sua onnipotenza nella fedeltà ad un disegno d’amore che, alla fine, prevede però anche la giusta punizione per i malvagi (cfr. Mt 21,41). Saldamente ancorati nella fede alla pietra angolare che è Cristo, rimaniamo in Lui come il tralcio che non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite. Solamente in Lui, per Lui e con Lui si edifica la Chiesa, popolo della nuova Alleanza. Ha scritto in proposito il Servo di Dio Papa Paolo VI: “Il primo frutto dell’approfondita coscienza della Chiesa su se stessa è la rinnovata scoperta del suo vitale rapporto con Cristo. Notissima cosa, ma fondamentale, indispensabile, ma non mai abbastanza conosciuta, meditata, celebrata” (Enc. Ecclesiam suam, 6 agosto 1964: AAS 56 [1964], 622).”
I Lettura: Giacobbe amava Giuseppe più di tutti i suoi figli. Una preferenza che aveva aperto la porta alla gelosia, infatti i fratelli di Giuseppe vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente. Da qui il progetto di ucciderlo. Una storia assai triste nella quale campeggia l’assenza di un intervento visibile di Dio a favore di Giuseppe, sembra che Dio abbia lasciato il giovane Giuseppe al suo doloroso destino, ma in verità l’intera storia cela un insegnamento che sarà espresso chiaramente più avanti. La Provvidenza “ride dei calcoli degli uomini e sa volgere in bene la loro cattiva volontà. Non solo Giuseppe è salvato, ma il delitto dei suoi fratelli diventa lo strumento del disegno di Dio: la venuta dei figli di Giacobbe in Egitto prepara la nascita del popolo eletto” (Bibbia di Gerusalemme). Come dirà san Paolo, “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rm 8,28).
Vangelo
Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!
La parabola dei contadini omicidi arriva senza difficoltà al cuore di chi ascolta. Il padrone della vigna è il Padre, i servi sono i profeti e il figlio prediletto, cacciato fuori dalla vigna e ucciso da coloro che avrebbero dovuto accoglierlo, è Gesù. Alla ostinazione e alla malvagità del suo popolo, il padrone della vigna risponderà facendo uccidere i vignaioli e affidando ad altri la vigna. Il regno di Dio andrà a coloro che avranno creduto, i quali consegneranno a suo tempo al padrone del campo i frutti. Per convalidare questo annuncio, Gesù evoca il testo del salmo 117 attribuendolo a se stesso. L’immagine della pietra, scartata dai costruttori e scelta da Dio come testata d’angolo, sta ad indicare che ciò che è disprezzato dagli uomini, per il Signore diviene fondamento di salvezza.
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 21,33-43.45-46
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Parola del Signore.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi..., chiara allusione ai profeti mandati da Dio ad Israele. Il raccolto, invece sta ad indicare le opere buone rivendicate dal Signore Dio. L’invio del figlio è l’ultimo tentativo che avrà un esito drammatico. La decisione di uccidere l’erede è in sintonia con la legge ebraica, la quale, nel caso in cui un proselito ebraico moriva, permetteva ai suoi fittavoli di reclamare le sue terre. Ma qui «viene denunciato non tanto un furto di prodotti quanto piuttosto la usurpazione dei diritti di Dio e la pretesa di prendere il suo posto; sta per ripetersi il peccato dei progenitori» (Bruno Barisan).
Israele, vigna infedele a Dio - Marc-François Lacan: Sposo e vignaiolo, il Dio di Israele ha la sua vigna, che è il suo popolo. Per Osea, Israele è una vigna feconda che rende grazie della sua fecondità ad altri che a Dio, quel Dio che, mediante l’alleanza, è il suo sposo (Os 10,1; 3,1). Per Isaia, Dio ama la sua vigna, ha fatto tutto per essa, ma invece del frutto di giustizia che attendeva, essa gli ha dato l’acerba vendemmia del sangue versato; egli l’abbandonerà ai devastatori (Is 5,1-7). Per Geremia, Israele è una vigna scelta, inselvatichita e divenuta sterile (Ger 2,21; 8,13), che sarà divelta e calpestata (Ger 5,10; 12,10). Ezechiele infine paragona ad una vigna feconda, poi inaridita e bruciata, ora Israele infedele al suo Dio (Ez 19,10-14; 15,6ss), ora il re infedele ad un’alleanza giurata (17,5-19). Verrà un giorno in cui la vigna fiorirà sotto la custodia vigilante di Dio (Is 27, 2s). A tale scopo Israele invoca l’amore fedele di Dio: possa egli salvare questa vigna che ha trapiantato dall’Egitto nella sua terra e che ha dovuto abbandonare allo sterminio ed al fuoco! Ormai essa gli sarà fedele (Sal 80,9-17). Ma non sarà Israele a mantenere questa promessa. Riprendendo la parabola di Isaia, così Gesù riassume la storia del popolo eletto: Dio non ha cessato di aspettare i frutti della sua vigna; ma invece di ascoltare i profeti da lui mandati, i vignaioli li hanno maltrattati (Mc 12,1-5). Colmo dell’amore: egli manda ora il suo Figlio diletto (12,6); in risposta i capi del popolo porteranno al colmo la loro infedeltà, uccidendo il Figlio di cui la vigna è l’eredità. Perciò i colpevoli saranno castigati, ma la morte del Figlio aprirà una nuova tappa del disegno di Dio: affidata a vignaioli fedeli, la vigna darà finalmente il suo frutto (12,7ss; Mt 21,41ss).
La vera vigna, gloria e gioia di Dio - Ciò che Israele non ha potuto dare a Dio, glielo dà Gesù. Egli è la vigna che rende, la vite autentica, degna del suo nome. È il vero Israele. È stato piantato dal Padre suo, è stato circondato di cure e mondato affinché porti un frutto abbondante (Gv 15,1s; Mt 15,13). E di fatto porta il suo frutto dando la propria vita, versando il proprio sangue, prova suprema d’amore (Gv 15,9.13; cfr. 10,10s.17); ed il vino, frutto della vite, sarà, nel mistero eucaristico, il segno sacramentale di questo sangue versato per suggellare la nuova alleanza; sarà il mezzo per partecipare all’amore di Gesù, per rimanere in lui (Mt 26,27ss par.; cfr. Gv 6,56; 15,4-9s). Egli è la vite e noi i tralci, come egli è il corpo e noi le membra. La vera vite è lui, ma è anche la sua Chiesa, i cui membri sono in comunione con lui. Senza questa comunione noi non possiamo fare nulla: Gesù solo, vera vite, può portare un frutto che glorifichi il vignaiolo, il Padre suo. Senza la comunione con lui, noi siamo tralci staccati dalla vite privi di linfa, sterili, buoni per il fuoco Gv 15,4ss). A questa comunione tutti gli uomini sono chiamati dall’amore del Padre e del Figlio; chiamata gratuita, perché è Gesù a scegliere coloro che diventano suoi tralci, suoi discepoli; non sono essi a sceglierlo (15,16). Mediante questa comunione, l’uomo diventa tralcio della vera vite. Vivificato dall’amore che unisce Gesù ed il Padre suo, egli porta frutto, e ciò glorifica il Padre. Partecipa così alla gioia del Figlio che è glorificare il Padre suo (15,8-11). Tale è il mistero della vera vite: esprime l’unione feconda di Cristo e della Chiesa, e la gioia che rimane, perfetta ed eterna (cfr. 17, 23).
Compostella (Messale per la Vita Cristiana): In questo venerdì la Chiesa ha scelto di farci leggere due testi che ci preparano al mistero del Venerdì Santo, nel quale Gesù viene ucciso per salvare noi.
Quando consideriamo la storia della Chiesa e del mondo, vediamo che spesso gli uomini hanno veramente voglia di conservare l’eredità del cristianesimo: una nuova visione dell’uomo e della sua dignità personale, un senso della giustizia, della condivisione ... Ma essi vogliono sopprimere l’Erede. Si accontentano di una spiritualità senza Dio! Durante questa Quaresima, chiediamo la grazia di attaccarci con fermezza non solo al messaggio, ma anche alla persona di Gesù, e che la nostra unione con lui sia il centro della nostra vita.
La circondò con una siepe: «La siepe rappresenta le preghiere dei santi, oppure la protezione degli Angeli; la buca per pigiare l’uva le profondità della sacra Scrittura e la torre la conoscenza di Dio» (Tommaso d’Aquino, Super ev. Matth., XXI, 1735).
Il Santo del giorno - 1 Marzo 2024 - Sant’Albino, Vescovo - Nato intorno al 470 da una famiglia nobile, Albino fu monaco e quindi abate per venticinque anni a Nantilly, nei pressi di Saumur. Nel 529 fu eletto per acclamazione popolare vescovo di Angers. Fu uno dei principali promotori del terzo Concilio di Orleans, che riformò la Chiesa dei Franchi con grande fermezza. È ricordato come difensore dei poveri e dei prigionieri. Inoltre richiamò i signori merovingi al rispetto del vincolo matrimoniale. Morì il 1 marzo 550. (Avvenire)
Il pegno dell’eterna salvezza,
che abbiamo ricevuto in questi sacramenti,
ci aiuti, o Signore,
a progredire nel cammino verso di te,
per giungere al possesso dei beni eterni.
Per Cristo nostro Signore.
ORAZIONE SUL POPOLO ad libitum
Dona al tuo popolo, o Signore,
la salvezza dell’anima e del corpo,
perché, perseverando nelle opere buone,
sia sempre difeso dalla tua protezione.
Per Cristo nostro Signore.