1 Luglio 2020
Mercoledì XIII Settimana T. O.
Am 5,14-15.21-24; Sal 49 (50); Mt 8,28-34
Colletta: O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Due indemoniati... Il Nuovo Testamento e il suo contesto ( Fede cristiana e demonologia) - Prima di ricordare con quale indipendenza di spirito Gesù si sia sempre comportato nei confronti delle opinioni del suo tempo, è importante notare che i suoi contemporanei non avevano tutti, a proposito di angeli e di demoni, la credenza comune che certuni sembrano oggi loro attribuire e dalla quale Gesù stesso dipenderebbe. Un’annotazione con la quale il libro degli Atti illustra la polemica provocata tra i membri del sinedrio da una dichiarazione di san Paolo, ci fa sapere infatti che, a differenza dei farisei, i sadducei non ammettevano «né risurrezione, né angelo, né spirito», cioè, come il testo viene inteso da buoni interpreti, non credevano alla risurrezione e, quindi, neppure agli angeli e ai demoni. Così, a proposito di satana, dei demoni e degli angeli, l’opinione dei contemporanei sembra divisa tra due concezioni diametralmente opposte; come, dunque, pretendere che Gesù, esercitando e dando ad altri il potere di scacciare i demoni e, nella sua scia, gli scrittori del nuovo testamento, non abbiano fatto altro che adottare, senza il minimo spirito critico, le idee e le pratiche del loro tempo? Certo, Cristo, e a maggior ragione gli apostoli, appartenevano alla loro epoca e ne condividevano la cultura; Gesù tuttavia, a motivo della sua natura divina e della rivelazione che era venuto a comunicare, trascendeva il suo ambiente e il suo tempo, sfuggiva alla loro pressione. La lettura del discorso sulla montagna è sufficiente del resto a convincersi della sua libertà di spirito come del suo rispetto per la tradizione. Perciò, quando egli rivelò il significato della sua redenzione, dovette tener conto evidentemente dei farisei, i quali, come lui, credevano al mondo futuro, all’anima, agli spiriti e alla risurrezione; ma anche dei sadducei, i quali non ammettevano queste credenze. Quando i primi lo accusarono di scacciare i demoni con la complicità del loro principe, egli avrebbe potuto scagionarsi, schierandosi con i sadducei; ma, così facendo, avrebbe smentito ciò che egli era e la sua missione. Egli dunque, doveva, senza rinnegare la credenza agli spiriti e alla risurrezione - che aveva in comune con i farisei - dissociarsi da costoro ed opporsi, non meno, ai sadducei. Pretendere dunque oggi che il discorso di Gesù su satana esprima soltanto una dottrina mutuata dall’ambiente, senza importanza per la fede universale, appare, di primo acchito, come un’opinione poco informata sull’epoca e la personalità del Maestro. Se Gesù ha usato questo linguaggio, se soprattutto egli lo ha tradotto in pratica nel suo ministero, è perché esso esprimeva una dottrina necessaria -almeno per una parte - alla nozione e alla realtà della salvezza da lui portata.
Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo? Queste parole non si trovano né nel Vangelo di Marco (5,1-20) né nel Vangelo di Luca (8,26-39). Il tempo a cui allude il demonio è quello del giudizio finale. In quel giorno i demòni saranno resi impotenti e perderanno ogni potere, una disfatta che già è iniziata con l’incarnazione del Figlio di Dio. Gli esorcismi di Gesù hanno anticipato questa sconfitta e inaugurano il regno messianico. L’irresistibilità del potere di Gesù contro le potenze demoniache sarà manifesta quando salirà sulla croce (Gv 12,31), sino a ridicolizzarle: “Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo” (Col 2,15).
Questo potere di esorcismo, Gesù lo comunicherà ai suoi discepoli insieme con il potere delle guarigioni miracolose (Mt 10,8p) che gli è connesso (Mt 4,24; 8,3.16p, Lc 13,32).
Dal Vangelo secondo Matteo 8,24-34: In quel tempo, giunto Gesù all’altra riva, nel paese dei Gadarèni, due indemoniati, uscendo dai sepolcri, gli andarono incontro; erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada. Ed ecco, si misero a gridare: «Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?». A qualche distanza da loro c’era una numerosa mandria di porci al pascolo; e i demòni lo scongiuravano dicendo: «Se ci scacci, mandaci nella mandria dei porci». Egli disse loro: «Andate!». Ed essi uscirono, ed entrarono nei porci: ed ecco, tutta la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare e morirono nelle acque. I mandriani allora fuggirono e, entrati in città, raccontarono ogni cosa e anche il fatto degli indemoniati. Tutta la città allora uscì incontro a Gesù: quando lo videro, lo pregarono di allontanarsi dal loro territorio.
Felipe F. Ramos: Per scoprire la teologia e il messaggio è necessario un maggiore impegno. Matteo ha preso questa storia dal vangelo di Marco (5,1-20), che la racconta con particolari maggiori e in modo più sensazionale. Matteo abbrevia e si limita, per esempio riguardo ai porci, a dire che erano una mandria numerosa, mentre non dice, come Marco, che fossero circa duemila. Allo stesso tempo sviluppa altri particolari: invece di parlare d’un indemoniato come Marco, parla di due (è l’usanza di Matteo anche in altre occasioni, come in 9,27-31 e 20,29-34, per accrescere la grandezza del miracolo).
Fondamentalmente, la scena mira a descrivere un incontro di Gesù con i pagani, come aveva già fatto nella persona del centurione. Tuttavia, fra le due scene, vi è una differenza radicale: il centurione crede e ha accettato Gesù; i gadareni non credono e lo rigettano, perché pensano che quel taumaturgo costituiva un danno per la loro economia. Il rifiuto dei gadareni simboleggia e anticipa il rifiuto della predicazione della Chiesa in quelle parti della Palestina. Quindi il fatto è storia, predicazione e avvertimento allo stesso tempo.
La storia ha il suo centro di gravità nella lotta di Gesù col demonio: è un’intenzione chiara in altri passi del vangelo, e non solo nelle storie in cui compare esplicitamente il demonio (4.24; 9,33-34; 12,22ss), ma in tutti gli interventi di Gesù destinati a superare il dolore, la malattia e la morte. Questa lotta potrebbe essere trasferita, per la nostra mentalità, al campo della psicologia; ma si commetterebbe un’ingiustizia contro il vangelo, tentando di spiegare questi racconti partendo dal campo della psicologia e della psicoterapia. Qui si tratta di poteri misteriosi ostili all’uomo.
l demoni conoscono il nome di Gesù, che è «Figlio di Dio»; sanno di essere soggetti a lui e gli si riconoscono inferiori. E con le parole: «Sei venuto qui prima del tempo a tormentarci?» esprimono la realtà evangelica più profonda: con Gesù, è giunta quella fine dei tempi nella quale Dio sarebbe intervenuto in un modo unico a favore degli uomini. Sono cominciati gli ultimi tempi, la fase escatologica. Noi viviamo in essa e non attendiamo che il suo compimento.
I demoni scacciati e vinti vogliono fare ostentazione del loro potere, affermare che questa fine dei tempi non è ancora giunta a porre fine alla loro attività. La loro sconfitta è la liberazione dell’uomo e, per rendere visibile la loro uscita dall’uomo, si cerca per essi un nuovo luogo. La scena dei porci da un lato rende visibile la liberazione dell’uomo, e dall’altro, dimostra che i demoni hanno ancora un tremendo potere distruttore (annientano la mandria dei porci).
Giovanni Manganello O.S.B (GLI ANGELI CATTIVI): Nei tempi moderni non pochi hanno negato l’esistenza degli indemoniati, adducendo i progressi delle scienze mediche e psichiche, vedendo in quegli infelici, affetti da strani fenomeni, delle affezioni morbose, specialmente nervo e, di origine del tutto naturale.
Ma si fa osservare: le malattie mentali, non più che l’isterismo e lo stato ipnotico, non possono sottrarre un individuo alle leggi del mondo fisico né comunicargli lumi intellettuali e forze muscolari fuori di ogni rapporto con quelle che aveva nel suo stato normale. In tanti casi ci si vede nell’impotenza di spiegare i fatti presentati col ricorso al giuoco degli agenti fisici. In tal caso, quei fenomeni sembrano dovuti all’intervento di cause superiori alla natura.
Siccome poi vi si rivela un ‘azione malevola e spesso immorale, tali fenomeni non si possono far risalire a Dio o ai suoi angeli: e quindi bisogna vedervi l’influenza dei demoni.
In tali casi, Dio permette al demonio di impossessarsi degli organi corporali e delle facoltà spirituali (mai però della volontà) di un essere umano per motivi che si rimettono all’imperscrutabile sapienza e provvidenza divina. Ma in genere possiamo ripetere la spiegazione di Gesù per la malattia del cieco nato: “perché si manifestassero in lui le opere di Dio” (Gv 9,3) o per provare gli stessi demoniaci.
Abbiamo escluso dal possesso diabolico la volontà dell’individuo. Di qui proviene che, malgrado il turbamento apportato dalla presenza del demonio nelle operazioni corporali e intellettive del demoniaco, questi conserva, in tutto a in parte, il potere di resistervi nella sua responsabilità. Quando poi il corpo sfugge totalmente al dominio della volontà, è evidente che in quei momenti il demoniaco si vede legata la responsabilità degli atti che
il demonio compie col corpo dell’infelice.
Si consideri ancora che se il demonio può, in certi casi specifici, impossessarsi del corpo del demoniaco, al punto da sottrarlo alle leggi fisiche (per esempio, della gravità, o dandogli un vigore straordinario), non può però impossessarsi dell’anima dell’infelice o violare la sua volontà, cosa che spetta esclusivamente a Dio.
Il demonio, perciò, non può servirsi della libertà umana come si serve degli organi del corpo per far agire l’indemoniato a tutto suo piacere, ma su tale libertà può usare dei mezzi che già conosciamo per la tentazione, come il timore, il terrore, il fascino della potenza straordinaria demoniaca.
Ovviamente, però, in tutti questi casi la responsabilità degli indemoniati rimane sempre diminuita secondo le varie circostanze attenuanti.
La Chiesa ammette la possibilità delle infestazioni diaboliche. Guidata, però, da profonda saggezza, ammette pure la possibilità dell’equivoco, che cioè certe manifestazioni di ordine naturale possano essere scambiate per manifestazioni demoniache; come pure, che casi di autentica vessazione diabolica possano essere scambiati per malattie nervose e psichiche.
Perché Dio permette che esistano i posseduti - José Antonio Fortea (Summa Daemoniaca, q. 100): Dio lo permette perché si mostra la verità della religione cattolica, è un castigo per i peccatori, è vantaggio spirituale per i buoni, produce insegnamenti salutari per l’uomo. Se Dio permette la malattia, a maggior ragione permette qualcosa la cui esistenza è una vera e propria ragione per credere. Un fenomeno nel quale si può comprovare il potere di Dio, il potere di Cristo e quello della Chiesa. La possessione è come una finestra aperta dalla quale possiamo affacciarci sul mondo dell’odio e della sofferenza demoniaca. Una finestra aperta dalla quale possiamo scorgere qualcosa dell’invisibile potere delle nature angeliche. E il bene prodotto da tale visione, si riflette di norma sui presenti e sui familiari per il resto della loro vita. Di norma perché presenziare a un esorcismo non significa che necessariamente tutti i presenti, a partire da quel momento acquisiscano la fede. C’è infatti chi dopo essere stato testimone di un esorcismo, attribuisce la colpa a cause naturali o quanto meno sconosciute. Né ciò deve sembrarci strano se consideriamo che ci fu chi non credette in Gesù pur essendo stato testimone delle guarigioni e degli altri miracoli da lui compiuti. Dobbiamo capire che qualunque cosa vediamo (un miracolo, un esorcismo, qualsiasi cosa sia) ciò che ci fa credere è la grazia. Se liberamente decidiamo di resistere a questo invito interiore e invisibile, non importa assistere alla moltiplicazione dei pani e dei pesci. Anche se il cielo si aprisse, e Dio ci parlasse dall’alto, tra le nuvole, penseremmo che si tratta di un’allucinazione. Non è ciò che vediamo, ma la grazia, ciò che accende all’interno della nostra anima immortale la fiamma della fede.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
**** “Che vuoi da noi, Figlio di Dio? Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?” (Vangelo).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
La divina Eucaristia, che abbiamo offerto e ricevuto, Signore,
sia per noi principio di vita nuova,
perché, uniti a te nell’amore,
portiamo frutti che rimangano per sempre.
Per Cristo nostro Signore.
sia per noi principio di vita nuova,
perché, uniti a te nell’amore,
portiamo frutti che rimangano per sempre.
Per Cristo nostro Signore.