28 Novembre 2018
Mercoledì XXXIV Settimana «per annum»
Oggi Gesù ci dice: “Sii fedele fino alla morte, e ti darò la corona della vita.” (Ap 2,10c - Acclamazione al Vangelo).
Dal Vangelo secondo Luca 21,12-19: Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome: ormai è giunta l’ora, l’ora della passione, della morte, l’ora dello scandalo della Croce, e Gesù, preconizzando questi eventi, vuole rendere salda la fede dei suoi amici (Gv 15,14-15). Nel passo odierno l’evangelista si sofferma sulle persecuzioni che dovranno subire i discepoli: è una allusione alle prime sofferenze e martirii subiti dalla prima comunità e riportati dallo stesso Luca nel Libro degli Atti degli Apostoli (8,1-3). Luca insiste sulla necessità di dare testimonianza: il discepolo deve essere pronto ad affrontare anche la morte: sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani (Mt 10,8). L’ombra della Croce già avvolge la storia umana degli Apostoli, un’ombra di morte che porterà un gravoso carico di dolori e di patimenti, ma nemmeno un capello del loro capo andrà perduto. Gesù con questo discorso vuole invitare i suoi discepoli ad essere forti, ad avere coraggio nell’affrontare le inevitabili persecuzioni. Nelle parole di Gesù brilla anche la mirabile promessa della ricompensa, del premio celeste, ma a una condizione: se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria. Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi (Rm 8,16).
Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno: Alfonso Colzani: Martirio / martiri - Nella storia cristiana, soprattutto dei primi secoli, i due termini designano la testimonianza e i testimoni della fede. Il termine martirio deriva dal greco martyrion: testimonianza resa sotto giuramento con valore di prova. Con questo significato di documento probatorio (dell’Alleanza o della Torà) il termine ricorre frequentemente nella versione greca dell’Antico Testamento e in alcuni luoghi del Nuovo Testamento, caratterizzato dal riferimento a Cristo.
L’evangelista Luca introduce un nuovo significato: negli Atti degli apostoli martirio significa rendere testimonianza, inteso come predicare Cristo, compito caratteristico degli apostoli che “con grande forza rendevano testimonianza” (At 4,33). Martiri a partire da Luca 24,48, sono designati i testimoni del Risorto, i quali sono incaricati di essere testimoni fra le genti. Questo compito è chiaramente marcato dalla sofferenza e dal rischio della morte (Stefano, il primo martire cristiano, è chiamato in Atti degli apostoli 22,20 “il testimone fedele”), ma non è caratterizzato dalla concezione più tardiva di martirio come testimonianza del sangue, quanto dall’inalterata e completa proclamazione del messaggio di Cristo. Per l’evangelista Giovanni martyrion è per definizione testimonianza di Cristo, anticipata da Giovanni Battista, testimonianza che lo stesso Cristo rende a se stesso e che i discepoli proclamano e confermano. Giovanni usa il vocabolario dell’esperienza (della fede) e della testimonianza, che ha il senso di conferma della verità di Dio: i discepoli che hanno visto rendono testimonianza e annunciano la vita eterna resasi visibile (1Gv 1,2). Tale processo si realizza con l’aiuto dello Spirito Paraclito, che è colui che rende testimonianza a Gesù (Gv 15,26), ma non sostituisce la testimonianza dei discepoli: “e anche voi mi renderete testimonianza” (v. 27).
Il frutto della persecuzione: Raymond Deville: La gioia della speranza (Rom 12,12) è il frutto della persecuzione così sopportata: «Beati sarete voi quando vi oltraggeranno, vi perseguiteranno... per causa mia. Gioite ed esultate...» (Mt 5,11s). Questa promessa di Gesù si realizza nel cristiano che «si gloria nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la costanza, la costanza la virtù provata, la virtù provata la speranza, e la speranza non delude...» (Rom 5,3ss; cfr. Giac 1,2ss). Egli «sovrabbonda di gioia nelle tribolazioni» (2 Cor 7,4; 12,10; Col 1,24; cfr. Atti 5,41; Ebr 10,34). La consolazione nella tribolazione (2Cor 1,3-10) è un frutto dello Spirito (1Tess 1,6; Atti 13,52; cfr. Gal 5,22), e nello stesso tempo il segno della presenza del regno.
Scritta durante una terribile prova, l’Apocalisse, specchio della vita della Chiesa, alimenta questa gioiosa speranza nel cuore dei perseguitati, assicurandoli della vittoria di Gesù e della instaurazione del regno. Ad ognuno di essi, come a tutta la Chiesa il Signore risorto rivolge sempre questo messaggio: «Non temere le sofferenze che ti aspettano; il demonio sta per gettare al di voi in carcere per tentarvi ed avrete di giorni di prova. Rimani fedele fino alla mo te, ed io ti darò la corona della vita» (Apoc 2,10).
Io vi darò lingua e sapienza: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 24 maggio 1989): Lo Spirito Santo-paraclito sarà l’avvocato difensore degli apostoli, e di tutti coloro che, nei secoli, saranno nella Chiesa gli eredi della loro testimonianza e del loro apostolato, particolarmente nei momenti difficili che impegneranno la loro responsabilità fino all’eroismo. Lo ha predetto e promesso Gesù: “Vi consegneranno ai loro tribunali ... sarete condotti davanti ai governatori e ai re ... Quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire ... non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi” (Mt 10,17-20; similiter Mc 13,11; Luca 12,12: “perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire”).
Anche in questo senso molto concreto, lo Spirito Santo è il paraclito-avvocato. Si fa trovare vicino, e anzi presente agli apostoli, quando essi devono confessare la verità, motivarla e difenderla. Egli stesso, diventa allora il loro ispiratore; egli stesso parla con le loro parole, e insieme con essi e per loro mezzo rende testimonianza a Cristo e al suo Vangelo. avanti agli accusatori egli diventa come l’“Avvocato” invisibile degli accusati, per il fatto che agisce come loro patrocinatore, difensore, confortatore.
6. Specialmente durante le persecuzioni contro gli apostoli e contro i primi cristiani, ma anche in quelle di tutti i secoli, si avvereranno le parole pronunciate da Gesù nel Cenacolo: “Quando verrà il Paraclito che io vi manderò dal Padre ... egli mi renderà testimonianza; e anche voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me sin dal principio” (Gv 15,26-27).
L’azione dello Spirito Santo è quella di “testimoniare”. È un’azione interiore, “immanente”, che si svolge nel cuore dei discepoli, i quali poi rendono testimonianza a Cristo all’esterno. Mediante quella presenza e quell’azione immanenti, si manifesta e avanza nel mondo la “trascendente” potenza della verità di Cristo, che è il Verbo-Verità e Sapienza. Da lui deriva agli apostoli, mediante lo Spirito, la potenza della testimonianza secondo la sua promessa: “Io vi darò lingua e sapienza, a cui tutti i vostri avversari non potranno resistere, né controbattere” (Lc 21,15). Ciò è avvenuto già fin nel caso del primo martire Stefano, del quale l’autore degli Atti degli Apostoli scrive che era “pieno di Spirito Santo” (At 6,5), così che gli avversari “non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava” (At 6,10). Anche nei secoli successivi gli oppositori della fede cristiana hanno perseverato nell’infierire contro gli annunciatori del Vangelo, spegnendo a volte nel sangue la loro voce, senza riuscire, tuttavia, a soffocare la verità di cui erano portatori: essa ha continuato a vigoreggiare nel mondo con la forza dello Spirito.
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Nemmeno un capello del vostro capo perirà; il detto ha l’accento di un proverbio popolare. Gesù con queste parole non intende propriamente rassicurare i discepoli che non avranno nessun danno dalle persecuzioni, perché essi rimanendo costanti nella prova riceveranno una grande ricompensa nella vita futura; il Maestro invece intende soprattutto rincuorare i suoi, prospettando ad essi la vittoria nelle persecuzioni che dovranno subire; i discepoli infatti, almeno in parte (cf. versetto 16: «parte di voi sarà messa a morte»), sopravvivranno alle prove, poiché, con l’onnipotente protezione divina, la causa del vangelo trionferà (cf. versetti 14-15). Con la vostra sopportazione; oppure: «con la vostra costanza»; il sostantivo greco ὑπομονή implica questi due concetti (cf. Lc., 8,15). I discepoli devono essere preparati a subire ed a sostenere coraggiosamente le prove finché esse durano, cioè fino alla «liberazione» (cf. vers. 28). Questa esortazione rivolta dal Redentore ai discepoli rivela che lo scrittore non pensa alla fine del mondo presente, ma alle prove che i seguaci di Cristo dovranno subire nel corso della storia.
“Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti ai re e ai governanti, a causa del mio nome”. La persecuzione per il discepolo di Gesù non è un incidente di percorso, tutt’altro! San Giovanni ricorda questa parola del Maestro: “Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi” (Gv 15,20).
L’essere cristiani pone nella condizione di essere perseguitati, calunniati, odiati; essere cristiani non significa non subire alcun danno o offesa, ma che ogni sofferenza verrà ricompensata e niente andrà perduto, neppure un capello. Anche il padre, il fratello, potranno tramare contro di loro.
Il mondo del male sarà coalizzato contro di loro; essere discepoli di Cristo è una scelta che riserva un calice amaro: è il prezzo della verità.
I martiri, poi, dal Signore sono chiamati beati: “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi” (Mt 5,11-12).
“Gesù chiama alla gioia, paradossalmente, i discepoli vittime di ogni angheria. Essi pagano un prezzo alto l’adesione a Cristo. Ma grande sarà anche la ricompensa celeste ed escatologica. Nessuna meraviglia per questo destino di persecuzione, perché già i profeti sono stati perseguitati; così sarà dei discepoli di Gesù” (G. B.).
La comunanza di profeti e discepoli di Gesù nel destino di persecuzione è attestata da Luca 11,49-50: “Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti ed apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo”.
Una lunga scia di sangue che lambisce ben duemila anni di storia cristiana!
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Beati sarete voi quando vi oltraggeranno, vi perseguiteranno... per causa mia. Gioite ed esultate...» (Mt 5,11s).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...