8 Settembre 2018
Natività Beata Vergine Maria
Oggi Gesù ci dice: “Ecco: la Vergine darà alla luce un Figlio, che salverà il popolo dai suoi peccati.” (Is 7,14; Mt 1,21- Antifona alla comunione).
Dal Vangelo secondo Matteo 1,1-16.18-23: Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo: queste parole dell’Angelo, già scritte nei cuori degli umili, erano la letizia e la gioia dei semplici, e allo stesso tempo attesa dolce struggente. Tutta la storia d’Israele era permeata da questa lieta attesa: il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele (Is 7,14). Ora i tempi si sono compiuti: quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!». Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio (Gal 4,4-7). Credere nell’Incarnazione è riconoscere la necessità della collaborazione dell’uomo all’attuazione della salvezza del mondo: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,19-20).
La triplice serie di 14 nomi - Giovanni Leonardi (L’infanzia di Gesù): Matteo desume i nomi della genealogia fino alla deportazione babilonese dalle genealogie dei Patriarchi e dinasti davidici contenuti nell’Antico Testamento; dopo il ritorno, li desunse parte dalle Cronache e parte dai cataloghi in possesso di ogni famiglia ebrea e conservati, oltre che a memoria, anche in registri familiari fin dall’epoca di Esdra. Matteo riporta tre serie intenzionali (cf. v. 17) di 14 nomi. La prima serie la trovò tale e quale nei testi biblici sopra citati (anche se doveva essere già in essi incompleta con l’omissione di anelli intermedi); la seconda e la terza serie si rivelano invece artificiali e ricercate ad opera dell’evangelista. Così, per esempio, Matteo omette nella seconda serie tre re tra Ioram e Ozia, contenuti invece nei cataloghi regali di 1Cronache 3,10-15 e sembra fondere insieme in Ieconia sia Ioachim che il figlio Ioachin. Matteo deve essere stato spinto a creare tale schema da motivi simmetrici e numerici, ma ancora di più da motivi teologici cari al suo ambiente e che noi possiamo solo indovinare tra i tre seguenti, tutti bene intonati nel contesto:
- Il numero 14 è il doppio di 7 - numero che significava perfezione - e quindi nella genealogia di Gesù si ha la perfezione raddoppiata sommata tre volte; - Il numero 14 è soprattutto la somma delle consonanti ebraiche del nome Davide (Dwd = 4 + 6 + 4): perciò Gesù era talmente davidico che perfino il numero rappresentato dal suo nome ricorreva tre volte nella sua genealogia;
- oppure Matteo potrebbe aver avuto presente il seguente calcolo: venendo alla fine di 6 settimane di generazione (6 x 7 = 42) Gesù inaugura l’inizio dell’ultima settimana del giubileo biblico, quella della pienezza dei tempi. In tutto questo certamente Matteo segue i gusti dei suoi contemporanei: il simbolismo dei numeri era infatti allora molto in uso ed era amato dagli ebrei. Il quattordicesimo personaggio della terza serie è Gesù: per raggiungere il 14 bisogna contare, oltre Giuseppe, anche Maria: cosa insolita in una genealogia ebraica, dove si computava solo il padre e non la madre; ma qui è intenzionale, dato il caso straordinario della nascita verginale di Gesù da Maria ad opera dello Spirito Santo.
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto: Giuseppe nel racconto di Matteo della nascita di Gesù è il personaggio centrale, mentre nel racconto di Luca è Maria.
Giuseppe... poiché era uomo giusto... pensò di ripudiarla in segreto. Avendo notato nella promessa sposa i segni evidenti della maternità, decide di licenziarla. La decisione è motivata dal fatto che nella società ebraica «i fidanzamenti giudaici comportavano un impegno così reale che il fidanzato era già chiamato “marito” e poteva disimpegnarsi solo per mezzo di un “ripudio formale”» (Bibbia di Gerusalemme). E poiché il ripudio legale avrebbe esposto inevitabilmente Maria a pubblica diffamazione decide di licenziarla in segreto.
Maria potrebbe rivelare al suo sposo i mirabili misteri che avvenivano in Lei, ma non lo fa. Forse per pudore, ma ancora meglio per la sua umiltà. Ella infatti si ritiene, nei confronti di Dio, di essere la sua serva (Lc 1,38.48). Non può, né desidera, perciò, prevenire la volontà del suo ‘Padrone celeste’, ma lascia che Dio stesso scelga il tempo e il modo più idoneo per rivelare la sua opera agli uomini.
Giuseppe, poiché è uomo giusto, (questo significa che era abituato a scandagliare la volontà di Dio accettandola come norma di vita), certamente comprende subito di trovarsi davanti a un grande mistero. Per questo ritiene opportuno non dare alcun giudizio sulla sua promessa sposa di cui indubbiamente conosceva anche le preclari virtù.
La giustizia «di Giuseppe consiste nel fatto che egli non vuole coprire con il suo nome un bambino di cui ignora il padre, ma anche nel fatto che, per compassione, rifiuta di consegnare Maria alla procedura rigorosa della Legge (Dt 22,20s), la lapidazione» (Bibbia di Gerusalemme).
Sarà Dio stesso a dissipare ogni turbamento e dubbio dall’animo di Giuseppe. Mentre questi stava per mettere in atto la sua decisione, Dio gli invia un angelo in sogno che gli rivela tutto il mistero della maternità divina di Maria.
Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa - Giuseppe Barbaglio (Il Vangelo di Matteo): [Giuseppe] è un uomo timorato di Dio e vuole separarsi da Maria senza denunciarne pubblicamente l’infedeltà. Ma nella vita di un santo tutto è provvidenziale: il Signore stesso gli svela in sogno il mistero, indicandogli il compito di padre adottivo. Si è discusso molto sul suo comportamento, se avesse o no dubitato di Maria. La questione sembra posta male. Siamo di fronte a una narrazione costruita artificialmente dall’evangelista. Diverso invece è interrogarsi se questi abbia inteso parlare di un Giuseppe dubbioso o di un Giuseppe timoroso del mistero divino intravisto nella fidanzata. Forse la prima soluzione è da preferire. Tanto più che in questo modo Matteo poteva riferire, ma soprattutto confutare, probabili voci infamanti sul conto della nascita di Gesù, circolanti nell’ambiente giudaico. In ogni modo giova sottolineare che il brano non si interessa di un dramma familiare, tanto meno degli stati d’animo dei protagonisti. La preoccupazione è di illuminare la vera identità di Gesù, discendente di Davide in modo straordinario, salvatore del popolo dai suoi peccati, figlio del Signore e Dio-con-noi, nato verginalmente da Maria.
Ecco, la vergine concepirà...: L’evangelista Matteo citando Isaia 7,14 (Settanta) usa phartenos (vergine) per tradurre l’ebraico alma (giovane donna). In questo modo mette in evidenza l’antica fede della Chiesa che ha sempre creduto nel concepimento verginale di Gesù: «Giuseppe... prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù» (Mt 1,24-25). Proprio, accogliendo questi testi, la Tradizione cristiana ha sempre professato, con profonda convinzione, la perenne verginità di Maria.
... sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. La traduzione che fa Matteo, nel citare la profezia di Isaia, si discosta dal testo originale. In Matteo c’è un noi, che è riferito alla Chiesa. Il nuovo Israele esprime così la fede e la certezza che Gesù risorto è con lei.
Destatosi dal sonno, Giuseppe fa come gli aveva ordinato l’angelo e prende con sé la sua sposa. In questo gesto umile di profonda obbedienza alla volontà di Dio, brilla l’azione di Dio che travalica i tanti chiaroscuri della fragilità umana.
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta… - Mario Galizzi (Vangelo secondo Matteo): La profezia era stata fatta ad Acaz (734-728 a.C.), un empio discendente di Davide (1,9); essa però aveva messo il popolo che la ripeteva, leggendo le Scritture, in attesa di un avvenire migliore; e così la Vergine Madre divenne per tanti secoli un segno di sicura speranza. Ora Matteo dice che l’attesa è finita, che il compimento è giunto e supera ogni aspettativa e, nel citare la profezia, coinvolge Giuseppe, trasformando l’espressione lo chiamerà del testo antico in lo chiameranno. E Giuseppe, dice Matteo, ubbidendo all’angelo lo chiamò Gesù, perché Gesù significa: Dio salva, perché in Gesù si rivela davvero che Dio è con noi, cioè l’Emmanuele, ed è con noi per salvarci dai nostri peccati. Gli ultimi due versetti descrivono l’ubbidienza di Giuseppe. Come Maria rispose all’angelo: «Ecco la serva del Signore, si compia in me come tu hai detto» (Lc 1,38), anche Giuseppe dice la stessa cosa con i fatti: prende con sé Maria e dà al Figlio di Maria il nome di Gesù. Come Maria, con la sua piena adesione alla volontà di Dio, si rivela serva del Signore, così Giuseppe, il giusto, è il vero servo del Signore perché assume in proprio la missione che gli è stata affidata. Mai due persone sono state così unite di fronte a Gesù, mai due persone hanno racchiuso in sé la speranza e la gioia del mondo intero; mai due persone hanno avuto una responsabilità così grande e mai due persone l’hanno vissuta in così perfetti unione con Dio.
La beata Vergine Maria cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza: Lumen gentium (cap. VIII, 56): Il Padre delle misericordie ha voluto che l’accettazione da parte della predestinata madre precedesse l’incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. Ciò vale in modo straordinario della madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la vita stessa che tutto rinnova e da Dio è stata arricchita di doni consoni a tanto ufficio. Nessuna meraviglia quindi se presso i santi Padri invalse l’uso di chiamare la madre di Dio la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato, quasi plasmata dallo Spirito Santo e resa nuova creatura. Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è salutata dall’angelo dell’annunciazione, che parla per ordine di Dio, quale “piena di grazia” (cfr. Lc 1,28) e al celeste messaggero essa risponde “Ecco l’ancella del Signore: si faccia in me secondo la tua parola” (Lc 1,38). Così Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù, e abbracciando con tutto l’animo, senza che alcun peccato la trattenesse, la volontà divina di salvezza, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in dipendenza da lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente. Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice Sant’Ireneo, essa “con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano”. Onde non pochi antichi Padri nella loro predicazione volentieri affermano con Ireneo che “il nodo della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede” e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria madre dei viventi e affermano spesso: “la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria.”.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Sforziamoci anche noi, come tante anime elette, a stare sempre dietro a questa benedetta Madre, di camminare sempre presso di Lei, non essendoci altra strada che conduce alla vita, se non quella percorsa dalla Madre nostra: non ricusiamo questa via, noi che vogliamo giungere al termine.” (San Pio da Pietrelcina).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: Donaci, Signore, i tesori della tua misericordia e poiché la maternità della Vergine ha segnato l’inizio della nostra salvezza, la festa della sua Natività ci faccia crescere nell’unità e nella pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo...