4 Settembre 2018

Martedì XXII Settimana T. O.

Oggi Gesù ci dice: “Beati gli operatori di pace: saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia: di essi è il regno dei cieli.” (Mt 5,9-10)

Dal Vangelo secondo Luca 4,31-37: Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro: così il giudaismo chiamava i demoni, estranei e anzi ostili alla purità religiosa e morale che esige il servizio di Dio. Omicida fin da principio (Gv 8,44), Satana è colui che si mette di traverso per rovinare l’uomo e alienarlo da Dio, ma non può resistere alla potenza di Dio, deve retrocedere dinanzi all’autorità del Cristo. Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!: magnifica professione di fede. Poiché Dio è il «santo» per eccellenza, tutto ciò che si ricollega a lui è santo, e in primo luogo Gesù, che gli appartiene per la filiazione divina e l’elezione messianica.

Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente: Catechesi tradendae n. 9: Tutta la vita del Cristo fu un insegnamento continuo: i suoi silenzi, i suoi miracoli, i suoi gesti, la sua preghiera, il suo amore per l’uomo, la sua predilezione per i piccoli e per i poveri, l’accettazione del sacrificio totale sulla croce per la redenzione del mondo, la sua risurrezione sono l’attuazione della sua parola ed il compimento della rivelazione. Talché per i cristiani il Crocifisso è una delle immagini più sublimi e più popolari di Gesù docente.

Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Luca): Potenza nella parola. Gesù parla in Cafarnao e il popolo stupisce della sua dottrina, perché la sua parola è piena di autorità. Egli non si perde nelle sofisticherie e nella casuistica dei dottori della legge. Non parla però neppure come chi discute senza obbligare o con l’interrogativo della problematica, né come uno che presenta il risultato della propria speculazione e che perciò deve tener conto che gli si possono muovere anche delle obiezioni e che si può insegnare qualche cosa di meglio. Egli parla invece con l’autorità che ha ricevuto da Dio; quindi con la massima autorità, con la consapevolezza di chi non ha dubbi e col diritto di esigere. Il suo parlare è sempre chiaro, non ambiguo; è comprensibile a tutti e al tempo stesso trascende l’intelligenza di tutti. È esigente, ma non violento, signorile e non imperioso. Perciò stupiscono gli uditori che non hanno sentito ancora una tale maniera di parlare.

Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro: Padre Royo Marin (Teologia della perfezione cristiana): La possessione diabolica è un fenomeno sorprendente in virtù del quale il demonio invade il corpo di un uomo vivo e ne muove gli organi secondo il suo arbitrio come se si trattasse di una cosa propria. Il demonio si introduce e risiede realmente nell’interno del corpo della sua vittima e in esso opera e parla. Coloro che soffrono questa invasione dispotica prendono il nome di possessi, indemoniati o energumeni. La possessione suppone e comporta due elementi essenziali: la presenza del demonio nel corpo della vittima; il suo impero dispotico su di esso.
Senza dubbio, non c’è un’informazione intrinseca (come l’anima è forma sostanziale del corpo), ma soltanto una penetrazione o presa di possesso del corpo. L’impero su di esso è dispotico, però non come principio intrinseco dei suoi atti o movimenti, ma soltanto per un dominio violento ed esterno alla sostanza dell’atto. Si potrebbe paragonare all’azione dell’autista che maneggia il volante dell’automobile e ne dirige l’energia del motore dove vuole. In ogni caso, la presenza intima del demonio rimane circoscritta al solo corpo. L’anima resta libera e se per l’invasione degli organi corporei l’esercizio della sua vita cosciente è sospeso, non ne resta invasa ella stessa. Solo Dio ha il potere di penetrare nella sua essenza con la sua virtù creatrice e di stabilirvi la sua dimora con l’unione speciale della grazia. Il fine perseguito dal demonio con le sue violenze è di perturbare l’anima e di trascinarla al peccato. Ma l’anima rimane sempre padrona di sé e, se si conserva fedele alla grazia, trova nella sua libera volontà un asilo inviolabile. Nella possessione possiamo distinguere due momenti: lo stato di crisi e lo stato di calma. I periodi di crisi si manifestano con esplosioni violente del male e la loro stessa violenza ne impediscono la continuità e la durata. È il momento nel quale il demonio si rivela apertamente con atti, parole, convulsioni, scatti di ira e di empietà, oscenità e bestemmie innominabili. Nella maggior parte dei casi, i pazienti perdono la nozione di quello che avviene in essi, come capita nei momenti acuti di certe malattie e di certi dolori; e rientrando in sé non conservano nessun ricordo di quello che hanno detto o fatto, o meglio di quello che il demonio ha detto o fatto per mezzo loro. Qualche volta avvertono la presenza dello spirito infernale all’inizio della crisi, quando comincia ad usare dispoticamente delle loro membra. In certi casi, tuttavia, lo spirito del possesso rimane libero e cosciente di sé durante il periodo in cui l’azione diabolica si fà più violenta ed assiste con trepidazione a questa dispotica usurpazione dei suoi organi da parte del male.

Preferirono servire la creatura piuttosto il Creatore - Gaudium et spes 13: Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l’uomo però, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di lui. Pur avendo conosciuto Dio, gli uomini «non gli hanno reso l’onore dovuto... ma si è ottenebrato il loro cuore insipiente»... e preferirono servire la creatura piuttosto che il Creatore.
Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa esperienza. Infatti l’uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono.
Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l’uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l’armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione. Così l’uomo si trova diviso in se stesso.
Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi l’uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato.
Ma il Signore stesso è venuto a liberare l’uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell’intimo e scacciando fuori « il principe di questo mondo » (Gv12,31), che lo teneva schiavo del peccato.
Il peccato è, del resto, una diminuzione per l’uomo stesso, in quanto gli impedisce di conseguire la propria pienezza. Nella luce di questa Rivelazione trovano insieme la loro ragione ultima sia la sublime vocazione, sia la profonda miseria, di cui gli uomini fanno l’esperienza.

Io so chi tu sei; il santo di Dio! - Catechismo della Chiesa Cattolica n. 438: La consacrazione messianica di Gesù rivela la sua missione divina. “È, d’altronde, ciò che indica il suo stesso nome, perché nel nome di Cristo è sottinteso colui che ha unto, colui che è stato unto e l’unzione stessa di cui è stato unto: colui che ha unto è il Padre, colui che è stato unto è il Figlio, ed è stato unto nello Spirito che è l’unzione”. La sua consacrazione messianica eterna si è rivelata nel tempo della sua vita terrena nel momento in cui fu battezzato da Giovanni, quando Dio lo “consacrò in Spirito Santo e potenza” (At 10,38) “perché egli fosse fatto conoscere a Israele” (Gv 1,31) come suo Messia. Le sue opere e le sue parole lo riveleranno come “il Santo di Dio” (Mc 1,24; Gv 6,69; At 3,14).

Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!»: Benedetto XVI (Angelus, 1 febbraio 2009): Gesù non solo scaccia i demoni dalle persone, liberandole dalla peggiore schiavitù, ma impedisce ai demoni stessi di rivelare la sua identità. Ed insiste su questo “segreto” perché è in gioco la riuscita della sua stessa missione, da cui dipende la nostra salvezza. Sa infatti che per liberare l’umanità dal dominio del peccato, Egli dovrà essere sacrificato sulla croce come vero Agnello pasquale. Il diavolo, da parte sua, cerca di distoglierlo per dirottarlo invece verso la logica umana di un Messia potente e pieno di successo. La croce di Cristo sarà la rovina del demonio, ed è per questo che Gesù non smette di insegnare ai suoi discepoli che per entrare nella sua gloria deve patire molto, essere rifiutato, condannato e crocifisso (cfr. Lc 24,26), essendo la sofferenza parte integrante della sua missione.

Dio invia il suo Figlio per sottrarre gli uomini al dominio del demonio - Ad gentes n. 3: Dio, al fine di stabilire la pace, cioè la comunione con sé, e di realizzare tra gli uomini stessi - che sono peccatori - una unione fraterna, decise di entrare in maniera nuova e definitiva nella storia umana, inviando il suo Figlio a noi con un corpo simile al nostro, per sottrarre a suo mezzo gli uomini dal potere delle tenebre e del demonio ed in lui riconciliare a sé il mondo. Colui dunque, per opera del quale aveva creato anche l’universo Dio lo costituì erede di tutte quante le cose, per restaurare tutto in lui.

... comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri: CCC 447: Gesù stesso attribuisce a sé, in maniera velata, tale titolo [Signore] allorché discute con i farisei sul senso del Salmo 110, ma anche in modo esplicito rivolgendosi ai suoi Apostoli. Durante la sua vita pubblica i suoi gesti di potenza sulla natura, sulle malattie, sui demoni, sulla morte e sul peccato, manifestavano la sua sovranità divina.

La sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): La sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione; è omesso il nome della regione («della Galilea»), perché Luca l’aveva segnalato all’inizio dell’episodio (cf. vers. 31). Un esorcismo compiuto in pubblico, davanti ad un’assemblea raccolta nella sinagoga di Cafarnao, non poteva rimanere ignorato. All’inizio del ministero di Gesù, gli uditori della sua parola e gli spettatori delle sue opere si mostrano ammirati e favorevolmente aperti verso di lui. Gli Scribi ed i Farisei non sono ancora apparsi sulla scena con il loro caratteristico atteggiamento di avversari accesi e di accusatori prevenuti. Il versetto contiene un rilievo prezioso per una spiegazione psicologica dello sviluppo dei fatti, spiegazione propria del terzo vangelo: all’inizio della sua attività il Maestro è accolto favorevolmente da tutti, in seguito si profilano le prime ostilità che vanno man mano moltiplicandosi e intensificandosi.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Gesù parla in Cafarnao e il popolo stupisce della sua dottrina, perché la sua parola è piena di autorità. 
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo…