11 Settembre 2018
Martedì XXIII Settimana T. O.
Oggi Gesù ci dice: “Io ho scelto voi, dice il Signore perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.” (Gv 15,16 - Acclamazione al Vangelo).
Dal Vangelo secondo Lc 6,12-19: Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: se rapportiamo la pagina evangelica con Es 19; 24; 34 ci accorgiamo che l’evangelista Luca, nel raccontare questi eventi, vuole andare al di là dei fatti che sta narrando. Come Dio ha chiamato a sé Mosè per consegnargli le tavole della Legge e poi Mosè doveva discendere dalla montagna per far conoscere ai capi del popolo e al popolo stesso le “parole di vita” (Atti 7,38), così ora Gesù sale sul monte, si sceglie i dodici apostoli e poi con loro discende dal monte per portare ai discepoli e al popolo di Dio la nuova Legge del Regno. Ai dodici Gesù diede anche il nome di Apostoli, dodici erano le tribù d’Israele, il numero non è quindi casuale: Gesù sul fondamento degli Apostoli edifica la Chiesa, il popolo santo di Dio, il nuovo Israele. Luca conclude la pericope annotando che c’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, i nomi geografici danno il senso dell’universalità: tutto il mondo è andato dietro a lui (Gv 12,19) per ascoltarlo ed essere guariti dalle loro malattie.
Gesù se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio - Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 2599-2600: Il Figlio di Dio diventato Figlio della Vergine ha anche imparato a pregare secondo il suo cuore d’uomo. Egli apprende le formule di preghiera da sua Madre, che serbava e meditava nel suo cuore tutte le “grandi cose” fatte dall’Onnipotente. Egli prega nelle parole e nei ritmi della preghiera del suo popolo, nella sinagoga di Nazaret e al Tempio. Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente ben più segreta, come lascia presagire già all’età di dodici anni: “Io devo occuparmi delle cose del Padre mio” (Lc 2,49). Qui comincia a rivelarsi la novità della preghiera nella pienezza dei tempi: la preghiera filiale, che il Padre aspettava dai suoi figli, viene finalmente vissuta dallo stesso Figlio unigenito nella sua Umanità, con e per gli uomini.
Il Vangelo secondo san Luca sottolinea l’azione dello Spirito Santo e il senso della preghiera nel ministero di Cristo. Gesù prega prima dei momenti decisivi della sua missione: prima che il Padre gli renda testimonianza, al momento del suo Battesimo e della Trasfigurazione, e prima di realizzare, mediante la sua Passione, il disegno di amore del Padre. Egli prega anche prima dei momenti decisivi che danno inizio alla missione dei suoi Apostoli: prima di scegliere e chiamare i Dodici, prima che Pietro lo confessi come “il Cristo di Dio” e affinché la fede del capo degli Apostoli non venga meno nella tentazione. La preghiera di Gesù prima delle azioni salvifiche che il Padre gli chiede di compiere, è un’adesione umile e fiduciosa della sua volontà umana alla volontà piena d’amore del Padre.
Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici… - Pastores gregis n. 6: Il Signore Gesù, durante il suo pellegrinaggio sulla terra, annunciò il Vangelo del Regno e lo inaugurò in se stesso, rivelandone a tutti gli uomini il mistero. Chiamò uomini e donne alla sua sequela e, fra i discepoli, ne scelse Dodici, perché « stessero con Lui » (Mc 3,14). Il Vangelo secondo Luca specifica che Gesù fece questa sua scelta dopo una notte di preghiera trascorsa sulla montagna (cfr Lc 6,12). Il Vangelo secondo Marco, a sua volta, sembra qualificare tale azione di Gesù come un atto sovrano, un atto costitutivo che dà identità a coloro che ha scelto: « ne costituì Dodici» (Mc 3,14). Si svela, così, il mistero dell’elezione dei Dodici: è un atto di amore, liberamente voluto da Gesù in unione profonda con il Padre e con lo Spirito Santo.
La missione affidata da Gesù agli Apostoli deve durare sino alla fine dei secoli (cfr Mt 28,20), poiché il Vangelo che essi sono incaricati di trasmettere è la vita per la Chiesa di ogni tempo. Proprio per questo essi hanno avuto cura di costituirsi dei successori, in modo che, come attesta S. Ireneo, la tradizione apostolica fosse manifestata e custodita nel corso dei secoli
… ai quali diede anche il nome di apostoli - Lumen gentium n. 19: Il Signore Gesù, dopo aver pregato il Padre, chiamò a sé quelli che egli volle, e ne costituì dodici perché stessero con lui e per mandarli a predicare il regno di Dio (cfr. Mc 3,13-19; Mt 10,1-42); ne fece i suoi apostoli (cfr. Lc 6,13) dando loro la forma di collegio, cioè di un gruppo stabile, del quale mise a capo Pietro, scelto di mezzo a loro (cfr. Gv 21,15-17). Li mandò prima ai figli d’Israele e poi a tutte le genti (cfr. Rm 1,16) affinché, partecipi del suo potere, rendessero tutti i popoli suoi discepoli, li santificassero e governassero (cfr. Mt 28,16-20; Mc 16,15; Lc 24,45-48), diffondendo così la Chiesa e, sotto la guida del Signore, ne fossero i ministri e i pastori, tutti i giorni sino alla fine del mondo (cfr. Mt 28,20). In questa missione furono pienamente confermati il giorno di Pentecoste (cfr. At 2,1-36) secondo la promessa del Signore: «Riceverete una forza, quella dello Spirito Santo che discenderà su di voi, e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria, e sino alle estremità della terra» (At 1,8). Gli apostoli, quindi, predicando dovunque il Vangelo (cfr. Mc 16,20), accolto dagli uditori grazie all’azione dello Spirito Santo, radunano la Chiesa universale che il Signore ha fondato su di essi e edificato sul beato Pietro, loro capo, con Gesù Cristo stesso come pietra maestra angolare (cfr. Ap 21,14; Mt 16,18; Ef 2,20).
Simone, al quale diede anche il nome di Pietro - Benedetto Prete (I quattro Vangeli): Simone, al quale pose nome Pietro [...]. Simone figura all’inizio della lista, come anche in Matteo e Marco; l’espressione «al quale pose nome Pietro» rievoca con un accenno velato e rapido la scena narrata da Mt., 16,16-19; «Pietro» è la traduzione greca del termine aramaico Kephâ. La disposizione dei nomi è differente nelle tre liste trasmesse da Matteo, Marco e Luca, se si fa eccezione per i nomi seguenti: Filippo, che viene al quinto posto; Giacomo di Alfeo, elencato al nono posto e Giuda il traditore che chiude la lista. Nell’elenco quindi si hanno tre gruppi costanti di quattro nomi, sempre gli stessi, ma ordinati differentemente entro lo stesso gruppo. Andrea suo fratello; nella lista lucana questo nome figura per secondo perché Andrea è presentato come fratello di Pietro. Simone, detto Zelota; Luca interpreta l’appellativo «Cananeo» che ricorre nella lista di Matteo e di Marco, perché esso riusciva oscuro per i suoi lettori. Giuda di Giacomo; l’espressione significa generalmente «Giuda figlio di Giacomo»; essa può significare anche «Giuda fratello di Giacomo» cioè di Giacomo di Alfeo; Giuda di Giacomo è chiamato «Taddeo» nella lista del primo e secondo evangelista; forse Taddeo era un soprannome di Giuda, che Matteo e Marco hanno voluto conservare per non confonderlo con Giuda. Giuda il traditore è annoverato tra gli apostoli, nonostante il suo infamante appellativo. Certamente il nome del traditore non sarebbe stato conservato nella lista degli apostoli, se Gesù stesso non avesse compiuto l’elezione dei Dodici; questo rilievo toglie ogni verosimiglianza all’opinione di coloro che non ammettono la storicità della chiamata degli apostoli, ma ritengono che l’elenco di essi risalga non già ad un fatto di elezione compiuto da Cristo, ma ad una lista compilata dalla Chiesa primitiva. L’elezione degli apostoli ha una importanza fondamentale per comprendere la dottrina di Gesù e l’istituzione della Chiesa. Gli apostoli saranno accanto al Maestro (cf. Lc., 6,17; 8,1-2) per essere formati in modo speciale da lui (cf. 8,10), per esercitarsi nella pratica del ministero che li attende (cf. 9,1-11), per essere gli intermediari tra Gesù e la folla (cf. 9,16), per accogliere la rivelazione del mistero della redenzione (cf. 9,43-45; 18,31-32), per essere investiti di poteri spirituali necessari alla continuazione ed alla vita della società ecclesiale voluta dal Salvatore (cf. Lc., 24,36-49). La loro elezione come anche il tirocinio a cui furono assoggettati rispondono ad un atto positivo della volontà di Cristo, che fece di essi i continuatori ed i propagatori della sua opera e della sua dottrina.
Pietro - Corrado Ginami: Il primo degli apostoli di Gesù, che si chiamava Simone figlio di Giona (Mt 16,17), o di Giovanni (Gv 1,42). Gesù mutò il suo nome in Cela (dall’aramaico Kefa’: roccia), reso in italiano con Pietro, alludendo al compito affidatogli. Originario di Betsaida (Gv 1,44) e pescatore come il fratello Andrea (Mc 1,16), fu tra i primi quattro discepoli che Gesù chiama al suo seguito (Mc 1,16-20) e la sua casa di Cafarnao divenne il punto di riferimento dell’attività del Cristo in Galilea (Mc 1,29-31; 2,1 ecc.). E fuori discussione il fatto che il Nuovo Testamento attribuisce a Pietro un ruolo preminente tra i Dodici. È il primo a essere nominato nelle liste dei dodici apostoli (Mc 3,16), confessa Gesù come il Cristo (Mc 8,29), con Giacomo e Giovanni è testimone di particolari avvenimenti della vita del maestro (Mc 5,37; 9,2; 14,33), è la roccia su cui Gesù fonda la sua Chiesa e a lui conferisce il potere delle chiavi (Mt 16,16-19), è colui che dovrà confermare i suoi fratelli nella fede (Lc 22,32), che riceve la missione di pascere il gregge di Cristo (Gv 21,15-19). Prende l’iniziativa per coprire il posto lasciato vuoto da Giuda (At 1,15ss.) e pronuncia i primi e principali discorsi nei quali proclama la risurrezione del Signore (At 2,14-36; 3,12-26). Mostra il proprio coraggio di fronte alle persecuzioni (At 4,1-22; 5,17-42) e accoglie i primi convertiti pagani (At 10), dichiarando che anche a loro Dio ha fatto dono dello Spirito Santo (At 15,8). È tuttavia sempre Pietro che appare come tentatore satanico di Cristo (Mc 8,32-33), che non sa vegliare nemmeno un’ora durante l’agonia del Maestro (Mc 14,37) e lo rinnega piangendo amaramente al canto del gallo (Mc 14,66-72). Anche gli scritti di Paolo riconoscono la posizione autorevole di Pietro: lo mostrano come primo testimone della risurrezione (1Cor 15,5), punto di riferimento e personaggio di primo piano nella Chiesa madre di Gerusalemme (Gal 1,18; 2,9), apostolo degli ebrei, dei “circoncisi” (Gal 2,7-8). Dopo il duro confronto con Paolo ad Antiochia sul rapporto tra ebrei e pagani rispetto al nascente cristianesimo (Gal 2,11-14), databile attorno agli anni 48/49, non sappiamo nulla di certo sugli spostamenti di Pietro. Probabilmente diversi anni dopo arrivò a Roma, dove (forse nel 64 o nel 67) morì martire (crocifisso a testa in giù secondo l’apocrifo Atti di Pietro). Gli scavi compiuti in questi ultimi decenni sotto la basilica vaticana hanno reso più solida la testimonianza del martirio romano di Pietro. La tradizione ha anche attribuito a Pietro due Lettere apostoliche del Nuovo Testamento, ulteriore segno della autorevolezza e del prestigio che circondavano l’apostolo. Si rimane certo colpiti di fronte al vasto materiale neotestamentario che evidenzia la centralità della persona e del ruolo di Pietro. La cosa è ancor più ragguardevole, se si pensa che le testimonianze sopra riportate appartengono a tradizioni diverse eppure convergenti. Non può quindi sussistere dubbio alcuno sul fatto che proprio Gesù di Nazaret abbia voluto il servizio di Pietro come garanzia di unità e di verità per la vita della Chiesa, di ieri e di oggi. Pietro continua a vivere nella fede della Chiesa e a servire questa fede: è questo il significato del ministero petrino voluto da Cristo.
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “I malati cercano di toccarlo “perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6,19). Così, nei sacramenti, Cristo continua a “toccarci” per guarirci.” (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1504).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...