10 Settembre 2018
Lunedì XXIII Settimana T. O.
Oggi Gesù ci dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono.” (Gv 10,27 - Acclamazione al Vangelo).
Dal Vangelo secondo Lc 6,6-11: Al centro della ennesima polemica è la violazione del riposo sabbatico. Nel rispondere ai suoi avversari, Gesù sembra riferirsi ad una regola della legge rabbinica secondo cui un grave pericolo di vita permetteva di trasgredire la prescrizione del riposo sabbatico, ma a ferire il suo cuore è l’indifferenza degli astanti, incapaci di avere pietà di un uomo che soffre, altamente invalido. Alla misericordia e alla pietà di Gesù i farisei rispondono con sentimenti d’ira verso la sua persona: Ma essi, fuori di sé dalla collera..., possiamo dire che questa è la vera immagine dei farisei. Pur essendo uomini dotti e profondi esegeti della Legge sono caduti, nonostante ogni loro merito, in un difetto: nello studio cercano se stessi, non Dio e la sua volontà, e nemmeno la verità. Ecco perché quando si incontrano con la Verità la loro prima reazione è la polemica, poi il rigetto, infine l’odio impastato di insani progetti: discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Il sesto capitolo del Vangelo di Luca si apre con l’odio e si chiude con l’amore verso i nemici: questa è la nuova Legge, quella dell’amore, che mette il discepolo in ascolto di Dio e dell’uomo.
Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): Gesù, guarendo il malato di sabato, afferma che far prevalere illegalismo sul bene dell’uomo equivale a tradire la volontà di Dio. Nella loro ostinata cecità, quegli zelanti cerberi della legge erano lontani dal capire che la gloria di Dio è l’uomo vivente, come dirà lapidariamente sant’Ireneo (II secolo).
L’istituzione del sabato traeva la sua forza dai tempi della restaurazione religiosa del post-esilio babilonese, sotto la spinta della riforma attuata dal sacerdote Esdra, quando era governatore Neemia (VI- V secolo a.C.). Con il passare degli anni divenne, insieme alla circoncisione - entrambi segni dell’alleanza - la quintessenza della religiosità, la sua identità più profonda, la sintesi della legge mosaica. Per questo, Gesù dovette causare un impatto tremendo, quando osò mettere in discussione l’interpretazione rabbinica della legge sul sabato, quando affermò di essere signore del sabato e disse che il sabato era fatto per l’uomo e non viceversa.
Tendi la tua mano… - Il dono della pietà - Giovanni Paolo II (Angelus 28 Maggio 1989): La tenerezza, come atteggiamento sinceramente filiale verso Dio, s’esprime nella preghiera. L’esperienza della propria povertà esistenziale, del vuoto che le cose terrene lasciano nell’anima, suscita nell’uomo il bisogno di ricorrere a Dio per ottenere grazia, aiuto, perdono. Il dono della pietà orienta ed alimenta tale esigenza, arricchendola di sentimenti di profonda fiducia verso Dio, sentito come Padre provvido e buono. In questo senso scriveva san Paolo: “Dio mandò il suo Figlio ... perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio ...” (Gal 4,4-7; cf. Rm 8,15).
La tenerezza, come apertura autenticamente fraterna verso il prossimo, si manifesta nella mitezza. Col dono della pietà lo Spirito infonde nel credente una nuova capacità di amore verso i fratelli, rendendo il suo cuore in qualche modo partecipe della mitezza stessa del Cuore di Cristo. Il cristiano “pio” negli altri vede sempre altrettanti figli dello stesso Padre, chiamati a far parte della famiglia di Dio che è la Chiesa. Egli perciò si sente spinto a trattarli con la premura e l’amabilità proprie di uno schietto rapporto fraterno.
Il dono della pietà, inoltre, estingue nel cuore quei focolai di tensione e di divisione che sono l’amarezza, la collera, l’impazienza, e vi alimenta sentimenti di comprensione, di tolleranza, di perdono. Tale dono è, dunque, alla radice di quella nuova comunità umana, che si basa sulla civiltà dell’amore.
Ma essi, fuori di sé dalla collera...: Catechismo della Chiesa Cattolica
n. 2302 Definizione dell’ira: Richiamando il comandamento: “Non uccidere” (Mt 5,21), nostro Signore chiede la pace del cuore e denuncia l’immoralità dell’ira omicida e dell’odio.
L’ira è un desiderio di vendetta. “Desiderare la vendetta per il male di chi va punito è illecito”; ma è lodevole imporre una riparazione “al fine di correggere i vizi e di conservare il bene della giustizia”. Se l’ira si spinge fino al proposito di uccidere il prossimo o di ferirlo in modo brutale, si oppone gravemente alla carità; è un peccato mortale. Il Signore dice: “Chiunque si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio”( Mt 5,22).
n. 1866 Ira come vizio capitale: I vizi possono essere catalogati in parallelo alle virtù alle quali si oppongono, oppure essere collegati ai peccati capitali che l’esperienza cristiana ha distinto, seguendo san Giovanni Cassiano e san Gregorio Magno. Sono chiamati capitali perché generano altri peccati, altri vizi. Sono la superbia, l’avarizia, l’invidia, l’ira, la lussuria, la golosità, la pigrizia o accidia.
n. 1765 Male e ira: Le passioni sono molte. Quella fondamentale è l’amore provocato dall’attrattiva del bene. L’amore suscita il desiderio del bene che non si ha e la speranza di conseguirlo. Questo movimento ha il suo termine nel piacere e nella gioia del bene posseduto. Il timore del male causa l’odio, l’avversione e lo spavento del male futuro. Questo movimento finisce nella tristezza del male presente o nella collera che vi si oppone.
n. 2259 La collera umana: La Scrittura, nel racconto dell’uccisione di Abele da parte del fratello Caino, rivela, fin dagli inizi della storia umana, la presenza nell’uomo della collera e della cupidigia, conseguenze del peccato originale. L’uomo è diventato il nemico del suo simile. Dio dichiara la scelleratezza di questo fratricidio: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello” (Gen 4,10-11 ).
L’ira dell’uomo - Condanna dell’ira - Xavier Léon-Dufour: Dio condanna la reazione violenta dell’uomo che si adira contro un altro, sia egli geloso come Caino (Gen 4, 5), furioso come Esaù (Gen 27, 44 s), o come Simeone e Levi che vendicano in modo eccessivo l’oltraggio fatto alla loro sorella (Gen 49, 5 ss; cfr. 34, 7-26; Giudit 9, 2): quest’ira porta ordinariamente all’omicidio.
A loro volta i sapienziali biasimano la stoltezza dell’iracondo (Prov 29, 11) che non controlla il «soffio delle narici», secondo l’immagine originale, ma ammirano il sapiente che ha «il fiato lungo», in opposizione all’impaziente «dal fiato corto» (Prov 14, 29; 15, 18).
L’ira genera l’ingiustizia (Prov 14, 17; 29, 22; cfr. Giac 1, 19 s) Gesù si è mostrato ancor più radicale, assimilando l’ira al suo effetto abituale, l’omicidio (Mt 5, 22). Paolo quindi la giudica incompatibile con la carità (lCor 13,5): è un male puro e semplice (Col 3,8) da cui bisogna guardarsi, soprattutto a motivo della prossimità di Dio (1Tim 2,8; Tito 1,7).
Le sante ire - Tuttavia, mentre gli stoici riprovavano ogni impeto di collera in nome del loro ideale di «apàtheia», la Bibbia conosce «ire sante» che esprimono in concreto la reazione di Dio contro la ribellione dell’uomo. Così Mosè contro gli Ebrei quando mancano di fede (Es 16,20), apostatano all’Horeb (Es 32,19.22), trascurano i riti (Lev 10,16) o non osservano l’anatema sul bottino (Lev 31,14); così Finehes di cui Dio loda lo zelo (Num 25,11); Così Elia che massacra i falsi profeti (1Re 18,40) o fa cadere il fuoco sugli emissari del re (2Re 1,10.12); così Paolo ad Atene (Atti 17,16). Dinanzi agli idoli, dinanzi al peccato, questi uomini di Dio sono, al pari di Geremia, «ripieni dell’ira di Jahve» (Ger 6,11; 15,17), annunziando imperfettamente l’ira di Gesù (Mc 3,5). Senza paradosso, Dio solo può adirarsi. Così, nell’Antico Testamento, i termini di ira sono usati per Dio circa Cinque volte più che per l’uomo. Paolo, che tuttavia dovette incollerirsi più d’una volta (Atti 15,39), Consiglia con saggezza: «Non fatevi giustizia da soli; lasciate fare all’ira divina, perché sta scritto: a me la vendetta, io darò la giusta paga, dice il Signore» (Rom 12,19). L’ira non è compito dell’uomo, ma di Dio.
L’ira di Gesù - Ma più terribile di questo linguaggio ispirato, più tragica dell’esperienza dei profeti schiacciati tra Dio santo ed il popolo peccatore, c’è la reazione d’un uomo che è Dio stesso. In Gesù l’ira di Dio si rivela. Gesù non si comporta come uno stoico che non si turba mai (Gv 11,33); egli comanda con violenza a Satana (MI 4, 10; 16, 23), minaccia duramente i demoni (Mc 1, 25), è fuori di sé di fronte all’astuzia diabolica degli uomini (Gv 8,44), e specialmente dei Farisei (Mt 12, 34), di coloro che uccidono i profeti (Mt 23,33), degli ipocriti (Mt 15,7). Come Jahve, Gesù si adira contro chiunque si leva contro Dio. Gesù rimprovera pure i disobbedienti (Mc 1,43; Mt 9,30), i discepoli di poca fede (Mt 17,17). Soprattutto si adira contro coloro che, come il fratello maggiore geloso del prodigo accolto dal Padre delle misericordie (Lc 15,28), non si mostrano misericordiosi (Mc 3,5). Infine Gesù manifesta l’ira del giudice: come il signore del banchetto (Lc 14,21), come il padrone del servo spietato (Mt 12,34), egli preannunzia sventura alle città che non si pentono (Mt 11,20s), scaccia i venditori dal tempio (Mt 21,12s), maledice il fico sterile (Mc 11,21). Come l’ira di Dio, così anche quella dell’agnello non è una parola vana (Apoc 6,16; Ebr 10,31).
Si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Concertarono tra loro quello che dovevano fare a Gesù; in Marco questo versetto conclusivo trova una formulazione più dura ed aggressiva; i Farisei infatti entrano in contatto con gli Erodiani per concertare il modo di «far morire» Gesù (cf. Mc., 3,6). Luca, da parte sua, attenua le tinte rilevando unicamente che gli avversari furono ripieni di sdegno e si misero a parlare su quanto bisognava fare nei confronti del Salvatore. La mitezza dello scrittore rifugge da posizioni e parole troppo violente ed estremiste. Allo storico inoltre appare intempestivo che fin da questo momento s’incominciasse a parlare di uccidere il Maestro; soltanto più avanti e cioè in Lc., 13,31 si accenna per la prima volta che Erode voleva far morire Gesù. Con l’episodio della guarigione della mano atrofizzata termina la sezione (cf. Lc., 5,17-6,11) nella quale l’evangelista ha narrato le cinque polemiche che Gesù sostenne con gli Scribi e Farisei, suoi accesi oppositori. Queste polemiche, che come si è visto restano legate ad alcuni episodi della vita del Maestro, sono le seguenti: 1) La guarigione del paralitico ed il potere di rimettere i peccati (Lc., 5,17-26); 2) la chiamata di Levi e la condiscendenza di Gesù nell’avvicinare i pubblicani ed i peccatori (Lc., 5,27-32); 3) la polemica sul digiuno (Lc., 5,33-39); 4) le spighe raccolte in giorno di sabato e il riposo sabatico (Lc.,6,1-5); 5) la guarigione della mano atrofizzata compiuta in giorno di sabato (Lc., 6,6-11). Altre due polemiche sul riposo sabatico saranno ricordate più avanti e precisamente nella grande sezione che narra il viaggio di Gesù dalla Galilea a Gerusalemme (cf. Lc., 13,10-17 e 14, 1-16, dove rispettivamente si parla della donna ricurva e dell’idropico guariti in giorno di sabato).
Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Chiunque si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio”( Mt 5,22).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.
Preghiamo con la Chiesa: O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo...