28 Agosto 2018


Martedì XXI Settimana T. O.

 
Gesù ci dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono.” (Gv 10,27 - Acclamazione al Vangelo).

Dal Vangelo secondo Matteo 23,23-26: A volte, per tante ragioni, ci convinciamo ad adempiere a certi riti cultuali, sacrifici, o digiuni, ma spesso sono fatti senza amore, senza anima e quello che è peggio a scapito dei precetti più elementari di giustizia sociale e d’amore del prossimo. Come i farisei del Vangelo, lo abbiamo fatto solo per crederci in regola con Dio e con la nostra coscienza. I sentimenti che devono ispirare il culto devono essere impastati di obbedienza, di ringraziamento, di sincera contrizione. Ad accogliere gli insegnamenti dei farisei significa far scivolare tutto, la liturgia, il canto liturgico, la vita di ogni giorno, in un asfissiante formalismo che voterà alla morte per consunzione l’anima. Sarà il Nuovo Testamento a  dare le formule definitive: “Viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità» (Gv 4,21-24; Lc 11,41-42).

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti - Gaudium et spes 43: Il Concilio esorta i cristiani, cittadini dell’una e dell’altra città, di sforzarsi di compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del Vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile ma che cerchiamo quella futura , pensano che per questo possono trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno. A loro volta non sono meno in errore coloro che pensano di potersi immergere talmente nelle attività terrene, come se queste fossero del tutto estranee alla vita religiosa, la quale consisterebbe, secondo loro, esclusivamente in atti di culto e in alcuni doveri morali. La dissociazione, che si costata in molti, tra la fede che professano e la loro vita quotidiana, va annoverata tra i più gravi errori del nostro tempo. Contro questo scandalo già nell’Antico Testamento elevavano con veemenza i loro rimproveri i profeti e ancora di più Gesù Cristo stesso, nel Nuovo Testamento, minacciava gravi castighi. Non si crei perciò un’opposizione artificiale tra le attività professionali e sociali da una parte, e la vita religiosa dall’altra. Il cristiano che trascura i suoi impegni temporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso, e mette in pericolo la propria salvezza eterna

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge - Giuseppe Barbaglio (Il Vangelo di Matteo): La quarta invettiva (23-24) mostra un altro volto dell’atteggiamento farisaico di fronte alle esigenze divine messe per iscritto nella legge mosaica. Lo zelo per pratiche minuziose e supererogatorie, come il pagamento della decima su verdure insignificanti, quali la menta, l’anéto e il cumìno, coesisteva con la negligenza verso i comandamenti più importanti, cioè la giustizia, la misericordia e la fedeltà. La loro cecità spirituale trova espressione in un proverbio popolare che parla di capovolgimento di valori; essi con somma diligenza scolano le bevande per timore di essere contaminati dal moscerino, ma poi inghiottono il cammello. Fedeli nel piccolo, si dimostrano infedeli nel grande.

… trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà - Papa Francesco (Udienza Generale, 10 Settembre 2014): Un buon educatore punta all’essenziale. Non si perde nei dettagli, ma vuole trasmettere ciò che veramente conta perché il figlio o l’allievo trovi il senso e la gioia di vivere. È la verità. E l’essenziale, secondo il Vangelo, è la misericordia. L’essenziale del Vangelo è la misericordia. Dio ha inviato suo Figlio, Dio si è fatto uomo per salvarci, cioè per darci la sua misericordia. Lo dice chiaramente Gesù, riassumendo il suo insegnamento per i discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36). Può esistere un cristiano che non sia misericordioso? No. Il cristiano necessariamente deve essere misericordioso, perché questo è il centro del Vangelo. E fedele a questo insegnamento, la Chiesa non può che ripetere la stessa cosa ai suoi figli: «Siate misericordiosi», come lo è il Padre, e come lo è stato Gesù. Misericordia.

La fedeltà - Bruno Liverani - Giuseppe Barbaglio (Fedeltà, Sche de Bibliche Pastorli, Vol III): In genere, fedeltà traduce il termine ‘emet  ‘emunah (radice ‘nm), il cui significato fondamentale sembra essere quello di stabilità, sicurezza. In tal senso, la fedeltà e la consistenza degli impegni che Dio pone e l’infallibile efficacia delle sue promesse. Ma la parola che rende più profondamente l significato biblico è hesed (radice hsd), che noi normalmente si trova tradotta coi termini di misericordia bontà, ecc., ma che esprime propriamente la lealtà al patto concluso con il partner. Nel Nuovo Testamento il nostro tema è espresso dalla stessa terminologia del motivo della fede: pistis, pisteuó, pistos. [...].  La fedeltà è anche l’atteggiamento fondamentale che regola i rapporti umani nella comunità. L’uomo di ‘’emet è colui che si oppone alla menzogna, che parla sempre con lealtà, mantiene la parola data e usa rispetto verso il prossimo (Sal 15,1-5). Fedeltà è anche sinonimo di giustizia, osservanza delle giuste norme che ne regolano l’amministrazione pubblica; perciò è la qualità tipica dell’autorità, che la praticherà con particolare riguardo per i deboli (Pro 29,14). Fedele, inoltre, è l’uomo leale e degno di fiducia, che merita la stima di coloro che gli hanno affidato un determinato compito (Dn 6,5). Anche nei rapporti interpersonali è fondamentale il binomio hesed e ‘emet. Esse costituiscono l’atteggiamento che ci si attende dall’altro, una volta stabilito un rapporto di reciproco aiuto (Gs 2,12-14), e definiscono anche i legami personali più profondi come quelli che intercorrono tra padre e figlio (Gn 47,29).

Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Quinta invettiva: il formalismo farisaico. I Farisei avevano una cura meticolosa per non incorrere nella impurità legale (cf. Mc., 7,4), ma non avevano in pari tempo la stessa cura di evitare la sordidezza morale ed interiore. Prescrizioni ben determinate dovevano essere osservate per la purificazione (lavaggio) rituale degli utensili di cucina ed i Farisei distinguevano tra la parete interna ed esterna delle coppe e dei piatti; Gesù, servendosi del loro stesso linguaggio, oppone all’impurità legale dei recipienti l’impurità morale del contenuto; i piatti possono essere in condizione di purità legale, ma il loro contenuto non è sempre la conseguenza o la causa di bontà interiore; infatti possono essere consumati in piatti e coppe legalmente puri frutti di rapine e cibi abbondanti che fomentano l’intemperanza. (I quali) all’interno son pieni di rapina e d’intemperanza; alcuni codici latini e la Volgata hanno: voi (cioè: gli Scribi ed i Farisei) siete pieni di rapina...; questa lettura s’ispira a Lc., 11,39 ed al vers. 28 del presente capitolo. Intemperanza; vari codici hanno altro sostantivo: ingiustizia, impurità, cupidigia. Fariseo cieco, purifica prima l’interno della coppa; molti codici aggiungono: e del piatto. Gesù richiama l’ordine obiettivo dei valori; bisogna preoccuparsi che l’interno (το ἐντός) sia moralmente puro, poiché esso trasmetterà la necessaria purità a tutto ciò che tocca.

L’ottavo comandamento - Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2464: L’ottavo comandamento proibisce di falsare la verità nelle relazioni con gli altri. Questa norma morale deriva dalla vocazione del popolo santo ad essere testimone del suo Dio il quale è verità e vuole la verità. Le offese alla verità esprimono, con parole o azioni, un rifiuto di impegnarsi nella rettitudine morale: sono profonde infedeltà a Dio e, in tal senso, scalzano le basi dell’Alleanza.

Vivere nella verità - Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 2467-2470: L’uomo è naturalmente proteso alla verità. Ha il dovere di rispettarla e di attestarla: “A motivo della loro dignità tutti gli uomini, in quanto sono persone, . . . sono spinti dalla loro stessa natura e tenuti per obbligo morale a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. E sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e ordinare tutta la loro vita secondo le esigenze della verità”.
La verità in quanto rettitudine dell’agire e del parlare umano è detta veracità, sincerità o franchezza. La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi veri nei propri atti e nell’affermare il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall’ipocrisia.
“Sarebbe impossibile la convivenza umana se gli uomini non avessero confidenza reciproca, cioè se non si dicessero la verità”. La virtù della verità dà giustamente all’altro quanto gli è dovuto. La veracità rispetta il giusto equilibrio tra ciò che deve essere manifestato e il segreto che deve essere conservato: implica l’onestà e la discrezione. Per giustizia, “un uomo deve onestamente manifestare a un altro la verità”.
Il discepolo di Cristo accetta di “vivere nella verità”, cioè nella semplicità di una vita conforme all’esempio del Signore e rimanendo nella sua verità. “Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità” (1Gv 1,6 ).

Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi (Gv 8,32): Giovanni Paolo II (Omelia, 21 Febbraio 1979): Questa frase attesta soprattutto l’intimo significato della libertà, alla quale ci libera Cristo. Liberazione significa trasformazione interiore dell’uomo, che è conseguenza della conoscenza della verità. La trasformazione è dunque un processo spirituale, in cui l’uomo matura “nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4,24). L’uomo così maturo internamente diventa rappresentante e portavoce di tale “giustizia e santità vera” nei diversi ambiti della vita sociale. La verità ha importanza non solo per la crescita della umana consapevolezza, approfondendo in questo modo la vita interiore dell’uomo; la verità ha anche un significato e una forza profetica. Essa costituisce il contenuto della testimonianza e richiede una testimonianza. Troviamo questa forza profetica della verità nell’insegnamento di Cristo. Come profeta, come testimone della verità, Cristo ripetutamente si oppone alla non-verità; lo fa con grande forza e decisione e spesso non esita a biasimare il falso. Rileggiamo accuratamente il Vangelo; vi troveremo non poche espressioni severe, per es. “sepolcri imbiancati” (Mt 23,27), “guide cieche” (Mt 23,16), “ipocriti” (Mt 23,13.15.23.25.27.29), che Cristo pronuncia, consapevole delle conseguenze che lo aspettano.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  L’essenziale, secondo il Vangelo, è la misericordia.
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Suscita sempre nella tua Chiesa, Signore, lo spirito che animò il tuo vescovo Agostino, perché anche noi, assetati della vera sapienza, non ci stanchiamo di cercare te, fonte viva dell’eterno amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...