11 Agosto 2018

 Sabato XVIII Settimana T. O.

Oggi Gesù ci dice: “O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?” (Vangelo). 

Dal Vangelo secondo Matteo 17,14-20: Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo? L’impotenza dei discepoli è dovuta alla loro mancanza di fede, e questa risposta di Gesù è valida ancora oggi per noi. A volte sperimentiamo la sterilità della nostra fede, e dinanzi a problemi o ostacoli, piccoli come un granellino di senape o grandi come una montagna, siamo tentati a rinunciare al nostro credo. Per il discepolo che se si affida a Cristo nulla sarà impossibile. È questo il messaggio che l’evangelista Matteo vuole oggi consegnarci e nel quale ravvisiamo l’insegnamento dell’apostolo Paolo: “[...] «... la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,9-10).

Padre Lino Pedron: Il brano si articola sull’impotenza dei discepoli di guarire il fanciullo a causa della loro poca fede (v. 20), nel mezzo di una generazione senza fede (v. 17) e conclude presentando la potenza della vera fede (v. 20).
Per Matteo questo ragazzo è simbolo del popolo d’Israele incredulo (cfr Dt 32,5) che non ha percepito la presenza di Dio in mezzo a sé (v. 17). I discepoli non possono scacciare il demonio con le loro forze, ma solo con la potenza di Dio. La fede è l’unico mezzo per mettersi in contatto con Dio e usufruire della sua potenza.
Matteo richiama la parabola del granello di senapa (13,31-32) la cui crescita va molto al di là delle attese iniziali. Questo testo sembra contenere una contraddizione. Gesù rimprovera i discepoli per la loro poca fede e poi dice che un granellino di fede sposta le montagne.
Alcuni codici non parlano di poca fede (oligopistìa), ma di “nessuna fede” o di “incredulità”. Comunque si voglia leggere il testo, si tratta nel primo caso di “nessuna fede” o di “poca fede” esitante, contraddittoria e dubbiosa; nel secondo caso si parla di un granellino di fede autentica.

O generazione incredula e perversa! - Benedetto Prete (Vangelo secondo Matteo): Ci si attenderebbe che queste parole fossero rivolte ai Farisei più che alla folla. Ma l’espressione più che un’invettiva è uno sfogo del cuore angosciato del maestro che fino a quel momento constata come sia dura e difficile l’opera di penetrazione nelle menti degli uomini. Il lamento è originato dalla mancanza di fede e dallo smarrimento spirituale dei suoi contemporanei. Il lamento tuttavia contiene anche un accento di rimprovero per i presenti i quali accorrevano a Gesù per vederne i miracoli e non avevano buone disposizioni di spirito per comprenderne gli insegnamenti uniformarvi la vita. Marco nota che tra i presenti vi erano degli Scribi (cfr. Mc. 9,14).

Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui: Catechismo della Chiesa Cattolica 414.392: Satana o il diavolo e gli altri demoni sono angeli decaduti per avere liberamente rifiutato di servire Dio e il suo disegno. La loro scelta contro Dio è definitiva. Essi tentano di associare l’uomo alla loro ribellione contro Dio. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: “Diventerete come Dio” (Gen 3,5). “Il diavolo è peccatore fin dal principio” (1Gv 3,8), “padre della menzogna” (Gv 8,44).

Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo? - Cacciata dei demoni - Werner Wiskirchen: Nel mito dei racconti dell’antichità, su prodigiosi “uomini divini” riluce la verità che il mondo e gli uomini hanno bisogno di essere salvati. Secondo Marco Gesù inizia la sua attività con una cacciata di demoni. Il suo grido di araldo rivolto a Israele che annuncia l’immediata vicinanza della signoria di Dio nella sua persona è, nel contempo, grido di combattimento contro tutte le specie di demoni. “Se io scaccio i demòni con il dito di Dio (Matteo: nello Spirito di Dio), è dunque giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20). Gesù possiede lo Spirito santo puro e caccia i forti spiriti impuri dalla loro casa, dal momento che è più forte di loro. I demòni si manifestano soprattutto come causa di malattia e  possessione. Per mezzo della cacciata dei demoni Dio diventa Signore su Satana.
Satana, in quanto falso signore, tortura e schiavizza la creazione buona. Ciò si manifesta, secondo il modo di vedere di quel tempo, anche nelle catastrofi naturali, cosicché i miracoli sulla natura di Gesù traggono da qui il loro significato. Gesù vuole riportare la creazione allo stato iniziale di bontà. La salvezza abbraccia uomo intero visto nel suo mondo, quindi anche la corporeità. Agli occhi di Gesù ogni uomo è un malato in cerca di guarigione. Il potere di Gesù di cacciare i demoni è uno dei più importanti punti di partenza prepasquali per il titolo “Figlio di Dio”. La lotta di Gesù contro i demoni viene continuata dai discepoli (Mc 6,7) e dalla comunità (At 19,11-17). La potenza universale della superstizione e della falsa sapienza, la degenerazione della potenza politica e la sua trasfigurazione cultuale (cf. At 13,1ss) sono segni escatologici dell’impotente furore di Satana, il quale sa “che gli resta poco tempo” (Ap 12,12). La cacciata dei demòni a spettro universale è necessaria. La chiesa è forte soltanto nel nome di Gesù.

Giovanni Paolo II (Udienza Generale 20 Agosto 1986): Se l’azione di satana certamente causa molti danni - di natura spirituale e indirettamente di natura anche fisica - ai singoli e alla società, egli non è tuttavia in grado di annullare la definitiva finalità cui tendono l’uomo e tutta la creazione, il Bene. Egli non può ostacolare l’edificazione del regno di Dio, nel quale si avrà, alla fine, la piena attuazione della giustizia e dell’amore del Padre verso le creature eternamente “predestinate” nel Figlio-Verbo, Gesù Cristo. Possiamo anzi dire con san Paolo che l’opera del maligno concorre al bene (cf. Rm 8,28) e che serve a edificare la gloria degli “eletti” - (cf. 2Tm 2,10).
Così tutta la storia dell’umanità si può considerare in funzione della salvezza totale, nella quale è iscritta la vittoria di Cristo sul “principe di questo mondo” (Gv 12,31; 14,30; 16,11).
“Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai” (Lc 4,8), dice perentoriamente Cristo a satana. In un momento drammatico del suo ministero, a chi lo accusava in modo sfacciato di scacciare i demoni perché alleato di Beelzebul, capo dei demoni, Gesù risponde con quelle parole severe e confortanti insieme: “Ogni regno discorde cade in rovina, e nessuna città o famiglia discorde può reggersi. Ora, se satana scaccia satana, egli è discorde con se stesso. Come potrà dunque reggersi il suo regno? ... E se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio” (Mt 12,25-26.28). “Quando un uomo forte, bene armato fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa l’armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino” (Lc 11,21-22). Le parole pronunciate da Cristo a proposito del tentatore trovano il loro compimento storico nella croce e nella risurrezione del Redentore. Come leggiamo nella Lettera agli Ebrei, Cristo si è fatto partecipe dell’umanità fino alla croce “per ridurre all’impotenza, mediante la morte, colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo ... e liberare così quelli che . . . erano tenuti in schiavitù” (Eb 2,14-15). Questa è la grande certezza della fede cristiana: “il principe di questo mondo è stato giudicato” (Gv 16,11); “il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo” (1Gv 3,8), come ci attesta san Giovanni. Dunque il Cristo crocifisso e risorto si è rivelato come quel “più forte” che ha vinto “l’uomo forte”, il diavolo, e lo ha spodestato.
Alla vittoria di Cristo sul diavolo partecipa la Chiesa: Cristo, infatti, ha dato ai suoi discepoli il potere di cacciare i demoni (cf. Mt 10,1 e par. Mc 16,17). La Chiesa esercita tale potere vittorioso mediante la fede in Cristo e la preghiera (cf. Mc 9,29; Mt 17,19-20), che in casi specifici può assumere la forma dell’esorcismo.

Necessità e utilità della fede nella onnipotenza di Dio - Catechismo Tridentino (Parte Prima: La fede e il suo simbolo - Articolo Primo n. 24): Il Parroco mostrerà con quanta sapienza sia stato proposto nel Simbolo alla nostra fede quest’unico attributo di Dio, tralasciati gli altri che gli convengono. In realtà, proclamando Dio onnipotente, implicitamente veniamo a riconoscerlo onnisciente, dominatore e signore dell’universo. Inoltre, se riteniamo per certo che egli può fare tutto, ne segue che riconosceremo in lui tutte quelle altre perfezioni, mancando le quali ci riuscirebbe incomprensibile l’esercizio della onnipotenza. Infine nulla meglio della persuasione che Dio tutto può fare, potrebbe corroborare in noi i sentimenti di fede e di speranza. La ragione, guadagnata la nozione dell’onnipotenza divina, aderirà senza ombra di esitazione a qualunque cosa sia necessario credere, per quanto insigne e mirabile, per quanto superiore alle leggi e all’ordine di natura. Anzi riterrà tanto più agevolmente doversi prestare fede, quanto più sublimi sono le manifestazioni degli oracoli divini. Cosi, sul terreno delle sante speranze, l’animo sarà sbigottito dalla grandezza della meta agognata; ma trarrà coraggio e fiducia dal pensiero frequente, che nulla è impossibile all’onnipotenza di Dio.
Di questa fede dovremo in particolare modo premunirci quando ci accingiamo a compiere qualcosa di notevole per il vantaggio del prossimo, o quando con le preghiere desideriamo impetrare qualcosa da Dio. Per il primo caso lo stesso Signore ci ammaestrò quando, rimproverando agli apostoli la loro incredulità, esclamo: Se avrete fede quanto un granello di senapa, direte a questo monte: passa di là; e passerà, e niente vi sarà impossibile (Mt 17,19). Per il secondo, abbiamo la testimonianza di san Giacomo: Chi chiede, chieda con fede, senza esitare; chi esita, è simile all’onda del mare, spinta in ogni lato dal vento; e non s’illuda di ottenere qualcosa da Dio.
Tale fede del resto ci procura parecchi altri importanti vantaggi: ci educa innanzi tutto alla modestia e all’umiltà dello spirito, come suggerisce il Principe degli Apostoli: Umiliatevi sotto la potente mano di Dio (1Pt 5,6). In secondo luogo ci insegna a non tremare, poiché null’altro v’è da temere se non Dio solo, che tiene in suo potere noi e tutte le nostre cose. Ammonisce infatti il Salvatore: Io vi additerò chi dobbiate temere: temete Colui che, dopo avervi tolta la vita, ha potere di mandarvi all’inferno (Lc 12,5). Infine ci aiuta a riconoscere e a celebrare i benefici immensi che Dio ci ha elargito; poiché chi riconosce Dio onnipotente, non può avere ingratitudine sì nera da non gridare spessissimo: Grandi cose ha fatto per me Colui che è potente (Lc 1,49).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Tale fede del resto ci procura parecchi altri importanti vantaggi: ci educa innanzi tutto alla modestia e all’umiltà dello spirito, come suggerisce il Principe degli Apostoli: Umiliatevi sotto la potente mano di Dio (1Pt 5,6)” (Catechismo Tridentino).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Preghiamo con la Chiesa: Dio misericordioso, che hai ispirato a santa Chiara un ardente amore per la povertà evangelica, per sua intercessione concedi anche a noi di seguire Cristo povero e umile, per godere della tua visione nella perfetta letizia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te...