26 Novembre 2025
Mercoledì XXXIV Settimana T. O.
Dn 5,1-6.13-14.16-17.23-28; Cant. Dn 3,62-67; Lc 21,12-19
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai voluto ricapitolare tutte le cose
in Cristo tuo Figlio, Re dell'universo,
fa' che ogni creatura,
libera dalla schiavitù del peccato,
ti serva e ti lodi senza fine.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell'unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Catechismo della Chiesa Cattolica - Persecuzione della Chiesa 675 Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il «mistero di iniquità» sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne.
769 «La Chiesa [...] non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo», al momento del ritorno glorioso di Cristo. Fino a quel giorno, «la Chiesa prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio». Quaggiù si sente in esilio, lontana dal Signore; «anela al regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi al suo Re nella gloria». Il compimento della Chiesa e per suo mezzo del mondo nella gloria non avverrà se non attraverso molte prove. Allora soltanto, «tutti i giusti, a partire da Adamo, “dal giusto Abele fino all'ultimo eletto”, saranno riuniti presso il Padre nella Chiesa universale».
1816 Il discepolo di Cristo non deve soltanto custodire la fede e vivere di essa, ma anche professarla, darne testimonianza con franchezza e diffonderla: «Devono tutti essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini, e a seguirlo sulla via della croce attraverso le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa». Il servizio e la testimonianza della fede sono indispensabili per la salvezza: «Chi [...] mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli» (Mt 10,32-33).
I Lettura: Le parole che dita misteriose tracciano sul muro sono foriere di condanna per un re pagano che ha oltraggiato il Dio di Israele (vv.1-4.22-28). Il re Baldassàr vuole colmare di doni Daniele che ha interpretato le parole misteriose, ma il profeta rifiuta i regali di un re la cui sorte è già stata segnata da un giudizio vero e inappellabile da parte di Dio. Iahvè, il Dio di Israele, è l’unico vero Dio signore della storia e della vita degli uomini: questo è il messaggio che il profeta Daniele vuole trasmettere a un popolo impaurito, esule in terra straniera, e che forse ha perduto la speranza.
Vangelo
Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
La persecuzione non è un incidente di percorso per i discepoli di Gesù, è parte integrante della sequela. Essi saranno traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, eppure non dovranno difendersi perché Dio sarà loro difesa con la certezza che nemmeno un capello del loro capo andrà perduto.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,12-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza.
Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Parola del Signore
La persecuzione contro la Chiesa darà ai discepoli occasione di dare testimonianza. La persecuzione comunque è volta al tentativo di cancellare il nome di Gesù.
La consegna alle sinagoghe e alle prigioni è forse un espediente per sottolineare la matrice religiosa e statale-temporale della persecuzione contro i discepoli del Risorto. Il termine testimonianza è desunto dal greco martyrion da cui viene la parola martirio e va inteso come atto del testimoniare la propria fede fino al sacrifico della vita.
All’annuncio della persecuzione a motivo della fede (Cf. Gv 15,20), si accompagna la promessa dell’assistenza divina: il discepolo deve guardare al martirio con estrema serenità in quanto ha la certezza che nemmeno un capello del suo capo perirà.
Questa parola di Gesù è un proverbio noto nell’Antico Testamento (Cf. 1Sam 14,45; 2Sam 14,1; 1Re 1,52), a cui Luca fa più volte riferimento (Cf. Lc 12,7; At 27,34).
L’essere cristiani pone nella condizione di essere perseguitati, calunniati, odiati per il nome di Cristo, anche dal padre o dal fratello. Il martirio, affrontare la morte per la fede, per il cristiano non è un incidente di percorso o qualcosa di molto improbabile, infatti, il «Battesimo impegna i cristiani a partecipare con coraggio alla diffusione del Regno di Dio, cooperandovi se necessario col sacrificio della stessa vita» (Benedetto XVI).
Essere cristiani non significa non subire alcun danno o offesa, ma che ogni sofferenza verrà ricompensata e niente andrà perduto, neppure un capello. Essere discepoli di Cristo è una scelta che riserva un calice amaro: è il prezzo della verità.
Il mondo del male, coalizzato contro i cristiani, potrà fare a pezzi i loro corpi, ma essi non devono temere perché sono già nella gioia del possesso del regno dei cieli (Mt 5,11-12).
«Gesù chiama alla gioia, paradossalmente, i discepoli vittime di ogni angheria. Essi pagano un prezzo alto l’adesione a Cristo. Ma grande sarà anche la ricompensa celeste ed escatologica. Nessuna meraviglia per questo destino di persecuzione, perché già i profeti sono stati perseguitati; così sarà dei discepoli di Gesù» (Giuseppe Barbaglio).
Che i profeti e i discepoli di Gesù siano accomunati al suo destino di persecuzione è attestato da Luca 11,49-50: «Per questo la sapienza di Dio ha detto: “Manderò loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno”, perché a questa generazione sia chiesto conto del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo».
Una comunanza di morte che con la sua lunga scia di sangue ha lambito ben duemila anni di storia cristiana!
Il cristiano sa attendere con pazienza la venuta del suo Salvatore. Sa essere paziente imitando la pazienza di Dio. Sa essere perseverante nella fede perché la perseveranza è la porta della salvezza. La perseveranza è la carta di identità del cristiano e allo stesso tempo la carta vincente: «Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita».
Avrete allora occasione di dare testimonianza - Maurice Prat e Pierre Grelot - I testimoni di Gesù: 1. La testimonianza apostolica. - Per giungere agli uomini la testimonianza assume una forma concreta: la predicazione del vangelo (Mt 24, 14). Per portarla a tutto il mondo gli apostoli sono costituiti testimoni di Gesù (Atti 1, 8): dovranno attestare solennemente dinanzi agli uomini tutti i fatti avvenuti dal battesimo di Giovanni fino alla ascensione di Gesù, e specialmente la risurrezione che ha consacrato la sua sovranità (1, 22; 2, 32; ecc.). La missione di Paolo viene definita negli stessi termini: sulla via di Damasco egli è stato costituito testimone di Cristo dinanzi a tutti gli uomini (22, 15; 26, 16); in terra pagana egli attesta dovunque la risurrezione di Gesù (1 Cor 15, 15), e la fede nasce nelle comunità con l’accettazione di questa testimonianza (2 Tess 1, 10; 1 Cor 1, 6). Stessa identificazione del vangelo e della testimonianza negli scritti giovannei. Il racconto evangelico è un’attestazione data da un testimone oculare (Gv 19, 35; 21, 24); ma la testimonianza, ispirata dallo Spirito (Gv 16, 13), verte pure sul mistero che i fatti nascondono: il*mistero del Verbo di vita venuto nella carne (l Gv 1, 2; 4, 14). I credenti che hanno accettato questa testimonianza apostolica hanno ormai in sé la testimonianza stessa di Gesù, che è la profezia dei tempi nuovi (Apoc 12, 17; 19, 21). Perciò i testimoni incaricati di trasmetterla riprendono i tratti dei profeti antichi (11, 3-7).
2. Dalla testimonianza al martirio. - La funzione dei testimoni di Gesù è messa ancor più in evidenza quando devono rendere testimonianza dinanzi alle autorità ed ai tribunali, secondo la prospettiva che Gesù apriva già ai Dodici (Mc 13, 9; Mt 10, 18; Lc 21, 13 s). Allora l’attestazione assume un carattere solenne, ma prelude sovente alla sofferenza. Di fatto, se i credenti sono perseguitati, si è «a motivo della testimonianza di Gesù» (Apoc 1, 9). Stefano per primo ha suggellato la sua testimonianza con il suo sangue versato (Atti 22, 20).
La stessa sorte attende quaggiù i testimoni del vangelo (Apoc 11, 7): quanti saranno sgozzati «per la testimonianza di Gesù e la parola di Dio» (6, 9; 17, 6)! Babilonia, la potenza nemica che si accanisce contro la città celeste, si inebrierà del sangue di questi testimoni, di questi martiri (17, 6). Ma riporterà soltanto una vittoria apparente. In realtà saranno essi ad aver vinto, con Cristo, il diavolo, «mediante il sangue dell’agnello e la parola della loro testimonianza» (12, 11). Il martirio è la testimonianza della fede consacrata dalla testimonianza del sangue.
Il frutto della persecuzione: Raymond Deville: La gioia della speranza (Rom 12,12) è il frutto della persecuzione così sopportata: «Beati sarete voi quando vi oltraggeranno, vi perseguiteranno... per causa mia. Gioite ed esultate...» (Mt 5,11s). Questa promessa di Gesù si realizza nel cristiano che «si gloria nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce la costanza, la costanza la virtù provata, la virtù provata la speranza, e la speranza non delude...» (Rom 5,3ss; cfr. Giac 1,2ss). Egli «sovrabbonda di gioia nelle tribolazioni» (2 Cor 7,4; 12,10; Col 1,24; cfr. Atti 5,41; Ebr 10,34). La consolazione nella tribolazione (2Cor 1,3-10) è un frutto dello Spirito (1Tess 1,6; Atti 13,52; cfr. Gal 5,22), e nello stesso tempo il segno della presenza del regno.
Scritta durante una terribile prova, l’Apocalisse, specchio della vita della Chiesa, alimenta questa gioiosa speranza nel cuore dei perseguitati, assicurandoli della vittoria di Gesù e della instaurazione del regno. Ad ognuno di essi, come a tutta la Chiesa il Signore risorto rivolge sempre questo messaggio: «Non temere le sofferenze che ti aspettano; il demonio sta per gettare al di voi in carcere per tentarvi ed avrete di giorni di prova. Rimani fedele fino alla mo te, ed io ti darò la corona della vita» (Apoc 2,10).
Gli apostoli saranno perseguitati - Cirillo di Alessandria (Commento a Luca, omelia 139): Gesù dà loro segni chiari ed evidenti del tempo in cui si avvicina la fine del mondo. Dice che ci saranno ovunque guerre, tumulti, carestie e epidemie. Ci sarà terrore e grandi segni provenienti dal cielo. Come un altro evangelista dice: Tutti gli astri cadranno dal cielo e i cieli si avvolgeranno come un rotolo e le potenze dei cieli saranno sconvolte (Mt 24,29).
In mezzo a questo, il Salvatore pone quanto riguarda la presa di Gerusalemme. Mescola insieme le considerazioni in entrambe le parti della narrazione. Prima di tutte queste cose dice: Essi metteranno le loro mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, e trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome. Questo vi darà occasione di render testimonianza.
Prima della fine dei tempi, la terra dei Giudei fu presa prigioniera e le armate dei romani la invasero. Essi bruciarono il tempio, rovesciarono il loro governo nazionale ...e fecero mancare i mezzi per il culto prescritto dalla Legge. Essi non hanno più avuto sacrifici, ora che il tempio è stato distrutto. Il paese dei Giudei, assieme alla stessa Gerusalemme, è stato lasciato completamente deserto. Prima che queste cose avvenissero, essi hanno perseguitato i santi discepoli. Li hanno imprigionati e hanno preso parte a processi insopportabili. Hanno portato i discepoli dinanzi a giudici e li hanno mandati dai re. Paolo è stato mandato a Roma da Cesare. [ ... ] Cristo promette, comunque, che li assisterà sicuramente e completamente. Dice che non un capello della loro testa perirà.
Il Santo del Giorno - 26 Novembre 2025 - Beato Giacomo Alberione. Apostolo dei mezzi di comunicazione, padre della grande famiglia paolina - La comunicazione è la dimensione fondamentale della vita di fede: si riceve l’annuncio del Risorto da qualcuno che ce ne dà notizia e a nostra volta siamo chiamati a portare l’«informazione» agli altri. E a partire da questa esigenza comunicativa si è avviato l’impegno del beato Giacomo Alberione, autentico apostolo dei mezzi della comunicazione moderni. Nato a San Lorenzo di Fossano (Cuneo) nel 1884, venne ordinato prete nel 1907 e la sua prima esperienza pastorale fu a Narzole (Cuneo), nella parrocchia di San Bernardo. Nella notte che segnava il passaggio al nuovo secolo, nel 1900, ebbe un’intesa esperienza spirituale che gli fece comprendere di essere chiamato a usare i mezzi di comunicazione dell’età moderna per portare il Vangelo. Fu l’inizio della storia della grande famiglia religiosa paolina, composta da cinque congregazioni religiose, quattro istituti di consacrati secolari e un’associazione di laici: il 20 agosto 1914 avviò la «Scuola Tipografica Piccolo Operaio», che poi fu la «Pia Società San Paolo», e nel 1915 fu la volta delle Figlie di San Paolo, nate grazie al contributo di Teresa Merlo. Nel 1923 una grave malattia sembrava dover fermare il cammino di Alberione, il quale però si riprese e continuò nel suo impegno. Dal suo carisma nacquero «Vita Pastorale» (1912), il foglio «La Domenica», «Famiglia Cristiana» (1931) e «Il Giornalino». Morì a 87 anni nel 1971 ed è beato dal 2003. (Matteo Liut)
O Padre, che ci hai nutriti
con il pane della vita immortale,
fa' che obbediamo con gioia
ai comandamenti di Cristo, Re dell'universo,
per vivere senza fine con lui nel regno dei cieli.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.