25 Novembre 2025
Martedì XXXIV Settimana T. O.
Dn 2,31-45; Cant 3,57-621; Lc 21,5-11
Colletta
Ridesta, o Signore, la volontà dei tuoi fedeli,
perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza,
ottengano in misura sempre più abbondante
i doni della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
... quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?: Giovanni Paolo II (Omelia, 19 novembre 1995): Alla domanda: “Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?” (Lc 21,7), Cristo dà una risposta che direttamente riguarda la distruzione di Gerusalemme, ma potrebbe anche riferirsi alla fine del mondo. Preannuncia guerre e rivolgimenti, ammonendo contro i falsi messia: “Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo” (Lc 21,10-11). Simili eventi accompagnarono la caduta di Israele e la distruzione di Gerusalemme ad opera dei Romani, ma si può dire che si sono realizzati anche in altre epoche della storia. Non ha forse visto il nostro secolo molte guerre e rivoluzioni? La storia dell’uomo e quella dell’umanità portano il segno del loro destino escatologico. L’orientamento del tempo verso le “ultime realtà” ci rende consapevoli di non avere sulla terra una stabile dimora. Siamo infatti in attesa di un eterno destino, costituito da quel mondo futuro, l’eone redento, in cui abitano stabilmente la giustizia e la pace.
I Lettura: L’annuncio del brano veterotestamentario è foriero di speranza per il popolo d’Israele in cattività. Il profeta preconizza un futuro che sarà gravido di terrore, di sangue, di catene, eventi inevitabili nella storia umana, ma alla fine a trionfare sulla brutalità umana sarà IAHVE, il Dio d’Israele, l’unico vero Dio.
Dopo il regno babilonese (v. 39) il regno medo-persiano e quello di Alessandro il Macedone (v. 39), ne verrà un quarto, il regno dei Seleucidi d’Antiochia, ai quali apparterrà Antioco Epifane (vv. 41-43). Ma tutti questi regni sono destinati alla dissoluzione. Sulle loro macerie IAHVE, il Dio d’Israele, l’unico vero Dio, costruirà il suo regno, senza bisogno dell’intervento umano (vv. 34-35.44-45), un regno che sarà eterno.
Israele quindi non venga meno nella sua speranza: al dolore e alla persecuzione seguirà la gioia e la libertà.
Vangelo
Non sarà lasciata pietra su pietra.
Non c’è nulla di nuovo sotto il sole dice il sapiente (Qo 1,9), eppure nonostante le smentite ancora circolano falsi profeti e pseudo veggenti abili divulgatori di paure e di angoscia: Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! La storia che ci ricorda il Vangelo fonda sulla infedeltà del popolo. Il tempio d’Israele, casa di Dio, abitata dalla gloria di Dio, ha mancato alla funzione messianica: perciò nonostante la sua magnificenza, il tempio sarà distrutto: non sarà lasciata pietra su pietra.
Con l’incarnazione del Verbo Dio pianterà la sua tenda in mezzo agli uomini e in essa si compiacerà (Gv 1,14: 1Cor 3,16; 2Cor 6,16; Ef 2,20.22).
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 21,5-11
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Parola del Signore.
Segni premonitori della distruzione di Gerusalemme (21,10-11) - Alois Stöger (Vangelo secondo Luca): Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno grandi terremoti e, in vari luoghi, carestie e pestilenze, e verranno dal cielo spaventosi eventi e segni portentosi».
Il discorso introduce delle novità. Esso annuncia dei segni. Vi sono delle oscurità in queste parole. A quanto pare, Luca le spiega come segni della distruzione di Gerusalemme e del tempio. Egli dà uno sguardo retrospettivo agli avvenimenti e sa che la catastrofe si era annunciata con dei segni premonitori. La parola di Gesti, annunciante appunto questi ultimi, si è adempiuta.
I segni riguardano tutto ciò che circonda l’uomo. Attorno a lui vacilla ogni cosa che serve ad assicurargli la vita. L’ordine pacifico viene sommerso da guerre tra i vari popoli; la stabilità della terra è scossa da terremoti; l’esistenza è messa in forse dalla carestia e dalle pestilenze; l’ordine dei corpi celesti è sconvolto da spaventevoli apparizioni. Non sappiamo da quali avvenimenti della storia a lui contemporanea Luca deducesse l’avveramento di queste predizioni. Pensava forse alle guerre scatenate dalle rivolte delle legioni romane? Forse alla situazione confusa creatasi in Palestina prima dello scoppio della guerra giudaica? Alle notizie di terremoti che in quel tempo avevano devastato la Frigia? Egli conosce certamente la carestia che aveva imperversato sotto l’imperatore Claudio (cf. Atti, 11, 28). Secondo la tradizione giudaica, nell’anno 66 compare sulla città di Gerusalemme un astro in forma di spada; una cometa brilla in cielo per un anno intero. Sei giorni dopo lo scoppio della guerra giudaica sembra che in cielo si rincorrano dei carri di guerra. Nella festa di Pentecoste di questo stesso anno, i sacerdoti nel tempio sentono un grido notturno con queste parole: «Andiamo via da questo luogo!». Marco ha visto in questi segni premonitori «l’inizio delle doglie» che inaugurano «la rinascita del mondo» (Mt. 19, 28) e il suo rinnovamento per intervento di Dio. Sebbene Luca leggesse queste cose nel modello che teneva davanti a sé, egli non ne parla affatto, ma spiega questi segni non come inizio dei guai che verranno alla fine dei tempi, ma come prodromi della caduta di Gerusalemme, e interpreta la profezia mediante avvenimenti storicamente accaduti. Il corso della storia non viene stabilito soltanto da cause insite nel mondo, ma dal consiglio di Dio. Anche se vista così, la storia nasconde in sé molti misteri.
Il falso messianismo - “Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome”. Queste parole di Gesù sono state sempre attuali nella storia millenaria della Chiesa. Però mai come oggi acquistano un sapore più amaro. Mai come oggi l’uomo, il credente, i cristiani, sono assediati da innumerevoli falsi messia. Quante sette, o sedicenti movimenti cristiani, preannunciano come imminente la venuta del Signore, seminando quasi sempre il terrore, la tristezza, la paura, la paralisi della fede.
Gesù ci dice: “Non seguiteli”. Anche san Pietro ha dovuto fare i conti con gente simile. In una sua lettera leggiamo: “Questo anzitutto dovete sapere; che verranno negli ultimi giorni schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo le proprie passioni, e diranno: «Dov’è la promessa della sua venuta? Dal giorno in cui i nostri padri chiusero gli occhi tutto rimane come al principio della creazione»” (2Pt 3,3-4). A questa contestazione l’apostolo risponde con parole che dovrebbero sconvolgere il nostro cuore: “Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell’adempire la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma tutti abbiano modo di pentirsi” (2Pt 3,8-9).
Ai menagramo di tutti i tempi il cristiano risponde con la pazienza di Dio. Ai seminatori di tempesta, a tutti coloro che vorrebbero un Dio irato pronto a incenerire il perverso mondo, la Chiesa risponde con il suo amore e con l’amore del suo Dio. La fine del mondo non è il trionfo della impazienza di un Dio arrabbiato, ma il trionfo della vita sulla morte, della gioia sulla sofferenza. È il trionfo dell’amore gratuito e il giorno della misericordia infinita; sarà anche un giorno di giustizia piena e totale, ma a giudicarci sarà l’Amore e ci giudicherà sull’amore (Cf Mt 25,31-46). E il Signore vuole che tutti gli uomini entrino nella sua gioia, ecco perché ritarda e usa pazienza. Il modo migliore per attendere Cristo giudice è quello di chiamarlo e desiderarlo come facevano i primi cristiani: “Vieni, Signore Gesù”.
Terra nuova e cielo nuovo - Gaudium et spes n. 39: Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità e non sappiamo in che modo sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo però dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini.
Allora, vinta la morte, i figli di Dio saranno risuscitati in Cristo, e ciò che fu seminato in infermità e corruzione rivestirà l’incorruttibilità; resterà la carità coi suoi frutti, e sarà liberata dalla schiavitù della vanità tutta quella realtà che Dio ha creato appunto per l’uomo.
Certo, siamo avvertiti che niente giova all’uomo se guadagna il mondo intero ma perde se stesso. Tuttavia l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo della umanità nuova che già riesce ad offrire una certa prefigurazione, che adombra il mondo nuovo.
Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, tale progresso, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, è di grande importanza per il regno di Dio. Ed infatti quei valori, quali la dignità dell’uomo, la comunione fraterna e la libertà, e cioè tutti i buoni frutti della natura e della nostra operosità, dopo che li avremo diffusi sulla terra nello Spirito del Signore e secondo il suo precetto, li ritroveremo poi di nuovo, ma purificati da ogni macchia, illuminati e trasfigurati, allorquando il Cristo rimetterà al Padre «il regno eterno ed universale: che è regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace».
Qui sulla terra il regno è già presente, in mistero; ma con la venuta del Signore, giungerà a perfezione.
La vicinanza delle guerre - Massimo di Torino (Sermoni 85, 1): Forse, fratelli, siete tentati perché sentiamo dire continuamente che avvengono tumulti di guerra e incursioni di combattenti; e il fatto che avvengano in questi nostri tempi potrebbe forse tentare maggiormente la vostra carità. Ma il motivo è questo, che cioè, quanto più vicini siamo alia rovina del mondo, tanto più siamo vicini al regno del Salvatore.
Lo stesso Signore dice: Negli ultimi giorni una nazione si solleverà contro un’altra e un regno contro un altro regno. Quando vedrete guerre, terremoti, carestie, sappiate che il regno è vicino. Dunque questa vicinanza delle guerre dimostra che Cristo ci è più vicino.
Il Santo del Giorno - 25 Novembre 2025 - Santa Caterina d’Alessandria. La fede è il volto di una giovane il cui coraggio cambia la storia: La fede cristiana è una forza capace di andare controcorrente, di resistere alle intemperie del mondo. È portatrice di bellezza ed energia, motore di una trasformazione che cambia la storia e porta l’umanità verso l’abbraccio dell’infinito amore di Dio. C’è tutto questo dietro alla vicenda di santa Caterina d’Alessandria, giovane martire diciottenne, il cui profilo biografico è affidato più alla tradizione popolare che ai documenti storici, ma il cui culto radicato parla di una devozione antica che continua a ispirare molti. Quando nel 305 Massimino Daia fu proclamato “cesare” per l’Oriente, ad Alessandria vi furono grandi festeggiamenti, che prevedevano anche riti pagani, come l’offerta in sacrificio di animali, un obbligo cui erano sottoposti tutti i sudditi. Caterina, che era figlia di una famiglia nobile, non solo non volle compiere i sacrifici prescritti ma si presentò con coraggio a palazzo e chiese a Massimino di riconoscere in Gesù Cristo l’unico salvatore dell’umanità. L’uomo, allora, non riuscendo a convincerla propose alla giovane il matrimonio, al quale Caterina si oppose senza esitazione. Fu quindi condannata a morire straziata da una ruota dentata, ma fu miracolosamente salvata e per questo venne poi decapitata. Secondo il racconto leggendario alcuni angeli avrebbero portato il suo corpo da Alessandria fino al Sinai, dove ancora oggi l’altura vicina a Gebel Musa (Montagna di Mosè) porta il nome di Gebel Katherin. (Matteo Liut)
Dio onnipotente,
che ci dai la gioia di partecipare ai divini misteri,
non permettere che ci separiamo mai da te,
fonte di ogni bene.
Per Cristo nostro Signore.