21 Novembre 2025
 
Presentazione della Beata Vergine Maria
 
1Mac 4,36-37.52-59; Cantico 1Cr 29,10-12; Lc 19-45-48
 
Colletta
Nella gloriosa memoria della santissima Vergine Maria
concedi anche a noi, o Signore, per sua intercessione,
di partecipare alla pienezza della tua grazia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Benedetto XVI (Omelia 16 Marzo 2008): Durante l’ingresso a Gerusalemme, la gente rende omaggio a Gesù come figlio di Davide con le parole del Salmo 118 [117] dei pellegrini: “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!” (Mt 21,9). Poi Egli arriva al tempio. Ma là dove doveva esservi lo spazio dell’incontro tra Dio e l’uomo, Egli trova commercianti di bestiame e cambiavalute che occupano con i loro affari il luogo di preghiera. Certo, il bestiame lì in vendita era destinato ai sacrifici da immolare nel tempio. E poiché nel tempio non si potevano usare le monete su cui erano rappresentati gli imperatori romani che stavano in contrasto col Dio vero, bisognava cambiarle in monete che non portassero immagini idolatriche.
Ma tutto ciò poteva essere svolto altrove: lo spazio dove ora ciò avveniva doveva essere, secondo la sua destinazione, l’atrio dei pagani. Il Dio d’Israele, infatti, era appunto l’unico Dio di tutti i popoli. E anche se i pagani non entravano, per così dire, nell’interno della Rivelazione, potevano tuttavia, nell’atrio della fede, associarsi alla preghiera all’unico Dio. Il Dio d’Israele, il Dio di tutti gli uomini, era in attesa sempre anche della loro preghiera, della loro ricerca, della loro invocazione. Ora, invece, vi dominavano gli affari - affari legalizzati dall’autorità competente che, a sua volta, era partecipe del guadagno dei mercanti. I mercanti agivano in modo corretto secondo l’ordinamento vigente, ma l’ordinamento stesso era corrotto. “L’avidità è idolatria”, dice la Lettera ai Colossesi (cfr 3,5). È questa l’idolatria che Gesù incontra e di fronte alla quale cita Isaia: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera” (Mt 21,13; cfr Is 56,7) e Geremia: “Ma voi ne fate una spelonca di ladri” (Mt 21,13; cfr Ger 7,11). Contro l’ordine interpretato male Gesù, con il suo gesto profetico, difende l’ordine vero che si trova nella Legge e nei Profeti.
Tutto ciò deve oggi far pensare anche noi come cristiani: è la nostra fede abbastanza pura ed aperta, così che a partire da essa anche i “pagani”, le persone che oggi sono in ricerca e hanno le loro domande, possano intuire la luce dell’unico Dio, associarsi negli atri della fede alla nostra preghiera e con il loro domandare diventare forse adoratori pure loro? La consapevolezza che l’avidità è idolatria raggiunge anche il nostro cuore e la nostra prassi di vita? Non lasciamo forse in vari modi entrare gli idoli anche nel mondo della nostra fede? Siamo disposti a lasciarci sempre di nuovo purificare dal Signore, permettendoGli di cacciare da noi e dalla Chiesa tutto ciò che Gli è contrario?
 
I Lettura: La resistenza armata contro le truppe di Antioco Epifane non nasce dall’odio o dalla vendetta, ma dal desiderio di ripristinare il vero culto che i persecutori cercavano di cancellare con violenza e rabbia. Quindi una “ragione religiosa”, un conflitto religioso teso unicamente a purificare il santuario e a riconsacrarlo in quanto considerato come centro della vita di Israele e luogo santo necessario per l’osservanza sine glossa della Legge.
 
Vangelo
Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri.
 
Tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo: Gesù parlava e insegnava con autorità, e questo impressionava sia il popolo che le autorità pubbliche e spirituali d’Israele. I dottori della Legge, quando insegnavano, cercavano il fondamento al loro insegnamento nella Legge o nella tradizione. Gesù parlava e insegnava senza bisogno di tutto ciò. La sua parola aveva l’autorità in se stessa: Avete inteso che fu detto agli antichi… Ma io vi dico… (Mt 5,21, ecc.). Questa autorità si manifestava sopra tutto nella sua condotta. Guariva gli infermi anche in giorno di sabato, rimetteva i peccati, toccava i lebbrosi per sanarli nel corpo, sedeva a mensa con i peccatori, non temeva di rimproverare pubblicamente i farisei e i sadducei, la potenza della sua parola liberava gli ossessi e gli indemoniati dalla tirannia di Satana. La purificazione del tempio vuole andare al di là del gesto, e questo si recepisce sopra tutto nel Vangelo di Giovanni. Al di là del mercimonio a Gesù preme infatti affermare che lui è il Figlio di Dio che difende i diritti del Padre suo, e che ora, nella pienezza del tempo vi è un nuovo tempio: i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo (Gv 2,18-21). Il gesto di Gesù sconcerta i sacerdoti, gli scribi e i capi del popolo, per loro uccidere Gesù oramai è l’unica soluzione, bisogna attendere soltanto il momento propizio.
 
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19,45-48
 
In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.
 
Parola del Signore.
 
La mia casa è casa di preghiera - Javer Pikaza (Vangelo secondo Luca): L’ascesa di Gesù a Gerusalemme culmina nel tempio che, nell’episodio della sua infanzia (2,49), aveva chiamato casa o luogo del Padre. Dal tempio era venuta la parola di Dio che collegandosi con la vecchia tradizione d’Israele, aveva indirizzato la storia degli uomini verso il suo compimento (cf 1,5s ). Al tempio portarono Gesù quando era bambino, per presentarlo al Padre (2,22), e nel tempio era risuonato il canto di gioia e di promessa del vecchio Simeone (2,25-38). Lì era cominciata l’attività di Gesù che discuteva coi dottori del suo popolo (2,41-52) e lì egli conclude ora il suo viaggio (19,45-48).
Questa venuta di Gesù al tempio acquista il carattere d’una «purificazione». I giudei hanno trasformato la casa di Dio in un luogo di commercio, nel quale si cambiano le monete necessarie per il tributo sacro, e si comprano e si vendono i diversi animali destinati ai sacrifici. In prospettiva ritualistica, questo commercio è necessario; però agli occhi di Gesù, che vede il tempio come il luogo di Dio e il luogo della preghiera e dell’incontro col Padre, questo commercio è immorale. Perciò purifica il tempio con un gesto che suscita l’opposizione delle autorità costituite (sacerdoti e giuristi).
Questa opposizione si aggiunge a quella che avevamo già notata in occasione della entrata trionfale nel giorno delle Palme (19,39-40). Allora erano i farisei che si scandalizzavano per averlo sentito acclamare come «colui che viene ... nel nome del Signore». Ora sono i sacerdoti e i dottori che si oppongono al suo modo di agire riguardo all’antico tempio. Gesù resta solo di fronte agli uni e agli altri. Da questo momento la sua storia sarà la storia d’una battaglia che è perduta in partenza e che termina con la morte del profeta. Ma, allo stesso tempo, sarà la storia del trionfo decisivo (ascensione). La verità del vecchio tempio terreno resta superata nel momento in cui Gesù sale al cielo (At 1,9-11). In cielo appunto, alla destra del Padre, si trova la sua pienezza e il vero luogo di salvezza per gli uomini (cf At 7,54-60; Lc 22,68-69).
Perciò, sebbene il tempio sia all’inizio il centro dell’assemblea ecclesiale (cf At 5,12), la sua importanza è tramontata. I credenti hanno, d’ora in poi, due focolari.
Il primo focolare è, da un lato, il mondo verso il quale devono camminare con il messaggio salvatore del vangelo; il secondo focolare finale, verso il quale tende ogni loro via, è il mistero di Gesù, esaltato alla destra del Padre. Lì culmina la verità del vecchio tempio d’Israele per la Chiesa.
 
Ogni giorno insegnava nel tempio - Angelico Poppi ( I quattro Vangeli): In un’altra circostanza, Gesù dodicenne aveva ascoltato e interrogato come discepolo i dottori della Legge (2,46). In questo episodio i ruoli si invertono: era lui il Maestro che insegnava ogni giorno nel tempio; ma gli esponenti giudei rifiutarono il suo insegnamento e cercavano di farlo perire. Ma non poterono mettergli le mani addosso perché godeva del favore del popolo, che pendeva dalle sue labbra (v. 48). Luca distingue bene l’atteggiamento ostile dei capi da quello della gente. La responsabilità del rifiuto e dell’uccisione di Gesù ricade sulle autorità dei giudei. Il popolo è designato con il termine biblico tradizionale di «laós»; Luca qui non parla di folla (óchlos), perché intende alludere pareneticamente al ricostituito popolo di Dio, al popolo messianico riunito intorno a Gesù, in ascolto della Parola. «Il vero Israele nasce dall’ebraismo, da cui si differenzia in quanto riconosce Gesù come Messia»
 
Tempio - Karl Pauritsch: Per Israele 1’arca dell’alleanza era il luogo dove Dio era vicino, dove si rivelava. Quando essa fu collocata nel Santo dei santi del tempio di Gerusalemme, questo assunse il suo significato. Nel tempio abitava Dio (shekinah). Qui si rispondeva alla sua vicinanza esperimentata con celebrazioni di culto regolate.
Il tempio era così anche un segno dell’elezione. In Sion, monte del tempio, si vedeva il centro del mondo. Il tempio costruito da Salomone a Gerusalemme, costituito dal vestibolo, dal Santo e dal Santo dei santi (1Re 6; Ez 40-42), era un tutt’uno col palazzo reale. Anche se per tutto il tempo della sua sussistenza costituì il santuario ufficiale, il centro religioso del popolo, la sua esistenza comportò sempre delle contraddizioni. A ragione si vedeva in esso il pericolo del sincretismo e una deviazione dalla fede pura in JHWH, quella del tempo del deserto. JHWH non aveva bisogno di alcun luogo di culto (2Sam 7; Is 66,ls; At 7,48).
La chiesa sperimenta in Gesù la vicinanza e la salvezza di Dio. Nel tempo escatologico la perfetta comunione d’amore con lui renderà superflue un tempio specifico. 
 
Il capo dei sacerdoti e gli scribi cercano di uccidere Gesù - Cirillo di Alessandria (Commento a Luca, omelia 132): Come uno che possedeva autorità sul tempio, egli se ne è preso cura. [...] Il loro dovere era di adorarlo, in quanto egli era con Dio Padre il Signore del tempio. Nella loro grande follia, essi non lo fecero ma anzi, essendo ferocemente spinti all’odio, rivolsero contro di lui l’affilato pungiglione della malvagità e si affrettarono ad ucciderlo, la qual cosa è diretta conseguenza dell’invidia. Si dice che cercarono di ucciderlo ma che non vi riuscirono, perché tutto il popolo stava accanto a lui per ascoltarlo. Forse questo non rende più grave la punizione degli scribi e dei farisei, e di tutti i capi delle classi sociali Giudee? Tutto il popolo costituito da persone non istruite, pendeva dai sacri insegnamenti e beveva la salvifica parola come se fosse pioggia. Era pronto a produrre i frutti della fede e a porre il collo sotto i suoi comandamenti.
Gli scribi e i farisei, che avevano la posizione per incalzare il loro popolo proprio a questo, violentemente si ribellarono e malvagiamente cercarono l’occasione per ucciderlo. Con sfrenata violenza corsero sulle rocce, non accettando la fede e intralciando malvagiamente gli altri.
 
Il Santo del Giorno - 21 Novembre 2025 - Presentazione della Beata Vergine Maria. Solo immersi nella vita di Dio saremo frammento d’infinito amore: Il nostro cuore è destinato a prendere dimora lì dove abita Dio. E così che l’intera nostra esistenza s’immerge nella vita divina e ne diviene un segno concreto, giorno per giorno, nei piccoli grandi gesti della quotidianità. E ci sono persone in questo mondo, che hanno il compito proprio di ricordarci questa nostra “appartenenza” a Dio. E non si tratta di una “proprietà” ma del riconoscimento di un’identità: prima capiremo che siamo un raggio d’Infinito nella storia, prima diventeremo santi, ovvero frammento visibile di quell’Infinito. Ecco il senso della ricorrenza liturgica di oggi. Il ricordo della presentazione al tempio di Maria, come spiega anche il Messale Romano, è una tradizione attestata dal protovangelo di Giacomo e non si trova quindi tra i racconti evangelici. La celebrazione liturgica, comunque, risale al VI secolo in Oriente e al XIV secolo in Occidente: papa Gregorio XI la introdusse ad Avignone mentre Sisto V nel 1585 la rese obbligatoria per tutta la Chiesa. Si tratta di una celebrazione che porta con sé un messaggio fondamentale: la vocazione di ogni essere umano trova compimento solo nel momento in cui ci si pone sotto la luce di Dio. E l’intera esistenza di Maria si svolse in questo orizzonte, testimoniando così la strada che porta all’autentica santità, a una vita pienamente realizzata in grado di portare luce a tutto il mondo.
 
O Signore, Dio nostro,
che ci hai resi partecipi del cibo spirituale,
fa’ che, imitando assiduamente la beata Vergine Maria,
ci dedichiamo sempre al servizio della Chiesa
e sperimentiamo la gioia di esserti fedeli.
Per Cristo nostro Signore.