20 Novembre 2025
 
Giovedì XXXIII Settimana T. O.
 
1Mac 2,15-29; Salmo Responsoriale Dal Salmo 49 (50); Lc 19,41-44
 
Colletta
Il tuo aiuto, Signore Dio nostro,
ci renda sempre lieti nel tuo servizio,
perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene,
possiamo avere felicità piena e duratura.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Benedetto XVI (Messaggio per la celebrazione della giornata mondiale della pace 1 Gennaio 2013): La pace non è un sogno, non è un’utopia: è possibile. I nostri occhi devono vedere più in profondità, sotto la superficie delle apparenze e dei fenomeni, per scorgere una realtà positiva che esiste nei cuori, perché ogni uomo è creato ad immagine di Dio e chiamato a crescere, contribuendo all’edificazione di un mondo nuovo. Infatti, Dio stesso, mediante l’incarnazione del Figlio e la redenzione da Lui operata, è entrato nella storia facendo sorgere una nuova creazione e una nuova alleanza tra Dio e l’uomo (cfr Ger 31,31-34), dandoci la possibilità di avere «un cuore nuovo» e «uno spirito nuovo» (cfr Ez 36,26).
Proprio per questo, la Chiesa è convinta che vi sia l’urgenza di un nuovo annuncio di Gesù Cristo, primo e principale fattore dello sviluppo integrale dei popoli e anche della pace. Gesù, infatti, è la nostra pace, la nostra giustizia, la nostra riconciliazione (cfr Ef 2,14; 2 Cor 5,18). L’operatore di pace, secondo la beatitudine di Gesù, è colui che ricerca il bene dell’altro, il bene pieno dell’anima e del corpo, oggi e domani.
Da questo insegnamento si può evincere che ogni persona e ogni comunità – religiosa, civile, educativa e culturale –, è chiamata ad operare la pace. La pace è principalmente realizzazione del bene comune delle varie società, primarie ed intermedie, nazionali, internazionali e in quella mondiale. Proprio per questo si può ritenere che le vie di attuazione del bene comune siano anche le vie da percorrere per ottenere la pace.
 
I Lettura: Infedeltà, apostasia accompagneranno per secoli il cammino del popolo eletto, ma Israele ha anche pagine di fulgide testimonianze, come l’esempio fiero del fiero Mattatìa che mette in evidenza la caratteristica fondamentale della fedeltà alla Legge di Dio. L’autore sacro non avvalora il gesto estremo di Mattatìa, ma vuole suggerire che è necessario ardere di zelo dinanzi alla prepotenza e alla arroganza dei persecutori.
 
Vangelo
Se avessi compreso quello che porta alla pace!
 
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee: “Questo oracolo, completamente intessuto di reminiscenze bibliche (notevoli specialmente nel testo greco: v 43: cf. Is 29,3; 37,33, Ger 52,4-5, Ez 4,1-3; 21,27(22); - v 44: Os 10,14;14,1, Na 3,10, Sal 137,9) richiama la rovina di Gerusalemme del 587 (o 586?) a.C. e molto più quella del 70 d.C., di cui peraltro non descrive nessuno dei tratti caratteristici. Da questo testo non si può dunque concludere che essa fosse già avvenuta (cf. Lc 17,22;21,20)”.
Flavio Giuseppe racconta che Tito, alcuni mesi dopo aver distrutto Gerusalemme, durante un suo viaggio, era ripassato per la città santa, e “confrontando allora la mesta solitudine che scorgeva con la passata magnificenza …, e richiamando alla mente sia la grandezza degli edifici rovinati sia l’antica bellezza, deplorò la distruzione della città… maledicendo i colpevoli che avevano iniziato la rivolta e attirato sulla città quella punizione” (Guerra giudaica, VII,112-113). È stupefacente che concordino entrambi, Gesù e Tito, nel far ricadere la responsabilità della distruzione sul comportamento errato degli uomini, ma il pianto di Gesù, a differenza del pianto di Tito, non riguarda i monumenti o il tempio, bensì la sorte dei suoi abitanti. Tutti i santi hanno avuto in pienezza il dono delle lacrime, hanno pianto sulla sorte dell’umanità, e per evitare che essa precipitasse nei luoghi tenebrosi dell’Inferno, piangendo e menando penitenza, con gioia, si sono lasciati inchiodare sulla Croce dall’Amore. Il Vangelo ci sprona a seguire il loro esempio.
 
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 19,41-44
 
In quel tempo, Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
«Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
 
Parola del Signore.
 
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): versetto 41 Oh, se anche tu, in questo giorno ...!; l’esclamazione esprime la profonda amarezza che opprimeva l’animo del Salvatore alla vista della città che gli si presentava allo sguardo con l’imponenza delle sue mura e del suo tempio e sulla quale gravava un pesante destino. «Anche tu», cioè: come avevano compreso i discepoli (cf. verss. 37-40). «In questo giorno»: oggi, vale a dire: nel momento in cui Gesù sta per entrare nella città santa, dopo che i discepoli e la folla lo hanno acclamato Messia. La dichiarazione del Maestro suppone che già altre volte egli aveva visitato Gerusalemme esplicando in essa una attività didattica e taumaturgica (cf. Lc., 13, 34). Questo giorno, cioè la presente circostanza, potrebbe essere ancora utile ai Gerosolimitani per riconoscere in Gesù il Messia; gli abitanti della città santa, se fossero disposti ad accogliere l’estremo appello che il Maestro rivolgerà ad essi durante il soggiorno che seguirà questo suo ingresso messianico, potrebbero ancora evitare il terribile castigo che colpirà la loro capitale religiosa. Ciò che è per la (tua) pace, cioè il messaggio, l’annunzio della pace (cf. vers. 38). Ma ora (ciò) è nascosto ai tuoi occhi! «Ma ora»; l’espressione, più che indicare il tempo («ora»), designa la conseguenza logica che deriva dalle premesse ricordate; essa quindi ha il seguente valore: perciò è rimasto nascosto ai tuoi occhi. «È nascosto»; rimane sottinteso che tale occultamento del messaggio di pace è conseguenza di una punizione divina (la forma passiva, come pure quella impersonale, sono una circonlocuzione del nome di Dio). Gli abitanti di Gerusalemme non hanno voluto riconoscere Gesù come Messia, nonostante che egli abbia operato tanti miracoli per confermare il suo insegnamento; ora Dio li ha puniti con una cecità spirituale così ostinata da rendere inattuabile il desiderio del Salvatore.
 
Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee... - Anton Grabner-Haider: Nello stile narrativo della Bibbia, le catastrofi giocano un ruolo importante. In esse l’uomo sperimenta, nella maniera più chiara, quanto egli sia minacciato ed esposto, ma anche guidato da Dio. Si racconta così di una catastrofe universale come conseguenza del peccato, del diluvio universale. Nella mentalità mitica, infatti, l’acqua è dominata dalle potenze del caos; nella sua creazione Dio le ha legate, ma possono sempre scatenarsi perché l’uomo si è allontanato da Dio. Con questo quadro si vuole dire fondamentalmente che quando l’uomo si aliena da se stesso (peccato), si minaccia anche in maniera radicale. Dopo la catastrofe Dio ha rifatto un nuovo principio, ha salvato e chiamato Noè dalle acque. Anche questa asserzione è essenziale: nelle catastrofi e per mezzo di esse Dio crea il  nuovo. Il periodo veterotestamentario più tardivo è segnato dalla catastrofe storica d’Israele, dalla distruzione del tempio di Gerusalemme e dall’esilio in Babilonia. Già molto tempo prima, la catastrofe preannunciata nei discorsi profetici era una minaccia che doveva indurre il popolo alla conversione. Quando la catastrofe si scatena, viene sperimentata e interpretata come castigo di Dio che deve produrre la purificazione di tutto il popolo. Nella catastrofe, che il popolo interpreta nella fede, crescono per Israele nuove speranze e promesse, nuove possibilità e un nuovo spazio vitale. Dio trae fuori il suo popolo dalla schiavitù. Come catastrofe centrale del Nuovo Testamento i discepoli sperimentano la morte in croce di Gesù. A loro sembra che con ciò sia finito tutto quello che Gesù aveva iniziato; si disperdono e ritornano a casa alle loro professioni di un tempo. Colui che consideravano re era morto come un malfattore. L’esperienza della risurrezione di Gesù, però, raduna di nuovo i suoi discepoli. Ancora una volta Dio crea per mezzo della catastrofe qualcosa di nuovo, ora di definitivo. La croce di Gesù è già il principio della risurrezione e della gloria di Gesù (Gv). L’uomo si mette radicalmente in pericolo; egli rende una catastrofe sempre possibile, sia per sé che per gli altri, e per il mondo intero. L’uomo si sperimenta fondamentalmente in pericolo. La proclamazione cristiana della risurrezione lotta per mantenere viva la speranza che il mondo di Dio rimanga in divenire e che l’uomo non si autodistrugga.
 
La pace di Cristo in Dio - Bruno Liverani - Pace in Schede Bibliche Pastorali Vol VI): Solo nel NT Dio si manifesta pienamente come Dio della pace, disvelando nella sua totalità il piano salvifico. Operando la vittoria sul demonio (Rm 16,20) e facendo risorgere Gesù a compimento dell’alleanza eterna (Eb 13,20), ci mantiene nella santità pronti ad accogliere il Signore nel suo ritorno (lTs 5,23).
Il piano di Dio si compie in un moto di progressivo ritorno descritto come un accedere a lui nella fede. Giustificati per essa, cioè liberati dal peccato e dotati della nuova vita, è colmato l’abisso che ci separava da Dio e siamo riconciliati con lui per mezzo di Gesù Cristo. Questo è il nostro essere in pace con Dio, ricondotti all’amicizia con lui e reintegrati nell’ordine da lui voluto (Rm 5,1; Ef 2,18; 3,12).
Tale pacificazione non è evento individuale, ma universale, distruttore alla radice della divisione tra giudei e gentili. La legge, fonte di questa divisione, è abolita per sempre nel corpo stesso di Gesù Cristo, che risorgendo per la potenza dello Spirito (Rm 8,11; 1Cor 15,24 ) riunisce in un unico corpo ebrei e gentili credenti in lui. Gesù Cristo è la pace stessa fatta persona: pace verticale, dando agli uni e agli altri l’accesso al Padre; pace orizzontale, radunando i vicini e i lontani nell’unica casa del Padre (Ef 2,14-18).
Non solo: come per l’AT la pace escatologica implicava il rinnovamento delle stesse strutture del cosmo (cf. Is 65,18-22), così avviene nel NT, dove tale disegno è rivelato come ricapitolazione di tutte le creature in Cristo. La chiesa, corpo di Cristo e luogo di riconciliazione dell’umanità, diviene sacramento della pace cosmica, strumento del ritorno di tutte le creature all’ordine dell’originario piano di Dio (leggere Col,18-20).
Ci si potrà chiedere, a questo punto, che relazione c’è tra la pace biblica e le aspirazioni di pace e giustizia dell’uomo d’oggi. Possiamo desumere la risposta dalle seguenti parole del card. Lercaro: « ... La pace è la stessa salvezza messianica, congiunta e operata da un’effusione dello Spirito ... Ciò è confermato dal NT, dove Cristo stesso è personalmente la nostra giustizia e perciò la nostra pace; da qui deriva l’ordine e la pace reciproca tra gli uomini: essa infatti non può essere che risonanza dell’amore gratuito e misericordioso di Dio, dagli uomini sperimentato nel perdono delle proprie colpe. E quindi non potrà non essere perdono reciproco ...».
 
Operatori di pace – Catechismo degli Adulti [1165] Il cristiano costruisce la pace a partire dal suo ambiente personale. Sceglie di non percorrere mai la via della violenza per affermare la verità e il bene: sa che non è lecito servirsi del male in vista di obiettivi positivi. Al più potrebbe essere costretto all’uso della forza per necessità di legittima difesa. Non fa ritorsioni per le offese subite; non solo perdona ogni singola volta, ma accetta gli altri così come sono, con il rischio di dover subire ulteriori danni dalla convivenza con loro.
Educa se stesso e gli altri al rispetto del pluralismo religioso, culturale, sociale e politico. Assume un sobrio tenore di vita, per poter condividere i beni della terra. Fa il possibile per attivare il dialogo e la solidarietà a tutti i livelli, dai rapporti interpersonali ai complessi problemi internazionali dello sviluppo e del disarmo.
«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9). I cristiani con impegno perseverante edificano la pace, come immagine, anticipo e profezia di quella del regno di Dio. Testimoni operosi e credibili di Cristo «nostra pace» (Ef 2,14), gli consentono di manifestarsi come Salvatore presente nella storia fino a quando giungerà il compimento completo e definitivo.
 
Tauler (Predica per l’ottava domenica dopo la Trinità: Quando Gesù fu vicino a Gerusalemme, alla sua vista, pianse per lei ... : la città per cui nostro Signore pianse è in primo luogo la santa Chiesa, la santa cristianità. In secondo luogo sono i cuori mondani.
 
Il Santo del giorno - 20 Novembre 2025 - Sant’Edmondo, Re degli Angli Orintali e Martire: Re dell’Estanglia, territorio costituito dalle contee di Norfolk e Suffolk, il martire Edmondo è patrono dell’Inghilterra. Nato attorno all’841, Edmondo visse in un secolo, il IX, che era caratterizzato dalle razzie degli occupanti danesi secondo un metodo collaudato: l’assedio e la richiesta di una taglia per risparmiare persone e cose. Edmondo, invece, nell’869, non si piegò al ricatto e ingaggiò battaglia con il suo piccolo esercito ma venne sconfitto e fatto prigioniero. A Edmondo furono promesse la salvezza e il mantenimento della corona se avesse rinnegato la sua fede religiosa e si fosse dichiarato vassallo dei danesi. Rispose senza esitazione per due volte no e così venne trafitto dalle frecce dei vincitori. Riposa a Bury St. Edmund, ad una cinquantina di chilometri da Cambridge. (Avvenire).
 
Nutriti da questo sacramento,
ti preghiamo umilmente, o Padre:
la celebrazione che il tuo Figlio
ha comandato di fare in sua memoria,
ci faccia crescere nell’amore.
Per Cristo nostro Signore.