10 Novembre 2025
San Leone Magno, Papa
Sap 1,1-7; Salmo Responsoriale Dal Salmo 138 (139); Lc 17,1-6
Colletta
O Dio, che mai permetti alle potenze del male
di prevalere contro la tua Chiesa,
fondata sulla roccia dell’apostolo Pietro,
per intercessione del papa san Leone [Magno]
fa’ che essa rimanga salda nella tua verità
e proceda sicura nella pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Benedetto XVI (Udienza Generale 5 Marzo 2008) - Consapevole del momento storico in cui viveva e del passaggio che stava avvenendo – in un periodo di profonda crisi – dalla Roma pagana a quella cristiana, Leone Magno seppe essere vicino al popolo e ai fedeli con l’azione pastorale e la predicazione. Animò la carità in una Roma provata dalle carestie, dall’afflusso dei profughi, dalle ingiustizie e dalla povertà. Contrastò le superstizioni pagane e l’azione dei gruppi manichei. Legò la liturgia alla vita quotidiana dei cristiani: per esempio, unendo la pratica del digiuno alla carità e all’elemosina soprattutto in occasione delle Quattro tempora, che segnano nel corso dell’anno il cambiamento delle stagioni. In particolare Leone Magno insegnò ai suoi fedeli – e ancora oggi le sue parole valgono per noi – che la liturgia cristiana non è il ricordo di avvenimenti passati, ma l’attualizzazione di realtà invisibili che agiscono nella vita di ognuno. E’ quanto egli sottolinea in un sermone (64,1-2) a proposito della Pasqua, da celebrare in ogni tempo dell’anno “non tanto come qualcosa di passato, quanto piuttosto come un evento del presente”. Tutto questo rientra in un progetto preciso, insiste il santo Pontefice: come infatti il Creatore ha animato con il soffio della vita razionale l’uomo plasmato dal fango della terra, così, dopo il peccato d’origine, ha inviato il suo Figlio nel mondo per restituire all’uomo la dignità perduta e distruggere il dominio del diavolo mediante la vita nuova della grazia.
È questo il mistero cristologico al quale san Leone Magno, con la sua lettera al Concilio di Calcedonia, ha dato un contributo efficace ed essenziale, confermando per tutti i tempi — tramite tale Concilio — quanto disse san Pietro a Cesarea di Filippo. Con Pietro e come Pietro confessò: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E perciò Dio e Uomo insieme, “non estraneo al genere umano, ma alieno dal peccato” (cfr Serm. 64). Nella forza di questa fede cristologica egli fu un grande portatore di pace e di amore. Ci mostra così la via: nella fede impariamo la carità. Impariamo quindi con san Leone Magno a credere in Cristo, vero Dio e vero Uomo, e a realizzare questa fede ogni giorno nell’azione per la pace e nell’amore per il prossimo.
Prima Lettura: Il brano veterotestamentario invita a cercare Dio e fuggire il peccato. Degno di nota l’affermazione: “Lo spirito del Signore riempie la terra e, tenendo insieme ogni cosa, ne conosce la voce”.
Per la Bibbia di Gerusalemme l’onnipresenza di Dio, “affermata in Ger 23,24 (cf. pure Am 9,2-3; 1Re 8,27), è vista in funzione del suo Spirito in Sal 139,7 e nei testi che attribuiscono a questo una attività vivificante universale (Gdt 16,14; Gb 34,14-15; Sal 104,30). - tenendo insieme ogni cosa: BJ traduce: «tiene unite tutte le cose». Il termine tradotto con questa espressione è desunto dal vocabolario stoico. Sottolinea con forza il ruolo dello spirito di Dio. L’unico parallelo biblico (lontano) potrebbe essere Gen 1,2. Ma il termine indica qui, per trasposizione, la potenza efficace di un Dio trascendente. - conosce ogni voce: lo Spirito unisce così intimamente gli esseri, che percepisce subito ogni parola detta. Con un adattamento, la liturgia della pentecoste applica questo testo al «dono delle lingue» (At 2,2-4)”.
Vangelo
Se sette volte ritornerà a te dicendo: Sono pentito, tu gli perdonerai.
Lo scandalo è ciò che fa inciampare e cadere la persona. Per il cattivo esempio di alcuni cristiani molti si sono allontanati dal cammino della fede. Per Gesù, la colpa di chi scandalizza i piccoli è ancora più grave: È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. Perché tanta severità? Perché Gesù si identifica con i piccoli, i poveri (cfr. Mt 25,40.45). Chi scandalizza i piccoli oltraggia Cristo. Il Vangelo, poi, proclama la potenza della fede nel Padre e indica come trovarla e gli strumenti adatti per tenerla viva: «La purezza della fede non si conquista senza una autentica e profonda umiltà di cuore, senza una devozione pia, senza una costante assiduità nella preghiera. Per questo occorre pregare spesso e dire: “Signore, accresci in noi la fede!”» (Sant’Antonio da Padova). La fede è un dono, ma va custodita e sopra tutto alimentata con il sì generoso alla volontà di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17,1-6
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli.
State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».
Parola del Signore.
Gli ultimi capitoli del vangelo secondo Luca mettono in evidenza il viaggio di Gesù verso Gerusalemme ma non si riscontra un’unità: L’evangelista Luca mette semplicemente insieme una serie di ammonimenti dati da Gesù ai discepoli. Senza cercare un filo che li leghi l’uno altro possiamo scorgere nel vangelo di oggi tre temi: il primo riguarda lo scandalo, il secondo la correzione-perdono, e il terzo la fede.
È inevitabile che vengano scandali… Due fronti opposti: nel mondo gli scandali sono arbitrariamente accettati come eventi ineludibili, per Cristo gli uomini che scandalizzano chi si fa spiritualmente piccolo sono oggetto di tale riprovazione e condanna, che meglio sarebbe stato per loro morire prima di dare scandalo.
Se il tuo fratello commetterà una colpa… Una correzione fraterna e amichevole è più efficace di una accusa avventata e tumultuosa: quella ispira il desideri di intraprendere un cammino di conversione, il rimprovero impulsivo provoca ira e rabbia.
Se aveste fede … A una fede anche minima, ma incondizionata è impossibile nemmeno sradicare una pianta e farle mettere radici in fondo al mare. Anche se non è del tutto chiaro il rapporto tra la domanda e la risposta, il linguaggio iperbolico serve a Gesù a illustrare la potenza della fede: da una parte il gelso, una pianta praticamente inestirpabile; dall’altra, una fede piccola quanto un granello di senape, «che era assunto come parametro per indicare la minima traccia visibile ad occhio nudo. Il senso è chiaro: la fede anche nella più piccola quantità ipotizzabile, racchiude una forza straordinaria» (Vittorio Fusco).
Bruno Maggioni (Il Racconto di Luca): Il perdono (17,3b-4) è necessario alla vita della comunità, come è necessario anche la correzione. Ma deve trattarsi di una correzione fatta con discrezione. Il testo parallelo di Matteo (18,15) è in proposito esplicito. Il perdono deve essere cordiale e senza limiti, come quello di Gesù. E non si tratta soltanto di perdonare le offese a Dio, ma anche quelle rivolte a noi.
Sul perdono credo sia giusto spendere una parola in più, tanto è importante. Luca ama sottolineare che Gesù è colui che perdona: perdona alla donna peccatrice (7,48) e ai suoi Crocifissori (23,34). Il saper perdonare è - sempre secondo Luca - il distintivo del cristiano, la vera differenza fra il cristiano e il pagano: «Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. Se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. Siate dunque misericordiosi, come è misericordioso il padre vostro» (6,27ss).
Ma dopo aver affermato la profonda verità del perdono, occorre ammettere onestamente che il problema non è così semplice, perché il perdono sembra spesso entrare in conflitto con altre esigenze non meno importanti, per esempio l’esigenza della giustizia, il ristabilimento della verità, la lotta, anche dura, per la conquista della libertà o per la difesa degli oppressi. Del resto lo stesso Gesù, che ha praticato e insegnato il perdono, non ha esitato - in certe occasioni - a rimproverare e a minacciare: «Razza di vipere», «sepolcri imbiancati», «guai a voi ricchi».
Dunque, il vangelo parla di perdono ma sa anche che la sua pratica non è senza problemi. Come comporre il perdono con l’esigenza della verità e della giustizia? Come perdonare e insieme correggere? La risposta, ovviamente, va cercata nel concreto, caso per caso: un compito che impegna la coscienza e il discernimento di ciascuno. Ma almeno tre indicazioni sono evangelicamente chiare. La prima è che la disponibilità al perdono deve essere la tela di fondo, il quadro irrinunciabile entro cui collocare ogni altro atteggiamento, pur legittimo e doveroso. C’è chi cerca nell’odio la forza per lottare in favore della giustizia, dei diritti legittimi, degli oppressi; e c’ è chi - invece - la cerca nell’ amore. Solo il secondo può dirsi Crstiano.
La seconda è che si deve nutrire profonda avversione per l’errore e l’ingiustizia, ma non per gli uomini. Può sembrare un luogo comune, ma è vero: un conto è l’errore, un conto l’uomo; un conto il peccato, un conto il peccatore.
La terza è che il perdono evangelico è amore, non un lasciar correre, non una accettazione comunque. Anzi, il perdono è amore esigente. È donato per cambiare, per convertirsi, non per lasciare le cose come stanno. Tale è infatti il perdono di Dio: denuncia del male e nel contempo offerta di una possibilità di redenzione, esattamente come ha detto Gesù alla peccatrice: «Va’» (ecco l’offerta di una nuova possibilità) e «non peccare più» (ecco un imperativo che è insieme denuncia e fiducia).
Scandalizzarsi in Cristo e nella Chiesa: «Chi ama suo fratello, dimora nella luce e non vi è scandalo in lui (1Gv 2,10). Chi sono coloro che subiscono o danno scandalo? Sono quelli che si scandalizzano in Cristo o nella Chiesa. Se tu hai la carità, non ti scandalizzerai né in Cristo, né nella Chiesa; tu non abbandonerai né Cristo, né la Chiesa. Infatti, se uno abbandona la Chiesa, come può essere in Cristo, non trovandosi più tra le membra di Cristo? Come può essere in Cristo, non trovandosi nel corpo di Cristo? Si scandalizzano, dunque, quelli che abbandonano Cristo o la Chiesa. Ma come è che non vi è scandalo in colui che ama il fratello? In quanto colui che ama il fratello sopporta tutto per l’unità, perché l’amore fraterno consiste nell’unità dell’amore» (Agostino, Commento alla prima lettera di san Giovanni, 1,12).
Il Santo del Giorno - 10 Novembre 2025 - San Leone Magno, Papa: Arcidiacono (430), consigliere di Celestino I e di Sisto III, inviato da Valentino a pacificare le Gallie, venne eletto papa nel 440 circa. Fu un papa energico, avversò le sopravvivenze del paganesimo; combatté manichei e priscillanisti. Intervenne d’autorità nella polemica cristologica che infiammava l’Oriente, convocando il concilio ecumenico di Calcedonia, nel quale si proclamava l’esistenza in Cristo di due nature, nell’unica persona del Verbo. Nel 452 fu designato dal debole imperatore Valentiniano III a guidare l’ambasceria romana inviata ad Attila. I particolari della missione furono oscuri: è solo che il re degli Unni, dopo l’incontro con la delegazione abbandonò l’Italia. Quando Genserico nel 455 entrò in Roma, Leone ottenne dai Vandali il rispetto della vita degli abitanti, ma non poté impedire l’atroce saccheggio dell’Urbe. Dotato di un alto concetto del pontificato romano, fece rispettare ovunque la primazia del vescovo di Roma. Compose anche preghiere contenute nel “Sacramentario Veronese”. Benedetto XIV, nel 1754 lo proclamò dottore della Chiesa, E’ il primo papa che ebbe il titolo di Magno (Grande).
Guida con bontà, o Signore, la tua Chiesa
che hai nutrito a questa santa mensa,
perché, condotta dalla tua mano potente,
cresca nella perfetta libertà
e custodisca l’integrità della fede.
Per Cristo nostro Signore.