7 OTTOBRE 2025
 
BEATA VERGINE MARIA DEL ROSARIO
 
At 1,12-14; Salmo Responsoriale Da Lc 1,46-55; Lc 1,26-38
 
Colletta
 Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre;
tu, che all’annuncio dell’angelo
ci hai rivelato l’incarnazione di Cristo tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce,
con l’intercessione della beata Vergine Maria,
guidaci alla gloria della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Rosario, lode incessante a Cristo: Marialis cultus 46: Preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell’Incarnazione redentrice, il Rosario è, dunque, preghiera di orientamento nettamente cristologico. Infatti, il suo elemento caratteristico - la ripetizione litanica del Rallegrati, Maria - diviene anch’esso lode incessante a Cristo, termine ultimo dell’annuncio dell’Angelo e del saluto della madre del Battista: Benedetto il frutto del tuo seno (Lc 1,42). Diremo di più: la ripetizione dell’Ave, Maria costituisce l’ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri: il Gesù che ogni Ave, Maria richiama, è quello stesso che la successione dei misteri ci propone, di volta in volta, Figlio di Dio e della Vergine, nato in una grotta di Betlemme; presentato dalla madre al tempio; giovinetto pieno di zelo per le cose del Padre suo; Redentore agonizzante nell’orto; flagellato e coronato di spine; carico della croce e morente sul Calvario; risorto da morte e asceso alla gloria del Padre, per effondere il dono dello Spirito. È noto che, appunto per favorire la contemplazione e far corrispondere la mente alla voce, si usava un tempo - e la consuetudine si è conservata in varie regioni - aggiungere al nome di Gesù, in ogni «Ave Maria», una clausola che richiamasse il mistero enunciato.  
 
Prima Lettura: Dopo l’ascensione di Gesù al cielo, gli apostoli ritornano a Gerusalemme “dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato”. Il cammino permesso di sabato esprime la distanza che si poteva percorrere nel giorno dedicato al Signore senza violare la Legge ed equivaleva a uno scarso migliaio di metri.
Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi: probabilmente era la casa nella quale Gesù si era incontrato con gli Apostoli e dove era stata celebrata l’ultima cena.
Tutti questi erano perseveranti e concordi nella preghiera: “gli Atti contengono numerosi esempi di preghiera assidua, raccomandata (Mt 6,5+) e praticata (Mt 14,23+) da Gesù. Preghiera comunitaria, presieduta dagli apostoli (At 4,24-30; 6,4) e centrata sulla frazione del pane (At 2,42.46; 20,7-11). Preghiera fatta in occasioni importanti: elezioni e ordinazioni a cariche nella chiesa (At 1,24, At 6,6, At 13,3, At 14,23); confermazione dei samaritani (At 8,15); tempo di persecuzioni (At 4,24-31; 12,5; 12,12). Si vedono anche individui pregare: Stefano per se stesso e per i suoi persecutori (At 7,59-60); Paolo dopo la visione del Cristo (At 9,11); Pietro e Paolo prima dei miracoli (At 9,40; 28,8); Pietro quando Dio lo invia a Cornelio (At 10,9; 11,5) e anche costui è uomo di preghiera (At 10,2.4.30.31); Paolo e Sila nel carcere (At 16,25); Paolo al momento di staccarsi dagli amici a Mileto (At 20,36) e a Tiro (At 21,5). Nella maggior parte dei casi è preghiera di domanda; oppure per ottenere il perdono dei peccati (At 8,22-24); o preghiera di lode (At 16,25) e di ringraziamento (At 28,15); infine come professione di fede: «invocare il nome di Gesù Cristo» è il contrassegno del cristiano (At 2,21.38; 9,14.21; At 22,16)” (Bibbia di Gerusalemme).
insieme ad alcune donne e a Maria, la madre di Gesù, e ai fratelli di lui: le donne qui ricordate molto probabilmente erano le donne che accompagnavano Gesù e provvedevano alle sue necessità e a quelle degli Apostoli. Maria, proprio perché esplicitamente indicata come madre di Gesù, occupa un posto molto particolare nel nucleo originale della Chiesa. Infine per i fratelli di Gesù una sana e intelligente lettura della sacra Scrittura ci suggerisce che certamente erano cugini di Gesù (Cf Mt 12,46).
Per “la scarsità di termini ebraici indicanti i vari generi di parentela, “fratello” e “sorella” servivano per indicare anche parenti di secondo grado. Questo è evidente per Giacomo e Giuseppe, figli di una Maria (vedi 27,56; Mc 15,40), che certamente non è la madre di Gesù (vedi Gv 19,25). Il Nuovo Testamento non parla mai di altri figli della Vergine” (Bibbia Edu).
 
Vangelo
Ecco concepirai un figlio e lo darai alla luce.
 
Dio irrompe nella storia dell’uomo per redimerlo e liberarlo dalla schiavitù della morte e del peccato: il sì di Maria è la condizione necessaria e ultima perché Dio riveli al mondo il suo progetto universale di salvezza.
 
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38
 
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.
 
Rallègrati, piena di grazia - Il testo lucano è pieno di sorprese. Innanzi tutto, contrariamente alle attese popolari, la realizzazione del progetto salvifico, svelato nelle parole dell’angelo, non parte da Gerusalemme, ma da un paese sconosciuto, Nazaret, situato in una regione posta in periferia e semipagana (Cf. Mt 4,15). Ma la sorpresa più grande è che la realizzazione del progetto salvifico prevede come condizione necessaria il sì di una donna.
Il nome della donna è Maria. Il saluto che l’angelo Gabriele le rivolge esce dall’ambito di un comune saluto: «Rallègrati, piena di grazia». In egual modo, i profeti invitavano la «vergine figlia di Sion» (Is 37,22) a rallegrarsi a motivo della prossima venuta del Signore Dio in mezzo al suo popolo: «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! [...]. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te» (Sof 3,13; Cf. Is 49,13; Gl 2,21). Un singolare accostamento: Maria è la nuova Figlia di Sion, nel cui seno, come nel Tempio, verrà a dimorare Dio stesso (Cf. v. 33: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra»). Dio «prende veramente possesso del grembo di Maria, che diviene la sua dimora vivente, quale figlia di Sion, cioè rappresentante del nuovo popolo eletto» (A. Poppi).
E ancora, a Maria, l’angelo Gabriele promette l’assistenza di Dio, la sua vicinanza, la sua forza, la sua consolazione: «Il Signore è con te». Tutto il favore di Dio è riversato su di lei, lei è la piena di grazia: Dio l’ha colmata di grazia, ella è «la “graziata”, la “gratificata” per eccellenza. L’appellativo che sta per il nome proprio fa pensare che la “grazia” fa come parte del suo essere, la possiede per sempre, fin dalla nascita» (Ortensio Da Spinetoli).
L’annunzio turba Maria in quanto decisa a rimanere vergine: «Come avverrà questo, poiché io non conosco uomo?». Come fa notare Giovanni Leonardi (L’infanzia di Gesù), la «più comune interpretazione tra gli esegeti cattolici è la seguente. Maria obietterebbe: “Come posso diventare madre dal momento che ho l’intenzione o il proposito di non conoscere uomo?”, cioè qualsiasi uomo, vale a dire di restare vergine. Maria cioè obietterebbe il suo proposito di castità perfetta». Tali esegeti fondano la loro tesi sul presente greco, io non conosco uomo, usato da Maria e che indica azione continua.
René Laurentin, che segue questa interpretazione, porta questa esemplificazione: «Portiamo un esempio moderno per illustrare questi due termini astratti: se qualcuno, a cui si offre una sigaretta, risponde: “non fumo”, si capisce che questo significa “io non fumo mai” e non “io non sono nell’atto di fumare”». Il proposito di restare vergine per quei tempi era qualcosa di inusitato, in quanto la verginità era equiparata alla sterilità (Cf. Gen 30,23; Gdc 11,37; 2Sam 13,20); una condizione sfavorevole, a volte intesa come castigo di Dio, che poneva la donna agli ultimi gradini della società civile. Una donna senza figli era una donna in balia di tutti soprattutto se alla sterilità si assommava la disgrazia della vedovanza. Ma da molte testimonianze storiche si evince che nell’antichità la verginità era anche praticata: per esempio, gli Esseni di Qumran si astenevano dall’uso matrimoniale, vivendo praticamente come celibi, per conservare la purità legale, in vista dell’avvento del Regno di Dio.
Maria è pronta a fare la volontà di Dio, ma non sa come conciliare la verginità con la maternità: praticamente, come una vergine può essere madre senza conoscere uomo?
Se «Dio le ha ispirato di rimanere vergine, Dio le domanda oggi di diventare madre: Dio non si contraddice. Ma bisognava forse che, accettando un tempo di restare vergine, essa rinunciasse ad essere madre per poterlo diventare oggi. Come fu necessario che Abramo, perché potesse effettivamente diventare il padre di una posterità numerosa come le stelle del cielo e l’arena del mare, rinunciasse, accettando di immolarlo, all’unico figlio, sul quale riposavano le promesse divine... Ma tale è la legge stessa dell’ordine soprannaturale: che la vita nasca dalla morte, che solo salvi la sua vita colui che accetta di perderla, in altri termini, che l’uomo non possieda mai se non ciò che ha donato» (S. Lyonnet). Maria, comunque, decide di fidarsi di Dio; infatti, la risposta dell’angelo dissipa ogni dubbio, «nulla è impossibile a Dio».
Lo Spirito Santo ti coprirà con la sua ombra: una promessa dalla quale si evince che ora, ante tempus, in Maria si realizza una parola del Cristo: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che [...] dimora presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,16-17).
Maria sarà adombrata dallo Spirito Santo. In Esodo 40,35 il verbo adombrare indica la nube che fa ombra sopra il Tabernacolo e simboleggia la gloria di Dio che riempie la Dimora. Su Maria scenderà lo Spirito Santo e questo non significa che lo Spirito Santo sarà il padre biologico del bambino, ma la nascita di quest’ultimo sarà il risultato di un’azione miracolosa della potenza divina. Al dire di P. Benoit, l’angelo «insinua chiaramente che lo Spirito Santo svolgerà il ruolo di principio creatore e produrrà la vita nel seno di Maria. Ciò che lo Spirito, questo soffio creatore, fa sin dalle origini del mondo, lo farà nel seno di Maria producendo una concezione verginale». Questa azione divina è allo stesso tempo una chiara attestazione della divinità del Bambino: «Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio».
Ed ecco, Elisabetta ..., Maria crede per fede, non per il segno che le viene dato. La sua fede è fondata sulla certezza che Dio è fedele alle sue promesse e che la parola di Dio, in ordine alla salvezza, è «viva ed efficace» (Eb 4,12).
Con un atto di obbedienza e di fede da parte di Abramo era iniziata la storia della salvezza (Cf. Gen 12,1ss), ora è arrivata al suo pieno compimento nell’umiltà, nell’obbedienza e nella fede di una Vergine: «avvenga per me secondo la tua parola».
 
Giuseppe Barbaglio: Maria nel Vangelo d’infanzia di Luca - Più ricco dal punto di vista mariologico è senz’altro il vangelo d’infanzia lucano nel quale Maria trascende i limiti della sua individualità per assurgere a figura rappresentativa e ideale della comunità cristiana specchio dei credenti.
Nel primo dittico della sezione lucana dei cc. 1-2, annuncio della nascita del Battista e annuncio della nascita di Gesù, l’incredulità di Zaccaria per contrasto evidenzia l’adesione di Maria: «L’angelo gli (a Zaccaria) rispose: Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio. Ed ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a suo tempo» (1,19-20). «Allora Maria disse: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (1,38). Ancor più esplicita in proposito la dichiarazione ispirata di Elisabetta: «È beata colei che ha creduto all’adempimento delle parole del Signore» (1,45). Preso poi in se stesso, il racconto dell’annuncio dell’angelo a Maria (l,26ss) documenta anzitutto la credenza della chiesa lucana nella verginità di Maria che concepisce per opera dello Spirito santo e per intervento della potenza dell’Altissimo. Di rilievo è pure l’appellativo «piena grazia» (kecharitómené), cioè oggetto del beneplacito di Dio che l’ha scelta come madre del suo figlio: «Non temere Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo». Né possiamo passare sotto silenzio l’allusione alla figlia di Sion, che un celebre oracolo di Sofonia esortava così alla gioia: «Gioisci (chaire), figlia di Sion, esulta, Israele, rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! ... Re d’Israele è il Signore in mezzo a te» (3,14-15); allusione presente in 1,28: «Gioisci (chaire), o piena di grazia, il Signore è con te».
Tale accostamento di motivi, invito alla gioia, motivato dalla presenza Dio rispettivamente nel suo popolo e in Maria, evidenzia l’intenzione di Luca di mostrare Maria come personificazione del popolo di Dio dei tempi ultimi, luogo della presenza salvifica di Dio. Il mistero della madre del figlio di Dio, poi, appare al centro del brano successivo della visita di Maria ad Elisabetta, che pronuncia queste parole profetiche: «Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (1,42-43). L’inno del Magnificat, messo sulla bocca di Maria, da parte sua esprime un motivo caro a Luca: Dio si è piegato verso gli umili e i poveri con sguardo di benevolenza e di promozione. Maria impersona qui il destino di grazia del mondo dei disprezzati, in concreto della comunità lucana, la cui causa è stata abbracciata da Dio.
Nel racconto della nascita di Gesù (2,1-22) significativa per il nostro tema è l’annotazione dell’evangelista in 2,19: «Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore». Non c’è dubbio che essa rappresenta la comunità dei credenti intenta nella meditazione ad approfondire e rivivere nel suo intimo la valenza salvifica dell’evento di Cristo. Si veda anche l’annotazione parallela di 2,51b: «Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore». Il testo si riferisce alla risposta di Gesù che per la sua taciuta permanenza a Gerusalemme aveva addotto il motivo di doversi dedicare alla causa del Padre celeste. Non molto dissimile però appare anche 2,33: «Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui». Lo stupore qualifica la reazione umana davanti alle meraviglie dell’azione divina nella storia. Maria però non è solo spettatrice, né solo emotivamente partecipe alla vicenda del figlio. In realtà ella vi è coinvolta, soprattutto nel destino di croce di Gesù, come preannuncia l’oracolo profetico di Simeone: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima» (2,34-36).
Infine, figlio di Maria, Gesù nondimeno è figlio di Dio, votato al progetto salvifico del Padre suo celeste. Lo illustra il racconto conclusivo del vangelo d’infanzia: pellegrino nella città santa e prolungata la sua permanenza a Gerusalemme all’insaputa di genitori, egli rivendica la sua autonomia da loro e la sua dedizione alle cose del Padre celeste. Giuseppe e Maria non riescono a comprendere il figlio nella sua presa di distanza dalla famiglia terrena (2,41ss).
 
Contemplazione di Maria - Amedeo di Losanna, Hom. 4, 259-279: Ripiena dunque della scienza del Signore, come le acque del mare quando straripano, ella è rapita fuori di sé e, elevato in alto lo spirito, si fissa nella più alta contemplazione. Si stupisce, la vergine, d’esser divenuta madre; e si stupisce, lieta, di essere la madre di Dio. Comprende che in sé sono realizzati le promesse dei patriarchi, gli oracoli dei profeti, i desideri degli antichi Padri, che avevano annunciato che il Cristo sarebbe nato da una vergine e che, con tutti i loro voti, attendevano la sua nascita.
Vede a sé affidato il Figlio di Dio, e si rallegra che la salvezza del mondo le sia stata affidata. Ode il Signore parlare dentro di sé e dirle: Ecco ti ho scelta tra tutte le creature, e ti ho benedetta tra tutte le donne (cf. Lc 1,28). Ecco a te ho affidato mio Figlio, ho inviato a te il mio Unico. Non temere di allattare colui che hai generato e di educare colui che hai partorito; riconoscilo non solo come Signore, ma anche come Figlio. Egli è mio Figlio, egli è tuo Figlio: mio Figlio per la divinità, tuo Figlio per l’umanità che ha assunto.
E allora, con quale tenerezza e cura, con quale umiltà e rispetto, con quale amore e devozione ella ha adempiuto a tutto ciò, agli uomini è sconosciuto, a Dio è noto, lui che scruta i reni e i cuori (cf. Pr 16,2); a Dio che soppesa gli spiriti.
 
Il Santo del Giorno - 7 Ottobre  2025 - Beata Vergine Maria del Rosario. Una preghiera che cambia il mondo, battito universale che anima i cuori: È un palpito, un battito universale che risuona all’unisono, anche se emesso da milioni di voci diverse, in tempi e spazi diversi: questo è il Rosario, potente preghiera corale che è molto di più di una semplice cantilena popolare da devoti della Madonna. È la voce di un popolo che si unisce per raccogliere il profetico messaggio d’amore del Risorto, l’unico in grado di convertire i cuori, trasformare le vite, animare la storia e guidare l’umanità all’abbraccio infinito dell’amore consolante e poderoso di Dio. Pronunciato in punta di voce sulle labbra in una preghiera intima e personale, o condivisa con un’assemblea dell’intera comunità, il Rosario ha sempre uno e un solo centro: la meditazione sulla vicenda di Gesù e sul messaggio del Risorto. È in questa prospettiva che la liturgia oggi propone la festa della Beata Vergine del Rosario. Il messaggio è chiaro: assieme a Maria non bisogna mai stancarsi di cercare di Dio. La celebrazione nasce da un evento storico: domenica 7 ottobre 1571, nel contesto della guerra di Cipro, scoppiata per difendere la città di Famagosta allora sotto il controllo veneziano, si scontrarono a Lepanto le flotte musulmane dell’Impero ottomano e quelle cristiane (riunite in una federazione sotto le insegne pontificie) della Lega Santa. Con la vittoria dell’esercito cristiano venne di fatto fermata l’avanzata ottomana e questo evento fondamentale venne attribuito dal Papa, Pio V, all’invocazione rivolta coralmente dall’intero popolo di Dio proprio alla Madonna nel Rosario. (Matteo Liut)
 
Signore, Dio nostro,
concedi a noi, che in questo sacramento annunciamo
la morte e la risurrezione del tuo Figlio,
di essere associati alla sua passione,
per godere della sua consolazione e partecipare alla sua gloria.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.