27 Ottobre 2025
Lunedì XXX Settimana T, O.
Rm 8,12-17; Salmo Responsoriale Dal Salmo 67 (68); Lc 13,10-17
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
accresci in noi la fede, la speranza e la carità,
e perché possiamo ottenere ciò che prometti,
fa’ che amiamo ciò che comandi.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato: Catechismo della Chiesa Cattolica 2171: Dio ha affidato a Israele il sabato perché lo rispetti in segno dell’Alleanza perenne. Il sabato è per il Signore, santamente riservato alla lode di Dio, della sua opera creatrice e delle sue azioni salvifiche in favore di Israele.
2172 L’agire di Dio è modello dell’agire umano. Se Dio nel settimo giorno «si è riposato» (Es 31,17), anche l’uomo deve «far riposo» e lasciare che gli altri, soprattutto i poveri, «possano goder quiete». Il sabato sospende le attività quotidiane e concede una tregua. È un giorno di protesta contro le schiavitù del lavoro e il culto del denaro.
2173 Il Vangelo riferisce numerose occasioni nelle quali Gesù viene accusato di violare la legge del sabato. Ma Gesù non viola mai la santità di tale giorno. Egli con autorità ne dà l’interpretazione autentica: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato» (Mc 2,27). Nella sua bontà, Cristo ritiene lecito in giorno di sabato fare il bene anziché il male, salvare una vita anziché toglierla. Il sabato è il giorno del Signore delle misericordie e dell’onore di Dio. «Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc 2,28).
I Lettura: Il pathos umano ha senso nella speranza della risurrezione - José Maria González-Ruiz: Paolo continua a considerare la legge in una duplice dimensione: 1) la legge sola di fronte all’uomo in sé (l’uomo-carne) è «legge del peccato e della morte»; è una situazione il cui ultimo risultato sono il peccato e la morte. 2) la legge di fronte all’uomo in Cristo (l’uomo-spirito) è la «legge dello spirito e della vita»; è una situazione dominata dallo Spirito, che può, quindi, condurre alla vita. Ed ecco nuovamente l’insistenza su questa tremenda schizofrenia esistenziale: l’uomo conosce il progetto di liberazione (la legge che assolve la sua frustrazione esistenziale), ma questo progetto in sé - questa legge - gli indica solo la via, ma non lo porta alla meta. Per questo, è necessario lo Spirito, il soffio di Dio. L’uomo-spirito è colui che si è lasciato guidare da questo soffio di vita che viene solo da Dio.
Questa liberazione dell’umanità è stata compiuta da Cristo non dal di fuori, ma dal di dentro, attraverso quel processo di «redenzione mediante l’incarnazione» del quale Paolo parla così diffusamente ai filippesi. La liberazione dell’umanità è stata compiuta dal di dentro: Cristo si è fatto «carne», portando nel negativo della carne il positivo dello «spirito», perché qualsiasi uomo-carne che si unisce a lui possa seguirlo efficacemente nella sua ascensione dalla condizione-carne alla condizione-spirito, cioè nel suo passaggio dalla morte alla risurrezione. Quando dice che «Dio mandò il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato» («en homoiómati»), Paolo non si riferisce solo all’apparenza, ma alla manifestazione sociale ed esterna d’una realtà più profonda. Sarebbe tremendamente lontano dalla cristologia paolina considerare Cristo come un Dio puramente travestito da uomo. Cristo era un uomo totale e completo; anzi, era «uno dei tanti».
Così dev’essere intesa anche la seguente antitesi che si riferisce alla situazione dell’uomo in sé o dell’uomo appoggiato sulla grazia che Dio gli offre per mezzo del Cristo. «Spirito» può significare questa situazione d’unione con Dio («spirito») o la causa trascendente, lo «Spirito», lo Spirito Santo. Il passaggio da spirito a Spirito e viceversa è impercettibile e, a volte, non è del tutto differenziato.
«Camminare secondo la carne» è, dunque, contentarsi dei propri mezzi senza accettare il dono gratuito di Dio.
Così si spiega come la «carne» tenda alla «morte»: l’uomo-carne - quello che di fatto e coscientemente rigetta l’offerta della salvezza - non ha altra meta finale che la « morte » (nel senso pieno), mentre l’uomo-spirito ha la prospettiva sicura della «vita» e della «pace». «Pace» è un’espressione ebraica («shalóm») che comprende l’insieme di tutti i beni desiderabili da parte dell’uomo.
Come si comprende (e come afferma Paolo), la situazione attuale del cristiano è di «tensione»: da una parte, il vecchio legame col peccato fa di lui un «cadavere», un essere diretto alla morte; ma, per la parte di spirito che ha già, è vita, è «proiettato alla vita per il giudizio divino favorevole» pronunziato sulla sua frustrazione esistenziale.
Le «opere del corpo» («tàs pràxeis toft. sómatos»): qui «corpo» è tutto l’uomo nella sua attività esteriore e visibile: si riferisce all’uomo in sé in quanto che tenta di agire per proprio conto. Il cristiano si distacca da questo modo di agire («pràxis») e lo «consegna alla sfera della morte», sapendo che, per questa strada, si va diritti alla «morte».
Una delle prerogative principali dell’uomo-spirito è che non ha ricevuto uno spirito di schiavitù, ma di filiazione. È un figlio di Dio e può parlare con Dio chiamandolo semplicemente «padre ».
Quindi è erede di Dio e divide questa eredità - come la filiazione divina - con lo stesso Cristo, il Figlio di Dio. Questa eredità si riferisce, come sempre in Paolo, a qualcosa di concreto e tangibile: «saremo anche glorificati insieme con Cristo». Il «pathos» umano comincia ad avere un senso, poiché può condurre a una «doxa» (gloria) al di là della morte biologica.
Vangelo
Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?
Il capo della sinagoga è sdegnato perché Gesù ha guarito una donna in giorno di sabato. Gesù reagisce alla contestazione ricordando al suo interlocutore sdegnato la pratica corrente di abbeverare il bue o l’asino anche in giorno di sabato. È un argomento a fortiori: se in giorno di sabato si possono portare all’abbeveratoio l’asino e il bue perché non periscano di sete, un gesto per la vita per gli animali che non infrange la Legge, a maggiore ragione anche in giorno di sabato si può restituire la vita a una persona inferma. Un ragionamento sano ed equilibrato che fa precipitare i soliti contestatori nella vergogna: ancora una volta la loro ipocrisia è stata messa a nudo dinanzi alla folla che comprende il sapiente insegnamento e applaude per tutte le meraviglie operate da Gesù.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,10-17
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Parola del Signore.
La donna curva - Rosanna Virgili (Vangelo secondo Luca): Dal fico sterile alla donna curva: la metafora femminile diventa esplicita. Se il fico era sterile da tre anni, qui abbiamo un simbolico multiplo di tre: diciotto cioè, tre per sei. Vale a dire: tre giri di anni senza l’anno sabbatico (che è il settimo!). Simbolicamente Gerusalemme per tre volte è stata privata dell’anno sabbatico. Del riposo di Dio in lei! Essa è stata, cioè, privata della sua sponsalità e per questo è sterile. Il suo Dio non “entra” in lei. Gerusalemme, sabato di Dio, sposa in cui egli entra ai primi vespri (vene di sera), si vede scippato il piacere del talamo, nella contrazione del tempo del sabato.
La donna è curva (synkyptousa), piegata su se stessa, come a dire pressata da un carico che non può sopportare: forse oppressa sotto la rigidità di una legge che, nata per sollevare i suoi figli «su ali di aquila» (cf Es 19,4), era stata ridotta ad un peso di piombo da portare su fragili spalle? In tal caso la donna sarebbe un’altra metafora di Gerusalemme. Una donna con uno spirito di debolezza (pnéuma asthenéias échousa), cioè sola e, dunque, che non poteva sostenersi, né alzare la testa per guardare il cielo, dove abitava il suo Dio. Gesù ha compassione per questa “figlia di Abramo” che, come tutti gli altri ebrei, ha diritto alla vita. Il suo essere legata da Satana (cf v. 16) richiama il legamento di Isacco (cf Gen 22,9). Il figlio unico di Abramo fu a sua volta legato, benché non da Satana, ma dal suo stesso padre. Fortunatamente, l’angelo del Signore venne a togliere la mano armata di suo padre dalle membra del figlio (cf Gen 22,12). Gesù è pari a quell’angelo di Dio, che “slega” da Satana il corpo avvilito della donna per riaprirlo alla libertà ed alla lode. Questa figlia di Abramo è simbolo di Gerusalemme, la “figlia di Sion” curvata su stessa, incapace di sollevare lo sguardo verso l’alto. Sterile come un tempo privo del seme del sabato, terra impotente e senza germogli, non vive, ma si trascina sopportando l’esistenza, resa ancora più grave dal giogo della legge, come un peso inutile. Il Figlio di Dio si fa madre della figlia di Abramo e la fa rinascere alla visione del Padre. Così Gerusalemme inizia la sua nuova primavera a cominciare dal basso, dai poveri, dai pubblicani (cf Zaccheo, anche lui “figlio di Abramo” in 19,9). Per ricostruire il popolo di Abramo Gesù riparte dalle briciole, dagli scarti e ... dalle donne!
La docilità allo Spirito offre all’uomo continue occasioni di vita: Giovanni Paolo II (Omelia, 31 Maggio 1998): Scrive san Paolo nella Lettera ai Romani poc’anzi proclamata: “Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8,14). Queste parole offrono ulteriori spunti per comprendere l’azione mirabile dello Spirito nella nostra vita di credenti. Esse ci aprono la strada per giungere al cuore dell’uomo: lo Spirito Santo, che la Chiesa invoca perché dia “luce ai sensi”, visita l’uomo nell’intimo e tocca direttamente la profondità del suo essere. Continua l’Apostolo: “Se lo Spirito abita in voi, non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito... Quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (cfr. Rm 8,9.14). Contemplando, poi, l’azione misteriosa del Paraclito, aggiunge con trasporto: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi..., ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!». Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rm 8,15-16). Eccoci al centro del mistero! È nell’incontro tra lo Spirito Santo e lo spirito dell’uomo che si trova il cuore stesso dell’esperienza vissuta dagli Apostoli nella Pentecoste. Quest’esperienza straordinaria è presente nella Chiesa nata da quell’evento e l’accompagna nel corso dei secoli. Sotto l’azione dello Spirito Santo, l’uomo scopre fino in fondo che la sua natura spirituale non è velata dalla corporeità ma, al contrario, è lo spirito che dà senso vero allo stesso corpo. Vivendo, infatti, secondo lo Spirito, egli manifesta pienamente il dono della sua adozione a figlio di Dio. In tale contesto, ben s’innesta la questione fondamentale del rapporto tra la vita e la morte, che Paolo tocca osservando testualmente: “Se vivete secondo la carne, voi morirete; se invece con l’aiuto dello Spirito voi fate morire le opere del corpo, vivrete” (Rm 8,13). È proprio così: la docilità allo Spirito offre all’uomo continue occasioni di vita.
Cirillo di Alessandria: Tutti i suoi avversari si vergognavano: «La vergogna si è abbattuta quindi su coloro che hanno manifestato queste disoneste intenzioni, che si sono imbattuti nella principale pietra d’angolo e che sono stati spezzati. Mentre egli era occupato a raddrizzare i suoi vasi incurvati, essi hanno urtato contro il santo Vasaio e si opposti al Medico»..
Il Santo del Giorno - 27 Ottobre 2025 - Santa Balsamia: In Francia, nella diocesi di Reims, Balsamia viene onorata come nutrice di San Remigio, vescovo di quella città. Un dato che la rende particolarmente importante per l’Oltralpe. San Remigio, infatti, convertì nel V secolo la regina Clotilde e il marito Clodoveo. E con la conversione del re franco iniziò la storia cristiana della Francia. La figura di Balsamia si accosta a quella della madre di Remigio, Celina, anch’essa santa. Il nome della balia, però, appare tardivamente, nel X secolo quando oltre che nutrice viene identificata anche come madre di santi: san Celsino sarebbe stato, infatti, uno dei suoi figli. La leggenda dice che, benché venerata in Francia, Balsamia sarebbe stata di origine italiana. Da Roma sarebbe giunta a Reims proprio in tempo per svolgere la sua delicata mansione di nutrice. Una lettura della storia che stabilisce un legame forte tra Roma e la Francia: il latte, come un «balsamo», che ha nutrito il «padre della Chiesa francese», sarebbe venuto da Roma. (Avvenire)
Si compia in noi, o Signore,
la realtà significata dai tuoi sacramenti,
perché otteniamo in pienezza
ciò che ora celebriamo nel mistero.
Per Cristo nostro Signore.