24 OTTOBRE 2025
VENERDÌ DELLA XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
Rm 7,18-25a; Salmo Responsoriale Dal Salmo 118 (119); Lc 12,54-59
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
donaci di orientare sempre a te la nostra volontà
e di servirti con cuore sincero.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Catechismo della Chiesa Cattolica - Gesù verrà a giudicare i vivi e i morti 678 In linea con i profeti e con Giovanni Battista Gesù ha annunziato nella sua predicazione il giudizio dell’ultimo giorno. Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno e il segreto dei cuori. Allora verrà condannata l’incredulità colpevole che non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio. L’atteggiamento verso il prossimo rivelerà l’accoglienza o il rifiuto della grazia e dell’amore divino. Gesù dirà nell’ultimo giorno: «Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40).
679 Cristo è Signore della vita eterna. Il pieno diritto di giudicare definitivamente le opere e i cuori degli uomini appartiene a lui in quanto Redentore del mondo. Egli ha «acquisito» questo diritto con la sua croce. Anche il Padre «ha rimesso ogni giudizio al Figlio» (Gv 5,22). Ora, il Figlio non è venuto per giudicare, ma per salvare e per donare la vita che è in lui. È per il rifiuto della grazia nella vita presente che ognuno si giudica già da se stesso, riceve secondo le sue opere e può anche condannarsi per l’eternità rifiutando lo Spirito d’amore.
681 Nel giorno del giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare compimento al trionfo definitivo del bene sul male che, come il grano e la zizzania, saranno cresciuti insieme nel corso della storia.
1040 Il giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo. Soltanto il Padre ne conosce l’ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l’opera della creazione e di tutta l’Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte della morte.
Prima Lettura - L’apostolo Paolo precisa in che senso il peccato abiti in lui, e in ogni uomo: abita nella sua carne, cioè nella sua natura umana debole protesa a compiere il male a motivo del peccato originale, e abbandonata a se stessa, alla mercé del peccato. Con questa affermazione comunque non si vuol dire che l’uomo non sia responsabile dei suoi atti.
Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?: “corpo di morte : lett.: «dal corpo di questa morte». - Il corpo, con le membra che lo compongono (Rm 12,4, 1Cor 12,12.14s), cioè l’uomo nella sua realtà sensibile (1Cor 5,3; 2Cor 10,10) e sessuale (Rm 4,19, 1Cor 6,16; 7,4, Ef 5,28), interessa Paolo come terreno della vita morale e religiosa. Per l’AT, cf. Gen 2,21+, Sap 9,15+. Sottomesso dalla tirannia della «carne» (Rm 7,5+) al peccato (Rm 1,24; 6,12s; 7,23; 8,13; 1Cor 6,18) e alla morte (Rm 6,12; 8,10), e divenuto così «corpo di carne» (Col 2,11; cf. Rm 1,22), «corpo di peccato» (Rm 6,6; cf. Sap 1,4, Sap 9,15+) e «corpo di morte» (Rm 7,24), esso non è però votato all’annientamento come vorrebbe il pensiero greco, ma al contrario, secondo la tradizione biblica (Ez 37,10+; 2Mac 7,9+), è chiamato alla vita (Rm 8,13; 2Cor 4,10) mediante la resurrezione (Rm 8,11+). Il principio di questo rinnovamento sarà lo Spirito (Rm 5,5+), che si sostituisce alla psychê (1Cor 15,44+) e trasforma il corpo del cristiano nell’immagine del corpo risorto del Cristo (Fil 3,21).
Attendendo questa liberazione escatologica (Rm 8,23), il corpo del cristiano, liberato in linea di principio dalla «carne» mediante l’unione alla morte del Cristo (Rm 6,6; Rm 8,3s), è già fin d’ora abitato dallo Spirito santo (1Cor 6,19) che lo forma a una vita nuova di giustizia e di santità (Rm 6,13.19; 12,1; 1Cor 7,34), capace di meritare (2Cor 5,10) e di glorificare Dio (1Cor 6,20; Fil 1,20)” (Bibbia di Gerusalemme).
Vangelo
Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?
Sono parole quelle di Gesù che indirizzano al giudizio di Dio. L’insegnamento è rivolto alla folla suggerendo quale atteggiamento adottare per prepararsi al giudizio indicando due piste: essere capaci di discernere gli annunzi del giudizio (12,54-56) e fare il possibile per evitarlo (12,57-59), aderendo in modo permanente alla parola di Gesù, parola di Vita eterna, parola di salvezza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,54-59
In quel tempo, Gesù diceva alle folle:
«Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».
Parola del Signore.
Gesù, si rivolge alla folla partendo da elementi ben sperimentabili. In Palestina, le grandi piogge vengono da sud-ovest, dal mare; lo scirocco, dal sud, porta il caldo.
Con profonda amarezza Gesù deve costatare che la folla, pur essendo ben preparata a cogliere i cambiamenti climatici, non è affatto capace di rilevare la presenza in mezzo ad essa di Colui che ha disposto con sapienza «l’avvicendarsi dei tempi e delle stagioni» (Prefazio V Domenica T. O.).
Colui, per mezzo del quale «sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili» (Col 1,16), vero Dio e vero Uomo (cfr. Gv 1,14; Rom 9,5), è «disceso sulla terra» (Ef 4,9) ed è decisivo ai fini della salvezza pronunziarsi su di lui. È di massima urgenza perché è in gioco la salvezza, la decisione non va presa secondo preconcetti e velleità che nulla hanno a che fare con un giusto giudizio (cfr. Lc 4,16-30).
Questa incapacità è anche ipocrisia perché i segni, attraverso i quali dare un giusto giudizio, nella vita di Gesù sono evidentissimi: «Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre» (Gv 10,36-38).
Respingendo Gesù, gli uomini si perdono senza speranza; peccano contro la verità. È il peccato contro lo Spirito Santo che non sarà perdonato né in questo secolo, né in quello futuro (cfr. Mt 12,32).
I tempi messianici sono presenti ed è ormai ora di comprenderlo, perché il giudizio è vicino - Il giudizio nella predicazione apostolica - Jean Corbon e Pierre Grelot: 1. Dai discorsi degli Atti all’Apocalisse, tutti i testimoni della predicazione apostolica accordano un posto essenziale all’annunzio del giudizio, che invita alla conversione: Dio ha fissato un giorno per giudicare l’universo con giustizia per mezzo di Cristo che egli ha risuscitato dai morti (Atti 17, 31; cfr. 24, 25; 1 Piet 4, 5; Ebr 6, 2).
Anche dopo la conversione, l’imminenza costante di questo giudizio (Giac 5, 9: «Il giudice è alle porte») detta l’atteggiamento che conviene assumere, perché il giudizio comincerà dalla casa di Dio prima di estendersi agli empi (1 Piet 4, 17), e Dio giudicherà ognuno secondo le sue opere senza riguardi personali (1 Piet 1, 17; cfr. Rom 2, 6). Prospettiva spaventosa, che deve far tremare i ribelli (Ebr 10, 27-31; cfr. Rom 12, 19)!
A questo severo giudizio saranno sottoposti i fornicatori e gli adulteri (Ebr 13, 4), tutti coloro che avranno rifiutato di credere ed avranno parteggiato per il male (2 Tess 2, 12), gli empi, i falsi dottori ed anche gli angeli ribelli (2 Piet 2, 4-10), i vescovi cattivi e le vedove infedeli che non rimangono nello stato di vedovanza (5, 12). In quel giorno d’ira si rivelerà il giusto giudizio di Dio (Rom 2, 5), cui non è possibile sfuggire (2, 3) perché Dio giudicherà anche le azioni segrete degli uomini (2, 16; 1 Cor 4, 4). Sarà Cristo a svolgere allora la funzione di giudice dei vivi e dei morti (2 Tim 4, 1; cfr. Rom 2, 16; Apoc 19, 11).
L’Apocalisse fa un quadro spaventoso di queste assise finali (Apoc 20, 12 s; cfr. 11, 18; 16, 5...), di cui è preludio nella storia il giudizio di Babilonia, la città nemica di Dio (14, 8; 17, 1; 18, 2-24); infatti Dio, accogliendo le richieste dei martiri che gli domandavano di giudicare la loro causa (6, 9 s; 18, 20), vendicherà su Babilonia il sangue dei suoi servi (19, 2). Infine, al termine del tempo, tutti gli uomini saranno sottoposti al fuoco che proverà il valore delle loro opere (1 Cor 4, 5; 2 Piet 3, 7). Quale sarà allora il criterio di questo esame?
La legge mosaica per coloro che ad essa si appelleranno (Rom 2, 12), la legge scritta nella coscienza per coloro che non avranno conosciuto che questa (2, 14 s), la legge di libertà per coloro che hanno ricevuto il vangelo (Giac 2, 12). Ma guai a chi avrà giudicato il prossimo (Rom 2, 1 ss): sarà egli stesso giudicato secondo la misura che ha applicato agli altri (14, 10 ss; Giac 2, 13; 4, 11 ss; 5, 12)!
2. In queste descrizioni del giudizio finale bisogna tener conto delle immagini. Ma la questione più importante è la seguente: se il giudizio è quale i testi dicono, chi mai vi potrà sfuggire, chi, dunque, si salverà? Effettivamente l’ira di Dio si rivela nella storia contro tutta l’umanità: tutti sono colpevoli dinanzi a lui (Rom 3, 10-20; cfr. 1, 18). Dall’ingresso del peccato nel mondo per la colpa del primo uomo, un verdetto di condanna è stato enunciato contro tutti gli uomini (5, 16. 18). Nessuno vi potrebbe sfuggire per i suoi propri meriti. Ma quando, in conseguenza dei nostri peccati, è morto Gesù che era il Figlio di Dio venuto nella carne, Dio ha condannato il peccato nella carne per liberarci dal suo giogo (8, 3). Ora dunque si rivela la giustizia di Dio, non quella che punisce, ma quella che giustifica e salva (3, 21); tutti meritavano il suo giudizio, ma tutti sono giustificati gratuitamente, purché credano in Cristo Gesù (3, 24 ss). Per i credenti non c’è più condanna (8, 1): se Dio li giustifica, chi dunque li potrebbe condannare (8, 34)? Sotto la legge antica, il ministero di Mosè era un ministero di condanna, ma quello dei servi del vangelo è un ministero di *grazia (2 Cor 3, 9) e di riconciliazione (5, 19 ss). Questo ci dà piena sicurezza nel giorno del giudizio (1 Gv 4, 17): l’amore di Dio per noi si è già manifestato in Cristo, sicché non abbiamo più nulla da temere. La minaccia spaventosa del giudizio non pesa più che sul mondo malvagio; Gesù è venuto per sottrarci ad esso.
Chi mi libererà da questo corpo di morte?: «Che cos’è, infatti, l’uomo se tu non lo visiti? Non dimenticare pertanto il debole. Ricordati, o Signore, che mi hai fatto debole, che mi hai plasmato di polvere. Come potrò stare ritto, se tu non ti volgi continuamente per rendere salda questa argilla, di modo che la mia solidità promani dal tuo volto? “Appena nascondi il viso, tutte le cose vengono meno” [Sal 103[104],29]: se ti volgi, guai a me! Non hai da guardare in me nient’altro che contagi di delitti: non è utile né essere abbandonati, né esser visti perché, mentre siam visti, provochiamo disgusto. Possiamo tuttavia pensare che non respinge quelli che vede, perché purifica quelli che guarda. Lo divora un fuoco, capace di bruciare la colpa [cfr. Gl 2,3]» (Ambrogio, De interpellatione David, IV, 6, 22).
Il Santo del giorno - 24 Ottobre 2025 - San’Antonio Maria Claret, Vescovo: Una figura del secolo XIX al cui nome è tuttora legata una congregazione religiosa diffusa in tutti i continenti, quella dei Missionari del Cuore Immacolato di Maria, detti appunto Clarettiani. Di origine catalana, appena ordinato sacerdote Claret si reca a Roma, a Propaganda Fide, per essere inviato missionario. Ma la salute precaria lo costringe a tornare in patria. Così per sette anni si dedica alla predicazione delle missioni popolari tra la Catalogna e le Isole Canarie. È tra i giovani raggiunti in questa attività apostolica che nasce l’idea della congregazione. Nel 1849 viene nominato arcivescovo di Santiago di Cuba. Morirà il 24 ottobre 1870. (Avvenire)
La partecipazione ai doni del cielo, o Signore,
ci ottenga gli aiuti necessari alla vita presente
nella speranza dei beni eterni.
Per Cristo nostro Signore.