21 OTTOBRE 2025
MARTEDÌ DELLA XXIX SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO
Rm 5,12.15b.17-19.20b-21; Salmo Responsoriale Dal Salmo 39 (40); Lc 12,35-38
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
donaci di orientare sempre a te la nostra volontà
e di servirti con cuore sincero.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
La parusia - Catechismo degli Adulti [1175]: La Chiesa delle origini crede che il Signore Gesù, morto e risorto, ha aperto una storia di salvezza universale, cosmica. Il regno di Dio è impersonato in lui. Attendere il Regno significa attendere la “Parusia” del Signore. Con questa parola, usata comunemente per indicare la visita ufficiale di un sovrano in qualche città, i credenti designano la venuta pubblica e manifesta del Cristo glorioso. Non si tratta di un ritorno, quasi che adesso sia assente, ma del compimento e della manifestazione suprema di quella presenza che ha avuto inizio con la sua umile vicenda terrena e che continua oggi nascosta nel mistero dell’eucaristia, della Chiesa, della carità e dei poveri.
La parusia è la meta della storia. Porterà la perfezione totale dell’uomo e del mondo. Dio infatti ha voluto «ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,10), «per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose» (Col 1,20). La nostra risurrezione è prolungamento della sua. Significativamente nei primi secoli le assemblee cristiane preferivano pregare rivolte a oriente, da dove sorgerà il sole che inaugurerà il giorno eterno. La stessa fede viene professata ai nostri giorni dal concilio Vaticano II: «Il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia di tutti i cuori, la pienezza delle loro aspirazioni. Egli è colui che il Padre ha risuscitato da morte, ha esaltato e collocato alla sua destra, costituendolo giudice dei vivi e dei morti. Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana».
Prima Lettura- José Maria González-Ruiz: Tutta questa lettura può essere considerata come una « midrash » (racconto parabolico), costruita sul racconto della Genesi del peccato di Adamo. Quindi non si può attribuire a Paolo più di quello che egli intendeva dire quando scelse questo racconto biblico come il contrasto della sua affermazione positiva su Cristo, unico portatore della vera salvezza umana.
Una buona lettura della Bibbia chiarisce due spazi diversi: il culturale e il religioso. La Bibbia é un insieme di libri che appartengono a culture diverse, ma, attraverso tutte queste culture, è trasmesso lo stesso messaggio religioso. Perciò, perdiamo il tempo quando discutiamo se Paolo credeva che Adamo fosse stato il primo di tutti gli uomini. Questo era molto secondario e apparteneva al campo culturale. Il messaggio religioso è molto chiaro: nella storia umana vi è, di fatto, un clima contaminato nell’ordine morale: nasciamo in un mondo intriso di peccato. Questo clima di peccato non è dovuto a forze superiori all’uomo; non è altro che la somma dei peccati individuali, che lasciano nell’atmosfera questo strato di contaminazione. Cristo è venuto a togliere questa contaminazione atmosferica dell’umanità.
Nel versetto 19, è chiarita questa antitesi: per la « ubbidienza » (atto di « sottomissione »: cf Fil 2,5-11) di Cristo, « tutti saranno costituiti giusti ». Questo, nel pensiero paolino, non sta a indicare un automatismo della grazia che prescinda dall’accettazione dell’uomo per mezzo della fede e dalla sua conseguente condotta morale, ma si riferisce a una possibilità oggettiva. Allo stesso modo, la « disubbidienza » (atto di « insubordinazione ») del primo uomo non rese « peccatrice » in atto la massa, ma per così dire, in potenza. Il « peccato » acquista qui quel carattere oggettivo del clima inquinato dal peccato, di atmosfera propizia ai peccato.
Per conseguenza, una morale puramente individualista e personalista è inconcepibile nel cristianesimo. Occorre arrivare a una morale comunitaria e strutturale.
Vangelo
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.
L’ammonimento di Gesù ricorda ai credenti la fine, quella personale e quella del mondo: essa sarà improvvisa perché è incerto il momento della morte e del ritorno del Signore. Quindi, la prospettiva è «quella della parusia: bisogna star pronti perché non si sa a che ora il Signore ritornerà. [Con i] fianchi cinti e le lucerne accese... Si tratta di tenersi pronti, cioè in tenuta da viaggio [cfr. Es 12,11 per celebrare la Pasqua è necessario avere i fianchi cinti]: si tratta, ancora una volta, di andare incontro al Signore che passa, che viene. Tenetevi pronti: come si vede, l’invito alla vigilanza viene articolato in ammonimenti [vv. 35 e 40], in parabole [36-38.39-40] e in beatitudini [37s]: alla luce dell’insegnamento sapienziale, Gesù non lascia mancare la promessa delle beatitudini» (Carlo Guidelli, Luca, Nuovissima Versione della Bibbia).
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Parola del Signore.
Il Vangelo ci spinge a guardare a quelle ultime realtà verso le quali, consapevoli o no, siamo incamminati: è un invito a «dedicare un po’ di attenzione a quello che non è altro che il nostro destino: la morte, il giudizio finale di Dio, l’eternità, l’inferno, il paradiso, la interminabile schiavitù di Satana o la continua familiarità con Dio e i suoi amici» (Vincenzo Raffa).
Quando Gesù verrà nella sua gloria, i morti risusciteranno e i vivi saranno rapiti in Cielo (Cf. 1Ts 4,13-18; 1Cor 15,12-23.51s) e tutti compariremo davanti al tribunale del Cristo (Cf. Mt 25,1s; Rom 14,10; 2Cor 5,10): «Davanti a Cristo che è la verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo con Dio» (CCC 1039).
Sarà un giudizio imparziale che appartiene soltanto a Dio, il quale per mezzo del suo Cristo giudicherà i vivi e i morti (Cf. Atti 10,42; 2Tm 4,1; 1Pt 4,5). Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere (Cf. 1Cor 3,8.13-15; 2Cor 5,10; 11,15; Ef 6,8; Ap 2,23; 20,12; 22,12). In quel «giorno», l’uomo raccoglierà quello che avrà seminato: «Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna» (Gal 6,7-9).
«In linea con i profeti e con Giovanni Battista Gesù ha annunciato nella sua predicazione il giudizio dell’ultimo giorno. Allora saranno messi in luce la condotta di ciascuno e il segreto dei cuori. Allora verrà condannata l’incredulità colpevole che non ha tenuto in alcun conto la grazia offerta da Dio. L’atteggiamento verso il prossimo rivelerà l’accoglienza o il rifiuto della grazia e dell’amore divino. Gesù dirà in quell’ultimo giorno: “Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” [Mt 25,40]» (CCC 678).
In quel «giorno», il diavolo sarà gettato «nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli» (Ap 20,10). La stessa sorte toccherà agli empi (Cf. Ap 20,11-15) e la morte sarà ridotta all’impotenza (Cf. Ap 20,10; 21,4; 20,6).
I giusti, sui quali non avrà potere la seconda morte, saranno «sacerdoti di Dio e del Cristo» (Ap 20,6) e nella città santa vedranno il volto di Dio e «porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli» (Ap 22,4-5).
Sconcerta la chiarezza della Parola di Dio: «Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina alla vera religiosità, è accecato dall’orgoglio, non comprende nulla ed è un maniaco di questioni oziose e discussioni inutili» (1Tm 6,3-4).
Questa è la verità: un giorno, fissato dall’eterna Sapienza, «ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio» (Rom 14,12).
Una verità che non può essere mercificata.
Eugen Berthold Friedrich Brecht, morto a Berlino il 1956, è considerato il più influente drammaturgo, poeta e regista teatrale tedesco del XX secolo. Autore di numerose opere note in tutto il mondo, chi non conosce l’Opera da tre soldi?, a proposito della verità ebbe a dire: «Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente». Più chiaro di così!
Attesa del ritorno del Signore - Stefano Virgulin (Vegliare in Schede Bibliche Pastorali, Vol. VIII ): Il tema della vigilanza compare nel Nuovo Testamento soprattutto nel contesto dell’avvento del Signore nell’ultimo giorno. La veglia costituisce il caratteristico atteggiamento di quanti sono pronti ad accogliere il Signore che viene nella gloria. Per descrivere la subitaneità e l’imprevedibilità della parusia, Gesù usa nei Vangeli paragoni e immagini tratti dalla vita ordinaria dell’uomo. La sua venuta sarà improvvisa come quella di un padrone che ritorna nel corso della notte senza aver prevenuto i servi (Mc 13,35-36), o come quella di un ladro nella notte (Mt 24,43-44). Perciò il cristiano deve stare in guardia, non lasciarsi vincere dalla noncuranza simboleggiata dal sonno. L’esortazione alla vigilanza escatologica è spesso sottolineata nei Vangeli: «State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso... È come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!» (Mc 13,33-34; cfr. Mt 24,42-44; Lc 21,34-36). A conclusione della parabola delle dieci vergini Mt presenta la seguente esortazione: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (25,13). Luca ha questa beatitudine: «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli» (12,37). L’apostolo ricorda al cristiano che, in quanto figlio del giorno e della luce, deve vegliare e resistere alle tenebre, se non vuole essere sorpreso dalla parusia (1Ts 5,6-8). Di qui l’esortazione alla sobrietà, alla rinuncia agli eccessi notturni, il consiglio insistente a ricorrere a tutte le armi della fede. È necessario essere ben svegli per accogliere la salvezza definitiva (Rm 13,11-14). Lo stato di «all’erta» richiede la rinuncia o almeno il distacco dai beni e piaceri della vita, come sottolinea Luca in 21,34-36: «State ben attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso; come un laccio esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Nell’Apocalisse si trova un’esortazione alla vigilanza rivolta alla comunità di Sardi, con annessa una minaccia (Ap 3,2-3); è promessa inoltre la beatitudine a coloro che accettano l’avvertimento dell’era escatologica (Ap 16,15). Siamo ormai in attesa che spunti il giorno definitivo e si levi nei cuori la stella del mattino (2Pt 1,19).
Padre Lino Pedron: L’insegnamento sulla fugacità e insicurezza dei beni terreni del brano evangelico di ieri ha riportato l’attenzione verso il regno di Dio e i tesori del cielo.
I cristiani devono tenersi pronti per la venuta inattesa e improvvisa di Gesù. Essa è prospettata ad essi come un punto di costante riferimento per tenere sveglie le loro responsabilità e la loro dedizione al regno del Signore. Gesù è la guida invisibile della Chiesa; nessuno sa quando si manifesterà apertamente, ma tutti sanno che è presente e sollecita la massima collaborazione da parte di ognuno. L’insicurezza del ritorno del Signore deve tenere costantemente desta l’attenzione e l’operosità dei suoi cristiani.
Il servo fedele deve dare prova di aspettare il suo padrone anche nelle ore insolite, quando normalmente tutti dormono. Il sacrificio può apparire grande, ma la ricompensa sarà ancora più grande. Il richiamo alla venuta del Signore è essenziale nel vangelo. La vita del cristiano è un’attesa del Signore che viene. Il credente è colui che sa aspettarlo e sta ad aspettarlo. Egli veglia nella notte del mondo per far risplendere con le sue opere la luce di Dio.
La cintura ai fianchi è la tenuta di lavoro, di servizio e di viaggio prescritta per la cena pasquale (cfr Es 12,11). Questo è l’atteggiamento corretto per attendere il Signore. Non bisogna guardarlo in cielo, ma testimoniarlo sulla terra (cfr At 1,11). Il Signore che viene e bussa alla porta è un’allusione all’eucaristia; il Signore si invita a cena a casa nostra: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). La sua venuta finale è vissuta quotidianamente nella cena eucaristica. La beatitudine del cristiano è vivere una vita pasquale, di cui la sorgente è l’eucaristia (cfr Lc 14,15), dove la storia di Gesù si fa nostro presente e ci introduce nel nostro futuro.
L’esistenza cristiana è attesa dello Sposo che viene per prenderci definitivamente con sé. Il cristiano non ha qui la sua patria. La casa della sua nostalgia è altrove. Straniero e pellegrino sulla terra (cfr 1Pt 2, 11) non ha quaggiù una città stabile, ma cerca quella futura ( cfr Eb 13,14). “La nostra patria è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo” (Fil 3,20). Il suo ritorno sarà nella notte, figura della morte personale.
Il credente, giorno dopo giorno, non si stanca del ritardo del suo Signore, non si distrae, non perde la fiducia dell’incontro beatificante con lui.
E se tornando, a mezzanotte o alle tre del mattino ... - Bruno di Segni: In Lucam, XII.: alla lettera: alla seconda o alla terza vigilia. Tre infatti sono le vigilie, tre i tempi: prima della Legge, sotto la Legge e sotto la Grazia.
Poiché nella prima vigilia di Dio non ha visitato il mondo né con la Legge, né con i Profeti, qui non se ne parla. Nella seconda vigilia invece si è degnato di visitare il mondo non solo con la Legge e i Profeti, ma con la sua stessa Incarnazione ... La terza vigilia è questa, in cui non solo viene, ma anche è testimoniato che è sempre presente, con le parole: Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo (Mt. 28,20).
Il Santo del Giorno - 21 Ottobre 2025 - Beato Giuseppe Puglisi - Come un seme che muore e dona frutti di speranza: Come un seme piantato nell’oscurità della terra, che muore e porta frutto, così è stata la vita del beato Giuseppe Puglisi (per tutti Pino): dal suo assassinio è cresciuto un germoglio che oggi continua a dare frutti di speranza per molti. L’eredità di Puglisi, però, non è contenuta solo nel suo sacrificio finale, perché è un dono cresciuto con umiltà e determinazione lungo tutti i suoi 33 anni di ministero sacerdotale. Un cammino di fatto culminato nei tre anni da parroco a Brancaccio, dove aveva cominciato a offrire orizzonti nuovi ai tanti ragazzi che, senza un padre premuroso come don Puglisi, avrebbero avuto il destino segnato nella manovalanza della malavita. In quel contesto la voce di padre Pino era diventata eco del grido degli onesti, un’onda capace di rompere l’omertà. Per questo fu ucciso con un colpo alla nuca sull’uscio di casa il 15 settembre 1993. Era nato quello stesso giorno di 56 anni prima, nel 1937, ed era diventato prete nel 1960. Dopo aver ricoperto diversi incarichi, arrivò a Brancaccio nel 1990, restituendo al quartiere la vita che proprio lì gli era stata donata. (Matteo Liut)
La partecipazione ai doni del cielo, o Signore,
ci ottenga gli aiuti necessari alla vita presente
nella speranza dei beni eterni.
Per Cristo nostro Signore.