10 Ottobre 2025
 
Venerdì XXVII Settimana T. O.
 
Gl 1,13-15; 2,1-2 ; Salmo Responsoriale Dal Salmo 9; Lc 11,15-26
 
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
oltre ogni desiderio e ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Satana - Catechismo degli Adulti [382]: I demòni hanno come capo Satana. La sua forza distruttiva e il suo influsso nella storia sono indicati dalla Bibbia in termini impressionanti: «il principe di questo mondo» (Gv 12,31); «il grande drago, il serpente antico... che seduce tutta la terra» (Ap 12,9); «omicida fin da principio... e padre della menzogna» (Gv 8,44), «colui che della morte ha il potere» (Eb 2,14); il «maligno» che domina «tutto il mondo» (1Gv 5,19). Bisogna dunque vedere in lui una persona, malvagia e potente che, attraverso un’illusione di vita, organizza sistematicamente la perdizione e la morte.
Si può riconoscere un suo influsso particolare nella forza della menzogna e dell’ateismo, nell’atteggiamento diffuso di autosufficienza, nei fenomeni di distruzione lucida e folle. Ma tutta la storia, a cominciare dal peccato primordiale, è inquinata e stravolta dalla sua azione nefasta. Secondo la concezione biblica, le varie forme di male sono in qualche modo riconducibili a lui e ai demòni suoi complici. La Chiesa ritiene che «tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo, che durerà ... fino all’ultimo giorno».
Così inquietante è la forza del male, che alcune dottrine religiose hanno immaginato l’esistenza di un dio malvagio, indipendente e concorrenziale rispetto al Dio del bene. La Chiesa rifiuta questo modo di vedere. Tuttavia non minimizza il mistero del male, riducendolo alle deficienze della natura o alla colpa dell’uomo, ma vi scorge «un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore»
 
I Lettura: Il testo profetico va collocato in una cornice di desolazione, e di estreme calamità: Gioele scrive sullo sfondo di una perniciosa invasione di cavallette (1,4) e di un periodo prolungato di siccità. Per Gioele questi flagelli devono essere accolti come una parola che Dio rivolge al suo popolo e che il profeta aiuta a comprendere il senso: sono segni che annunciano altre disgrazie, più invasive e più devastanti, infatti è vicino il giorno del Signore, giorno di tenebra e di oscurità, giorno di nube e di caligine (2,2), e come le cavallette una grande armata nemica, inviata da Dio, si spande sui monti. Da qui, per stornare il castigo, l’invito a convertirsi, a ritornare al Signore con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti (2,12). 
 
Vangelo
Se io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
 
Il racconto evangelico si apre con un esorcismo di cui non viene ricordato alcun particolare, ma è da questo episodio che segue una reazione diversificata dei presenti. Alcuni accusano Gesù di essere in combutta con Satana, mentre altri vogliono metterlo alla prova esigendo da lui un segno dal cielo. La risposta di Gesù a queste illazioni Gesù è immediata. L’originalità degli esorcismi di Gesù sta nell’espressione dito di Dio, che nell’Antico Testamento indica l’intervento concreto e diretto di Dio sul mondo. Gesù è venuto per instaurare con il dito di Dio il regno del Padre celeste e per sbaragliare il regno di Satana. Quest’ultimo è l’uomo forte che fa la guardia alla sua casa e al suo regno, ma c’è uno più forte che lo sconfigge, con la sua potenza divina e i suoi esorcismi
 
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 11,15-26
 
In quel tempo, [dopo che Gesù ebbe scacciato un demonio,] alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.
Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche Satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demòni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio.
Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino.
Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde.
Quando lo spirito impuro esce dall’uomo, si aggira per luoghi deserti cercando sollievo e, non trovandone, dice: “Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito”. Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende altri sette spiriti peggiori di lui, vi entrano e vi prendono dimora. E l’ultima condizione di quell’uomo diventa peggiore della prima».
 
Parola del Signore.
 
Un segno e la sua interpretazione - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): Gesù ha appena scacciato un demonio da un posseduto, «un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. Ma alcuni dissero: “È in nome di Beelzebul, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni”». Gesù aveva compiuto un segno, un miracolo; ma ogni segno è ambivalente e si può interpretare in un senso o nell’altro, perché Dio rispetta la libertà di chi vede il segno e lo interpreta.
È quello che avvenne in questo caso. Alcuni ammirarono il potere liberatore e la misericordia di Dio che Gesù manifestava; altri però attribuirono tutto alla complicità di Cristo con il demonio. Chiaramente illogico, perché, come dice Gesù, «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? ».
L’unica spiegazione valida è che un altro più forte del demonio, cioè Gesù stesso, lo ha vinto. Poiché egli scaccia i demoni «con il dito di Dio», cioè con il suo potere e «per virtù dello Spirito di Dio» - come aggiunge l’evangelista Matteo nel brano parallelo (11,28) - il regno e la misericordia liberatrice di Dio sono arrivati nel mondo degli uomini. Quessta è la spiegazione giusta, conclude Gesù.
Per accettare come evidente questa interpretazione, ci voleva una luce speciale, cioè la fede, che mancava agli avversari di Cristo. La fede è un dono di Dio e non una conclusione razionale; per questo non scaturiva necessariamente dai miracoli che Gesù faceva. Altrimenti, tutti avrebbero creduto in lui, perché le prove che dava del potere di Dio erano schiaccianti.
Inoltre, ogni segno di Dio, come parola efficace di se stesso, chiama a una decisione a favore o contro.
Per questo Gesù aggiunge: «Chi non è con me, è contro di me». E tacitamente paragona la sorte del popolo eletto con quella del posseduto guarito. Se non accoglie il regno di Dio on cuore aperto e grato, si troverà in una situazione peggiore di prima.
 
Satana l’omicida e il signore della morte - Giorgio Giordani e Sergio Lanza (Satana in Schede Bibliche Pastorali Vol. VII): «Egli è stato omicida fin dal principio» (Gv 8,44). L’intima connessione tra Satana­peccato-morte appare in numerosi testi del NT, di cui quello di Giovanni or ora citato costituisce l’esempio più significativo nella sua formulazione lapidaria e sintetica. Già verso la fine della rivelazione veterotestamentaria si era introdotto un pensiero di questo tipo, quando l’autore del libro della Sapienza, rileggendo il testo di Gn 3, dopo aver detto che «Dio creò l’uomo per l’immortalità, lo fece a immagine della propria natura» (Sap 2,23; cf. 1,13), afferma: «Ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono» (Sap 2,24).
In questa prospettiva si può capire l’esortazione di Cristo ai discepoli: «E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna» (Mt 10,28), e la raccomandazione di Giovanni a non seguire l’esempio di Caino «che era maligno e uccise suo fratello» (1Gv 3,12).
Ma è soprattutto nelle lettere di Paolo che que to pen iero viene ripreso e sviluppato, con la costante preoccupazione di far risaltare la vittoria di Cristo su Satana­peccato-morte. Notissimo è il testo di Rom 5,12ss che presenta uno schizzo della storia della salvezza: rileggendo Gn 3 e Sap 2,24, Paolo sottolinea la relazione peccato-morte, mettendone in risalto il rapporto di stretta causalità. Ma egli è soprattutto preoccupato di mettere in evidenza la ricchezza sovrabbondante della redenzione operata da Cristo: «Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato ... Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini» (Rm 5,12 e 15).
La missione di Cristo è quella di sconfiggere Satana c esautorare il suo dominio sul regno della morte. Egli si è fatto uomo, ha assunto in tutto la condizione umana, «ne è divenuto partecipe, al fine di ridurre all’impotenza mediante la morte colui che ha il potere della morte, cioè il diavolo, e rendere liberi quelli che per timore della morte erano soggetti a servitù per tutta la vita» (Eb 2,14-15). Per questo Paolo può esclamare con una speranza che è già fiduciosa certezza: «Ma il Signore è fedele; egli vi confermerà e vi custodirà dal maligno» (2Ts 3,3).
Ancora più radicale Giovanni che considera i cristiani come coloro che, sebbene ancora sollecitati da tante tentazioni e difficoltà, pure possono considerarsi legittimamente vincitori, perché hanno conosciuto «colui che è dal principio» e hanno «vinto il maligno» (1Gv 2,13-14).
 
Ma se arriva uno più forte di lui: “Gesù Cristo è Colui che è più forte del Diavolo e ha assunto le vesti della nostra umanità per sconfiggerlo e liberare la nostra anima, sua sposa, dalle mani di quello, servendosi dell’umiltà con la quale espelle dall’anima il veleno della superbia. affinché nei sensi del corpo non appaia più nulla di orgoglioso” (Antonio da Padova, Sermones).
 
Il santo del giorno - 10 Settembre 2025 - San Nicola da Tolentino: Nacque nel 1245 a Castel Sant’Angelo in Pontano nella diocesi di Fermo. A 14 anni entrò fra gli eremitani di sant’Agostino di Castel Sant’Angelo come oblato, cioè ancora senza obblighi e voti. Più tardi entrò nell’ordine e nel 1274 venne ordinato sacerdote a Cingoli. La comunità agostiniana di Tolentino diventò la sua «casa madre» e suo campo di lavoro il territorio marchigiano con i vari conventi dell’Ordine, che lo accoglievano nell’itinerario di predicatore. Dedicava buona parte della sua giornata a lunghe preghiere e digiuni. Un asceta che diffondeva sorriso, un penitente che metteva allegria. Lo sentivano predicare, lo ascoltavano in confessione o negli incontri occasionali, ed era sempre così: veniva da otto-dieci ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, ma aveva parole che spargevano sorriso. Molti venivano da lontano a confessargli ogni sorta di misfatti, e andavano via arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Sempre accompagnato da voci di miracoli, nel 1275 si stabilì a Tolentino dove resterà fino alla morte il 10 settembre 1305. (Avvenire)
 
Concedi a noi, Padre onnipotente,
che, inebriati e nutriti da questi sacramenti,
veniamo trasformati in Cristo
che abbiamo ricevuto come cibo e bevanda di vita.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.