20 Luglio 2025
XVI Domenica Tempo Ordinario
Gen 18,1-10a; Salmo Responsoriale Dal Salmo 14 (15; Col 1,24-28; Lc 10,8-42
Colletta
O Padre,
nella casa di Betania tuo Figlio Gesù
ha conosciuto il premuroso servizio di Marta
e l’adorante silenzio di Maria:
fa’ che nulla anteponiamo all’ascolto della sua parola.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose: Giovanni Paolo II (Omelia, 24 luglio 1980): Scrive l’evangelista che Gesù venne accolto in casa da Marta: “Essa aveva una sorella di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta, invece, era tutta presa da molti servizi; pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,38-42). Evidentemente Gesù non rimproverava Marta per la sua sollecitudine casalinga, piena di riguardi e di gentilezza, bensì per la sua eccessiva preoccupazione materiale, che quasi le faceva dimenticare la “precedenza assoluta” dovuta all’ospite divino; mentre elogiava Maria che, ascoltando Gesù, aveva scelto la parte migliore. Ecco dove si trova “la parte migliore”: nell’ascolto della parola di Dio, nell’ascolto del messaggio di Cristo! [...] la parola di Cristo [...], infatti, è l’unica cosa, di cui abbiamo veramente bisogno: la luce della rivelazione e la potenza redentrice della grazia. Senza la luce di Cristo, tutto diventa enigmatico, oscuro, contraddittorio, perfino assurdo, come confermano, purtroppo, tante correnti dell’agnosticismo contemporaneo. E l’agitarsi frenetico delle moltitudini diventa una realtà tragica e paurosa, se manca la certezza che unicamente proviene dal Cristo salvatore. “Gesù Cristo è il Signore [...]. Egli è l’unico orientamento dello spirito, l’unica direzione dell’intelligenza, della volontà e del cuore per tutti noi; egli è il redentore dell’uomo; egli è il redentore del mondo; in lui sta la nostra salvezza”.
Prima Lettura: È il racconto di una apparizione di Jahve ad Abramo accompagnato da due «uomini», che, secondo Gen 19,1, sono due angeli. Inizialmente Abramo alla vista dei «tre uomini» riconosce solo ospiti umani. Prostrandosi dinanzi a loro fino a terra in segno di omaggio li accoglie con grande gioia e abbondanza di cibo. Il carattere divino dei «tre uomini» non si manifesterà che progressivamente (vv. 2.9.13.14). Nel lasciare la tenda di Abramo, Dio promette al patriarca la nascita di un figlio compiendo così la promessa di una posterità. Il vecchio Abramo avendo «creduto in Dio, camminando alla sua presenza e in alleanza con lui, è pronto ad accogliere sotto la propria tenda l’Ospite misterioso: è la stupenda ospitalità di Mamre, preludio dell’Annunciazione del vero Figlio della Promessa» (Catechismo della Chiesa Cattolica 2571). Poiché il testo esita in parecchi luoghi tra il plurale e il singolare, in «questi tre uomini», ai quali Abramo si rivolge al singolare, molti Padri hanno visto l’annunzio del mistero della Trinità, la cui piena rivelazione era riservata al Nuovo Testamento.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 14 (15): Giovanni Paolo II (Udienza Generale 4 Febbraio 2004): Chi è degno di stare davanti al Signore: 1. Il Salmo 14, che viene offerto alla nostra riflessione, è spesso classificato dagli studiosi della Bibbia quale parte di una «liturgia d’ingresso». Come accade in qualche altra composizione del Salterio (cfr ad esempio, i Salmi 23; 25; 94), si può pensare a una sorta di processione di fedeli che si accalca alle porte del tempio di Sion per accedere al culto. In un ideale dialogo tra fedeli e leviti si delineano le condizioni indispensabili per essere ammessi alla celebrazione liturgica e quindi all’intimità divina.
Da un lato, infatti, si leva la domanda: «Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sul tuo santo monte?» (Sal 14,1). Dall’altro lato, ecco l’elencazione delle qualità richieste per varcare la soglia che conduce alla «tenda», cioè al tempio sul «santo monte» di Sion. Le qualità enumerate sono undici e costituiscono una sintesi ideale degli impegni morali di base presenti nella legge biblica (cfr vv. 2-5).
2. Sulle facciate dei templi egizi e babilonesi erano talvolta incise le condizioni prerequisite per l’ingresso nell’aula sacra. Ma è da notare una differenza significativa con quelle suggerite dal nostro Salmo. In molte culture religiose è richiesta, per essere ammessi davanti alla Divinità, soprattutto la purità rituale esteriore che comporta abluzioni, gesti e vesti particolari.
Il Salmo 14, invece, esige la purificazione della coscienza, perché le sue scelte siano ispirate all’amore per la giustizia e per il prossimo. In questi versetti si sente, perciò, vibrare lo spirito dei profeti che ripetutamente invitano a coniugare fede e vita, preghiera e impegno esistenziale, adorazione e giustizia sociale (cfr Is 1,10-20; 33,14-16; Os 6,6; Mic 6,6-8; Ger 6,20).
Ascoltiamo, ad esempio, la veemente requisitoria del profeta Amos, che denuncia in nome di Dio un culto staccato dalla storia quotidiana: «Io detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni; anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni e le vittime grasse come pacificazione io non le guardo... Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente perenne» (Am 5,21-22.24).
3. Veniamo ora agli undici impegni elencati dal Salmista, che potranno costituire la base di un esame di coscienza personale ogni qual volta ci prepariamo a confessare le nostre colpe per essere ammessi alla comunione col Signore nella celebrazione liturgica.
I primi tre impegni sono di ordine generale ed esprimono una scelta etica: seguire la via dell’integrità morale, della pratica della giustizia e, infine, della sincerità perfetta nel parlare (cfr Sal 14,2).
Seguono tre doveri che potremmo definire di relazione col prossimo: eliminare la calunnia dal linguaggio, evitare ogni azione che possa nuocere al fratello, frenare gli insulti contro chi vive accanto a noi ogni giorno (cfr v. 3). Viene poi la richiesta di una scelta chiara di posizione nell’ambito sociale: disprezzare il malvagio, onorare chi teme Dio. Infine si elencano gli ultimi tre precetti su cui esaminare la coscienza: essere fedeli alla parola data, al giuramento, anche nel caso in cui ne seguono per noi conseguenze dannose; non praticare l’usura, piaga che anche ai nostri giorni è una infame realtà, capace di strangolare la vita di molte persone, ed infine evitare ogni corruzione nella vita pubblica, altro impegno da saper praticare con rigore anche nel nostro tempo (cfr v. 5).
4. Seguire questa strada di decisioni morali autentiche significa essere pronti all’incontro col Signore. Anche Gesù, nel Discorso della Montagna, proporrà una sua essenziale «liturgia d’ingresso»: «Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono» (Mt 5,23-24).
Chi agisce nel modo indicato dal Salmista – si conclude nella nostra preghiera - «resterà saldo per sempre» (Sal 14,5). Sant’Ilario di Poitiers, Padre e Dottore della Chiesa del quarto secolo, nel suo Tractatus super Psalmos commenta così questa finale, ricollegandola all’immagine iniziale della tenda del tempio di Sion: «Operando secondo questi precetti, si abita nella tenda, si riposa sul monte. Rimane dunque ferma la custodia dei precetti e l’opera dei comandamenti. Questo Salmo deve essere fondato nell’intimo, deve essere scritto nel cuore, annotato nella memoria; il tesoro della sua ricca brevità deve essere confrontato con noi notte e giorno. E così, acquisita questa ricchezza nel cammino verso l’eternità e dimorando nella Chiesa, potremo infine riposare nella gloria del corpo di Cristo» (PL 9, 308).
Seconda Lettura: Cristo Gesù «ha sofferto per stabilire il regno di Dio e tutti coloro che condividono la sua opera devono condividere le sue sofferenze. Paolo non pretende certamente di aggiungere qualche cosa al valore propriamente redentivo della croce, a cui non potrebbe mancare nulla; ma si associa alle “prove” di Gesù, cioè alle sue tribolazioni apostoliche [Cf. 2Cor 1,5; Fil 1,20]. Queste prove dell’era messianica [Cf. Mt 24,8; At 14,22; 1Tm 4,1] comportano una misura prevista dal piano divino e che Paolo, in quanto apostolo dei pagani, si sente particolarmente chiamato a colmare» (Bibbia di Gerusalemme). Il mistero ora manifestato è la chiamata dei pagani alla salvezza e alla gloria celeste con l’unione al Cristo (Cf. Ef 2,13-22; 3,3-6).
Vangelo
Marta lo ospitò. Maria ha scelto la parte migliore.
Marta tra le pentole, Maria ai piedi del Maestro. Anche se sant’Agostino dice che entrambi «i comportamenti sono degni di lode», in verità solo Maria viene lodata dal Signore, diventando in questo modo il tipo del vero discepolo di Gesù.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 10,38-42
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Parola del Signore.
Maria ha scelto la parte migliore - Questo racconto è esclusivo di Luca. Il villaggio è Betania dove abitavano le sorelle Marta e Maria con il fratello Lazzaro. È una località della Giudea, attualmente parte della Cisgiordania, molto vicina a Gerusalemme. La casa dei tre fratelli era sempre aperta al Maestro (Mt 26,6-13; Mc 14.3-9; Lc 10,38-42; Gv 11,1-46; 12,1-8), ma, soprattutto, era aperto il loro cuore, una cara intimità frutto di una sincera amicizia. Le due sorelle si ritrovano con gli stessi tratti di carattere nel racconto della risurrezione del fratello Lazzaro (Cf. Gv 11,1-46).
Ad accogliere Gesù è Marta la quale, facendo onore al suo nome che significa «padrona», si affretta ad infilarsi in cucina tra le stoviglie per accogliere con una magnifica ospitalità il divino Ospite. Maria invece si accoccola ai piedi del Maestro per ascoltare la sua parola.
Il mettersi ai piedi di Gesù Maestro è l’atteggiamento del discepolo, ma non bisogna trascurare il fatto che Maria è una donna. Per capire la portata rivoluzionaria del gesto basta ricordare il posto che la donna occupava nella società contemporanea ai fatti evangelici. Praticamente, il più basso.
In Gv 4,27 i discepoli si meravigliano che Gesù stia parlando con una donna. Lo scandalo non viene dal fatto che quella donna era una samaritana di facili costumi, ma semplicemente donna e perciò stesso non degna di considerazione. In tribunale non veniva accettata la testimonianza della donna ed era esclusa dalla vita cultuale e liturgica. Nel tempio e nella sinagoga vi erano ambiti esclusivamente destinati alle donne, per cui erano separate fisicamente dagli uomini. Così in casa in quanto non mangiavano con gli uomini, ma in sale appartate. Potevano essere ripudiate per futili motivi. Non partecipavano alle discussioni in pubblico, non potevano uscire, se non per lavorare nei campi o per prendere l’acqua; dovevano portare il velo.
Nell’ambiente rabbinico circolava l’opinione secondo cui, piuttosto che consegnare la Torà ad una donna, era meglio bruciarla.
Gesù in questa occasione, ma non soltanto in questa circostanza, sta sovvertendo un modo di pensare, una convenzione sociale del suo tempo.
Gesù è un uomo libero da pregiudizi o idee preconcette e anche per tale questione agisce con grande libertà. Accetta di essere ospitato da donne e va oltre, accettando di avere anche un seguito femminile per il soddisfacimento dei comuni bisogni logistici (Cf. Lc 8,1-3).
Anche in quest’occasione, in casa di Marta e Maria, Gesù «va oltre, ammettendo una di esse come uditrice della parola. La formula nell’opera lucana indica l’annuncio del messaggio specifico di Gesù: Lc 5,2; At 13,7.44; 19,10. Tra Maria e Gesù non è dunque in corso una conversazione qualsiasi, tanto per intrattenere l’ospite in attesa che il pranzo sia servito. Le posizioni fisiche stesse dei due personaggi dicono che qui Gesù è ritratto come il Maestro che insegna e Maria come la discepola che ascolta [...]. Maria è ammessa anche lei nel gruppo dei discepoli senza inferiorità alcuna» (G. Corti).
La reazione di Marta, dille dunque che mi aiuti, e la risposta di Gesù, Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta, ha dato la stura a un’infinità di risposte. Johannes Eckhart loda la reazione di Marta in quanto in lei era insorto il sospetto «che la cara Maria, sedesse là più per il piacevole sentire che non per il profitto spirituale. E per questo motivo Marta disse: “Signore, comandale di alzarsi!”, perché temeva che Maria si attestasse in questo piacere e non procedesse oltre».
Chi vede una difesa a spada tratta della vita contemplativa; chi invece cerca di conciliare il servizio con 1’ascolto: «Infatti la parte migliore, che non sarà tolta, è che il cuore sia pronto non solo a contemplare, ma anche a servire il prossimo» (San Bernardo da Chiaravalle). Chi va oltre, tanto da vedere in Marta colei che ha ricevuto la parola tra le spine: Marta è colei che «ascolta la parola, ma le molte preoccupazioni la soffocano, sì che essa non dà frutto. Maria invece è colei che ha ricevuto la parola in un terreno fertile, ascolta e dà frutto. L’episodio descrive la preoccupazione di Luca che vede nella sua comunità un eccesso di impegno sociale a scapito dell’ascolto della parola. L’invito di Gesù è a ridimensionare quel servizio, pur necessario, sull’essenziale» (Cesare Marcheselli).
I capi della primitiva comunità cristiana andranno per le vie di Maria e così al servizio delle mense (diaconia, il verbo che troviamo in Lc 10,40 e Atti 6,2) preferiranno la predicazione e la preghiera. Quando alcuni ellenisti si lamenteranno perché le loro vedove erano trascurate «nella assistenza quotidiana» (Atti 6,1), la risposta di Pietro non si farà attendere: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate tra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola» (Atti 6,2-4).
Nella risposta di Pietro vi è un salutare insegnamento: l’eccessivo impegno sociale spegne l’annunzio e rarefà la preghiera. Le comunità cristiane di ogni tempo trovano la vera loro identità nel cercare «anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia» (Mt 6,33), nell’occuparsi «delle cose del Padre» (Lc 2,49) e nel vivere «non di solo pane [...], ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4).
Al di là delle tante interpretazioni, possiamo cogliere nelle parole di Gesù il desiderio di far conoscere a Marta il confine tra quello che è buono e non passa e quello che, pur essendo buono, è effimero.
A motivo dell’esigenza e dell’urgenza dell’ora in cui il credente vive, Maria ha scelto la parte migliore, per cui l’unica cosa di cui c’è bisogno è quella di ascoltare la parola, per accoglierla con docilità e metterla in pratica (Cf. Gc 1,22).
Augustin George (Dizionario di Teologia Biblica) - Maria ascoltava la parola di Gesù: La rivelazione biblica è essenzialmente parola di Dio all’uomo. Ecco perché, mentre nei misteri greci e nella gnosi orientale la relazione dell’uomo con Dio si fonda soprattutto sulla visione, secondo la Bibbia «la fede nasce dall’ascolto» (Rom 10,17).
1. L’uomo deve ascoltare Dio. a) Ascoltate, grida il profeta con l’autorità di Dio (Am 3,1; Ger 7,2). Ascoltate, ripete il sapiente in nome dell’esperienza e della conoscenza della legge (Prov 1,8). Ascolta, Israele, ripete ogni giorno il pio israelita per compenetrarsi della volontà del suo Dio (Deut 6,4; Mc 12,29). Ascoltate, riprende a sua volta Gesù stesso, parola di Dio (Mc 4,3.9 par.). Ora, secondo il senso ebraico della parola verità, ascoltare, accogliere la parola di Dio, non significa soltanto prestarle attento orecchio, significa aprirle il proprio cuore (Atti 16,14), metterla in pratica (Mt 7,24 ss), obbedire. Questa è l’obbedienza della fede richiesta dalla predicazione ascoltata (Rom 1,5; 10,14 ss).
b) Ma l’uomo non vuole ascoltare (Deut 18,16.19), ed è questo il suo dramma. È sordo agli appelli di Dio; il suo orecchio ed il suo cuore sono incirconcisi (Ger 6, 10; 9,25; Atti 7,51). Ecco il peccato dei Giudei denunziato da Gesù: «Voi non potete ascoltare la mia parola... Chi è da Dio ascolta le parole di Dio; se voi non ascoltate, è perché non siete da Dio» (Gv 8,43.47). Di fatto Dio solo può aprire l’orecchio del suo discepolo (Is 50,5; cfr. 1Sam 9,15; Giob 36,10), «forarglielo» perché obbedisca (Sal 40,7s). Quindi, nei tempi messianici, i sordi sentiranno, ed i miracoli di Gesù significano che infine il popolo sordo comprenderà la parola di Dio e gli obbedirà (Is 29,18; 35,5; 42,18ss; 43,8; Mt 11,5). È quel che proclama ai discepoli la voce dal cielo: «Questo è il mio Figlio diletto, ascoltatelo» (Mt 17,5 par.). Maria, abituata a conservare fedelmente le parole di Dio nel proprio cuore (Lc 2,19.51), è stata proclamata beata dal figlio Gesù, quando ha rivelato il senso profondo della sua maternità: «Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono» (Lc 11,28).
2. Dio ascolta l’uomo. - Nella sua preghiera l’uomo domanda a Dio di ascoltarlo, cioè di esaudirlo. Dio non ascolta né gli ingiusti, né i peccatori (Is 1,15; Mi 3,4; Gv 9,31); ma ascolta il povero, la vedova e l’orfano, gli umili, i prigionieri (Es 22,22-26; Sal 10,17; 102,21; Giac 5,4). Ascolta i giusti, coloro che sono pii e fanno la sua volontà (Sal 34,16.18; Gv 9,31; 1Piet 3,12), coloro che domandano secondo la sua volontà (1 Gv 5,14s). E lo fa perché ascolta «sempre» il suo Figlio Gesù (Gv 11,41s), attraverso il quale passa per sempre la preghiera del cristiano.
Giovanni Cassiano, Conferenze ai monaci, 1,8: «Maria perciò ha scelto la parte buona, che non le sarà tolta. Sono parole che occorre considerare con molta attenzione. Nel dire Maria ha scelto la parte buona, benché egli non faccia alcun cenno a Marta e benché si debba escludere una noncuranza di lei, tutta via, avendo egli lodata l’una, ritiene l’altra inferiore. C’è di più mentre afferma che quella parte non le sarà tolta, dimostra però che alla prima (Marta) quella parte potrà in realtà essere tolta, (infatti l’operosità fisica non può durare per sempre insieme all’uomo); l’occupazione dell’altra invece (di Maria), egli insegna che non avrà assolutamente alcun termine in nessuna età.
Santo del giorno - 20 Luglio 2025 - Sant’Apollinare, Vescovo e Martire: Originario di Antiochia, per primo rivestì la carica episcopale nella città imperiale di Ravenna, forse incaricato dallo stesso apostolo San Pietro, di cui si dice fosse stato discepolo. Si dedicò all’opera di evangelizzazione dell’Emilia-Romagna, per morire infine martire, come vuole la tradizione. Le basiliche di Sant’Apollinare in Classe e Sant’Apollinare Nuovo sono luoghi privilegiati nel tramandarne la memoria. Il suo culto tuttavia si diffuse rapidamente anche oltre i confini cittadini. I pontefici Simmaco (498-514) ed Onorio I (625-638) ne favorirono la diffusione anche a Roma, mentre il re franco Clodoveo gli dedicò una chiesa presso Digione. In Germania probabilmente si diffuse ad opera dei monasteri benedettini, camaldolesi e avellani. Una chiesa era a lui dedicata anche a Bologna nell’area del Palazzo del Podestà, ma siccome fu demolita nel 1250 il cardinale Lambertini gli dedicò un altare nell’attuale Cattedrale cittadina. Sant’Apollinare è considerato patrono della città di cui per primo fu pastore, nonché dell’intera regione Emilia-Romagna. (Avvenire)
Assisti con bontà il tuo popolo, o Signore,
e poiché lo hai colmato della grazia di questi santi misteri,
donagli di passare dall’antica condizione di peccato
alla pienezza della vita nuova.
Per Cristo nostro Signore.