28 Aprile 2025
Lunedì II Settimana di Pasqua
At 4,23-31; Salmo Responsoriale dal Salmo 2; Gv 3,1-8
Colletta
Dio onnipotente,
a noi che, rinnovati dai sacramenti pasquali,
abbiamo abbandonato la somiglianza con il primo uomo,
concedi di essere conformati alla tua immagine di creatore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Lo Spirito santificatore della Chiesa - Lumen gentium 4: Compiuta l’opera che il Padre aveva affidato al Figlio sulla terra (cfr. Gv 17,4), il giorno di Pentecoste fu inviato lo Spirito Santo per santificare continuamente la Chiesa e affinché i credenti avessero così attraverso Cristo accesso al Padre in un solo Spirito (cfr. Ef 2,18). Questi è lo Spirito che dà la vita, una sorgente di acqua zampillante fino alla vita eterna (cfr. Gv 4,14; 7,38-39); per mezzo suo il Padre ridà la vita agli uomini, morti per il peccato, finché un giorno risusciterà in Cristo i loro corpi mortali (cfr. Rm 8,10-11). Lo Spirito dimora nella Chiesa e nei cuori dei fedeli come in un tempio (cfr. 1Cor 3,16; 6,19) e in essi prega e rende testimonianza della loro condizione di figli di Dio per adozione (cfr. Gal 4,6; Rm 8,15-16 e 26). Egli introduce la Chiesa nella pienezza della verità (cfr. Gv 16,13), la unifica nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti (cfr. Ef 4,11-12; 1Cor 12,4; Gal 5,22). Con la forza del Vangelo la fa ringiovanire, continuamente la rinnova e la conduce alla perfetta unione col suo Sposo. Poiché lo Spirito e la sposa dicono al Signore Gesù: «Vieni» (cfr. Ap 22,17). Così la Chiesa universale si presenta come « un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ».
I Lettura: Pochi giorni di serenità e già la tempesta della persecuzione sembra spazzare via la nuova fede.
Speranza, fiducia, buoni sentimenti accompagnati e sostenuti dalla preghiera, sorreggono la Chiesa. E il Cielo non si fa attendere nel rispondere: Quand’ebbero terminato la preghiera, il luogo in cui erano radunati tremò e tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza. Fare ricorso alla preghiera nei momenti del pericolo non è una evasione ma un ritrovare lo “spirito di forza” che Dio ha donato a tutti i credenti: “Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza” (1Tm 1,7).
Vangelo
Se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
Nicodomeno, uno dei capi dei Giudei, va incontro a Gesù, non è spinto dalla curiosità, ma dal desiderio di approdare alla verità. L’insegnamento di Gesù Maestro si presenta oscuro per Nicodemo e così, alla fine, è costretto confessare la sua ignoranza di fronte al Cristo. Se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio: il riferimento è il battesimo, immerso nelle acque salutari del fonte battesimale l’uomo riceve lo Spirito Santo che lo riveste di luce indirizzando i suoi passi verso il Cielo.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,1-8
Vi era tra i farisei un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte, e gli disse: «Rabbì, sappiamo che sei venuto da Dio come maestro; nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui». Gli rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio».
Gli disse Nicodèmo: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?». Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: dovete nascere dall’alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito».
Parola del Signore.
La Bibbia per la formazione cristiana: Con una finalità ecclesiale molto concreta, in questa passo l’evangelista trasforma il dialogo di Gesù con Nicodèmo in una catechesi battesimale.
Nicodèmo è un membro del sinedrio, il consiglio supremo dei giudei. È un uomo colto. Ha dedicato molti anni allo studio e alla ricerca sincera della verità.
Una notte va a consultare Gesù.
Comincia a parlare, ma non formula nessuna domanda. Lo saluta rispettosamente come «maestro», quindi afferma senza mezzi termini: «Sappiamo che sei venuto da Dio». Il discorso di Nicodèmo viene interrotto inaspettatamente da Gesù: la verità che egli porta non è una teoria, ma una vita nuova. Deve nascere un uomo nuovo, con atteggiamenti nuovi. Forse Nicodèmo non capisce, o forse si sente troppo vecchio per intraprendere l’avventura di cambiare radicalmente il proprio modo di essere.
Gesù gli spiega che ciò che sembra impossibile all’uomo non è impossibile a Dio. In questa occasione tuttavia Nicodèmo non compie il passo definitivo.
«Nascere» è un avvenimento unico, ma anche un processo.
Significa intraprendere un cammino sconosciuto e avanzare in esso.
Letta alla luce del Nuovo Testamento, l’espressione «nascere da acqua e da Spirito» allude al battesimo. Quest’ultimo ci comunica la forza di Dio, necessaria per abbandonare il mondo del peccato ed entrare nella vita nuova del Cristo. La «carne» (cioè le possibilità naturali dell’uomo) non serve per rinascere.
Ma non basta. entrare nella vita nuova, bisogna anche progredire in essa. Abbiamo una guida: lo Spirito. Abbiamo una una stella polare, un punto di riferimento: Gesu, il Messia, il Figlio dell’uomo innalzato sulla croce.
Nessuno può morire al peccato e progredire nella vita nuova senza abbracciare la croce.
Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del vangelo di Giovanni): La rinascita - La tematica della rinascita forma l’argomento principale del dialogo vero e proprio tra Gesù e Nicodemo (Gv 3,3-9). Or bene, per quanto concerne questo soggetto, si può trovare un forte parallelismo nella teologia giudaica che legava la rinascita dell’uomo all’accettazione della thòrah.
« L’idea della “generazione” o della “rinascita” è corrente presso i rabbini, come indicazione della conversione al giudaismo. In Cant. r. I a I, 3 si legge: Se uno porta una creatura (un uomo) sotto la protezione della Shekinà (cioè, secondo Cant. r. I a I, I, lo converte al giudaismo) Dio fa conto che lo abbia creato, educato e formato. Inoltre in b.leb. 22 a ecc. si dice che un proselito convertito somiglia ad un fanciullo appena nato ».
Per i rabbini infatti il pagano che abbracciava la legislazione mosaica era come un bambino appena nato. Il seguente passo del trattato Yebamot della Mishnah è molto chiaro in proposito: “R., Yosé: chi è appena divenuto
proselito, è come un bambino appena nato”. “Guadagnare alla fede un proselito è pertanto un’opera tanto grande da poter essere paragonata soltanto all’azione creatrice di Dio”.
Non è improbabile che il quarto evangelista nel dialogo con Nicodemo alluda implicitamente a questa tematica giudaica, allorché lega la rinascita alla fede in Gesù, figlio di Dio e non all’osservanza della legge mosaica.
Non appare quindi inverosimile che Giovanni qui polemizzi con il giudaismo che faceva dipendere la rinascita dall’abbracciare la thòrah.
Terminata la preghiera, tutti furono colmati di Spirito Santo e proclamavano la parola di Dio con franchezza - Il Sinedrio ha dalla sua parte la forza della autorità politica, i sinedriti sono investiti di imperio per governare, ma nel loro cuore tracima l’arroganza, la superbia, la velleità di essere giusti dinanzi a Dio e agli uomini. I sinedriti restano sconcertati dinanzi alla testimonianza di Pietro e di Giovanni, ma non sono umili, e non possono accettare la lezione da due individui ignoranti e sprovveduti di ogni elementare nozione scritturistica. Pietro e Giovanni sanno cogliere realmente le minacce velate del Sinedrio, ma non sono terrorizzati: sanno di essere nella verità perché hanno veduto il Risorto, hanno mangiato con Lui, e hanno goduto della luce della sua parola. Non possono avere paura. La Chiesa per vincere la minaccia degli uomini non ha altra difesa se non quella di testimoniare con la preghiera la sua fiducia nell’assistenza divina: gli Apostoli sanno che saranno trascinati dinanzi ai tribunali degli uomini, lo sanno perché lo ha detto loro il Maestro, ma sanno anche che in quei momenti perigliosi saranno assistiti fortemente dallo Spirito Santo. La preghiera della Chiesa è come fare memoria di queste “parole” di Gesù, non per trovare coraggio dinanzi al pericolo, ma “gridare con forza” la loro fede. Attendono, hanno fiducia, e il Cielo non li delude: lo Spirito Santo li investe ancora una volta come nel giorno di Pentecoste, e come in quel giorno ancora una volta si ritrovano sulle vie del mondo per attendere con gioia alla loro missione nonostante le minacce degli uomini: proclamare il Vangelo della salvezza, far conoscere a tutti gli uomini la volontà salvifica di Dio, gettare nel cuore degli sfiduciati il seme della speranza e della gioia, la gioia del Risorto.
Il Battesimo è necessario alla salvezza - Catechismo degli Adulti 675: Il battesimo è necessario alla salvezza: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5). Chi dunque lo rifiuta colpevolmente non può salvarsi. Per quanto riguarda coloro che non hanno avuto la grazia di conoscere il vangelo, si deve ricordare che sono stati creati anch’essi con un orientamento implicito a Gesù Cristo. Se vivono secondo i giusti dettami della propria coscienza, anche a loro è donata da Dio in Cristo la possibilità di raggiungere la salvezza in una forma di battesimo, che possiamo qualificare come battesimo di desiderio, sia pure inconsapevole. A maggior ragione si deve pensare a un battesimo di desiderio per i catecumeni che si preparano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana. Se poi uno di loro dovesse morire martire per Cristo, riceverebbe un battesimo di sangue, che lo assimila al Signore crocifisso e risorto e lo introduce nella gloria. Riguardo ai bambini che muoiono prima di arrivare all’uso di ragione senza essere battezzati, la Chiesa, sicura com’è che Dio vuole la salvezza di tutti e che Cristo è morto per tutti, confida nella loro salvezza, ma non sa in che modo possano arrivare a beneficiarne. Per questo fin dai primi tempi ha avvertito il dovere di battezzare i bambini, specie in pericolo di morte.
Alberto Magno (In ev. Jo. exp., III): Quel che è nato dalla carne, è carne; quel che è nato dallo Spirito, è spirito: nessuno quindi può raggiungere il Regno se non diventa spirituale; ma non si diventa spirituali se non per mezzo dello Spirito Santo; perciò nessuno può entrare nel Regno di Dio, se non è rinato dallo Spirito Santo ... La nascita carnale fa nascere all’esistenza carnale ... mentre la nascita dallo Spirito, cioè per virtù dello Spirito Santo, è vita spirituale.
Il Santo del Giorno - 28 Aprile 2025 - Santa Gianna Beretta Molla. Curare i fragili è la strada che ci rende veri testimoni: Ciò che ci rende davvero umani fino in fondo, quindi testimoni dell’Assoluto è la capacità di prenderci cura di coloro che abbiamo accanto. È questo il potente messaggio profetico che oggi ci consegna santa Gianna Beretta Molla. Nata a Magenta il 4 ottobre 1922, Gianna, decima di 13 figli, crebbe alla luce della fede cristiana. Visse tra Milano, Bergamo e Genova. Studiò medicina a Milano e Pavia, laureandosi nel 1949, per specializzarsi poi in pediatria nel 1952. Nel 1954 conobbe l’ingegnere Pietro Molla: si sposarono il 24 settembre 1955. Gianna, pediatra con uno studio a Mesero, curava tutti, specialmente i più fragili: «Chi tocca il corpo di un paziente – diceva – tocca il corpo di Cristo». Amava lo sport, lo sci, e la musica; dipingeva, portava a teatro e ai concerti il marito, grande dirigente industriale sempre occupato. A Ponte Nuovo di Magenta, dove si stabilì, Gianna si impegnò anche nell’Azione cattolica femminile. Dal matrimonio nacquero Pierluigi nel 1956, Maria Rita (Mariolina) nel 1957, Laura nel 1959. Nel settembre 1961, alla quarta gravidanza, scoprì un fibroma all’utero: per non morire avrebbe dovuto rinunciare alla maternità. Gianna decise, però, di far nascere Gianna Emanuela. La mamma morì il 28 aprile 1962 ed è santa dal 2004. (Avvenire)
Guarda con bontà, o Signore, il tuo popolo
che ti sei degnato di rinnovare
con questi sacramenti di vita eterna,
e donagli di giungere alla risurrezione incorruttibile del corpo,
destinato alla gloria.
Per Cristo nostro Signore.