26 Aprile 2025
Sabato fra l’Ottava di Pasqua
At 4,13-21; Salmo Responsoriale Dal Salmo 117 (118); Mc 16,9-15
Colletta
O Padre, che nella tua immensa bontà
estendi a tutti i popoli il dono della fede,
guarda i tuoi figli di elezione,
perché coloro che sono rinati nel Battesimo
siano rivestiti dell’immortalità beata.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
La missione della Chiesa - Dignitatis humanae 14. La Chiesa cattolica per obbedire al divino mandato: «Istruite tutte le genti (Mt 28,19), è tenuta ad operare instancabilmente «affinché la parola di Dio corra e sia glorificata» (2 Ts 3,1).
La Chiesa esorta quindi ardentemente i suoi figli affinché «anzitutto si facciano suppliche, orazioni, voti, ringraziamenti per tutti gli uomini ... Ciò infatti è bene e gradito al cospetto del Salvatore e Dio nostro, il quale vuole che tutti gli uomini si salvino ed arrivino alla conoscenza della verità» (1 Tm 2, 1-4).
I cristiani, però, nella formazione della loro coscienza, devono considerare diligentemente la dottrina sacra e certa della Chiesa. Infatti per volontà di Cristo la Chiesa cattolica è maestra di verità e sua missione è di annunziare e di insegnare autenticamente la verità che è Cristo, e nello stesso tempo di dichiarare e di confermare autoritativamente i principi dell’ordine morale che scaturiscono dalla stessa natura umana. Inoltre i cristiani, comportandosi sapientemente con coloro che non hanno la fede, s’adoperino a diffondere la luce della vita con ogni fiducia e con fortezza apostolica, fino all’effusione del sangue, «nello Spirito Santo, con la carità non simulata, con la parola di verità» (2Cor 6,6-7).
Infatti il discepolo ha verso Cristo Maestro il dovere grave di conoscere sempre meglio la verità da lui ricevuta, di annunciarla fedelmente e di difenderla con fierezza, non utilizzando mai mezzi contrari allo spirito evangelico. Nello stesso tempo, però, la carità di Cristo lo spinge a trattare con amore, con prudenza e con pazienza gli esseri umani che sono nell’errore o nell’ignoranza circa la fede. Si deve quindi aver riguardo sia ai doveri verso Cristo, il Verbo vivificante che deve essere annunciato, sia ai diritti della persona umana, sia alla misura secondo la quale Dio attraverso il Cristo distribuisce la sua grazia agli esseri umani che vengono invitati ad accettare e a professare la fede liberamente.
I Lettura: Nel racconto neotestamentario possiamo cogliere un paradosso, gli accusatori “diventano accusati, li condanna Dio stesso, poiché ha risuscitato Gesù che essi hanno crocifisso. Il motivo dell’accusa, la guarigione del paralitico, si trasforma in una vera difesa: il guarito è il sì di Dio alla persona di Gesù e a quelli che annunziano il suo messaggio. Gli ignoranti, gli illetterati diventano i maestri dei dotti: così dimostra la difesa che gli apostoli fanno di sé basandosi sull’interpretazione della Scrittura” (Felipe F. Ramos).
Vangelo
Andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo.
Il brano di Marco riecheggia passi di altri vangeli (cfr. Mt 28,16-20; Lc 24,36-49; Gv 20,19-23). Gesù rimprovera i discepoli a motivo della loro incredulità. Poi, il mandato missionario: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. L’annuncio della buona novella porterà o la vita o la morte agli uomini, a seconda della loro risposta di fede o di incredulità. Gli uomini di tutti i tempi devono fare una loro scelta.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 16,9-15
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto.
Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Parola del Signore.
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura - Gesù risorto era apparso a Maria di Magdala e all’altra Maria e aveva comandato loro di annunciare ai suoi discepoli di andare in Galilea perché là lo avrebbero visto (Cf. Mt 28,10).
Alla fine apparve anche agli Undici ... undici perché Giuda si era impiccato, solo successivamente, con l’elezione di Mattia (Cf. Atti 1,23-26), il numero risalirà a quello originario voluto dallo stesso Cristo (Cf. Lc 6,13).
Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura. La missione deve essere rivolta a tutti i popoli, un universalismo che travolge gli angusti spazi del popolo d’Israele.
Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. La fede e il battesimo sono necessari per essere salvati, mancando la fede, pur essendo battezzati, si va incontro alla condanna.
L’evangelista Matteo suggerisce che gli Apostoli oltre a fare discepoli tutti i popoli, devono insegnare loro a osservare tutto ciò che Gesù ha comandato. Un riferimento innanzi tutto al duplice comandamento nell’amore: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente e amare il prossimo come se stesso: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,34-40).
Sempre l’evangelista Matteo rende nota la presenza perenne di Gesù nella sua Chiesa: Io sono con voi tutti i giorni. Una presenza «intesa però non in modo statico, ma dinamico, perché viene associata alla missione dei discepoli per la diffusione del vangelo fra tutte le genti. Il popolo di Dio, configurato nel popolo messianico di Cristo, potrà godere della presenza di Dio [= shekinàh] sino alla “consumazione del secolo”, cioè sino alla instaurazione definitiva della sovranità nel giorno del giudizio universale, alla fine dei tempi» (Angelico Poppi).
Per l’evangelista Marco sarà anche una presenza taumaturgica: «Allora [gli Undici] partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano» (Mc 16,20).
La missione di Gesù nei sinottici e negli Atti - Giuseppe Ghiberti (Missione in Schede Bibliche Pastorali - Volume Quinto): Nel NT, la missione per eccellenza è quella di Gesù. Da questa bisogna partire per comprendere le altre. Nella presentazione del mistero di Gesù, la riflessione neotestamentaria si rifà volentieri alla realtà della missione: essa sembra particolarmente adatta a spiegare la presenza di Gesù fra gli uomini e dà ragione della sua attività.
Negli scritti di Marco, Matteo e Luca, la missione non è la categoria fondamentale nel discorso su Gesù; ma anche i cenni occasionali sono già assai istruttivi. Essi infatti ci consentono di individuare i caratteri fondamentali di que ta realtà che segnalo in ordine sistematico.
L’origine della missione di Gesù, o mandante, è chiaramente Dio Padre, anche se solo una volta si dà rilievo alla cosa: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato» (Mt 10,40; cf. Le 10,16). L’andamento della frase è particolarmente significativo, perché pone identità fra la missione di Gesù e l’invio dei discepoli. Ritroveremo questo pensiero ancora più esplicito nel quarto vangelo (cf. Gv 20,21).
Oggetto della missione è la proclamazione della buona novella, come dice il passo classico di Lc 4,18 (in riferimento a Is 61,1ss): «Egli però disse: Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato» (Lc 4,43).
Altre informazioni raccogliamo indirettamente sulla missione di Gesù, quando egli dice perché sia venuto: a salvare quanto era perduto (Lc 19,10; cf. tutto il c. 15); «non a chiamare i giusti ma i peccatori» (Mt 9,13); non a essere servito ma a servire (Mt 20,28); non a portare la pace ma la guerra (Mt 10,34). Altrove, invece, in altro senso, si dice proprio che Gesù fu inviato per annunciare la pace (At 10,36): qui è la somma dei beni della salvezza, mentre prima era la tranquillità del disimpegno.
I destinatari della missione di Gesù, cioè coloro in favore dei quali essa si realizza, sono anzitutto i «figli d’Israele»: così At 3,25-26: «Voi siete i figli dei profeti e dell’alleanza che Dio stabilì con i vostri padri, quando disse ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra. Dio, dopo aver risuscitato il uo servo, l’ha mandato prima di tutto a voi per portarvi la benedizione e perché ciascuno si converta dalle sue iniquità».
Ma la missione a Israele non è esclusiva: proprio nel contesto in cui Gesù proclama di essere stato mandato solo «alle pecore perdute della casa d’Israele» (Mt 15,24), egli interviene anche in favore della madre cananea. La stessa tendenza di Gesù in favore dei più sprovvisti d’aiuto («non i sani hanno bisogno del medico, ma i malati»: Mc 2,17), dei peccatori a preferenza dei giusti, prepara a una comprensione della missione di Gesù che supera i confini materiali in cui si svolse. Se ne udrà la proclamazione in At 28,28: «Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio viene ora rivolta ai pagani ed essi l’ascolteranno».
Il tempo della missione è quello che Gesù trascorre sulla terra; ma s. Pietro , in At 3, conosce un’ultima missione, che coinciderà col ritorno di Cristo, ed è collegata all’attuale impegno di chi ha udito il messaggio cristiano: «Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come messia, cioè Gesù» (vv. 19-20). Ciò non è altro che la conferma di quanto Gesù dice sulla ua venuta «sulle nubi, con grande potenza e gloria», nel giorno finale (Mc 13,26 e 14,62).
La grande missione - Agostino, Il consenso degli evangelisti 3, 25, 76: Apparve ai discepoli, gli undici discepoli seduti a mensa (cf. Mt 28, 16-20; Mc 16, 14-15), anche alla fine, cioè nello stesso quarantesimo giorno. Siccome era imminente la sua ascensione al cielo (cf. Mc 16,19-20; Lc 24,51; At 1, 9; Ef 4, 8-10), ritenne sommamente necessario proprio quel giorno rimproverarli di non aver prestato fede a quanti lo avevano visto risorto finché non lo ebbero visto loro stessi di persona. Fu, il loro, un atteggiamento molto riprovevole se si pensa che, quand’essi dopo la sua ascensione, cominciarono a predicare il Vangelo, popoli anche pagani accettarono con fede il loro annunzio pur senza aver veduto ... Gli apostoli dunque avrebbero dovuto predicare che chi non avesse creduto sarebbe stato condannato: chi cioè si fosse rifiutato di prestar fede a cose non vedute. E non meritavano un rimprovero essi stessi se prima di vedere il Signore con i propri occhi non avevano voluto credere a coloro cui egli era apparso in precedenza?
Il Santo del Giorno - 26 Aprile 2025 - Beata Alda (Aldobrandesca) da Siena Vedova (Siena, 28 febbraio 1245 - Siena, 26 aprile 1309): Nacque a Siena il 28 febbraio 1245 dal nobile Pietro Francesco Ponzi e da Agnese Bulgarini. Alda, dopo una buona educazione, fu data in sposa al concittadino Bindo Bellanti, uomo «virtutibus ornatissimus», dal quale, però, non ebbe figli. Dopo la morte prematura del marito, Alda vestì l’abito del Terz’ordine degli Umiliati e si diede a vita penitente nella solitudine di una sua piccola proprietà.
Passò gli ultimi anni nell’ospedale di Sant’Andrea, in seguito detto di Sant’Onofrio, dedicandosi al servizio dei poveri, degli infermi e dei pellegrini. Morì il 26 aprile 1309 e fu sepolta nella chiesa di San Tommaso in Siena, appartenente agli Umiliati. Il suo culto ebbe diffusione nell’Ordine degli Umiliati. (Avvenire)
Guarda con bontà, o Signore, il tuo popolo
che hai rinnovato con i sacramenti pasquali,
e guidalo al giorno della risurrezione,
nel quale la nostra carne mortale sarà glorificata.
Per Cristo nostro Signore.