25 APRILE 2025
 
Venerdì fra l’Ottava di Pasqua
 
(San Marco, Evangelista quest’anno si omette)
 
At 4,1-12; Salmo Responsoriale dal Salmo 117 (118); Gv 21,1-14
 
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che nel mistero pasquale hai offerto all’umanità
il patto della riconciliazione,
donaci di testimoniare nelle opere
il mistero che celebriamo nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
 Papa Francesco (Regina Caeli, 1 maggio 2022): Il Vangelo della Liturgia odierna (Gv 21,1-19) racconta la terza apparizione di Gesù risorto agli apostoli. È un incontro che avviene presso il lago di Galilea e coinvolge soprattutto Simon Pietro. Tutto inizia con lui che dice agli altri discepoli: «Io vado a pescare» (v. 3). Niente di strano, era un pescatore, ma aveva abbandonato questo mestiere da quando, proprio sulla riva di quel lago, aveva lasciato le reti per seguire Gesù. E ora, mentre il Risorto si fa attendere, Pietro, forse un po’ sfiduciato, propone agli altri di tornare alla vita di prima. E gli altri accettano: «Veniamo anche noi con te». Ma «quella notte non presero nulla» (v. 3). […] E Gesù, che cosa fa con Pietro? Torna ancora sulla riva del lago dove aveva scelto lui, Andrea, Giacomo e Giovanni, tutti e quattro li aveva scelti lì. Non fa rimproveri – Gesù non rimprovera, tocca il cuore, sempre – ma chiama i discepoli con tenerezza: «Figlioli» (v. 5). Poi li invita, come un tempo, a gettare di nuovo le reti, con coraggio. E ancora una volta le reti si riempiono all’inverosimile. Fratelli e sorelle, quando nella vita abbiamo le reti vuote, non è tempo di piangerci addosso, di svagarci, di tornare a vecchi passatempi. È tempo di ripartire con Gesù, è tempo di trovare il coraggio di ricominciare, è tempo di riprendere il largo con Gesù.
 
I Lettura: Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo - Felipe F. Ramos: L’affermazione di Pietro fa vedere l’anormalità di quell’interrogatorio: essi, infatti, sono interrogati in giudizio per un’opera buona, e non per un delitto. E l’opera buona compiuta, la guarigione del paralitico, dà a Pietro l’opportunità di risalire alla causa ultima del miracolo. Il paralitico è stato guarito nel nome e col potere di Gesù di Nazaret. Il ricordo solenne e completo del nome di Gesù davanti al Consiglio, e quindi, davanti all’intero Israele, offre a Luca l’occasione per mettere in rilievo l’essenza del kerygma cristiano: la morte e la risurrezione di Gesù. E il kerygma che essi, i giudei, dovrebbero accettare, perché è predetto nella Scrittura (Sal 118,22). L’immagine della pietra rigettata dai costruttori mette gli accusatori in grande disagio. Dio aveva ordinato ai dirigenti del suo popolo che costruissero una casa e diede loro una pietra di grande valore, ma essi la rigettarono. Dio ha disapprovato la loro condotta e ha trasformato la pietra rigettata nella pietra angolare del fondamento sul quale è costruita la sua casa.
In fine, e come a conclusione, Pietro afferma che l’unica possibilità di salvezza è nel nome e nell’autorità di colui per causa del quale essi sono interrogati. La parola «salvezza» è usata qui nel senso di « guarigione» e di «salvezza» nel pieno senso della fede cristiana. Le affermazioni di Pietro equivalgono anche a un dichiarazione d’innocenza davanti al giudizio divino di tutti coloro chi accettano il nome di Gesù.
 
Vangelo
Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce.
 
Il vangelo attraverso delle immagini ci conduce alla comprensione delle vicende terrene della Chiesa e di Simon Pietro. La grande quantità di pesci simboleggia il successo che avrà la Chiesa nella predicazione del Vangelo di Gesù. Pietro sarà il primo, ma il primato sarà sinonimo di servizio fino al dono della vita. Il martirio, la morte violenta, è espressa nelle parole di Gesù: «... quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi» (Gv 21,18-19). Una vita intensa, ma sempre sostenuta dalla Presenza del Risorto: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).
 
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 21,1-14
 
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatrè grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Parola del Signore.
 
Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli - Gesù si manifesta ai discepoli non più a Gerusalemme, teatro della sua passione, morte e risurrezione, bensì «sul mare di Tiberìade», dove aveva svolto gran parte della sua attività apostolica.
Simon Pietro aveva deciso di andare a pescare, una decisione condivisa da Tommaso, da Natanaele, dai figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, e da altri due discepoli anonimi. Una decisione che forse mette a nudo in Pietro e nei discepoli un sentimento di delusione (Cf. Lc 24,2: «noi speravamo...»).
L’iniziativa si conclude con un sonoro fallimento, «in quella notte non presero nulla»; una scena che racchiude senz’altro un richiamo simbolico: senza Gesù, «luce del mondo» (Gv 8,12), gli uomini precipitano nelle tenebre e senza di Lui gli uomini non possono realizzare le opere di Dio (Gv 9,4; 15,5).
Quando era già l’alba, Gesù si presenta sulla riva, ma i discepoli non lo riconoscono, elemento tipico delle apparizioni (Cf. Lc 24,16; Gv 20,14). Fanno però quanto viene loro comandato e traggono a terra la rete piena di una «grande quantità di pesci».
Questa sovrabbondanza richiama il miracolo di Cana (Cf. Gv 2,6), la moltiplicazione dei pani (Cf. Gv 6,11s), l’acqua viva (Cf. Gv 4,14; 7,37s), la vita data dal buon pastore (Cf. Gv 10,10), la pienezza dello Spirito data da Gesù (Cf. Gv 3,34).
A fronte di questo prodigio, il discepolo «che Gesù amava» riconosce nello sconosciuto il Risorto e lo riferisce a Pietro. La reazione di Pietro è repentina, propria del suo carattere impetuoso, si getta in acqua e raggiunge a nuoto la spiaggia; mentre gli altri trascinando la rete piena di pesci raggiungono la terra: «Ecco, dunque, la scena ormai completa di significato simbolico: gli Apostoli, con a capo Pietro, corrono verso Cristo, Cristo Risorto, trascinando la barca ricolma della pesca miracolosa!» (Massimo Biocco).
Pietro, ad un invito del Risorto, trae a terra la rete piena di «centocinquantatré grossi pesci». Un numero certamente simbolico (Cf. Ez 47,10), ma la sottolineatura benché fossero tanti, la rete non si squarciò, sta a simboleggiare il fatto che la Chiesa, autenticamente fondata sulla parola di Gesù e sulla fede di Pietro (Cf. Mt 16,16), non si spezzerà nonostante la pavidità di molti cristiani e le persecuzioni degli uomini: «doppio miracolo quindi: la pesca abbondante e le reti che non si rompono. Anche nell’unica barca [nel racconto di Luca sono due] e nella rete che non si rompe molti vedono il simbolo dell’unità della Chiesa» (G. Segalla).
L’apparizione si conclude con un banchetto dove Gesù offre ai suoi discepoli pane e pesce arrostito (Cf. Mt 14,17-19).
 
Chiara Lubich: Siamo ancora sul lago di Tiberiade. I discepoli, stanchi, stanno tornando a riva con le reti vuote. Ma Gesù li invita a gettare le reti « dalla parte destra della barca ».
E Pietro risponde a Gesù: «Sulla tua parola getterò le reti» (Lv 5,5).
Dopo una notte infruttuosa, un esperto nella pesca avrebbe potuto sorridere e rifiutarsi di accettare l’invito di Gesù a gettare le reti di giorno, momento meno propizio. Invece, passando oltre il suo ragionamento, Pietro si fidò di Gesù.
È questa una situazione tipica attraverso la quale anche oggi ogni credente, proprio perché credente, è chiamato a passare. La sua fede, infatti, è messa alla prova in mille modi.
Seguire Cristo significa decisione, impegno e perseveranza, mentre in questo mondo in cui viviamo tutto sembra invitare al rilassamento, alla mediocrità, al «lasciar perdere».
Occorre allora la forza di andare avanti, di resistere all’ambiente, al contesto sociale, agli amici, ai mass-media.
È una prova dura da combattere giorno per giorno, o meglio ora per ora.
Ma, se la si affronta e la si accoglie, essa servirà a farci maturare come cristiani, a farci sperimentare che le straordinarie parole di Gesù sono vere, che le sue promesse si attuano, che si può intraprendere nella vita un’avventura divina mille volte più affascinante di quante altre ne possiamo immaginare.
La condizione è una sola: fare anche oggi la scelta di Pietro: « Sulla tua “parola” ... ». Avere fiducia nella sua parola; non mettere il dubbio su ciò che egli chiede. Anzi: basare il nostro comportamento, la nostra attività, la nostra vita sulla sua parola.
Fonderemo così la nostra esistenza su ciò che vi è di più solido, sicuro, e contempleremo, nello stupore, che proprio là dove ogni risorsa umana viene meno, egli interviene, e che là, dove è umanamente impossibile, nasce la vita.
 
Tommaso d’Aquino ( In Jo. ev. exp., XXI): Il pesce arrostito è Cristo sofferente, che fu sopra i carboni accesi quando per suo ardore di carità verso di noi fu immolato sulla croce. Ef. 5,2: Cristo ha offerto a Dio Se stesso per noi, quale sacrificio di soave profumo.
Cristo infatti, in quanto nascosto per la sua Divinità merita il nome di pesce, che ha la proprietà di nascondersi sott’acqua; ma in quanto ci sostenta con la sua dottrina e ci dona il suo Corpo come cibo, è veramente pane.
Comanda che essi portino dei pesci pescati da loro, come per dire: “Io vi ho dato il dono della carità, ho arrostito il mio Corpo sulla croce e vi ho presentato il pane della dottrina, con il quale si costruisce e si consolida la Chiesa, ora è compito vostro raccogliere gli altri” ... Ecco perché comanda: “Portate un po’ del pesce preso da voi, cioè portate le vostre opere buone, a voi concesse”. M t. 5,16: Risplenda cosi la vostra luce dinanzi agli uomini, perché vedano le vostre opere buone. 
 
Il Santo del Giorno - 25 Aprile 2025 - San Marco, Evangelista. Nel suo Vangelo il «ritratto» di Gesù: Chi è questo Gesù Cristo che ci parla di vita eterna, guarisce le nostre ferite, ci chiede di amare il nostro prossimo e infine vince la morte risorgendo? Era per rispondere a questa domanda che fu scritto il Vangelo di Marco, rivolto probabilmente a fedeli provenienti dal paganesimo. Gesù era il Messia, il Figlio di Dio, e per questo ciò che lui compie e annuncia ha un valore universale, in grado di cambiare la storia. Secondo molti studiosi quello di san Marco fu il primo Vangelo a essere scritto, forse attorno all’anno 65 o al 70 a Roma, anche se l’identità dell’autore non è così certa. Secondo la tradizione si trattava del nipote di Barnaba, Marco appunto, che fu uno stretto collaboratore sia di san Pietro che di san Paolo. Di origine ebrea, nato forse in Palestina o a Cipro, dopo la morte di Pietro non si hanno più sue notizie. La Chiesa orientale lo identifica con il fondatore della Chiesa di Alessandria d’Egitto, dove sarebbe morto, forse martire. Le sue reliquie, poi, sarebbero giunte a Venezia nell’anno 828. (Matteo Liut)
 
Custodisci con instancabile amore, o Padre,
il popolo che hai salvato,
perché coloro che sono stati redenti dalla passione del tuo Figlio
partecipino alla gioia della sua risurrezione.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.