21 APRILE 2025
 
LUNEDÌ FRA L’OTTAVA DI PASQUA
 
At 2,14.22-33; Salmo Responsoriale Da Salmo 15 (16); Mt 28,8-15
 
Colletta
O Padre, che fai crescere la tua Chiesa
donandole sempre nuovi figli,
concedi ai tuoi fedeli di custodire nella vita
il sacramento che hanno ricevuto nella fede.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Le apparizioni del Risorto - Catechismo della Chiesa Cattolica 641: Maria di Magdala e le pie donne che andavano a completare l’imbalsamazione del corpo di Gesù, sepolto in fretta la sera del Venerdì Santo a causa del sopraggiungere del Sabato, sono state le prime ad incontrare il Risorto. Le donne furono così le prime messaggere della risurrezione di Cristo per gli stessi Apostoli. A loro Gesù appare in seguito: prima a Pietro, poi ai Dodici. Pietro, chiamato a confermare la fede dei suoi fratelli, vede dunque il Risorto prima di loro ed è sulla sua testimonianza che la comunità esclama: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone» (Lc 24,34).
642: Tutto ciò che è accaduto in quelle giornate pasquali impegna ciascuno degli Apostoli - e Pietro in modo del tutto particolare - nella costruzione dell’era nuova che ha inizio con il mattino di pasqua. Come testimoni del Risorto essi rimangono le pietre di fondazione della sua Chiesa. La fede della prima comunità dei credenti è fondata sulla testimonianza di uomini concreti, conosciuti dai cristiani e, nella maggior parte, ancora vivi in mezzo a loro. Questi «testimoni della risurrezione di Cristo» sono prima di tutto Pietro e i Dodici, ma non solamente loro: Paolo parla chiaramente di più di cinquecento persone alle quali Gesù è apparso in una sola volta, oltre che a Giacomo e a tutti gli Apostoli.
643: Davanti a queste testimonianze è impossibile interpretare la risurrezione di Cristo al di fuori dell’ordine fisico e non riconoscerla come un avvenimento storico. Risulta dai fatti che la fede dei discepoli è stata sottoposta alla prova radicale della passione e della morte in croce del loro Maestro da lui stesso preannunziata. Lo sbigottimento provocato dalla passione fu così grande che i discepoli (almeno alcuni di loro) non credettero subito alla notizia della risurrezione. Lungi dal presentarci una comunità presa da una esaltazione mistica, i Vangeli ci presentano i discepoli smarriti («tristi»: Lc 24,17) e spaventati, perché non hanno creduto alle pie donne che tornavano dal sepolcro e «quelle parole parvero loro come un vaneggiamento» (Lc 24,11). Quando Gesù si manifesta agli Undici la sera di pasqua, li rimprovera «per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato» (Mc 16,14).
 
I Lettura: La prima lettura è una parte del discorso che Pietro pronunciò a Gerusalemme nel giorno di Pentecoste. La risurrezione di Gesù poggia su due solide testimonianze ed è quindi veritiera (cfr. Dt 19,15; Mt 18,16). La prima testimonianza è quella della Sacra Scrittura, la seconda è quella degli Apostoli: «Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni». Il salmo 15 nel giudaismo veniva letto in chiave messianica e poteva servire, modificando lievemente la versione greca, come argomento per la fede nella risurrezione. Dalla Chiesa apostolica, questa applicazione messianica è stata vista verificata nella risurrezione di Cristo.
 
Vangelo
Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno.
 
Gesù risorge, è innalzato al massimo degli onori, al di sopra di tutte le cose, di tutta l’umanità, di tutto l’universo. Gesù risorto ottiene il dominio e la signoria su tutto e su tutti: “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra” (Mt 28,18). Come totale e piena vittoria sulla morte, la risurrezione di Cristo Gesù è un inizio nuovo per l’umanità intera. Il mistero pasquale in questo senso assume un duplice significato salvifico: uno negativo di vittoria sul peccato e sulla morte, e uno positivo di inizio di una nuova vita: “Gesù nostro Signore, ... è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Rom 4,24-25).
 
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 28,8-15
 
In quel tempo, abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Mentre esse erano in cammino, ecco, alcune guardie giunsero in città e annunciarono ai capi dei sacerdoti tutto quanto era accaduto. Questi allora si riunirono con gli anziani e, dopo essersi consultati, diedero una buona somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e l’hanno rubato, mentre noi dormivamo”. E se mai la cosa venisse all’orecchio del governatore, noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni preoccupazione». Quelli presero il denaro e fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questo racconto si è divulgato fra i Giudei fino a oggi.

Parola del Signore.
 
Giuseppe Barbaglio (Il Vangelo di Matteo): Il brano mostra una evidente somiglianza con il racconto giovanneo dell’apparizione a Maria di Magdala. I discepoli sono chiamati da Gesù miei fratelli. Egli affida alle donne un messaggio per loro. Anche il particolare delle donne inginocchiate ad afferrargli i piedi ha un parallelo nel quarto vangelo dove Cristo ordina a Maria di non continuare a toccarlo. Ma le diversità non sono né meno numerose né meno significative. Da una parte più donne, dall’altra soltanto Maria; diverso il contenuto del messaggio per i discepoli; narrazione molto sintetica in Matteo, sviluppata invece dal quarto vangelo.
Sulla base di queste constatazioni si fanno diverse ipotesi. Alcuni, più attenti alle analogie, propendono per l’esistenza di una medesima tradizione riportata da Giovanni e sunteggiata da Matteo. Altri, valutando maggiormente le discordanze, attribuiscono il racconto matteano al lavoro redazionale del primo evangelista fatto sulla base di Marco 16,1-82.
Considerato in se stesso, il racconto di Matteo sottolinea di nuovo il motivo dell’incontro di Gesù con i suoi discepoli in Galilea. Qui però è il risorto stesso che parla, non l’angelo. Inoltre, invece di una promessa apparizione in terra galilaica, vi è un espresso comando. L’attenzione del lettore viene così rivolta all’incontro del risorto con gli apostoli nella terra dove ebbe inizio la missione. Per l’evangelista di importanza decisiva è proprio questa apparizione (vv. 16-20), con cui egli concluderà degnamente il suo vangelo.
Neppure gli altri elementi della narrazione sono trascurabili. Il risorto si fa incontro alle donne salutandole, e queste gli si gettano ai piedi in un gesto di supplica e di adorazione. La comunità cristiana postpasquale è una chiesa che prega e adora il suo Signore ma ha anche la coscienza di essere legata a lui da vincoli di fraternità. I discepoli, che nella passione avevano abbandonato il maestro, hanno acquisito nell’esperienza pasquale la certezza di essere stati perdonati e riammessi alla comunione con lui. Fanno di nuovo parte della sua famiglia spirituale (12,49). È un motivo di fiducia per ogni credente che abbia avuto la sventura di tradire il suo Signore.
 
L’ultima parola non è più quella della morte: Giovanni Paolo II (Regina Coeli, 1 Aprile 2002): Risuona con forza il grande annuncio della risurrezione di Gesù anche in questo Lunedì dell’Angelo, che ricorda l’incontro del messo celeste con le donne accorse al sepolcro. “Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui! È risorto come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto” (Mt 28,5-6). Dalla tomba vuota quest’annuncio angelico si diffonde nel mondo e raggiunge ogni angolo della terra; è un messaggio di speranza per tutti. Da quando il Nazareno crocifisso è risuscitato all’alba del terzo giorno, l’ultima parola non è più quella della morte, ma della vita! Nel Signore risorto Dio ha rivelato in pienezza il suo amore per l’intera umanità. 2. Prima le donne, poi i discepoli e quindi lo stesso Pietro constatano la consolante verità: “Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni” (At 2,32). Carissimi Fratelli e Sorelle, come loro e insieme con loro, anche noi siamo chiamati a diffondere tra gli uomini e le donne del nostro tempo questa “buona” notizia: “Cristo, mia speranza, è risorto” (Sequenza pasquale). Come vorrei che l’annuncio pasquale rinvigorisse sempre più la fede di ogni battezzato! Come vorrei che la pace, dono di Cristo risorto, raggiungesse ogni cuore umano e ridonasse speranza a chiunque è oppresso e sofferente! 3. Maria, testimone silenziosa della morte e della risurrezione del figlio Gesù, ci aiuti a credere sino in fondo a questo mistero di salvezza che, accolto con fede profonda, può cambiare la vita. Faccia sì che lo trasmettiamo con gioia a quanti incontriamo, come coerenti e coraggiosi discepoli del Signore risuscitato.
 
Compostella (Messale per la vita cristiana): In questo primo giorno della settimana che segue la grande festa, è la vita quotidiana della fede che comincia. Una fede che non si accorda spontaneamente alla vita passata. Perché, se quello che noi cantiamo e diciamo a Pasqua è vero, è solamente quando il Cristo risuscitato fa sapere ai suoi che egli resta con loro e per loro fino all’ultimo giorno che tutti gli uomini riscoprono il significato della vita.
I fatti di Pasqua che gli evangelisti hanno vissuto e riassunto nella loro narrazione sono una testimonianza.
Testimonianza contestata nella loro epoca, come oggi.
San Matteo parla di Maria di Magdala e dell’«altra Maria» che incontrano un angelo al levarsi del giorno vicino alla tomba. Quando gli obbediscono e lasciano la tomba, il Cristo risuscitato va ad incontrarle. Conferma egli stesso la missione che li aspetta: «Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Ed è anche presso la tomba vuota che si sviluppano la nuova opposizione - che contesta la risurrezione - e il rifiuto di credere. Mentre le due donne sono in cammino, le guardie si recano in città dai loro capi. Questi sanno che è inutile sigillare e sorvegliare la tomba di Gesù, perché nessuna potenza terrestre può resistere od opporsi all’opera di Dio.
Pertanto, poiché non possono accettare la verità della Pasqua, danno al mondo una «spiegazione». Spiegazione che può trarre in inganno solo coloro che si rifiutano di incontrare il Signore.
 
Ilario di Poitiers (Comm. Matth., XXXIII, 10): Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute: alle guardie viene comprato con il denaro il silenzio sulla resurrezione ... La gloria celeste viene rinnegata dalla cupidigia del mondo, che ripone tutto il suo prestigio nel denaro.
 
 Il Santo del Giorno 21 Aprile 2025 - Sant’Anselmo d’Aosta, Vescovo e Dottore della Chiesa: Nasce verso il 1033 ad Aosta da madre piemontese, entrambi nobili e ricchi. Travagliato il rapporto con la famiglia che lo invia da un parente per l’educazione. Sarà solo con i benedettini d’Aosta che Anselmo trova il suo posto: a quindici anni sente il desiderio di farsi monaco. Contrastato dai genitori decide di andarsene: dopo tre anni tra la Borgogna e la Francia centrale, va ad Avranches, in Normandia, dove si trova l’abbazia del Bec con la scuola, fondata nel 1034. Qui conosce il priore Lanfranco di Pavia che ne cura il percorso di studio. Nel 1060 Anselmo entra nel seminario benedettino del Bec, di cui diventerà priore. Qui avvierà la sua attività di ricerca teologica che lo porterà ad essere annoverato tra i maggiori teologi dell’Occidente. Nel 1076 pubblica il «Monologion». Nel 1093 diventa arcivescovo di Canterbury. A causa di dissapori con il potere politico è costretto all’esilio a Roma due volte. Muore a Canterbury nel 1109. (Avvenire)
 
La grazia di questo sacramento pasquale, o Signore,
ricolmi i nostri cuori,
perché coloro che hai fatto entrare
nella via della salvezza eterna
siano resi degni dei tuoi doni.
Per Cristo nostro Signore.