20 Aprile 2025
Domenica di Pasqua
Risurrezione del Signore
At 10,34a.37-43; Sal 117 (118); Col 3,1-4 (oppure 1Cor 5,6b.8); Gv 20,1-9
Pasqua: Risurrezione del Signore - La Bibbia e i Padri della Chiesa (I Padri Vivi): Il Signore è risorto dai morti: questo messaggio del mattino di Pasqua risuona nella Chiesa e attraverso la Chiesa risuona nel mondo da venti secoli. Lo sostiene l’autorità di Pietro stesso: «Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio» (At 10,4). Nel gioioso giorno di Pasqua, nel giorno «che ha fatto il Signore», bisogna di nuovo rendersi conto che il Signore è veramente risorto, rafforzare la nostra fede nella fede della Chiesa e se nel cuore dell’uomo nasce il dubbio, bisogna richiamarsi all’autorità di Pietro nella Chiesa. Insieme a tutti coloro che portano nel mondo il nome di discepoli di Cristo, bisogna oggi rendere grazie al Padre, che attraverso il suo Unico Figlio ha vinto la nostra morte e ci ha aperto l’accesso alla vita eterna.
Insieme con Cristo siamo risorti ad una nuova vita. Ci ricorda san Paolo: «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1). Cristo è risorto e insieme con lui anche noi siamo risorti alla nuova vita. Il gioioso giorno della Risurrezione ricorda ai discepoli di Cristo, che portano in sé la vita del Signore risorto e che non appartengono più solo a questo mondo. Il cristiano rimane sulla terra, ma già cammina nella gloria della risurrezione. Cristo è risorto ed ha trasformato tutto.
Cantando il gioioso «Alleluia», l’uomo può non desiderare la trasformazione interiore e il miglioramento? Cristo fu sacrificato come nostra Pasqua. Bisogna perciò buttar via «il lievito vecchio, lievito di malizia e di perversità» e cominciare a vivere in «sincerità e verità» (1Cor 5,8).
Colletta
O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo Figlio unigenito,
hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna,
concedi a noi, che celebriamo la risurrezione del Signore,
di rinascere nella luce della vita,
rinnovati dal tuo Spirito.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Papa Francesco (Messaggio Urbi e Orbi Pasqua 2024): Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!
Oggi risuona in tutto il mondo l’annuncio partito duemila anni fa da Gerusalemme: “Gesù Nazareno, il crocifisso, è risorto!” (cfr Mc 16,6).
La Chiesa rivive lo stupore delle donne che andarono al sepolcro all’alba del primo giorno della settimana. La tomba di Gesù era stata chiusa con una grossa pietra; e così anche oggi massi pesanti, troppo pesanti chiudono le speranze dell’umanità: il masso della guerra, il masso delle crisi umanitarie, il masso delle violazioni dei diritti umani, il masso della tratta di persone umane, e altri ancora. Anche noi, come le donne discepole di Gesù, ci chiediamo l’un l’altro: “Chi ci farà rotolare via queste pietre?” (cfr Mc 16,3).
Ed ecco la scoperta del mattino di Pasqua: la pietra, quella pietra così grande, è stata già fatta rotolare. Lo stupore delle donne è il nostro stupore: la tomba di Gesù è aperta ed è vuota! Da qui comincia tutto. Attraverso quel sepolcro vuoto passa la via nuova, quella che nessuno di noi ma solo Dio ha potuto aprire: la via della vita in mezzo alla morte, la via della pace in mezzo alla guerra, la via della riconciliazione in mezzo all’odio, la via della fraternità in mezzo all’inimicizia.
Fratelli e sorelle, Gesù Cristo è risorto, e solo Lui è capace di far rotolare le pietre che chiudono il cammino verso la vita. Anzi, Lui stesso, il Vivente, è la Via: la Via della vita, della pace, della riconciliazione, della fraternità. Lui ci apre il passaggio umanamente impossibile, perché solo Lui toglie il peccato del mondo e perdona i nostri peccati. E senza il perdono di Dio quella pietra non si toglie. Senza il perdono dei peccati non si esce dalle chiusure, dai pregiudizi, dai sospetti reciproci, dalle presunzioni che sempre assolvono sé stessi e accusano gli altri. Solo Cristo Risorto, donandoci il perdono dei peccati, apre la via per un mondo rinnovato.
Solo lui ci apre le porte della vita, quelle porte che continuamente chiudiamo con le guerre che dilagano nel mondo.
I Lettura: Nell’annuncio di Pietro al centro c’è Gesù di Nazaret consacrato con la potenza dello Spirito Santo, il quale passa beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, nel quadro storico che va dal battesimo di Giovanni alla morte e risurrezione di Cristo. In questa cornice si coglie la presenza di Dio che era con il Cristo, e quella degli apostoli testimoni del Risorto e mandati ad annunciare che egli è il giudice dei vivi e dei morti.
II Lettura: Mediante il Battesimo i cristiani sono morti alla vita di quaggiù, vivono ormai una nuova vita. Questa nuova vita si manifesterà alla Parusia, quando Cristo apparirà di nuovo glorioso e allora anche i cristiani parteciperanno a questa gloria. Per questo motivo il cristiano che con il Battesimo vive questa nuova vita, deve ormai preoccuparsi soltanto delle cose celesti.
Vangelo: Il Vangelo descrive «dettagliatamente l’ispezione del sepolcro rimasto privo del corpo di Gesù. A farla fu Pietro, colui che doveva essere il testimone più autorevole della comunità cristiana. Anche Giovanni però fece le medesime constatazioni. Gesù non c’era nel sepolcro, rimanevano solo le bende e il sudario piegati e posti da una parte» (Vincenzo Raffa). A scorrere i fatti pasquali, gli eventi tendono a suggerire ai credenti di tutti i tempi una cosa molto semplice: il dono della testimonianza passa anche attraverso il crogiolo della paura, del dubbio (Cf. Gv 20,19), quindi, nulla di scontato; gli Apostoli, testimoni prescelti da Dio, non erano diversi da noi, che ci troviamo, ancora oggi, dinanzi alla provocazione di una tomba vuota.
Vangelo
Egli doveva risuscitare dai morti.
Nonostante che siano state le donne, e in modo particolare Maria di Magdala, le prime a recarsi alla tomba, sono tuttavia Pietro e Giovanni i primi ad entrarvi e ad osservare «i teli posati là, e il sudario... avvolto in un luogo a parte», segni che rivelano tangibilmente la risurrezione di Cristo: infatti, era «inammissibile che un ladro lasciasse le cose così in ordine. La conclusione non andava certo troppo lontano» (Felipe F. Ramos). Che sia Pietro ad entrare, e non l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, lascia intravedere che già allora a Pietro era riconosciuta una certa preminenza (Cf. Gv 21,15-17).
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,1-9
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Parola del Signore.
Il primo giorno della settimana - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Il primo giorno della settimana; la stessa indicazione si trova nei sinottici e designa il primo giorno dopo il sabato, cioè la nostra domenica. Di buon mattino, quando faceva ancora buio; il dato cronologico corrisponde all’indicazione di Lc., 24,1: «di primissimo mattino». Secondo Mc., 16,2 le pie donne giungono al sepolcro un po’ più tardi, cioè dopo il sorgere del sole; tale ritardo era dovuto al fatto che le pie donne avevano dovuto provvedere all’acquisto degli aromi.
Si può pensare che Maria Maddalena sia andata direttamente al sepolcro. Le donne si recavano alla tomba dell’amato Maestro per spargere gli aromi sulla sua salma, secondo l’uso corrente di andare sulla tomba del defunto per tre giorni dopo la morte. E vede che la pietra era stata rimossa dal sepolcro; l’evangelista, pur non avendo ricordato che la tomba di Gesù era stata chiusa (cf. Giov., 19,42), suppone noto questo particolare. Maria osserva che la pietra della tomba era stata rimossa dall’entrata; evidentemente la stessa constatazione fu fatta anche dalle altre donne, devote discepole del Maestro. [...] Del gruppo delle pie donne Giovanni considera soltanto Maria Maddalena, poiché pensa già al racconto dell’apparizione di Cristo risorto; in tal racconto si parla unicamente di questa donna.
Il sepolcro vuoto - Pietro e l’altro discepolo, quello che Gesù amava, si recano al sepolcro. Sono in due, una nota che può essere spiegata con Dt 19,15: «Un solo testimone non avrà valore contro alcuno... il fatto dovrà essere stabilito sulla parola di due o di tre testimoni».
Il discepolo innominato corre più veloce di Pietro, forse perché più giovane, forse perché era il discepolo quello che Gesù amava e l’amore lo faceva correre più in fretta o forse perché, con questo artefizio letterario, Giovanni vuole preparare il lettore al «vide e credette». Cede comunque il passo a Pietro, segno che l’autorità petrina era ormai indiscussa nella comunità cristiana. Simon Pietro entra, quindi, nel sepolcro e osserva i teli posati... e il sudario... avvolto in un luogo a parte: «Pietro può arguire che il cadavere di Gesù non può essere stato trafugato, perché eventuali ladri non sarebbero stati interessati a slegare il cadavere e lasciare le cose in ordine; cade così la teoria della Maddalena [Hanno portato via il Signore dal sepolcro] e bisognerà battere altre strade per spiegare il fatto del sepolcro vuoto» (Mauro Orsatti).
Entra anche l’altro discepolo, dai più identificato con Giovanni, e vide e credette. La forma «greca potrebbe essere un aoristo incoativo con il significato di “incominciò a credere”» (Mauro Orsatti): è la fede incipiente che inizia a crescere e a irrobustirsi, stimolata dal sepolcro vuoto, dalle bende e dal sudario avvolto in un luogo a parte. Potremmo ricordare Gv 11,45: «Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto [la risurrezione di Lazzaro], credettero in lui». Nonostante tutto, Pietro e l’altro discepolo se ne tornarono a casa portando nel cuore domande senza risposte: Infatti non avevano compreso la Scrittura che Egli doveva risorgere dai morti. Con quest’ultima annotazione non si vuole screditare gli Apostoli e non si vuole mettere in risalto la loro poca fede o incredulità. Anche per un ebreo, e gli Apostoli erano ebrei, risultava ostica la comprensione della risurrezione.
La pericope evangelica mostra con chiarezza che Maria di Màgdala, Pietro e l’altro discepolo approdano alla fede nella risurrezione lentamente, seguendo percorsi molto diversi, costruiti anche su dubbi, segni, domande e riflessioni gravide di timori e di paure (Cf. Gv 20,19). In ogni caso, i segni da soli non possono condurre alla conclusione che Gesù è risorto: per arrivare a questo occorre comprendere la Scrittura e questa viene solo dall’incontro con il Risorto, così come ci suggerisce il racconto dei discepoli di Emmaus: «... Noi speravamo... alcune donne... si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo... Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto... [Gesù] disse loro: “Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti...”. E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui» (Lc 24,13ss).
Un’esperienza unica che si rinnova sempre quando i credenti, il primo giorno della settima, spezzano il pane dopo aver letto le Scritture.
Il Crocifisso è risorto - Questo è l’annuncio che sconvolge ogni sentire umano. Il Crocifisso è risuscitato e si è introdotto, come germe di vita nuova e immortale, nel mondo. Questa novità di vita unisce in un unico abbraccio Israele, il popolo eletto; il mondo intero; la Chiesa, il nuovo Israele.
Gesù, risorto da morte, è innanzi tutto il Messia promesso e salvatore d’Israele. Nel discorso di Pentecoste Pietro proclama: «Dio ha risuscitato Gesù ... che voi avete fatto uccidere» (Atti 2,22ss).
E a questa affermazione, Pietro, aggiunge quella secondo la quale Gesù è il Messia e il Signore di Israele: «Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso» (Atti 2,36).
Ma, come dovrà amaramente constatare anche l’apostolo Paolo, Israele ha rifiutato di accogliere il Crocifisso come suo Salvatore e Signore: «non tutti hanno obbedito al Vangelo» (Rom 10,19).
Una disobbedienza che però alla fine risultò salutare: infatti a causa del rifiuto della casa di Israele la salvezza sarà predicata ai pagani (cfr. Rom 11,11). In verità, la salvezza non poteva essere appannaggio di un solo popolo, anche se amato e prediletto: doveva essere necessariamente offerta a tutti gli uomini.
Superati i confini della Città santa il Vangelo dilaga nel mondo: nel nome di Gesù vengono predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati (cfr. Lc 24,27) e tutti coloro che credono in Gesù e si uniscono a lui, ottengono il perdono dei peccati e il dono della partecipazione alla vita divina del Risorto. Da allora il Vangelo ha percorso tutte le strade del mondo, raggiungendo nazioni, popoli, approdando su nuove terre.
Per molti però si rinnova il destino del popolo eletto. Se per alcuni la Buona Novella rimane velata la colpa, al dire di Paolo, è «degli uomini che si lasciano “accecare le menti” da Satana in modo da non poter ricevere lo splendore “luminoso” del “Vangelo”, che contiene e diffonde dovunque la “gloria di Cristo”, unica e completa immagine del Padre» (Settimio Cipriani).
L’appartenenza a un popolo o alla Chiesa non è il passaporto per ottenere il perdono dei peccati e la vita eterna: solo chi crede in Cristo, l’Uomo nuovo che ha vinto la morte, otterrà la salvezza.
Ma Satana, il nemico degli uomini (cfr. 1Pt 5,8), starà sempre in agguato per intorbidare le acque nel tentativo di accecare le menti degli increduli perché «non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo che è immagine di Dio» (2Cor 4,4): a lui bisogna resistere saldi nella fede (cfr. 1Pt 5,9).
Tommaso d’Aquino (In J o. e v. ex p ., XX): ... ma l’altro discepolo fu più veloce di Pietro, e giunse per primo al sepolcro: capita spesso che un contemplativo giunga prima alla conoscenza dei misteri di Cristo, per la sua docilità, però non vi entra: perché talora l’intelletto avanza veloce, ma il sentimento non segue o segue in ritardo. Invece un uomo di vita attiva, procedendo con fervore perseverante e con assiduità, sebbene comprenda con più ritardo, tuttavia entra per primo: così quelli che erano in ritardo nell’arrivare, diventano primi nel conoscere.
Il Santo del Giorno - 20 Aprile 2025 - Beato Anastasio Giacomo Pankiewicz Sacerdote dei Frati Minori, martire (Nagórzany, Polonia, 9 luglio 1882 - Linz, Austria, 20 aprile 1942): Jakub Pankiewicz nacque a Nagorzanach, in Polonia, il 9 luglio 1882. Fu accolto dai Frati Minori nella Provincia dell’Immacolata Concezione nel 1900. Emise la Professione solenne il 24 febbraio 1904, assumendo il nome di Anastazy. Ordinato sacerdote nel 1906, fu Guardiano in varie Fraternità, costruì il Seminario minore nella città industriale di Lodz e fu tra i fondatori della Congregazione delle Suore Antoniane di Cristo Re. Arrestato il 10 ottobre 1941, fu internato a Dachau. Morì il 20 aprile 1942, sulla strada che conduce al crematorio di Hartheim nei pressi di Linz in Austria. Preparatosi alla morte con il sacramento della Riconciliazione, mentre aiutava un compagno di prigionia a salire sulla macchina un soldato tedesco chiuse la porta della vettura tagliandogli entrambe le mani. Il suo corpo fu bruciato e le ceneri vennero disperse. Giovanni Paolo II lo beatificò a Varsavia il 13 giugno 1999 con altri 107 martiri polacchi. (Avvenire)
Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente,
con l’inesauribile forza del tuo amore,
perché, rinnovata dai sacramenti pasquali,
giunga alla gloria della risurrezione.
Per Cristo nostro Signore.
BENEDIZIONE SOLENNE
In questo santo giorno di Pasqua,
Dio onnipotente vi benedica
e, nella sua misericordia,
vi difenda da ogni insidia del peccato.
R/. Amen.
Dio che vi rinnova per la vita eterna,
nella risurrezione del suo Figlio unigenito,
vi conceda il premio dell’immortalità futura.
R/. Amen.
Voi, che dopo i giorni della passione del Signore
celebrate nella gioia la festa di Pasqua,
possiate giungere con animo esultante alla festa senza fine.
R/. Amen.
E la benedizione di Dio onnipotente,
Padre e Figlio † e Spirito Santo,
discenda su di voi e con voi rimanga sempre.
R/. Amen.