16 APRILE 2025
 
MERCOLEDÌ DELLA SETTIMANA SANTA
 
Is 50,4-9a; Sal 68 (69); Mt 26,14-25
 
Colletta
Padre misericordioso,
tu hai voluto che il Cristo tuo Figlio
subisse per noi il supplizio della croce
per liberarci dal potere del nemico:
donaci di giungere alla gloria della risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
 
Gli Ebrei non sono collettivamente responsabili della morte di Gesù - Catechismo della Chiesa Cattolica: 597 Tenendo conto della complessità storica del processo a Gesù espressa nei racconti evangelici, e qualunque possa essere stato il peccato personale dei protagonisti del processo (Giuda, il Sinedrio, Pilato), che Dio solo conosce, non si può attribuirne la responsabilità all’insieme degli Ebrei di Gerusalemme, malgrado le grida di una folla manipolata e i rimproveri collettivi contenuti negli appelli alla conversione dopo la pentecoste. Gesù stesso perdonando sulla croce e Pietro sul suo esempio hanno riconosciuto l’«ignoranza» degli Ebrei di Gerusalemme ed anche dei loro capi. Ancor meno si può, a partire dal grido del popolo: «Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli» (Mt 27,25) che è una formula di ratificazione, estendere la responsabilità agli altri Ebrei nel tempo e nello spazio: Molto bene la Chiesa ha dichiarato nel Concilio Vaticano II: « Quanto è stato commesso durante la passione non può essere imputato né indistintamente a tutti gli Ebrei allora viventi, né agli Ebrei del nostro tempo. [...] Gli Ebrei non devono essere presentati né come rigettati da Dio, né come maledetti, come se ciò scaturisse dalla Sacra Scrittura ».
«Gesù consegnato secondo il disegno prestabilito di Dio» - Catechismo della Chiesa Cattolica 599: La morte violenta di Gesù non è stata frutto del caso in un concorso sfavorevole di circostanze. Essa appartiene al mistero del disegno di Dio, come spiega san Pietro agli Ebrei di Gerusalemme fin dal suo primo discorso di pentecoste: « Egli fu consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio » (At 2,23). Questo linguaggio biblico non significa che quelli che hanno consegnato Gesù siano stati solo esecutori passivi di una vicenda scritta in precedenza da Dio.
600 Tutti i momenti del tempo sono presenti a Dio nella loro attualità. Egli stabilì dunque il suo disegno eterno di « predestinazione » includendovi la risposta libera di ogni uomo alla sua grazia: « Davvero in questa città si radunarono insieme contro il tuo santo servo Gesù, che hai unto come Cristo, Erode e Ponzio Pilato con le genti e i popoli d’Israele 439 per compiere ciò che la tua mano e la tua volontà avevano preordinato che avvenisse » (At 4,27-28). Dio ha permesso gli atti derivati dal loro accecamento 440 al fine di compiere il suo disegno di salvezza. 
 
I Lettura:  Il servo del Signore, discepolo fedele e sapiente, è inviato a istruire coloro che temono Dio, gli smarriti e gli infedeli che camminano nelle tenebre. Confidando nel Signore, come vittima vicaria, si offrirà  volontariamente ai flagelli, agli insulti e agli sputi per la salvezza del suo popolo. Questa descrizione delle sofferenze del servo “sarà ripresa e sviluppata nel quarto canto [Is 52,13-53,12]. Essa evoca già Mt 26,67; 27,30p” (Bibbia di Gerusalemme). Il servo del Signore, certo di non restare deluso, sopporterà le persecuzioni finché Dio gli accorderà un trionfo definitivo.
 
Vangelo
Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!
 
La morte avida già si appresta a ghermire la preda, tanta agognata e desiderata. Soltanto l’evangelista Matteo precisa la somma offerta dai capi dei sacerdoti a Giuda per tradire Gesù. Per indicare il tradimento di Giuda viene usato lo stesso verbo (consegnare) utilizzato per esprimere l’iniziativa di Dio che conduce gli eventi pasquali di Gesù orientandoli a un fine di salvezza, il piano di Dio “si realizza attraverso strumenti umani, anche se tali strumenti sono condannabili” (Felipe F. Ramos). Due personaggi calcano la scena di questi ultimi giorni che hanno un appuntamento con il sangue: Giuda il traditore, colui che consegna per denaro il Figlio dell’uomo ai carnefici, Gesù, il Figlio di Dio, che si consegna volontariamente agli aguzzini per liberare il mondo dal peccato e dalla morte. Sulla notte della cattiveria dell’uomo, brilla sempre il  bel sole della misericordia divina, che tutto illumina e tutto redime con il suo amore.
 
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 26,14-25
 
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città, da un tale, e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?».
Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
 
Parola del Signore.
 
Giuda prende l’iniziativa: “Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?”. Giuda è ladro, e ruba dalla cassa apostolica, e quel “consegni” in linguaggio biblico è sinonimo di “tradire”. Giuda chiede un compenso per il suo tradimento, sa che la proposta sarà accettata, da tempo, infatti, il Sinedrio cercava di mettere le mani su Gesù. Per i farisei Gesù era una preda ambita, desiderata, come un uomo concupisce una vergine. Spesso anche noi facciamo proposte simili alla carne, al mondo e al diavolo. Non è soltanto soddisfare un capriccio, si tratta di tradire il Maestro, e anche se la coscienza, a guisa di grillo parlante, fa suonare la campanella d’allarme, con faccia tosta, alzando gli occhi al Cielo, colmi di ipocrite lacrime, con una finta smorfia tinta di pietà, diciamo: “Rabbì, sono forse io”? La risposta è scontata: “Tu l’hai detto”. Anche se sappiamo bene che la “carne, il mondo, e il diavolo” sono i nostri capitali nemici, anche se l’apostolo Giacomo ci avverte che amare il mondo è odiare Dio e che chi vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio (Gc 4,4-45), noi stolti cadiamo nella rete, perché, lo dobbiamo confessare, siamo ladri. Pensiamo di essere intelligenti e non ammettiamo che l’intelligenza è un dono di Dio, siamo ladri; pensiamo di essere autonomi e autosufficienti, e non pensiamo che se stiamo in piedi è soltanto per grazia di Dio, siamo ladri; pensiamo che siamo liberi di fare il bene e il male, e non pensiamo che la luce del discernimento che viene dal Cielo è squisito dono della misericordia di Dio, siamo ladri; crediamo di essere liberi di avventarci sulle creature e sul nostro corpo come cani famelici, e dimentichiamo che l’uomo è tempio di Dio, siamo ladri; siamo che certi che noi siamo gli unici autori delle nostre fortune, e dimentichiamo che ogni dono perfetto dall’alto (Gc 1,17), siamo ladri. L’acquirente, l’acquirente della nostra innocenza battesimale e della nostra salvezza, è sempre pronto a sbrigare l’affare; trenta denari, una bella somma, ma in fondo non abbiamo venduto il Maestro ma noi stessi, o meglio ci siamo svenduti come saldi di fine stagione alla carne che conduce alla morte, al mondo via larga che porta alla perdizione, a Satana, a  colui che tiene bene strette, nei suoi artigli, le chiavi dell’Inferno, e quando si entra in quegli antri tenebrosi non è più possibile uscirne!
 
Satana - Catechismo degli Adulti: [382]  I demòni hanno come capo Satana. La sua forza distruttiva e il suo influsso nella storia sono indicati dalla Bibbia in termini impressionanti: «il principe di questo mondo» (Gv 12,31); «il grande drago, il serpente antico... che seduce tutta la terra» (Ap 12,9); «omicida fin da principio... e padre della menzogna» (Gv 8,44), «colui che della morte ha il potere» (Eb 2,14); il «maligno» che domina «tutto il mondo» (1Gv 5,19). Bisogna dunque vedere in lui una persona, malvagia e potente che, attraverso un’illusione di vita, organizza sistematicamente la perdizione e la morte.
Si può riconoscere un suo influsso particolare nella forza della menzogna e dell’ateismo, nell’atteggiamento diffuso di autosufficienza, nei fenomeni di distruzione lucida e folle. Ma tutta la storia, a cominciare dal peccato primordiale, è inquinata e stravolta dalla sua azione nefasta. Secondo la concezione biblica, le varie forme di male sono in qualche modo riconducibili a lui e ai demòni suoi complici. La Chiesa ritiene che «tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo, che durerà... fino all’ultimo giorno».
Così inquietante è la forza del male, che alcune dottrine religiose hanno immaginato l’esistenza di un dio malvagio, indipendente e concorrenziale rispetto al Dio del bene. La Chiesa rifiuta questo modo di vedere. Tuttavia non minimizza il mistero del male, riducendolo alle deficienze della natura o alla colpa dell’uomo, ma vi scorge «un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore»
 
Girolamo (Comm. in Matth., IV): ... vi dico che uno di voi mi tradirà: Colui che aveva preannunziato la sua Passione, ora preannunzia il tradimento, dando al traditore la possibilità di pentirsi; questi infatti, comprendendo che il Signore conosce tutti i suoi pensieri e i suoi segreti sentimenti, potrebbe pentirsi del suo gesto. Tuttavia il Signore non nomina espressamente il traditore. per evitare che egli diventi ancora più impudente, vedendosi pubblicamente accusato; dichiara comunque che tra gli Apostoli c’è un criminale, affinché egli, prendendo coscienza della propria colpa, possa pentirsi.
 
Il Santo del Giorno: 16 Aprile 2025 - Santa Bernadetta Soubirous: Quando, l’11 febbraio del 1858, la Vergine apparve per la prima volta a Bernadette presso la rupe di Massabielle, sui Pirenei francesi, questa aveva compiuto 14 anni da poco più di un mese. Era nata, infatti, il 7 gennaio 1844. A lei, povera e analfabeta, ma dedita con il cuore al Rosario, appare più volte la «Signora». Nell’apparizione del 25 marzo 1858, la Signora rivela il suo nome: «Io sono l’Immacolata Concezione». Quattro anni prima, Papa Pio IX aveva dichiarato l’Immacolata Concezione di Maria un dogma, ma questo Bernadette non poteva saperlo. La lettera pastorale firmata nel 1862 dal vescovo di Tarbes, dopo un’accurata inchiesta, consacrava per sempre Lourdes alla sua vocazione di santuario mariano internazionale. La sera del 7 Luglio 1866, Bernadette Soubirous decide di rifugiarsi dalla fama a Saint-Gildard, casa madre della Congregazione delle Suore della Carità di Nevers. Ci rimarrà 13 anni. Costretta a letto da asma, tubercolosi, tumore osseo al ginocchio, all’età di 35 anni, Bernadette si spegne il 16 aprile 1879, mercoledì di Pasqua. (Avvenire)
 
Dona ai tuoi fedeli, Dio onnipotente,
la sicura speranza della vita eterna
che ci hai dato con la morte del tuo Figlio,
celebrata in questi santi misteri.
Per Cristo nostro Signore.
 
Orazione sul popolo ad libitum
 
Concedi ai tuoi figli, o Padre,
di gustare senza fine i sacramenti pasquali
e di attendere con vivo desiderio i doni promessi,
perché, fedeli ai misteri della loro rinascita,
siano così condotti a una vita nuova.
Per Cristo nostro Signore.