15 Aprile 2025
Martedì della Settimana Santa
Is 49,1-6; Salmo Responsoriale Dal Salmo 70 (71); Gv 13,21-33.36-38
Colletta
Concedi a questa tua famiglia, o Padre,
di celebrare con fede
i misteri della passione del tuo Figlio
per gustare la dolcezza del tuo perdono.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Benedetto XVI (Catechesi 18 Ottobre 2006): Perché Giuda tradì Gesù? La questione è oggetto di varie ipotesi. Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo programma la liberazione politico-militare del proprio Paese. In realtà, i testi evangelici insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che “il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo” (Gv 13,2); analogamente scrive Luca: “Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che era nel numero dei Dodici” (Lc 22,3).
In questo modo, si va oltre le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr Mt 26,50), però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini, non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni di Satana, rispettando la libertà umana.
In effetti, le possibilità di perversione del cuore umano sono davvero molte. L’unico modo di ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo il suo punto di vista. Dobbiamo cercare, giorno per giorno, di fare piena comunione con Lui. Ricordiamoci che anche Pietro voleva opporsi a lui e a ciò che lo aspettava a Gerusalemme, ma ne ricevette un rimprovero fortissimo: “Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8,32-33)! Pietro, dopo la sua caduta, si è pentito ed ha trovato perdono e grazia. Anche Giuda si è pentito, ma il suo pentimento è degenerato in disperazione e così è divenuto autodistruzione. E’ per noi un invito a tener sempre presente quanto dice san Benedetto alla fine del fondamentale capitolo V della sua “Regola”: “Non disperare mai della misericordia divina”. In realtà Dio “è più grande del nostro cuore”, come dice san Giovanni (1 Gv 3,20). Teniamo quindi presenti due cose. La prima: Gesù rispetta la nostra libertà. La seconda: Gesù aspetta la nostra disponibilità al pentimento ed alla conversione; è ricco di misericordia e di perdono. Del resto, quando, pensiamo al ruolo negativo svolto da Giuda dobbiamo inserirlo nella superiore conduzione degli eventi da parte di Dio. Il suo tradimento ha condotto alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo supplizio in spazio di amore salvifico e in consegna di sé al Padre (cfr Gal 2,20; Ef 5,2.25). Il Verbo “tradire” è la versione di una parola greca che significa “consegnare”. Talvolta il suo soggetto è addirittura Dio in persona: è stato lui che per amore “consegnò” Gesù per tutti noi (cfr Rm 8,32). Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il gesto inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio per la redenzione del mondo.
I Lettura: Il servo è presentato come un profeta oggetto di una predestinazione divina e di una missione che supera quella degli altri profeti poiché egli stesso sarà reso «luce delle nazioni» (v. 5). Il vecchio Simeone stringendo tra le braccia il bambino Gesù presentato al tempio, si ispirerà proprio a questo passo per proclamare l’infante «luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele» (Lc 2,32). Infine, forte della forza di Dio, compirà un’opera di liberazione e di salvezza «fino all’estremità della terra» (v. 6).
Vangelo
Uno di voi mi tradirà... Non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte.
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato: il turbamento di Gesù scaturisce dal tradimento Giuda, e sopra tutto dal vedere un’anima sopraffatta dal potere del demonio: uno di voi mi tradirà... «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui. Anche Pietro rinnegherà il Maestro, ma mentre Giuda tradisce Gesù senza pentimenti; Pietro laverà con lacrime di pentimento il suo peccato. Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui: la glorificazione del Figlio è in pari tempo la glorificazione del Padre: l’una si attua nell’altra. Tale glorificazione sarà realizzata immediatamente con la morte e risurrezione di Cristo, ma avrà la sua pienezza alla Parusìa, alla fine dei tempi.
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 13,21-33.36-38
In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».
I discepoli si guardavano l’un l’altro, non sapendo bene di chi parlasse. Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. Simon Pietro gli fece cenno di informarsi chi fosse quello di cui parlava. Ed egli, chinandosi sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». Rispose Gesù: «È colui per il quale intingerò il boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda, figlio di Simone Iscariòta. Allora, dopo il boccone, Satana entrò in lui.
Gli disse dunque Gesù: «Quello che vuoi fare, fallo presto». Nessuno dei commensali capì perché gli avesse detto questo; alcuni infatti pensavano che, poiché Giuda teneva la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte.
Quando fu uscito, Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire».
Simon Pietro gli disse: «Signore, dove vai?». Gli rispose Gesù: «Dove io vado, tu per ora non puoi seguirmi; mi seguirai più tardi». Pietro disse: «Signore, perché non posso seguirti ora? Darò la mia vita per te!». Rispose Gesù: «Darai la tua vita per me? In verità, in verità io ti dico: non canterà il gallo, prima che tu non m’abbia rinnegato tre volte».
Parola del Signore.
Giuda Iscariota esce dal cenacolo per recarsi dai capi dei sacerdoti per pattuire la ricompensa del suo tradimento (Cf. Mt 26,14-16). I Vangeli non dicono il vero motivo per il quale Giuda tradì il Maestro, anche se può essere dedotto da alcuni tratti molto inquietanti della sua personalità (Cf. Gv 12,1-6). Inoltre, l’evangelista Giovanni riferisce che era manovrato da Satana (Cf. Gv 13,2; 13,27).
Ma non si conoscerà mai «quel segreto rapporto che si è instaurato tra il discepolo di Gesù e Satana. In che modo il demonio è entrato in lui e lo ha dominato? Spesso è tenue il confine tra suggestione, vessazione e possessione demoniaca, specie quando crollano le difese interiori e si decide di stare dalla parte del male [...]. Qualunque sia stata la porta d’ingresso di Satana, sta di fatto che Giuda ne divenne lo strumento libero e responsabile commettendo la più esecrabile scelleratezza» (Oscar Battaglia, Gesù e il demonio).
Al di là di ogni investigazione, le notizie evangeliche su Giuda vogliono suggerire unicamente che la passione fu un dramma in cui si trovò impegnato, come attore principiale, anzitutto il mondo invisibile delle tenebre (Cf. Lc 22,53): un gioco perverso nel quale venne responsabilmente coinvolto l’Iscariota. Spesso dietro gli uomini agisce la potenza diabolica: «Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da Gesù fino al momento fissato» (Lc 4,13; Cf. Gv 6,70s; 8,44; 12,31; 13,27; 16,11; 1Cor2,8; Ap 12,4.17).
«L’uscita di Giuda, in balìa di Satana, segna l’inizio della passione di Cristo, quindi nella prospettiva del quarto evangelista con tale atto incomincia la glorificazione di Dio e del Figlio dell’uomo. Il traditore, istigato dal demonio, fa precipitare gli eventi e tra qualche ora farà arrestare il Maestro. Gesù è consapevole di essere giunto alla vigilia della sua morte, egli perciò si premura di spiegare agli amici il vero significato della sua dipartita da questo mondo. La sua imminente uccisione sulla croce non rappresenta una disfatta o un soccombere dinanzi alla forza dei suoi nemici, satelliti di Satana, ma costituisce il suo trionfo, la sua glorificazione, il suo ritorno in cielo» (Salvatore Alberto Panimolle).
Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, Gesù con l’inizio della sua passione incomincia ad essere glorificato dal Padre: Il Figlio sarà glorificato dal Padre quando dagli uomini sarà innalzato sul trono regale della croce. Come il serpente di bronzo fu issato sull’asta da Mosè per salvare il popolo d’Israele dai morsi velenosi dei serpenti, così il Figlio dell’uomo sarà elevato sulla croce per salvare il mondo e liberarlo dal peccato e dalla morte (Cf. Gv 3,14): da quel trono regale manifesterà in pienezza la sua divinità e inizierà ad attirare a sé tutti gli uomini (Cf. Gv 12,32). Con tale glorificazione il Figlio dell’uomo sarà rivestito di quella gloria divina che aveva presso il Padre «prima che il mondo fosse» (Gv 17,5).
In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà - Roberto Tufariello (Giuda in Schede Bibliche Pastorali, Vol. IV): - A causa della difficoltà di percepire a fondo l’elemento morale che guidò l’agire di Giuda, e anche per essere maggiormente in linea con l’esposizione degli evangelisti che non vogliono offrire una pura biografia né un’investigazione scientifica a carattere psicologico, ma presentare soprattutto un insegnamento di salvezza di valore perenne, gli studiosi moderni si sono piuttosto impegnati a mettere in luce il canovaccio dottrinale che ispira il gruppo dei racconti sull’apostolo traditore, e che in realtà era l’unica vera problematica che interessasse a fondo la primitiva cristianità.
Più che sui semplici dati della cronistoria, gli evangelisti si sono sforzati di comprendere, con l’aiuto dei testi vetero-testamentari, il ruolo del traditore nel piano divino. La trama dei racconti su Giuda si presenta legata a tre temi scritturistici principali:
a) il tema del «commensale traditore», rcordato dal salmista (Sal 40,10) e applicato al caso nostro in modo esplicito da Marco (Mc 14,18) e, in un contesto un po’ più vago, da Giovanni (Gv 13,18), ma sempre con lo scopo di sottolineare l’enormità del tradimento;
b) il tema, su cui insistono Luca (Lc 22,3) e Giovanni (Gv 12,2.27), del «ministro di satana», che incarna il popolo giudaico nel rigettare Cristo, e del «figlio della perdizione» (Gv 17,12), analogo al tema dell’anticristo (Cf. 2Ts 2,3) e, per i monaci di Qumràn, all’«Uomo di Belial» (Cf. 1QM) vuol far notare che il vero avversario del Salvatore è satana, il quale si serve, però, degli uomini come strumenti liberi e volontari per condurre a fondo il suo attacco;
c) il tema dell’«amico infedele», concretizzato nel fatto vetero-testamentario di Achitofel (2Sam 17,23), il compagno traditore di Davide, di cui Giuda avrebbe imitato il tradimento e il suicidio, e di cui gli evangelisti, specie Matteo (Mt 27,5) e Luca (At 1,18), si sarebbero serviti, sotto l’influsso particolare dei salmi (Cf. specialmente Sal 13-15) per evidenziare meglio l’atto dell’apostasia in tutta la sua empietà e le sue disperate conseguenze.
Tutto il ciclo narrativo poi è dottrinalmente guidato dal verbo «tradire-consegnare».
Importanti e rivelatrici, nel ciclo di Giuda, alcune precisazioni giovannee di carattere teologico, come quella che, dopo il boccone offerto dal Maestro a Giuda, il demonio entrò in lui (Gv 13,27), e l’altra, strettamente collegata alla precedente, che il traditore, vistosi scoperto, uscì ed era notte fonda (Gv 13,30). Il demonio, che prima si era limitato a suggerire all’apostolo l’idea del tradimento, prende, in quel momento, pieno possesso di Giuda, non nel senso che questi diventi uno strumento puramente meccanico, privo della sua responsabilità, ma in quanto cooperatore libero e consapevole dell’agente principale della lotta contro Cristo, cioè di satana. Iniziava così, nel senso dottrinale più denso, «l’ora delle tenebre» sia per Giuda caduto in potere di esse, sia per Cristo la cui attività didattico-taumaturgica veniva a cessare per dare inizio alla passione: momentaneo trionfo di satana, ben presto definitivamente debellato dalla luce della pasqua.
In questo modo, unitamente alla solita frase con cui gli evangelisti qualificano Giuda per «uno dei dodici», viene messo in rilievo il contrasto tra il vincolo di intimità esistente tra Gesù ed il traditore e la mostruosità con cui il discepolo ricambia questa intimità.
Tommaso d’Aquino (In Jo. ev. ex p ., XIII): E Gesù gli disse: “Quello che vuoi fare, fallo presto”: poiché Giuda era in peccato mortale, gli era entrato in cuore il Diavolo, che cosi aveva preso maggior potere su di lui. Da quel momento in poi Giuda non poteva stare fermo, ma spesso si alzava e andava di qua e di là, come irato, senza trovare riposo e senza poter guardare in faccia Gesù; e si rodeva tutto interiormente. Gli parevano passati mille anni da quando era entrato. Allora il misericordioso Gesù disse: Quello che vuoi fare, fallo presto. Queste non sono parole di uno che comanda o consiglia, poiché il peccato non può essere oggetto né di precetto né di consiglio divino ... Esse sono parole di uno che permette.
Il Santo del giorno - 15 Aprile 2025 - San Damiano de Veuster. Con il coraggio del Vangelo di Cristo in mezzo ai malati di lebbra alle Hawaii: Immergersi nel dolore del mondo con le mani, le braccia, con la propria vita, per portare la luce dell’amore infinito di Dio, che dona dignità, crea comunione e fratellanza, fa splendere il mondo. Quella di san Damiano de Veuster è una meravigliosa storia di dedizione, di coraggio e di misericordia, che racconta della trasformazione di un luogo di morte, una colonia per lebbrosi, in un regno d’amore. Originario delle Fiandre, Giuseppe era il penultimo figlio di otto, nato il 3 gennaio 1840, e a 19 anni decise di entrare anche lui, come uno dei suoi fratelli, tra i sacerdoti dei Sacri Cuori, prendendo il nome di fratel Damiano. Il fratello Pamphile divenne prete nel 1863 ma essendo malato non poté andare in missione, così Damiano prese il suo posto e, non ancora sacerdote, partì per Honolulu, alle Isole Sandwich (poi Hawaii). E fu lì che nel 1864 venne ordinato prete e cominciò il suo ministero sacerdotale. Nel 1873 andò nell’isola lazzaretto di Molokai, dove il governo mandava i malati di lebbra: trovò una situazione al limite dell’umano, dove i morti giacevano insepolti, dove i medici erano essi stessi malati, e decise di rimanere lì per dare vita più dignitosa a quei lebbrosi. Portò il Vangelo, ma anche scuole e case, creando una vera e propria comunità. Nel 1885 venne contagiato e morì all’età di 49 anni. È beato dal 1995 ed è stato canonizzato nel 2009. (Matteo Liut)
Dopo la comunione
Saziati dal dono di salvezza,
invochiamo la tua misericordia, o Signore,
perché con questo sacramento
che ci nutre nel tempo
tu ci renda partecipi della vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.
Orazione sul popolo ad libitum
La tua misericordia, o Dio,
liberi dalle insidie dell’antico peccato
il popolo a te fedele
e lo renda capace della santità di una vita nuova.
Per Cristo nostro Signore.