13 Aprile 2025
Domenica delle Palme
Is 50,4-7; Salmo Responsoriale Dal Salmo 21 (22); Fil 2,6-11; Lc 23,1-49
Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che hai dato come modello agli uomini
il Cristo tuo Figlio, nostro Salvatore,
fatto uomo e umiliato fino alla morte di croce,
fa’ che abbiamo sempre presente
il grande insegnamento della sua passione,
per partecipare alla gloria della risurrezione.
Egli è Dio, e vive e regna con te.
Catechismo della Chiesa Cattolica - L’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme 559 Come Gerusalemme accoglierà il suo Messia? Dopo essersi sempre sottratto ai tentativi del popolo di farlo re, 323 Gesù sceglie il tempo e prepara nei dettagli il suo ingresso messianico nella città di « Davide, suo padre » (Lc 1,32). 324 È acclamato come il figlio di Davide, colui che porta la salvezza (Hosanna significa: « Oh, sì, salvaci! », « donaci la salvezza! »). Ora, « Re della gloria » (Sal 24,7-10), entra nella sua città « cavalcando un asino » (Zac 9,9): egli non conquista la Figlia di Sion, figura della sua Chiesa, né con l’astuzia né con la violenza, ma con l’umiltà che rende testimonianza alla verità. 325 Per questo i soggetti del suo Regno, in quel giorno, sono i fanciulli 326 e i « poveri di Dio », i quali lo acclamano come gli angeli lo avevano annunziato ai pastori. 327 La loro acclamazione, « Benedetto colui che viene nel nome del Signore » (Sal 118,26), è ripresa dalla Chiesa nel « Santo » della liturgia eucaristica come introduzione al memoriale della pasqua del Signore.
560 L’ingresso di Gesù a Gerusalemme manifesta l’avvento del Regno che il Re-Messia si accinge a realizzare con la pasqua della sua morte e risurrezione. Con la celebrazione dell’entrata di Gesù in Gerusalemme, la domenica delle Palme, la liturgia della Chiesa dà inizio alla Settimana Santa.
I Lettura: Il Servo del Signore va incontro alla passione, fisica e spirituale, senza opporre resistenza perché ha la certezza che Dio lo assiste. Il Servo del Signore, proprio perché Dio è con lui, sa che non resterà deluso: «dopo il suo intimo tormento vedrà la luce» (Is 53,11 ).
II Lettura: L’umiltà di Gesù Cristo è il metro a cui deve ispirarsi il credente per instaurare un giusto rapporto con se stesso, con i propri fratelli e con Dio. L’inno, che Paolo ha attinto forse da qualche repertorio liturgico, riassume il destino terrestre e celeste di Gesù, il suo abbassamento e la sua esaltazione.
Vangelo
La Passione del Signore
Luca nel raccontare la passione di Gesù lo fa con il suo stile teologico: Gesù, pur soffrendo ingiustamente, è misericordioso e dolce. La sua passione ha i tratti dell’amore misericordioso verso i peccatori e culmina nella promessa fatta al buon ladrone: «Oggi sarai con me in Paradiso».
Dal Vangelo di nostro Signore secondo Luca (Forma Breve)
Lc 23,1-49
- Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna
In quel tempo, tutta l’assemblea si alzò; condussero Gesù da Pilato e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui». Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.
- Erode con i suoi soldati insulta Gesù
Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
- Pilato abbandona Gesù alla loro volontà
Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio. Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.
- Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me
Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: "Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato". Allora cominceranno a dire ai monti: "Cadete su di noi!", e alle colline: “Copriteci!”. Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?».
Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.
- Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno
Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.
- Costui è il re dei Giudei
Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
- Oggi con me sarai nel paradiso
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
- Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito
Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.
Qui ci si genuflette e si fa una breve pausa.
Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.
Parola del Signore.
Giuseppe Tosatto - La Passione di Gesù: Il ciclo doloroso e trionfante della passione, morte e risurrezione di Cristo, che oggi troviamo come epilogo delle narrazioni evangeliche, in realtà fu l’elemento che attirò maggiormente l’attenzione e costituì la base del primitivo insegnamento apostolico. La buona novella era infatti essenzialmente l’annuncio della salvezza apportata al mondo mediante la morte e risurrezione di Gesù; per questo tutto ciò che riguardava tali eventi veniva a prendere un rilievo particolare.
Dagli scritti paolini (1Tess. 1,9-10; 4,14; 1Cor. 15,3 ss.; 2Cor. 5,15; 13,4; GaL. 1,4; Rom. 4,24-25; 10,9; Fil. 2,6-11; 1Tim. 3,16), come pure dai discorsi di Pietro e Paolo nel libro degli Atti (2,14b-39; 3,12b-26; 4,8b-12; 5,29b-32; 10,34b-4: 13,16b-41; ecc.), è facile rendersi conto come kerygma primitivo fosse tutto incentrato sul mistero redentivo di Cristo. Del resto l’ampiezza stessa del racconto della passione nei quattro vangeli, ove le vicende ultime della vita del Redentore sono seguite passo passe conferma la somma importanza che ad esso, fin dagli inizi, vi si annetteva.
Tutto ciò ci porta a concludere che gli eventi storici della passione e risurrezione di Cristo costituirono, sia cronologicamente che dottrinalmente, il fondamento della primitiva predicazione. Abbiamo cioè avuto una specie di capovolgimento: quello che attualmente è posto nei vangeli come conclusione dell’attività di Cristo, in realtà fu l’inizio dell’annuncio della buona novella.
Passione e risurrezione, pur umanamente in contrasto tra loro, l’una in quanto umiliazione e l’altra in quanto glorificazione, appaiono quindi fin dall’inizio come un’unità indissolubile e inseparabile, poiché senza la risurrezione la passione di Cristo perderebbe il suo valore, e senza la passione e morte, nell’attuale piano salvifico divino, non ci sarebbe la redenzione; il che spiega pure come questo evento capitale per la storia dell’umanità sia divenuto, fin dall’inizio, l’insegnamento e la norma di vita dei singoli fedeli.
La Passione interiore di Gesù: I credenti, «agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso» (Gal 3,1), amano primariamente fissare lo sguardo sulla passione cruenta del Verbo: il sangue versato nel Getsemani, le catene, i tormenti, i flagelli, la tortura della corona di spine, i chiodi della crocifissione, gli spasimi e la morte atroce tra insulti e dileggi, ma quasi sempre occultano la passione incruenta, quella interiore, che per intensità, sconquassando il cuore e la mente, fu certamente più dolorosa di quella fisica.
La Passione interiore di Gesù è incentrata su due episodi: la preghiera nell’Orto degli Ulivi e il suo arresto. Attraverso la cronaca di questi fatti, gli evangelisti ci fanno assistere al progressivo abbandono e isolamento del Cristo anche da parte dei suoi discepoli più intimi. L’acme si raggiungerà nel momento della crocifissione e della morte. Proclamato giusto dal centurione e dalla folla che si allontana dal Calvario percuotendosi il petto, Gesù muore solo: abbandonato dai suoi amici e dagli apostoli, ad assistere «da lontano» a «questi avvenimenti» saranno soltanto i «suoi conoscenti» e le «donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea».
I fatti più salienti sono: l’abbandono apparente del Padre durante la preghiera nel Getsemani, in cui Gesù è lasciato solo a lottare contro il potere delle tenebre e a subire l’estrema tentazione (Mt 26,39.42; Mc 14,35-36; Lc 22,41-44); il sonno di Pietro, Giacomo e Giovanni su cui Gesù aveva maggior diritto di sperare e che invece non comprendono la sua angoscia interiore e lo lasciano moralmente solo (Mt 26,40-41.43.45; Mc 14,37.50; Lc 22,45-46); il tradimento e il bacio di Giuda, apostolo e amico (Mt 26,50); la violenza della cattura e la fuga precipitosa dei discepoli.
A questi eventi bisogna aggiungere l’ignominiosa traduzione in catene e il processo iniquo (Mt 26,48.55-57; Mc 14,43-45.50-53; Lc 22,47).
Luca accentua la sofferenza interiore di Gesù sottolineando la sudorazione di sangue, un fenomeno che si attiva in persone quando sono sotto la dolorosa pressione di eventi tragici. Ma non dice nulla del suo bisogno di sentire vicini a sé i discepoli: egli prega da solo, lontano dai suoi amici e, alla fine, «gli apparve un angelo dal cielo a confortarlo». Con queste variazioni, il terzo evangelista non fa che sottolineare maggiormente la solitudine del Cristo, Gesù è così colpito nei suoi affetti più cari attraverso una serie di sofferenze morali che feriscono il suo cuore sensibilissimo.
«Gli eventi sono riferiti nel loro elemento paradossale e urtante, senza darne una precisa spiegazione. I protagonisti, tolta la frase di Gesù alla ciurmaglia [Mc 14,48b-49], non parlano; sono fatti che da sé si rivolgono al lettore per creare in lui un’impressione sconcertante in un’andatura piuttosto impersonale: sono gli apostoli che, dopo le promesse, lasciano solo il Maestro sorpresi dall’angoscia e dal sonno; è Giuda, uno dei dodici che giunge con la turba, bacia Gesù e lo fa catturare mentre qualcuno dei discepoli percuote con la spada [Mc 14,47]; poi alla fine è l’abbandono totale, persino da parte di un ignoto giovinetto che curiosava e che fugge nudo [Mc 14,50-53]» (Giuseppe Tosatto).
Nel grigiore dei sentimenti dei protagonisti, Gesù campeggia per la grandezza morale e la dolcezza che si manifestano nell’accoglienza amichevole del traditore, nella risposta negativa ai discepoli ad usare la spada e soprattutto nel suo gesto amorevole di guarire Malco, il servo del sommo sacerdote.
La croce, segno del cristiano - Jean Audusseau e Xavier Léon-Dufour: 1. La croce di Cristo. - Rivelando che i due testimoni erano stati martirizzati «là dove Cristo fu crocifisso» (Apoc 11, 8), l’Apocalisse identifica la sorte dei discepoli e quella del maestro.
Lo esigeva già Gesù: «Chi vuole seguirmi, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16, 24 par.). Il discepolo non deve soltanto morire a se stesso: la croce che porta è il segno che egli muore al mondo, che ha spezzato tutti i suoi legami naturali (Mt 10, 33-39 par.), che accetta la condizione di perseguitato, a cui forse si toglierà la vita (Mt 23, 34). Ma nello stesso tempo essa è pure il segno della sua gloria anticipata (cfr. Gv 12, 26).
2. La vita crocifissa. - La croce di Cristo, che, secondo Paolo, separava le due economie della legge e della fede, diventa nel cuore del cristiano la frontiera tra i due mondi della carne e dello spirito. Essa è la sua sola giustificazione e la sua sola sapienza. Se si è convertito, è stato perché ai suoi occhi furono dipinti i tratti di Gesù in croce (Gal 3, 1). Se è giustificato, non è per le opere della legge, ma per la sua fede nel crocifisso; infatti egli stesso è stato crocifisso con Cristo nel battesimo, cosicché è morto alla legge per vivere a Dio (Gal 2, 19) e non ha più nulla a che vedere con il mondo (6, 14). Egli pone quindi la sua fiducia nella sola forza di Cristo, altrimenti si mostrerebbe «nemico della croce» (Fil 3, 18).
3. La croce, titolo di gloria del cristiano. - Nella vita quotidiana del cristiano, «l’uomo vecchio è crocifisso» (Rom 6, 6), cosicché è pienamente liberato dal peccato. Il suo giudizio è trasformato dalla sapienza della croce (1 Cor 2). Mediante questa sapienza egli, sull’esempio di Gesù, diventerà umile ed «obbediente fino alla morte, ed alla morte di croce» (Fil 2, 1-8). Più generalmente, egli deve contemplare il «modello» del Cristo, che «sul legno ha portato le nostre colpe nel suo corpo, affinché, morti alle nostre colpe, viviamo per la giustizia» (I Piet 2, 21-24). Infine, se è vero che deve sempre temere l’apostasia, che lo porterebbe a «crocifiggere nuovamente per proprio conto il Figlio di Dio» (Ebr 6, 6), egli può tuttavia esclamare fieramente con Paolo: «Per me, non sia mai ch’io mi glori d’altro all’infuori della croce del nostro Signore Gesù Cristo, grazie al quale il mondo è per me crocifisso, ed io lo sono per il mondo» (Gal 6, 14).
Cassiodoro: Dio mio, Dio mio... La ripetizione esprime la tenerezza del Figlio unigenito. Non c’è alcuna domanda nel perché, come se la morte prossima turbasse il Cristo al punto che egli si sentisse completamente smarrito. Tutte queste parole esprimono semplicemente la sua condizione umana. Non dobbiamo credere che la divinità sia stata assente nella passione: l’Impassibile ha sofferto a motivo del corpo passibile che aveva assunto. Ha gustato la morte, abbandonando ad essa il suo corpo, lui che è la Vita stessa e la risurrezione dei morti. Egli stesso soffriva e non soffriva, moriva e non moriva... È per questo ch’egli usa la forma interrogativa quando dice di essere abbandonato.
Il Santo del Giorno - 13 Aprile 2025 - San Martino I. Dio e l’uomo, uniti in Cristo: ecco la verità da difendere: Abbiamo ancora il coraggio di affermare, annunciare e testimoniare che Cristo, morto in croce, è risorto? Sappiamo raccontare con le parole di oggi la vicenda di Gesù, Dio e uomo? È per definire il contenuto di questa verità – quella di un Dio che si fa uomo senza negare l’umanità, ma anzi portandola a compimento – che nei primi secoli ci sono stati dibattiti accesi e anche martiri. Tra questi ci fu anche il Papa san Martino I. Originario di Todi, era prete a Roma e poi apocrisario, legato pontificio alla corte imperiale di Costantinopoli. Salì al soglio pontificio nel 649 e presto si trovò ad affrontare la questione della volontà di Cristo. Indisse un Sinodo a Roma che stabilì che in Cristo si trovavano pienamente la volontà divina e quella umana, senza nulla togliere a entrambe. Per questo l’imperatore Costante II, che appoggiava posizioni di compromesso per motivi politici, mandò in Italia l’esarca Olimpio perché conducesse prigioniero il Papa in Oriente. Olimpio, però, si ribellò e si autoproclamò signore d’Italia, governando sulla penisola per tre anni e lasciando così libero Martino. Poi, però, Olimpio cadde in battaglia e Costante inviò un nuovo emissario che prese prigioniero il Papa e lo portò a Costantinopoli. Condannato, Martino venne condotto prigioniero a Cherson, oggi in Ucraina, dove morì nell’anno 655. (Matteo Liut)
O Padre, che ci hai nutriti con i tuoi santi doni,
e con la morte del tuo Figlio
ci fai sperare nei beni in cui crediamo,
fa’ che per la sua risurrezione
possiamo giungere alla meta della nostra speranza.
Per Cristo nostro Signore.
ORAZIONE SUL POPOLO
Volgi lo sguardo, o Padre, su questa tua famiglia
per la quale il Signore nostro Gesù Cristo
non esitò a consegnarsi nelle mani dei malfattori
e a subire il supplizio della croce.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.