4 Marzo 2025
Martedì VIII Settimana del Tempo Ordinario
Sir 35,1-15; Salmo Responsoriale Dal Salmo 49 (50); Mc 10,28-31
Colletta
Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo
si svolga secondo la tua volontà di pace
e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Papa Francesco (Santa Marta, 26 maggio 2015): Seguire Gesù dal punto di vista umano non è un buon affare: è servire. Lo ha fatto Lui, e se il Signore ti dà la possibilità di essere il primo, tu devi comportarti come l’ultimo, cioè nel servizio. E se il Signore ti dà la possibilità di avere beni, tu devi comportarti nel servizio, cioè per gli altri. Sono tre cose, tre scalini che ci allontanano da Gesù: le ricchezze, la vanità e l’orgoglio. Per questo sono tanto pericolose, le ricchezze, perché ti portano subito alla vanità e ti credi importante. E quando ti credi importante ti monti la testa e ti perdi (…) È brutto vedere un cristiano, sia laico, consacrato, sacerdote, vescovo, è brutto quando si vede che vuole le due cose: seguire Gesù e i beni, seguire Gesù e la mondanità. E questo è una contro-testimonianza e allontana la gente da Gesù. Continuiamo adesso pensando alla domanda di Pietro. ‘Abbiamo lasciato tutto: come ci pagherai?’, e pensando alla risposta di Gesù. Il prezzo che Lui ci darà è la somiglianza a Lui. Questo sarà lo ‘stipendio’. Grande ‘stipendio’, assomigliare a Gesù!
I Lettura: L’autore non si limita ad enumerare un certo numero di sacrifici e di offerte, ma a collocare gli uni e le altre all’interno di un discorso religioso ed etico complessivo: vale a dire a considerare queste oblazioni efficaci soltanto se accompagnate da un cuore retto e puro. Se non si possiede questo fondamentale requisito, è come presentarsi davanti al Signore “a mani vuote”, anche se si offrono abbondanti sacrifici. L’offerta che sale a Dio e che gli giunge gradita è, infatti, soltanto quella del “giusto”, che ha fatto prima di tutto della sua vita un atto di culto al Signore, custodendo la sua legge e mettendola in pratica. Sotto questa luce, anche l’offerta assume un significato tutto interiore, come gesto che esprime la generosità e la letizia del cuore di chi vuol ringraziare e rendere gloria al Signore.
Vangelo
Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà.
Pietro vuole essere assicurato sulla ricompensa. Lui ha lasciato tutto e adesso vuole sapere cosa gli toccherà come compenso.
Gesù rispondendo - In verità vi dico - si impegna solennemente nelle sue parole. La ricompensa, solo per coloro che lasciano tutto per il Vangelo, è già donata al presente. Quindi, il centuplo promesso non è solo per la vita futura. È già per adesso. La nuova famiglia è la Chiesa dove i discepoli del Cristo si trovano uniti da un mutuo aiuto e dalla carità. A questi beni si assommano le persecuzioni.
Non verranno mai meno i beni e non cesseranno le ostilità: «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). Soltanto nel futuro sarà donata la vita eterna.
È il percorso tracciato per ogni discepolo che vuole avere la vita eterna. Altre strade, o peggio ancora scorciatoie, non esistono. Ancora una volta nel messaggio evangelico si impone la radicalità.
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 10,28-31
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Parola del Signore.
Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito» - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): Marco, seguito in ciò da Luca, ci ha conservato la risposta del Salvatore in una forma chiara e distinta. Per causa mia e per quella del Vangelo; il Maestro pone in particolare rilievo la sua persona ed il Vangelo. Luca ha invece: «per causa del regno di Dio», poiché dà all’espressione un senso più universale, che abbraccia tutti i seguaci di Cristo. Marco predilige la formula: «a causa del Vangelo», che ricorre otto volte nel suo scritto, mentre Matteo l’usa soltanto quattro volte e Luca mai. L’evangelista distingue chiaramente tra: in questo tempo e nell’èra futura. La ricompensa consiste nel promettere ai discepoli il centuplo in questa vita; evidentemente l’espressione non va presa in senso quantitativo o matematico, ma in quello qualitativo e spirituale. Il Salvatore non fa una transazione commerciale tra ciò che si dà e ciò che si deve avere. Chi entra nella società di Cristo gode di tutto quello che hanno portato con sé coloro che già vi appartengono. Nel regno di Dio, cioè nella Chiesa, che è la società dei credenti vi è una comunicazione di beni e di aiuti. Il seguace di Cristo è sicuro di trovare nella Chiesa il regno della carità per cui quello che hanno gli altri può essere considerato come proprio. Nella Chiesa primitiva questo era un fatto assai frequente e visibile perché le comunità cristiane erano ristrette ed i suoi membri, vivendo in centri pagani o ebraici, si sentivano molto più vicini e solidali. Gli Atti (2, 4; 4, 2) ricordano che molti cristiani mettevano i propri beni in comune; testimonianze antiche elogiano la carità che regnava nei seguaci della nuova religione predicata da Cristo. Le parole del Maestro accentuano l’aspetto spirituale della ricompensa; esse quindi vanno considerate e spiegate in questa prospettiva. Si osservino due fatti: Cristo non promette come ricompensa delle mogli, eppure parla di fratelli, sorelle, madri e figli, né una vita umanamente tranquilla e beata. Il seguace di Cristo non avrà il centuplo in mogli, perché il termine non si presta per una prospettiva spirituale (Luca nel passo parallelo accenna alla moglie abbandonata a causa del regno di Dio, cf. Lc., 18, 9), né vivrà pacifico e beato perché dovrà sostenere delle persecuzioni. L’allusione alle persecuzioni (insieme con persecuzioni) indica chiaramente che il discepolo subirà nell’esistenza terrena delle prove nelle quali dovrà mostrare il suo spirito evangelico.
Questa promessa quindi non prospetta una felicità terrena, né l’instaurazione di un regno beato, quasi nuovo paradiso terrestre, come pensavano i Millenaristi.
In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato - Enzo Bianchi (Evangelo secondo Marco, 177 Ed. Qiqajon): “Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o figli o campi a causa mia e a causa dell’Evangelo che non riceva il centuplo adesso in questo tempo in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi insieme alle persecuzioni e la vita eterna nel secolo futuro.”. Non è un semplice annuncio ma anche un impegno del Kyrios nei confronti dei suoi discepoli e servi. Ciò che colpisce in questa promessa è innanzi tutto il dipendere della salvezza da una adesione, un coinvolgimento con la persona di Gesù: “a causa mia”. Nessun uomo di Dio, nessun profeta dell’A.T. e del NT. ha fatto dipendere la salvezza da un legame personale, Gesù invece sì e lo dichiara con forza, avendo piena coscienza della sua qualità e della sua missione. Qui va detto chiaramente: o Gesù davvero era il Messia, il Figlio di Dio oppure era un pazzo, un presuntuoso arrogante! Nessun uomo può, se è in senno, pensare che un altro determini la propria vita in base a lui e che da questo dipenda la salvezza, la vita eterna, l’entrata nel Regno. Gesù invece pretende questo a causa sua e dell’Evangelo, intimamente associato a lui, perché egli è araldo della buona novella, ma anche contenuto di essa. Gesù dice che chi ha lasciato la casa - cioè la patria, la propria terra -, chi ha lasciato le sorelle, i fratelli, la madre e il padre - cioè la famiglia, lo spazio dei vincoli di sangue - , chi la lasciato figli abbandonando la prospettiva del matrimonio, chi ha lasciato i campi quali segno del mestiere e della professione per essere coinvolto nella sua storia e per le esigenze dell’Evangelo, costui otterrà fin da ora il centuplo di tutto questo. Per alcuni discepoli questa lista di abbandoni e rinunce non è stata una eventualità ma un fatto che è diventato la loro situazione concreta, visibile e quotidiana: costoro però non conoscono solo l’aspetto negativo di questo lasciare tutto ma anche l’aspetto positivo della fecondità dell’amore cristiano, della moltiplicazione dei legami di fraternità, dell’abbondanza di paternità e maternità che procedono in terra da Dio (cfr. Ef 3.14- 15), della gioia di essere al servizio pieno del Signore attendendo solo a lui.
... insieme a persecuzioni - Raymond Deville: a) La persecuzione degli amici di Dio non è che un aspetto della guerra secolare che oppone Satana e le potenze del male a Dio ed ai suoi servi, e che si risolverà con lo schiacciamento del serpente. Dall’apparizione del peccato (Gen 3) fino alla lotte finali descritte nell’ Apocalisse, il dragone «perseguita» la donna e la sua discendenza (Apoc 12; cfr. 17; 19). Questa lotta si estende a tutta la storia, ma si amplifica sempre più a mano a mano che il tempo avanza. Raggiunge il vertice al momento della passione di Gesù, che è nello stesso tempo l’ora del principe delle tenebre e l’ora di Gesù, l’ora della sua morte e l’ora della sua glorificazione (Lc 22,53; Gv 12,23; 17,1). Nella Chiesa, le persecuzioni sono il segno e la condizione della vittoria definitiva di Cristo e dei suoi. A questo titolo hanno un significato escatologico, perché sono un prodromo del giudizio (1Pt 4,17ss) e della instaurazione completa del regno. Legati alla «grande tribolazione» (Mc 13,9-13.14-20), esse preludono alla fine del mondo e condizionano la nascita di una nuova era (Apoc 7,13-17).
b) Se i perseguitati rimasti fedeli nella prova (Apoc 7,14) sono fin d’ora vincitori e «sovrabbondano di gioia», la loro sorte gloriosa non deve far dimenticare l’aspetto tragico del castigo dei persecutori. L’ira di Dio, che si rivela fin d’ora nei confronti dei peccatori (Rom 1, 18), alla fine dei tempi cadrà su coloro che si saranno induriti, specialmente sui persecutori (1Tess 2,16; 2Tess 1,5-8; Apoc 6,9ss; 11,17s; 16,5s; 19,2). La loro sorte era già annunziata nella fine tragica di Antioco Epifane (2Mac 9; Dan 7,11; 8,25; 11,45) che quella Dan 7, il; 8,25; 11,45) che quella di Erode Agrippa ripete (Atti 12, 21 ss). Questo nesso delle persecuzioni con il castigo escatologico è sottolineato nelle parabole dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-46 par.) e del banchetto nuziale (22,1-14). L’ultimo delitto dei vignaioli ed i cattivi trattamenti subiti dagli ultimi servi costituiscono l’anello finale di una serie di oltraggi e scatenano l’ira del padrone o del re. «Poiché hanno versato sangue dei santi, sangue ha dato loro da bere; ne sono meritevoli» (Apoc. 16,6; 19,2).
... e la vita eterna nel tempo che verrà - Jean Radermakers: La reazione di Pietro permetterà a Gesù di approfondire ulteriormente questo punto: la vita eterna è una grazia; non c’è dunque bisogno di «fare» delle cose straordinarie ma di «ricevere» e accettare tutto ciò che viene dato. Pietro suppone che il problema sia ormai risolto per il gruppo dei discepoli: non hanno forse accettato le rinunce necessarie per seguire il Cristo? Le sue parole esprimono una presa di coscienza che costituisce un nuovo inizio (érxato léghein: 10,28; cf. 4,1; 8,31.32; 10,32,41), una comprensione più profonda della rinuncia accettata teoricamente nella risposta alla prima vocazione (1,16-20), anche se questa rinuncia non ha ancora stabilito una rottura definitiva col loro ambiente familiare e professionale, come dimostrano la visita di Simone alla suocera (1,29) e il continuo uso di una barca da parte dei discepoli (3,9; 4,1.36). Matteo insiste sulla ricompensa della loro decisione, che Gesù sviluppa nella promessa di associarli al giudizio escatologico delle dodici tribù d’Israele (Mt 19,27-28). Marco preferisce sottolineare la situazione concreta in cui li pone la chiamata di Gesù, confrontando ciò che hanno lasciato col centuplo che riceveranno, «ora, fin da questo momento» (l0,30), «con persecuzioni», che sono il test di fedeltà alla o f. 4,7). Perciò aggiunge, come aveva fatto citando il loghion sul senso della vita umana: «a causa di me e del lieto annunzio» (10,29; cf. 8,35); poiché l’impegno nei confronti del vangelo è l’unica via che permetta di ricevere la vita eterna nel mondo futuro.
In tal modo Gesù si dimostra d’accordo con Pietro, che scopre la gioia della rinuncia, nel centuplo che riceve come promessa di vita eterna. Situate in questo contesto, le persecuzioni non sono più l’ostacolo che lo faceva recalcitrare in occasione del primo «annunzio» della passione (8,32). In questo pegno gratuitamente offerto egli scorge in anticipo la potenza trasformante della risurrezione, che finora aveva omesso di considerare.
La verginità per il Regno - Catechismo della Chiesa Cattolica 1618: Cristo è il centro di ogni vita cristiana. Il legame con lui occupa il primo posto rispetto a tutti gli altri legami, familiari o sociali. Fin dall’inizio della Chiesa, ci sono stati uomini e donne che hanno rinunciato al grande bene del matrimonio per seguire “l’Agnello dovunque vada” (Ap 14,4), per preoccuparsi delle cose del Signore e cercare di piacergli, per andare incontro allo Sposo che viene. Cristo stesso ha invitato certuni a seguirlo in questo genere di vita, di cui egli rimane il modello: «Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il Regno dei cieli. Chi può capire, capisca» (Mt 19,12).
1619: La verginità per il Regno dei cieli è uno sviluppo della grazia battesimale, un segno possente della preminenza del legame con Cristo, dell’attesa ardente del suo ritorno, un segno che ricorda pure come il matrimonio sia una realtà del mondo presente che passa.
1821: Noi possiamo, dunque, sperare la gloria del cielo promessa da Dio a coloro che lo amano [Rm 8,28-30] e fanno la sua volontà. In ogni circostanza ognuno deve sperare, con la grazia di Dio, di perseverare “sino alla fine” e ottenere la gioia del cielo, quale eterna ricompensa di Dio per le buone opere compiute con la grazia di Cristo. Nella speranza la Chiesa prega che «tutti gli uomini siano salvati» (1Tm 2,4). Essa anela ad essere unita a Cristo, suo Sposo, nella gloria del cielo: «Spera, anima mia, spera. Tu non conosci il giorno né l’ora. Veglia premurosamente, tutto passa in un soffio, sebbene la tua impazienza possa rendere incerto ciò che è certo, e lungo un tempo molto breve. Pensa che quanto più lotterai, tanto più proverai l’amore che hai per il tuo Dio e tanto più un giorno godrai con il tuo Diletto, in una felicità ed in un’estasi che mai potranno aver fine».
Tommaso d’Aquino (Super ev. Matth., XIX, 1619): E molti fra l primi saranno ultimi, e molti fra gli ultimi saranno primi: cioè quelli che sono venuti a Cristo, anche rinunciando a qualcosa, se vivono nell’errore non saranno primi, ma ultimi. Inoltre coloro che sono primi per superbia saranno ultimi ... La frase può anche essere riferita agli uomini e agli Angeli, poiché i primi nell’ordine degli Angeli sono diventati ultimi a seguito della loro caduta, mentre gli ultimi, cioè gli uomini, sono diventati primi e superiori a loro.
Il Santo del giorno - 4 Marzo 2025 - San Casimiro, Principe polacco: Nasce a Cracovia, nel 1458. Figlio del re di Polonia, appartenente alla dinastia degli Jagelloni, di origine lituana. Quando gli Ungheresi si ribellarono al loro re, Mattia Corvino, e offrirono al tredicenne principe Casimiro la corona, questi vi rinunciò appena seppe che il papa si era dichiarato contrario alla deposizione del regnante. Impegnato in una politica di espansione, re Casimiro IV (1440-1492) diede al terzogenito l’incarico di reggente di Polonia e il principe, minato dalla tubercolosi, svolse il compito senza lasciarsi irretire dalle seduzioni del potere. Non si piegò alle ragioni di Stato quando gli venne proposto dal padre il matrimonio con la figlia di Federico III, per allargare i già estesi confini del regno. Il principe Casimiro non voleva venir meno al suo ideale ascetico di purezza per vantaggi materiali cui non ambiva. Di straordinaria bellezza, ammirato e corteggiato, Casimiro aveva riservato il suo cuore alla Vergine. Si spegne a 25 anni a Grodno (in Lituania) il 4 marzo 1484. Nel 1521 papa Leone X lo dichiarò patrono della Polonia e della Lituania. (Avvenire)
Saziati dal dono di salvezza,
invochiamo la tua misericordia, o Signore:
questo sacramento, che ci nutre nel tempo,
ci renda partecipi della vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.