30 MARZO 2025
IV Domenica di Quaresima
Gs 5,9a.10-12; Salmo Responsoriale Dal Salmo 33 (34); 2Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32
Colletta
O Padre,
che in Cristo crocifisso e risorto
offri a tutti i tuoi figli
l’abbraccio della riconciliazione,
donaci la grazia di una vera conversione,
per celebrare con gioia la Pasqua dell’Agnello.
Egli è Dio, e vive e regna con te
Catechismo della Chiesa Cattolica 1435 La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l’esercizio e la difesa della giustizia e del diritto," attraverso la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l’esame di coscienza, la direzione spirituale, l’accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia. Prendere la propria croce, ogni giorno, e seguire Gesù è la via più sicura della penitenza.
1439 il dinamismo della conversione e della penitenza è stato meravigliosamente descritto da Gesù nella parabola detta « el figlio prodigo» il cui centro è «il padre misericordioso»: il fascino di una libertà illusoria, l’abbandono della casa paterna; la miseria e trema nella quale il figlio viene a trovarsi dopo aver dilapidato la sua fortuna; l’umiliazione profonda di veder i costretto a pascolare i porci, e, peggio ancora, quella di desiderare di nutrirsi delle carrube che mangiavano i maiali; la riflessione sui beni perduti; il pentimento e la decisione di dichiararsi colpevole davanti a suo padre; il cammino del ritorno; l’accoglienza generosa da parte del padre; la gioia del padre: ecco alcuni tratti propri del processo di conversione. L’abito bello, l’anello e il banchetto di festa sono simboli della vita nuova, pura, dignitosa, piena di gioia che è la vita dell’uomo che ritorna a Dio e in seno alla sua famiglia, la Chiesa. Soltanto il cuore di Cristo, che conosce le profondità dell’amore di uo Padre, ha potuto rivelarci l’abisso della ua misericordia in una maniera così piena di semplicità e di bellezza.
I Lettura: Oggi ho allontanato da voi l’infamia dell’Egitto: poiché questo testo va compreso alla luce dell’ordine divino di circoncidere gli Israeliti (cfr. Gs 5,2), l’«infamia» consisteva nell’essere non circoncisi. La circoncisione fu imposta ad Abramo dal Signore come segno dell’alleanza che Egli concludeva con il suo popolo (cfr. Gen 17,9-27). Osservata dai patriarchi (cfr. Gen 31,13-24) e ripresa dopo l’entrata nella Terra promessa, acquistò tutta la sua importanza solo a partire dall’esilio (cfr. 1Mac l,60ss; 2Mac 6,10). La Pasqua, un’antica festa celebrata dai pastori durante la transumanza, nel libro dell’Esodo viene messa in relazione con la decima piaga, la morte dei primogeniti egiziani, e l’uscita dall’Egitto. La Pasqua ebraica, memoriale della liberazione dalla schiavitù egiziana, nel Nuovo Testamento, da Gesù viene insignita di un nuovo e profondo significato: la liberazione dal peccato e dalla morte.
II Lettura: Essere «creatura nuova» è un dono del tutto gratuito «che viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo». Con il dono della sua vita, Gesù libera l’uomo dalla morte e dal peccato, rendendolo «creatura nuova». In virtù del sacrificio di Cristo e del dono dello Spirito Santo, gli uomini non sono più schiavi, ma figli ed «eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo» (Rom 8,17).
Vangelo
Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita.
Il figlio prodigo ritrovandosi tra le braccia del Padre ritrova la vita: se il peccato è la via larga che conduce alla morte, ritornare nella casa del Padre è ritrovare la via che conduce alla vera vita. Gesù racconta la parabola perché mormoravano di lui dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». E il figlio maggiore è la chiara risposta alla mormorazione: i farisei, come il figlio maggiore, sazi della loro presunta onestà, ritenevano la conversione una realtà necessaria per gli altri, e credendosi giusti si pensavano gli unici ad avere l’esclusivo diritto di abitare nella casa del Padre. La parabola capovolge tutto, nel regno di Dio non vi sono giusti e peccatori, e non si possono innalzare barriere, perché tutti sono stati costituiti peccatori (Rom 5,19), e tutti sono bisognosi della misericordia, del perdono, dell’amore del Padre.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 15,1-3.11-32
In quel tempo, si avvicinavano Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore.
Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio - Luigi Rocca, (Seguendo Gesù con Luca): Il figliolo è già pronto per recitare il suo mea culpa per le mancanze commesse, chiedendogli perdono e dichiarandosi pronto per qualsiasi servizio anche il più umile. Ma il padre non lo lascia nemmeno parlare, gli chiude la bocca impedendogli di ripensare al passato. Per lui questo suo ritorno è un momento di immensa gioia e desidera coinvolgere il figlio in questa sua gioia. È una gioia che ricopre tutte le mancanze, tutti gli sgarbi da lui commessi e che esploderà poi in una grande festa (viene ucciso l’agnello più grasso, viene rivestito del vestito più bello, r anello al dito, i calzari ai piedi, poi il banchetto, la musica, le danze).
Vediamo ancora come l’ amore del padre si manifesta nel contrasto che avviene tra lui e il figlio rimasto fedele, obbediente, in ca a con lui. Questo ragazzo critica il padre, non riesce a capire il suo comportamento. Per lui il padre dimostra un amore totalmente sbagliato perché per essere un amore vero dovrebbe essere anche giusto e capace di castigare il fratello che si è comportato in modo così scapestrato. Insomma questo figliolo non è rimasto contento, è incapace di partecipare alla gioia del padre.
Ma il padre non lo capisce. Lui ragiona solo con la logica dell’amore, capisce solo l’amore, l’amore misericordioso, l’amore che vuole salvare a tutti i costi. Il padre vuole reinserire nella sua casa il figliolo che si era perduto. Vuole farlo partecipare in pieno alla vita della sua famiglia, per cui veramente per lui il passato non esiste più.
Ora qual è l’insegnamento che ci viene da questa parabola così toccante? È innanzitutto la rivelazione di Dio Amore infinitamente misericordioso; amore il quale vede il nostro peccato con un occhio molto diverso. Noi giudichiamo Dio secondo i nostri schemi mentali, mentre Gesù vuole portarci su un altro piano, quello dell’amore infinito di Dio Padre. Tutte le volte che noi ci convertiamo è una grande gioia che diamo a Lui. Di qui l’incoraggiamento anche per tutti coloro che eventualmente si trovassero lontani: saper v der i propri sbagli con l’occhi: di Dio, un occhio pieno di misericordia.
L’altro insegnamento è che Dio ama infinitamente tutti i suoi figli e vuole quindi che anche noi ci amiamo gli uni gli altri ugualmente senza giudicarci a vicenda, ma caso mai aiutandoci e pregando gli uni per gli altri sapendo che non diamo mai tanta gioia a Dio c me quando ci aiutiamo scambievolmente per far ritorno a Lui. Dio vuole da noi un amore veramente umile che non pretende di far leva su presunti meriti acquisiti.
“È molto significativa a questo riguardo la risposta che il padre dà al figliolo che continua a brontolare e pretende uno speciale trattamento in nome della sua fedeltà: «tu sei sempre con me!». Così è anche per il Padre celeste. La gioia più grande che noi diamo a Lui è la pace nell’amore scambievole, perché contenti di essere tutti nella sua casa. Naturalmente dobbiamo stare molto attenti a non confondere la fede nella misericordia di Dio con quella faciloneria spirituale la quale, sapendo che Dio è infinitamente misericordioso, presume di salvarsi comunque senza alcuno sforzo. Sarebbe un peccato grave contro lo Spirito Santo. Dovremmo insomma essere capaci di unire questa fede nella misericordia infinita di Dio con una grande lealtà che viene dall’amore vero e che consiste nel fare bene tutta la pr pria parte nell’evitare il peccato.
L’amore misericordioso...: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 17 febbraio 1999): Quanti uomini d’ogni tempo hanno riconosciuto in questa parabola [del “figlio prodigo”] i tratti fondamentali della loro storia personale! Il cammino che, dopo l’amara esperienza del peccato, riconduce alla casa del Padre passa attraverso l’esame di coscienza, il pentimento ed il fermo proposito di conversione. È un processo interiore che cambia il modo di valutare la realtà, fa toccare con mano la propria fragilità e spinge il credente ad abbandonarsi fra le braccia di Dio. Quando l’uomo, sostenuto dalla grazia, percorre all’interno del suo spirito queste tappe, nasce in lui il bisogno vivo di ritrovare se stesso e la propria dignità di figlio nell’abbraccio del Padre. Questa parabola, tanto cara alla tradizione della Chiesa, descrive così, in modo semplice e profondo, la realtà della conversione, offrendo la più concreta espressione dell’opera della misericordia divina nel mondo umano
La prima confessione cerca la riconciliazione - Ambrogio, Esposizione del Vangelo secondo Luca 7,224-225: Padre, dice, ho peccato contro il cielo e contro di te. Questa è la prima confessione presso il creatore della natura, il soprintendente della misericordia, il giudice della colpa.
Ma sebbene Dio conosca tutte le cose (cf. Est 4,37 - Settanta; Gv 21,17), egli attende la voce della tua confessione. [ .. ]. Piuttosto riconosci il tuo torto, affinché interceda per te Cristo, che noi abbiamo come avvocato presso il Padre (cf. 1Gv 2,1), affinché supplichi per te la Chiesa, versi le sue lacrime il popolo. Non aver paura di non poter conseguire quanto chiedi. Come tuo avvocato ti assicura il perdono, come tuo patrono ti promette la grazia, e come difensore ti garantisce la riconciliazione con la pietà patema. Abbi fede in lui perché è la verità (cf. Gv 14,6; 1Gv 5,6), fidati di lui perché è la potenza. Ha un motivo per interporre la sua autorità in tuo favore, perché non vorrebbe essere morto invano per te (cf. Gal 2,21). Anche il Padre ha un motivo per perdonarti, perché ciò che vuole il Figlio lo vuole anche il Padre.
Il Santo del Giorno - 30 Marzo 2025 - San Leonardo Murialdo. Laici e sacerdoti insieme con gli ultimi La visione di una Chiesa «di popolo»: Lo stile sinodale e l’impegno nella cura dell’ascolto e della condivisione hanno in diversi santi dei veri e proprio precursori, profeti del loro tempo la cui eredità parla ancora ai giorni nostri. Come nel caso di san Leonardo Murialdo, la cui attualità appare evidente nelle parole con le quali ricordava che «il laico, di qualsiasi ceto sociale, può essere oggi un apostolo non meno del prete e, per alcuni ambienti, più del prete», anticipando così l’idea di una Chiesa “di popolo” che avrebbe preso forma nel Concilio Vaticano II. Questo testimone della santità sociale torinese del XIX secolo era nato nel 1828 in una famiglia benestante ed era rimasto orfano di padre a cinque anni. Nel 1851, dopo gli studi nel Collegio degli Scolopi di Savona e alla Facoltà teologica a Torino, venne ordinato sacerdote, lavorando per 14 anni nell’oratorio di San Luigi a Porta Nuova. Gran parte del suo ministero lo dedicò ai giovani e agli operai, che anche allora erano le maggiori emergenze sociali, come oggi lo sono il lavoro e l’educazione. Tra il 1865 e il 1866 si trovò a studiare a Parigi e soggiornò per un periodo anche a Londra. Nel 1867 diede vita alla confraternita laicale di San Giuseppe, per l’aiuto ai ragazzi poveri e abbandonati; nel 1871 fondò l’Unione operai cattolici. Lavorò alla nascita dell’Associazione della Buona stampa e del giornale «La voce dell’operaio». Colpito da polmonite morì il 30 marzo 1900; beatificato nel 1963, è santo dal 1970. (Matteo Liut)
O Dio, che illumini ogni uomo
che viene in questo mondo,
fa’ risplendere su di noi la luce della tua grazia,
perché i nostri pensieri
siano conformi alla tua sapienza
e possiamo amarti con cuore sincero.
Per Cristo nostro Signore.
Orazione sul popolo
Custodisci, o Signore,
coloro che ti supplicano,
sorreggi chi è fragile,
vivifica sempre con la tua luce
quanti camminano nelle tenebre del mondo
e concedi loro, liberati da ogni male,
di giungere ai beni eterni.
Per Cristo nostro Signore.