26 Marzo 2025
Mercoledì III Settimana di Quaresima
Dt 4,1.5-9; Salmo Responsoriale dal Salmo 147; Mt 5,17-19
Colletta
Concedi a noi, o Signore,
che, nutriti dalla tua parola
e formati nell’impegno quaresimale,
ti serviamo con purezza di cuore
e siamo sempre concordi nella preghiera.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Catechismo della Chiesa Cattolica 1967 La Legge evangelica «dà compimento» alla Legge antica, la purifica, la supera e la porta alla perfezione. Nelle beatitudini essa compie le promesse divine, elevandole ed ordinandole al «regno dei cieli». Si rivolge a coloro che sono disposti ad accogliere con fede questa speranza nuova: i poveri, gli umili, gli afflitti, i puri di cuore, i perseguitati a causa di Cristo, tracciando in tal modo le sorprendenti vie del Regno.
1968 La Legge evangelica dà compimento ai comandamenti della Legge. Il discorso del Signore sulla montagna, lungi dall’abolire o dal togliere valore alle prescrizioni morali della Legge antica, ne svela le virtualità nascoste e ne fa scaturire nuove esigenze: ne mette in luce tutta la verità divina e umana. Esso non aggiunge nuovi precetti esteriori, ma arriva a riformare la radice delle azioni, il cuore, là dove l’uomo sceglie tra il puro e l’impuro, dove si sviluppano la fede, la speranza e la carità e, con queste, le altre virtù. Così il Vangelo porta la Legge alla sua pienezza mediante l’imitazione della perfezione del Padre celeste, il perdono dei nemici e la preghiera per i persecutori, sull’esempio della magnanimità divina.
1969 La Legge nuova pratica gli atti della religione: l’elemosina, la preghiera e il digiuno, ordinandoli al «Padre che vede nel segreto», in opposizione al desiderio di «essere visti dagli uomini». La sua preghiera è il «Padre nostro».
1970 La Legge evangelica implica la scelta decisiva tra «le due vie»2808 e mettere in pratica le parole del Signore; essa si riassume nella regola d’oro: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti» (Mt 7,12).
Tutta la Legge evangelica è racchiusa nel comandamento nuovo di Gesù, di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati.
I Lettura - La Bibbia di Navarra: Il principale argomento per spingere all’adempimento della Legge è la singolare presenza di Dio in mezzo al suo popolo (vv. 7-8).
4,6-8. Il tema qui sviluppato è tipicamente sapienziale. D’altronde, la vita stessa d’Israele, plasmata dalla osservanza della Legge, sarà il più eloquente insegnamento per gli altri popoli. popoli. Si coglie nel tema una sorprendente ampiezza di orizzonti, nonché la latente missione universale del popolo eletto, che proietta la sua prospettiva verso tempi futuri, quando essa giungerà a pienezza con l’espansione della Chiesa tra i popoli della terra.
Vangelo
Chi insegnerà e osserverà i precetti, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Bibbia di Gerusalemme: 5,17 Gesù non viene né a distruggere la Legge (Dt 4,8+) e tutta l’economia antica, né a consacrarla come intangibile, ma a darle, con il suo comportamento, forma nuova e definitiva, dove si realizza nella pienezza ciò verso cui la Legge stessa era avviata. Ciò si applica in particolare alla «giustizia» (v 20, cf. 3,15; Lv 19,15; Rm 1,16+), «giustizia perfetta. (v 48), di cui le sentenze dei vv 21-48 danno parecchi esempi significativi. Il precetto antico diventa interiore e raggiunge il desiderio e il movente segreto (cf. 12,34; 23,25-28). Nessun punto particolare della Legge deve essere dunque omesso, a meno che non sia stato portato così al suo compimento (vv 1 -19; cf. 13,521). Si tratta meno di alleggerimento che di approfondimento (11,28). L’amore, in cui già si riassumeva la Legge antica (7,12; 22.34-40p), diviene il comandamento nuovo di Gesù (Gv 13,34) e compie tutta la legge (Rm 13,8-10; Gal 5,14; cf. Col 3,14+).
Mt 5,18 Introducendo con amen (= in verità, cf. Sal 41,14 e Rm 1,25+) alcune sue parole, Gesù ne sottolinea l’autorità (Mt 6,2.5.16, ecc.; Gv 1,51, ecc.). neppure un iota o un segno dalla legge: alla lettera «non uno iota, non un piccolo tratto»; BJ traduce: «un puntino sull’i».
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 5,17-19
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Parola del Signore.
Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): 17 Non sono venuto ad abrogare, ma a compiere: Gesù dichiara la sua posizione nei confronti dell’Antico Testamento (la Legge ed i Profeti); egli afferma di non voler abrogare quanto era stato detto dalla Legge e dai Profeti, ma di perfezionarlo. Quest’opera di perfezionamento, come risulta dagli esempi esplicativi che seguiranno (5, 21-48), si rivolge alla parte morale e consiste nell’inserire uno spirito nuovo nei precetti dell’antica legge.
18 Una sola trattina, così abbiamo tradotto il termine κεραία (letteralmente: cornuncolo); il vocabolo può esprimere quella piccola trattina che distingue nella scrittura ebraica quadrata la consonante kaph dal beth. In linguaggio moderno si direbbe: non passerà un i, né un punto sopra l’i. Il senso del detto di Gesù è il seguente: tutti i precetti morali della Legge antica saranno elevati alla perfezione evangelica la quale, essendo definitiva, non passerà mai.
19 Chi dunque avrà trasgredito... Il nuovo spirito che perfeziona l’antica legge non dispensa dalle opere. Anche la minima inadempienza di un precetto sarà notata e condizionerà l’appartenenza più o meno fervida al regno.
Gesù non è venuto per abolire la Legge o i Profeti ... ma per compiere - Angelico Poppi (I Quattro Vangeli): L’espressione «Non crediate che (io) sia venuto» ricorre con formule affini altrove (Mt 9,13; 10,34-35; 20,28) e sembra premunire il lettore con un tono polemico da una falsa interpretazione delle sei antitesi seguenti (Cf. Gnilka, I, p. 218). Benché Gesù non si sia attenuto alle prescrizioni halakiche dei rabbini, non ha invalidato la Legge mosaica. Al contrario, con il suo insegnamento l’ha portata a compimento, cioè alla perfezione, unificandola nel precetto fondamentale dell’amore di Dio e del prossimo, che ne costituisce il cuore, il comandamento principale.
L’espressione «la Legge o i Profeti» (derivata dall’uso sinagogale, che non prevedeva la lettura liturgica dei Ketubin, cioè dei libri sapienziali) indica l’intero Antico Testamento.
Infatti, mentre la Legge (Toràh) designa il Pentateuco, i Profeti includono in senso generico tutti gli altri libri, che erano considerati come una interpretazione della Legge.
Abolire (katalysat) in senso dottrinale significa dichiarare nullo un precetto. Compiere non ha un senso puramente normativo ma assume in Matteo una valenza più pregnante.
Con il verbo pleróo l’evangelista si riferisce una decina di volte all’adempimento delle profezie dell’Antico Testamento.
Gesù non è venuto soltanto a perfezionare la Legge mosaica, ma a portarla a compimento nelle sue potenzialità nascoste e nel suo valore di rivelazione profetica.
Come è suggerito anche in Mt 11,13, tutto l’Antico Testamento converge verso Cristo, che lo attua pienamente, rendendo presente il regno di Dio. Gesù non fa altro che sviluppare il senso profondo della Legge, rapportandola al comandamento essenziale dell’amore, il centro focale del discorso della montagna. Mediante la proclamazione e la realizzazione del regno, Gesù provoca la conversione del cuore e l’irradiazione della bontà salvifica di Dio nel mondo, che consente all’essere umano il pieno adempimento delle esigenze più autentiche della Legge. Ecco perché non solo completa la Legge, ma la «compie».
I singoli precetti dell’Antico Testamento conservano il loro valore, ma solo in quanto sono rapportabili alla legge dell’amore.
La Scrittura per Matteo rappresenta un’anticipazione del progetto salvifico di Dio, che il suo Inviato definitivo avrebbe «compiuto» in adesione totale al volere del Padre.
Veritatis splendor 15: Nel «Discorso della Montagna», che costituisce la magna charta della morale evangelica, Gesù dice: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento» (Mt 5,17). Cristo è la chiave delle Scritture: «Voi scrutate le Scritture: esse parlano di me» (cfr. Gv 5,39); è il centro dell’economia della salvezza, la ricapitolazione dell’Antico e del Nuovo Testamento, delle promesse della Legge e del loro compimento nel Vangelo; è il legame vivente ed eterno tra l’Antica e la Nuova Alleanza. [...]. Gesù porta a compimento i comandamenti di Dio, in particolare il comandamento dell’amore del prossimo, interiorizzando e radicalizzando le sue esigenze: l’amore del prossimo scaturisce da un cuore che ama, e che, proprio perché ama, è disposto a vivere le esigenze più alte. Gesù mostra che i comandamenti non devono essere intesi come un limite minimo da non oltrepassare, ma piuttosto come una strada aperta per un cammino morale e spirituale di perfezione, la cui anima è l’amore (cfr. Col 3,14). Così il comandamento «Non uccidere» diventa l’appello ad un amore sollecito che tutela e promuove la vita del prossimo; il precetto che vieta l’adulterio diventa l’invito ad uno sguardo puro, capace di rispettare il significato sponsale del corpo: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio... Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; ma io vi dico: chiunque guarda ad una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore» (Mt 5,21-22.27-28). È Gesù stesso il «compimento» vivo della Legge in quanto egli ne realizza il significato autentico con il dono totale di sé: diventa Lui stesso Legge vivente e personale, che invita alla sua sequela, dà mediante lo Spirito la grazia di condividere la sua stessa vita e il suo stesso amore e offre l’energia per testimoniarlo nelle scelte e nelle opere (cfr. Gv 13,34-35).
Agostino (Esposizioni sui Salmi, 118): Chi ama la legge di Dio, onora anche ciò che in essa non comprende. Ciò che gli pare poco logico, giudica piuttosto di non averlo compreso e pensa che vi si trovi celato qualcosa di grande. Non gli è dunque di scandalo la legge del Signore; e per non soffrire scandalo, soprattutto egli non bada agli uomini - per quanto sia santa la loro vocazione -, tanto da far dipendere la loro fede dai loro costumi. Perciò, se alcuni di loro cadono, egli non se ne scandalizza e non rovina così se stesso. Al contrario, egli ama la legge del Signore per se stessa, e in lui vi è sempre grande pace e mai scandalo. L’ama senza preoccupazioni, perché sa che anche se molti peccano contro la legge, essi non peccano certo a causa della legge.
Il Santo del Giorno - 26 Marzo 2025 - San Ludgero di Munster Vescovo - Nato verso il 745 in Frisia è legato all’evangelizzazione della Germania transrenana, come discepolo di Gregorio e di Alcuino di York. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ricevuta a Colonia nel 777, si dedicò alla evangelizzazione della regione pagana della Frisia. Nel 776, durante la prima spedizione in questa zona, Carlo Magno impose il battesimo a tutti i guerrieri vinti; ma la rivolta di Widukindo fu accompagnata da un’apostasia generale. Ludgero fuggì e raggiunse Montecassino. La rivolta di Widukindo venne domata nel 784. Lo stesso Carlo Magno andò a incontrare Ludgero a Montecassino e lo rimandò in patria, incaricandolo di riprendere la missione nella Frisia. Prese il posto dell’abate Bernardo nel territorio della Sassonia. Nel 795 Ludgero vi eresse il monastero, attorno al quale sorse l’attuale città di Munster. Il territorio apparteneva alla circoscrizione ecclesiastica di Colonia, poiché Ludgero accettò soltanto nell’804 di essere consacrato vescovo della nuova diocesi. A lui si deve anche la fondazione del monastero benedettino di Werden, dove è sepolto. Morì nell’anno 809. (Avvenire)
Il pane del cielo di cui ci siamo nutriti
ci santifichi, o Signore,
e, liberati da ogni colpa,
ci renda degni delle tue promesse.
Per Cristo nostro Signore.
ORAZIONE SUL POPOLO ad libitum
Concedi al tuo popolo, o Signore,
di desiderare ciò che ti è gradito,
perché solo nella conformità al tuo volere
sarà ricolmato di ogni bene.
Per Cristo nostro Signore.