13 Febbraio 2025
 
Giovedì V Settimana T. O.
 
Gen 2,8-25; Salmo Responsoriale Dal Salmo 127 (128); Mc 7,24-30
 
Colletta
Custodisci sempre con paterna bontà
la tua famiglia, o Signore,
e poiché unico fondamento della nostra speranza
è la grazia che viene da te,
aiutaci sempre con la tua protezione.
Per il nostro Signore Gesù Cristo. 
 
Voglio dargli un aiuto: Mulieris dignitatem 7: Nell’“unità dei due” l’uomo e la donna sono chiamati sin dall’inizio non solo ad esistere “uno accanto all’altra” oppure “insieme”, ma sono anche chiamati ad esistere reciprocamente “l’uno per l’altro”. Viene così spiegato anche il significato di quell’“aiuto”, di cui si parla in Genesi 2,18-25: “Gli darò un aiuto simile a lui”. Il contesto biblico permette di intenderlo anche nel senso che la donna deve "aiutare" l’uomo - e a sua volta questi deve aiutare lei - prima di tutto a causa del loro stesso “essere persona umana”: il che, in un certo senso, permette all’uno e all’altra di scoprire sempre di nuovo e confermare il senso integrale della propria umanità. È facile comprendere che - su questo piano fondamentale - si tratta di un “aiuto” da ambedue le parti e di un “aiuto” reciproco. Umanità significa chiamata alla comunione interpersonale. Il testo di Genesi 2,18-25 indica che il matrimonio è la prima e, in un certo senso, la fondamentale dimensione di questa chiamata. Pero non è l’unica. Tutta la storia dell’uomo sulla terra si realizza nell’ambito di questa chiamata. In base al principio del reciproco essere “per” l’altro, nella “comunione” interpersonale, si sviluppa in questa storia l’integrazione nell’umanità stessa, voluta da Dio, di ciò che è “maschile” e di ciò che è “femminile”. I testi biblici, a cominciare dalla Genesi, ci permettono costantemente di ritrovare il terreno in cui si radica la verità sull’uomo, il terreno solido ed inviolabile in mezzo ai tanti mutamenti dell’esistenza umana.
 
Prima Lettura: Dio aveva creato l’uomo come coronamento della sua creazione. Creato come immagine di Dio, il Creatore volendogli partecipare la propria beatitudine lo pone in un giardino di delizie (il paradiso). Ma nonostante tutto geme sotto il peso della solitudine. Come signore della creazione, l’uomo, pone «nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche», ma non trova in loro «un aiuto che gli fosse simile». Allora, Dio decide di dargli una compagna: lo fa addormentare e plasma «con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna». Il racconto ha un significato profondissimo: nella loro diversità sessuale l’uomo e la donna sono sullo stesso piano, godono di pari dignità. Il peccato originale verrà a turbare questa armonia, introducendo velenosamente nel cuore dell’uomo e della donna gli istinti e le passioni. Cristo, con la sua morte e la sua risurrezione, riconduce l’uomo e la donna al progetto iniziale. L’adulterio, il divorzio significano una volontà satanica di infrangere questo progetto divino
 
Vangelo
I cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli. 
 
Gesù è in terra pagana e questo sottolinea l’universalità del Vangelo, la buona notizia superando i confini del popolo eletto è rivolta a tutte le nazioni. Alla donna pagana, era di lingua greca e di origine siro-fenicia, che chiede la guarigione della figlia, Gesù “enuncia un principio di gradualità: la salvezza deve essere portata prima ai figli, poi [dopo la Pentecoste ai cagnolini ossia ai pagani [cfr. Mt 15,24; Rom 11,11-24]. La donna domanda perciò un’eccezione, un anticipo. E Gesù, ammirando la sua fede, glielo accorda e a distanza. L’episodio era di consolazione per i lettori di Marco di origine pagana” (Messale dell’Assemblea Cristiana, Feriale, ELLEDICI).
 
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,24-30
 
In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto. Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: «Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». Ma lei gli replicò: «Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli». Allora le disse: «Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia».
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.
 
Parola del Signore.
 
Mario Galizzi (Vangelo secondo Marco): Non riuscì a rimanere nascosto, colui che ha detto che la lampada non si mette sotto il moggio (4,21). Comunque, non sono le masse che accorrono, ma una sola donna che ha una figlioletta posseduta dal demonio. È una mamma che ama e che non ha trovato tra i guaritori pagani un aiuto. Marco ci tiene ad annotare che si tratta di una donna greca, di origine siro-fenicia, cioè di una pagana, quindi di un essere impuro che rende impuri. Ma non Gesù. Egli, il Santo di Dio (1,24), non può certo rendersi impuro, ma solo purificare come ha fatto con il lebbroso e i peccatori, con gli esattori delle tasse o pubblicani, con l’emorroissa e con gli indemoniati.
Egli, l’abbiamo già annotato, libera chi è impuro purché accolga la sua liberazione.
Ora eccolo a contatto con una donna doppiamente impura: è pagana e vive in terra pagana con una figlia posseduta dal demonio. Eppure è lì ai suoi piedi, e lo supplicava affinché scacciasse il demonio da sua figlia.
Gesù non dice di no. Solo le dice di aspettare, di avere pazienza, di lasciare che prima si sazino i figli perché non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini (7,27).
«Figli - cagnolini» cioè Ebrei - pagani. Questi erano soliti chiamare «cani» i pagani. Gesù ricorre al diminutivo per addolcire l’opposizione e, allo stesso tempo, per far capire che i pagani non sono per sempre esclusi dal banchetto della salvezza, quello dei figli. È di salvezza che qui si tratta e di salvezza per tutti i popoli, come ha annunciato il profeta Isaia (2,2-5; 25,6). Ma c’è un «prima» e un «dopo» che Paolo osserverà nel suo apostolato (Rm 1,16; ecc.; At 13,46), mentre Gesù lo abolì il giorno stesso della sua risurrezione, quando disse: «Adesso possono essere annunziate a tutti i popoli la conversione e la remissione dei peccati» (Lc 24,47).
Comunque il «dopo» è qui anticipato nei segni. Non lo fu forse anche a Gerasa?
La donna infatti sembra capire Gesù e, aggrappandosi a quel termine «cagnolini», gli fa sentire che ci può essere una contemporaneità nel dono, anche se ai cagnolini vanno solo le briciole.
Quanta fede, quanta umiltà, sostenuta dalla carità, e quanta speranza. Oramai è certa che Gesù l’ascolterà. Lo chiama Signore. È il titolo pasquale di Gesù, usato solo da questa donna pagana nel Vangelo di Marco, il quale lo riporta appunto per annotare che quella donna ha fede, e quando c’è la fede, c’è l’ammissione alla mensa dei figli. È quanto Gesù afferma concedendo la grazia: «Va’, il demonio è uscito da tua figlia». Essa accoglie la parola che salva. Oramai è parte del popolo di Dio. Non c’è proprio bisogno che qualche giornalista corra per verificare se davvero è avvenuto il miracolo. L’evangelista, quale credente, lo annota perché sa già che la parola di Gesù si fa evento.
Da questo breve racconto la comunità cristiana impara che per essere ammessi nella Chiesa basta la fede e non c’e bisogno - dice Pietro - di «imporre sul collo dei discepoli un giogo (quello delle tradizioni ebraiche) che né i nostri padri, né noi siamo stati capaci di portare» (A t 15,10). Quant’è bella la libertà che Cristo ci ha donato!
Ma per capirla correttamente bisogna essere capaci di ascoltare Gesù. Ce lo insegna il seguente racconto.
 
Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo - Anna Maria Canopi: In antico la donna appariva come una creatura enigmatica, portatrice d’un tremendo mistero. A motivo dei suoi cicli di fecondità veniva assimilata alla terra la quale era adorata come «dea- madre». Dopo l’epoca matriarcale della civiltà agricola, si ebbe però una netta affermazione del maschio, che si pose quale soggetto sovrano della storia e impresse alla civiltà la propria fisionomia.
La donna, considerata inferiore per natura, venne tenuta in stato di soggezione. La sacra scrittura risente dell’influenza del mondo orientale, ma - al di là delle immagini di cui sono rivestiti - i dati della rivelazione presentano una concezione della donna sostanzialmente positiva.
Creata come l’uomo a immagine di Dio e messagli accanto come «aiuto a lui corrispondente», la donna inizia con l’uomo la vita sociale fondata sull’amore e sulla reciproca complementarietà. La colpa originale introduce il disordine nel rapporto della coppia umana, e la donna ne porta le conseguenze particolarmente nella sua funzione sponsale e materna; soltanto procreando nel dolore ella può assicurare la continuità della vita al genere umano sottoposto alla morte. Per divino volere, ella entra dinamicamente nel piano della salvezza e diviene un potente strumento di vittoria nelle mani di Dio.
A cominciare da Sara, sposa di Abramo, la bibbia testimonia dell’importanza decisiva che ebbe la presenza di non poche donne nella storia del popolo eletto. Insieme all’influenza benefica delle madri e delle eroine di Israele, documenta però anche l’influenza nociva delle donne straniere e perverse.
Costantemente viva si fa sentire l’esigenza, da parte dell’uomo, di trovare la donna ideale. Di questa si arriva a fare una personificazione della Sapienza. L’immagine della femminilità serve ad esprimere anche il ruolo del popolo eletto nel suo rapporto con Iahvé.
Al giungere della pienezza dei tempi, nasce Maria, la donna annunciata da Dio quale nuova Eva, madre del Salvatore, vincitore della morte. In Maria, vergine-madre, la donna è già totalmente riabilitata ed emancipata. Ma è Cristo a inaugurare storicamente la promozione di tutte le donne, mediante il suo insegnamento e ancor più mediante il suo comportamento. E ciò per il fatto stesso che egli, salvandola, promuove tutta l’umanità.
In seno alla Chiesa primitiva la donna gode di una posizione privilegiata in confronto alla posizione che ha nell’ambito giuridico-sociale del mondo pagano, ancora impregnato degli antichi pregiudizi. Tra i battezzati, rinati in Cristo, non conta più, infatti, la distinzione di sesso. La donna, insieme con l’uomo, è chiamata all’eredità della vita eterna; ed ella può realizzarsi pienamente quale persona anche al di fuori del matrimonio: nella verginità, come «sposa» di Cristo, per una fecondità spirituale non meno ricca e autentica di quella naturale.
In questo senso la donna partecipa intimamente del mistero della Chiesa - sposa di Cristo e madre dei credenti - e continua a rendere il suo insostituibile servizio alla vita, e a dare il suo prezioso contributo per una più umana e cristiana società.
 
Satana - Catechismo degli Adulti 382: I demòni hanno come capo Satana. La sua forza distruttiva e il suo influsso nella storia sono indicati dalla Bibbia in termini impressionanti: «il principe di questo mondo» (Gv 12,31); «il grande drago, il serpente antico... che seduce tutta la terra» (Ap 12,9); «omicida fin da principio... e padre della menzogna» (Gv 8,44), «colui che della morte ha il potere» (Eb 2,14); il «maligno» che domina «tutto il mondo» (1Gv 5,19). Bisogna dunque vedere in lui una persona, malvagia e potente che, attraverso un’illusione di vita, organizza sistematicamente la perdizione e la morte. Si può riconoscere un suo influsso particolare nella forza della menzogna e dell’ateismo, nell’atteggiamento diffuso di autosufficienza, nei fenomeni di distruzione lucida e folle. Ma tutta la storia, a cominciare dal peccato primordiale, è inquinata e stravolta dalla sua azione nefasta. Secondo la concezione biblica, le varie forme di male sono in qualche modo riconducibili a lui e ai demòni suoi complici. La Chiesa ritiene che «tutta intera la storia umana è pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre; lotta cominciata fin dall’origine del mondo, che durerà... fino all’ultimo giorno». Così inquietante è la forza del male, che alcune dottrine religiose hanno immaginato l’esistenza di un dio malvagio, indipendente e concorrenziale rispetto al Dio del bene. La Chiesa rifiuta questo modo di vedere. Tuttavia non minimizza il mistero del male, riducendolo alle deficienze della natura o alla colpa dell’uomo, ma vi scorge «un’efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore».
 
Origene (In Lc. 39, S. C. 87): La tua sposa, come vite feconda... Quanti concepiscono una Gerusalemme spirituale e sanno che è celeste, che scende dall’alto, che è nostra madre, vedranno realizzate le benedizioni di questo salmo. La sposa spirituale è la Sapienza”
 
Il Santo del Giorno - 13 Febbraio 2025 - Santi Aimo e Vermondo Corio Fondatori: Il più antico documento intorno ai santi Aimo e Vermondo è quello conservato in originale alla biblioteca Trivulziana di Milano, che risale all’incirca al 1357, cui si rifecero coloro che ne scrissero, come il Bascapè, il Bugato, il Morigia, il Ferrari e, da ultimo, l’Agrati, che ne ha pubblicato integralmente il testo latino, dando a fianco la traduzione italiana.
La tradizione li vuole fratelli, conti di Turbigo sul Ticino, dove fondarono il monastero di S. Vittore.
Sospinti da un branco di cinghiali, mentre cacciavano in luogo solitario, ripararono verso levante, nella regione briantea, dove più tardi sorse l’industriosa cittadina di Meda e dove edificarono una chiesa in onore di san Vittore, alla quale unirono un monastero femminile secondo la regola benedettina.
Sepolti in quella chiesa, la loro tomba fu spesso miracolosa e molti, anche da lontano, ottennero segnalati favori e grazie particolari, onde sorse la fama di santità dei due fondatori, che ancora perdura.
Il 31 maggio 1581 furono venerati da s. Carlo e da Federico Borromeo, mentre il card. Ildefonso Schuster fece una ricognizione delle reliquie dei due santi nel 1932, quando si celebrarono in loro onore dei solenni festeggiamenti. La loro festa ricorre il 13 febbraio. (Autore: Pietro Gini)
 
O Dio, che ci hai resi partecipi
di un solo pane e di un solo calice,
fa’ che uniti a Cristo in un solo corpo
portiamo con gioia frutti di vita eterna per la salvezza del mondo.
Per Cristo nostro Signore.