5 Febbraio 2025
Sant’Agata, Vergine e Martire
Eb 12,4-7.11-15; Salmo Responsoriale Dal Salmo 102 (103); Mc 6,1-6
Colletta
Donaci, o Signore, la tua misericordia
per intercessione di sant’Agata, vergine e martire,
che sempre ti fu gradita
per la forza del martirio e la gloria della verginità.
Per il nostro Signore Gesù Cristo.
Tertio Millenio Adveniente 37. La Chiesa del primo millennio nacque dal sangue dei martiri: «Sanguis martyrum - semen christianorum ». Gli eventi storici legati alla figura di Costantino il Grande non avrebbero mai potuto garantire uno sviluppo della Chiesa quale si verificò nel primo millennio, se non fosse stato per quella seminagione di martiri e per quel patrimonio di santità che caratterizzarono le prime generazioni cristiane. Al termine del secondo millennio, la Chiesa è diventata nuovamente Chiesa di martiri. Le persecuzioni nei riguardi dei credenti - sacerdoti, religiosi e laici - hanno operato una grande semina di martiri in varie parti del mondo. La testimonianza resa a Cristo sino allo spargimento del sangue è divenuta patrimonio comune di cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti, come rilevava già Paolo VI nella omelia per la canonizzazione dei martiri ugandesi.
È una testimonianza da non dimenticare. La Chiesa dei primi secoli, pur incontrando notevoli difficoltà organizzative, si è adoperata per fissare in appositi martirologi la testimonianza dei martiri. Tali martirologi sono stati aggiornati costantemente attraverso i secoli, e nell’albo dei santi e dei beati della Chiesa sono entrati non soltanto coloro che hanno versato il sangue per Cristo, ma anche maestri della fede, missionari, confessori, vescovi, presbiteri, vergini, coniugi, vedove, figli.
Nel nostro secolo sono ritornati i martiri, spesso sconosciuti, quasi « militi ignoti » della grande causa di Dio. Per quanto è possibile non devono andare perdute nella Chiesa le loro testimonianze. Come è stato suggerito nel Concistoro, occorre che le Chiese locali facciano di tutto per non lasciar perire la memoria di quanti hanno subito il martirio, raccogliendo la necessaria documentazione. Ciò non potrà non avere anche un respiro ed una eloquenza ecumenica. L’ecumenismo dei santi, dei martiri, è forse il più convincente. La communio sanctorum parla con voce più alta dei fattori di divisione. Il martyrologium dei primi secoli costituì la base del culto dei santi. Proclamando e venerando la santità dei suoi figli e figlie, la Chiesa rendeva sommo onore a Dio stesso; nei martiri venerava il Cristo, che era all’origine del loro martirio e della loro santità. Si è sviluppata successivamente la prassi della canonizzazione, che tuttora perdura nella Chiesa cattolica e in quelle ortodosse. In questi anni si sono moltiplicate le canonizzazioni e le beatificazioni. Esse manifestano la vivacità delle Chiese locali, molto più numerose oggi che nei primi secoli e nel primo millennio. Il più grande omaggio, che tutte le Chiese renderanno a Cristo alla soglia del terzo millennio, sarà la dimostrazione dell’onnipotente presenza del Redentore mediante i frutti di fede, di speranza e di carità in uomini e donne di tante lingue e razze, che hanno seguito Cristo nelle varie forme della vocazione cristiana.
I Lettura: Il valore della sofferenza è immenso. In essa vi è il sigillo dell’amore del Padre il quale a volte permette le prove perché l’uomo possa fare una esperienza più profonda della sua figliolanza divina. Ai tanti cristiani scoraggiati, il nostro autore non poteva non rivolgere discorso più appropriato: «Ricordatevi che i vostri padri furono messi alla prova per vedere se davvero temevano il loro Dio. Ricordate come fu tentato il nostro padre Abramo e come proprio attraverso la prova di molte tribolazioni egli divenne l’amico di Dio. Così pure Isacco, così Giacobbe, così Mosè e tutti quelli che piacquero a Dio furono provati con molte tribolazioni e si mantennero fedeli» (cfr. Gdt 8,26).
Vangelo
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.
Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo … Solo Marco specifica che Gesù fa il “falegname” (tekton). Mt 13,55 parla del “figlio del falegname”.
Contrariamente all’uso ebraico, che identifica un uomo in rapporto a suo padre, l’espressione “figlio di Maria” - unica volta in Marco in cui la madre di Gesù viene chiamata per nome - può riflettere la fede di Marco secondo cui è Dio il Padre di Gesù (1,1.11; 8,38; 13,32; 14,36).
Secondo l’usanza semitica, quando si parla di fratello (adelphos) e sorella (adelphé) non si intendono solo i figli degli stessi genitori, ma anche nipoti, cugini, fratellastri... Cfr. al riguardo Gen 14,16; 29,15; Lv 10,4.
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria … È inspiegabile l’incredulità degli abitanti di Nazaret ed è incomprensibile come i suoi paesani facilmente passino dallo stupore e dalla ammirazione all’animosità e all’insulto. Ma questo è il destino di tutti i profeti. Gesù non viene risparmiato da questa prova che si farà ancora più drammatica nel giorno in cui Pilato, nel tentativo di liberarlo, lo presenterà alla folla: in quel giorno, ingrata, dimenticando gli innumerevoli doni ricevuti, si farà serva dell’odio dei farisei (Cf. Mt 27,11-26).
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del Signore.
Gesù venne nella sua patria - Marco si riferisce a Nazaret, una località che non è menzionata né nell’Antico Testamento, né in Giuseppe Flavio, né nel Talmud. È nominata per la prima volta nel Nuovo Testamento come patria di Gesù e dei suoi parenti (Cf. Mt 2,23; Mc 1,9; 6,3; Lc 2,51).
Il racconto della visita di Gesù a Nazaret lo si trova anche in Matteo e in Luca. Quest’ultimo, a differenza dei primi due, ha elaborato un racconto eccessivamente sovraccarico.
Molti, ascoltando, rimanevano stupiti: quello che dicono o pensano i molti è una sintesi del ministero di Gesù: predicazione e miracoli. Ma lo stupore nasce dal fatto che sono note le origini di Gesù: praticamente si erano fermati alla “carne” (Cf. 2Cor 5,16) ed è naturale che questa “conoscenza carnale” generasse nella loro mente una cascata di domande.
Per i nazaretani Gesù è un tekton: un mestiere che comportava l’abilità professionale di svolgere simultaneamente la professione di falegname, di fabbro e di muratore.
Figlio di Maria: questa espressione contraria l’uso ebraico, che identifica un uomo in rapporto a suo padre.
L’uso improprio, forse, vuole mettere in risalto la fede dell’evangelista Marco e della sua comunità, secondo cui il Padre di Gesù è Dio (Cf. Mc 1,1.11; 8,38; 13,32; 14,36).
Se è vero che Paolo e tutti e quattro gli evangelisti parlano dei fratelli e delle sorelle del Signore, è anche vero che gli autori sacri parlano solo e sempre di fratelli di Gesù, mai di figli di Maria. Solo Gesù è detto figlio di Maria (Mc 6,3) e Maria è detta solo e sempre madre di Gesù, e non di altri (Cf. Gv 2,1; 19,25; At 1,14).
I Vangeli ci hanno tramandato i nomi dei cosiddetti fratelli di Gesù che sono: Giacomo, Giuseppe (o Joses), Giuda (non Giuda Iscariota, il traditore) e Simone (Cf. Mt 13,56; Mc 6,3). Gli stessi Vangeli però ci informano anche di chi erano figli (Cf. Mt 27,55-56; Mc 15,40-41; ecc.) per cui senza ombra di dubbio possiamo affermare che essi non sono figli di Maria, la madre di Gesù, ma suoi nipoti, figli d’una sorella ben menzionata da Giovanni (Cf. Gv 19,25). Oltretutto, si conosce la scarsità di termini ebraici indicanti i vari gradi di parentela: fratello e sorella potevano indicare anche parenti di secondo grado. Anche la Settanta (traduzione greca della Bibbia) adopera il termine greco adelfos per tradurre il termine ebraico ah, anche quando si tratta in modo palese di cugini o anche di parenti (Cf. Gen 13,8; 1Cr 23,21; ecc.).
Il rifiuto di Gesù come profeta, ha un logorante crescendo: ad iniziare sono i parenti, poi i compaesani e infine i Giudei.
La meraviglia di Gesù «denota il suo stupore per l’incredulità dei paesani; una cosa sorprendente e inaspettata per lui. Marco non ha preoccupazioni teologiche circa la prescienza divina di Gesù, ma ce lo presenta nella sua realtà storica. Questi non poté compiere miracoli, perché i nazaretani non si aprirono con fede alla missione affidatagli dal Padre: l’onnipotenza di Dio risulta condizionata dall’incredulità dell’uomo: “Come la sua potenza è la nostra salvezza, così la nostra incredulità è la sua impotenza” [Gnilka]» (Angelico Poppi).
Nonostante questo insuccesso, Gesù continua a percorre «i villaggi d’intorno insegnando»: monito ed esempio per quei i credenti pronti a scoraggiarsi anche per il più piccolo disagio.
Martire - C. Augrain: Martire (gr. màrtys) significa etimologicamente testimone, sia che si tratti di una testimonianza sul piano storico, o giuridico, o religioso. Ma nell’uso stabilito dalla tradizione cristiana, il nome di martire si applica esclusivamente a colui che offre la testimonianza del sangue. Quest’uso è già attestato nel NT (Atti 22, 20; Apoc 2, 13; 6,9; 17, 6): il martire è colui che dà la propria vita per fedeltà alla testimonianza resa a Gesù (cfr. Atti 7, 55-60). [...].
Il martire cristiano - Il glorioso martirio di Cristo ha fondato la Chiesa: «Quando sarò innalzato da terra, aveva detto Gesù, attirerò a me tutti gli uomini» (Gv 12, 32). La Chiesa, corpo di Cristo, è chiamata a sua volta a dare a Dio la testimonianza del sangue per la salvezza degli uomini. La comunità ebraica aveva già avuto i suoi martiri, specialmente all’epoca dei Maccabei (2 Mac 6 - 7). Ma nella Chiesa cristiana il martirio assume un senso nuovo, che Gesù stesso rivela: è la piena imitazione di Cristo, la partecipazione perfetta alla sua testimonianza ed alla sua opera di salvezza: «Il servo non è maggiore del padrone; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi!» (Gv 51, 20). Ai suoi tre intimi Gesù annunzia che lo seguiranno nella passione (Mc 10, 39 par.; Gv 21, 18 ss); ed a tutti rivela che soltanto il seme che muore in terra porta molto frutto (Gv 12, 24). Così il martirio di Stefano - che evoca con tanta forza la passione - determinò la prima espansione della Chiesa (Atti 8, 4 s; 11, 19) e la conversione di Paolo (22, 20). L’Apocalisse, infine, è veramente il Libro dei Martiri, di coloro che sulle orme del Testimone fedele e veridico (Apoc 3, 14) hanno dato alla Chiesa e al mondo la testimonianza del loro sangue. L’intero libro ne celebra la prova e la gloria, di cui la passione e la glorificazione dei due testimoni del Signore sono il simbolo (Apoc 6, 9 s; 7, 14-17; 11, 11 s; 20, 4 ss).
Solo Dio è autore in senso proprio - Massimo di Torino, Sermo, 62, 4: Vediamo, dunque, da quale fonte abbia origine questo nostro sole! Come è vero nasce da Dio, che ne è l’autore. È figlio pertanto della divinità; dico, della divinità non soggetta a corruzione, intatta, senza macchia. Capisco il mistero facilmente. Perciò la seconda nascita per mezzo della immacolata Maria, poiché in un primo tempo era rimasta illibata a causa della divinità, la prima nascita fu gloriosa, affinché la seconda non diventasse ingiuriosa, cioè come vergine la divinità lo aveva generato, così anche la Vergine Maria lo generasse. È scritto di avere un padre presso gli uomini, come leggiamo nel Vangelo ai Farisei che dicevano: “Non è questi figlio di Giuseppe il falegname, e Maria non è sua Madre?” (Mt 13,55).
In questo anche avverto il mistero.
Il padre di Gesù è chiamato falegname; è pienamente fabbro Dio Padre, che ha creato le opere di tutto il mondo.
Il Santo del Giorno - 5 Febbraio 2025 - Sant’Agata, Vergine e Martire - Mario Sgarbossa (I Santi): Agata, Lucia, Agnese, Cecilia, Anastasia ... : oggi diremmo che i nomi di queste giovani sono da prima pagina. Sono stati infatti inseriti nel canone della messa, capofila di uno stuolo di vergini che hanno testimoniato con il martirio la fedeltà a Cristo. Il culto liturgico della santa martire catanese è di antica data, e già nel secolo V papa Simmaco le dedicò una basilica lungo la via Aurelia, mentre a includerla nel cosiddetto canone romano sembra sia stato san Gregorio Magno.
Per Agata storia e leggenda concordano, perfino sulla data del martirio, in quel 250 che ha dato alla Chiesa un gran numero di martiri. Benché anche Palermo vanti di avere fra i suoi concittadini illustri questa santa (popolarissima soprattutto in Sicilia), pare certo che tale onore spetti a Catania, che custodisce nel suo duomo, dietro una cancellata ben sicura, il seno intatto della vergine, contro cui si era accanito il pretendente respinto, quel console Quinziano che, attratto dalla sua bellezza, l’aveva chiesta in sposa. «Crudele tiranno», narra che Agata abbia detto al suo carnefice, «non ti vergogni di torturare in una donna quello stesso seno dal quale da bambino hai succhiato la vita?»
Le Passioni che raccontano con dovizia di particolari le torture subite dai rispettivi martiri non hanno ovviamente un lieto fine, nonostante si verifichino prodigi tali da far riflettere anche il più incallito persecutore. Agata dunque era una ragazza di buona famiglia nella splendida città etnea che le diede i natali. Ricca e molto bella, poteva aspirare a buon partito e scegliere fra i tanti pretendenti alla ua mano. Lei però aveva scelto la nobile via della consacrazione a Cristo col voto di verginità. Ma questo non parve un grosso ostacolo al console Quinziano che la richiese in sposa. Al suo rifiuto, ricorse alle arti magiche di una rinomata mezzana. Ma nessun filtro amoroso ne fiaccò le resistenze. Così ricorse alla tortura, infierendo su quel giovane corpo fino a straziarne la tenera femminilità. Infine l’abbandonò al carnefice, e Agata fu posta sui carboni ardenti. Per questo i catanesi invocano la protezione di sant’Agata contro le ricorrenti minacce del loro vulcano.
O Dio, che hai glorificato tra i santi la beata Agata
con la duplice corona della verginità e del martirio,
per la potenza di questo sacramento
donaci di superare con forza ogni male,
per raggiungere la gloria del cielo.
Per Cristo nostro Signore.