9 Marzo 2020

Lunedì II Settimana di Quaresima

Dn 9,4b-10; Sal 78 (79); Lc 6,36-38

Colletta: O Dio, che hai ordinato la penitenza del corpo come medicina dell’anima, fa’ che ci asteniamo da ogni peccato per avere la forza di osservare i comandamenti del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Incarnazione della misericordia - Dives in misericordia 2: Dio, che «abita una luce inaccessibile» (1Tim 6,16), parla nello stesso tempo all’uomo col linguaggio di tutto il cosmo: «Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità» (Rm 1,20). Questa indiretta e imperfetta conoscenza, opera dell’intelletto che cerca Dio per mezzo delle creature attraverso il mondo visibile, non è ancora «visione del Padre». «Dio nessuno l’ha mai visto», scrive san Giovanni per dar maggior rilievo alla verità secondo cui «proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato» (Gv 1,18). Questa «rivelazione» manifesta Dio nell’insondabile mistero del suo essere - uno e trino - circondato di «luce inaccessibile» (1Tim 6,16). Mediante questa «rivelazione» di Cristo, tuttavia, conosciamo Dio innanzitutto nel suo rapporto di amore verso l’uomo: nella sua «filantropia» (Tit 3,4). È proprio qui che «le sue perfezioni invisibili» diventano in modo particolare «visibili», incomparabilmente più visibili che attraverso tutte le altre «opere da lui compiute»: esse diventano visibili in Cristo e per mezzo di Cristo, per il tramite delle sue azioni e parole e, infine, mediante la sua morte in croce e la sua risurrezione.
In tal modo, in Cristo e mediante Cristo, diventa anche particolarmente visibile Dio nella sua misericordia, cioè si mette in risalto quell’attributo della divinità che già l’Antico Testamento, valendosi di diversi concetti e termini, ha definito «misericordia». Cristo conferisce a tutta la tradizione vetero-testamentaria della misericordia divina un significato definitivo. Non soltanto parla di essa e la spiega con l’uso di similitudini e di parabole, ma soprattutto egli stesso la incarna e la personifica. Egli stesso è, in un certo senso, la misericordia. Per chi la vede in lui - e in lui la trova - Dio diventa particolarmente «visibile» quale Padre «ricco di misericordia» (Ef 2, 4).

Dal Vangelo secondo Luca 6,36-38: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». 

Siate misericordiosi… - Angelico Poppi (Sinossi e Commento): La terza strofa è collegata alla sentenza precedente: illustra il modo concreto con cui si deve imitare la misericordiosa del Padre celeste mediante il perdono (v. 37) e la condivisione dei beni (v. 38). Dal tema dell’amore universale si passa ora alla normativa evangelica per la prassi del credente nei rapporti interpersonali all’interno della comunità.
Il detto concernente il giudizio (v. 37) non va inteso in senso giuridico: riguarda il comportamento pratico nella via quotidiana del discepolo, che non deve giudicare l’operato del prossimo per condannarlo. Gesù vieta ogni valutazione negativa contro il fratello e inculca il perdono per le offese ricevute. I tre verbi al passivo sottintendono come agente Dio.
Come appare dal passo parallelo di Matteo, il detto alla “misura” (v. 38) si rapporta contestualmente alla benignità misericordiosa nel giudicare il prossimo. Le dà alla sentenza un altro significato, riferendolo alla condivisione dei beni. Per l’evangelista l’elemosina rappresenta il miglior investimento dei propri beni, per comparire dinanzi al tribunale di Dio, il quale non si lascia mai vincere in magnanimità (cf. 12,33).

Non giudicate e non sarete giudicati - Gianantonio Dalmiglio (Il Vangelo di Luca): Non giudicate e Dio non vi giudicherà. Non condannate gli altri e Dio non vi condannerà. Perdonate e Dio vi perdonerà Al discepolo, al cristiano non viene impedito di esprimere una valutazione o un parere, come pure non c’è il consiglio di mantenersi ipocriticamente neutrali di fronte a un fatto come a un valore, o addirittura a non compromettersi riguardo all’agire dei propri simili. In altre parole i discepoli, sia come comunità sia come singoli, sono invitati a tener presente che di Dio e solo di Lui è il giudizio definitivo, assoluto e che quello divino sarà sempre un giudizio santo e giusto, sarà sempre un giudizio dettato dall’Amore; questa potestà divina e quest’Amore saranno i parametri, i punti di riferimento dei credenti se vorranno essere pieni di bontà, così come Dio, (loro) Padre, è pieno di bontà. Accanto al saper collocare su due piani distinti il giudizio divino e il giudizio umano, anche quando quest’ultimo è investito da un preciso mandato di Dio, quando l’uomo-discepolo emette un giudizio, questi va distinto dalla condanna con cui si vuole retribuire chi ha sbagliato: un conto è l’errore, che si può e si deve condannare, e un altro è l’errante; l’eventuale condanna di quest’ultimo, per essere giusta, non può non tener conto del perdono che è l’aspetto più sublime di ogni autentica bontà, perdono che è la perfezione della misericordia, perdono senza il quale ogni condanna assume il sapore della vendetta o di un criterio meramente retributivo e mai redentivi.

Con la misura: Evangelii gaudium 179: La Parola di Dio insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamento dell’Incarnazione per ognuno di noi: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Quanto facciamo per gli altri ha una dimensione trascendente: «Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi» (Mt 7,2); e risponde alla misericordia divina verso di noi: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato […] Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,36-38). Ciò che esprimono questi testi è l’assoluta priorità dell’«uscita da sé verso il fratello» come uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale e come il segno più chiaro per fare discernimento sul cammino di crescita spirituale in risposta alla donazione assolutamente gratuita di Dio.

Gesù, «sommo sacerdote misericordioso» (Ebr 2,17) - J. Cambier e X. Léon-Dufour: Dovendo compiere il disegno divino, Gesù ha voluto «diventare simile in tutto ai suoi fratelli», per esperimentare la stessa miseria di coloro che veniva a salvare. Perciò tutti i suoi atti manifestano la misericordia divina, anche se non sono così qualificati dagli evangelisti. Luca ha avuto una cura tutta speciale di mettere in rilievo questo punto. I prediletti di Gesù sono i « poveri» (Lc 4,18,; 7, 22); i peccatori trovano in lui un «amico» (7,34), che non ha paura di frequentarli (5,27. 30; 15,1s; 19,7). La misericordia, che Gesù testimoniava in modo generale alle folle (Mt 9, 36; 14,14; 15,32), in Luca assume un volto più personale: concerne il «figlio unico» di una vedova (Lc 7, 13) od un determinato padre piangente (8,42; 9,38.42). Gesù infine testimonia una benevolenza particolare verso le donne e gli stranieri. In tal modo l’universalismo è portato a compimento: «ogni carne vede la salvezza di Dio» (3,6). Se Gesù ha così compassione di tutti, si comprende come gli afflitti si rivolgano a lui come a Dio stesso, ripetendo: «Kyrie eleison!» (Mt 15,22; 17,15; 20,30s).
2. Il cuore di Dio Padre. - Di questo volto della misericordia divina che mostrava attraverso i suoi atti, Gesù ha voluto dipingere per sempre i tratti. Ai peccatori, che si vedevano esclusi dal regno di Dio dalla grettezza dei farisei, proclama il vangelo della misericordia infinita, nella linea diretta degli annunzi autentici dell’Antico Testamento. Coloro che rallegrano il cuore di Dio non sono gli uomini che si credono giusti, ma i peccatori pentiti, paragonabili alla pecora od alla dramma perduta e ritrovata (Lc 15,7.10); il Padre spia il ritorno del figliol prodigo, e quando lo scorge di lontano, è «mosso da compassione» e corre ad incontrarlo (15,20). Dio ha atteso a lungo, attende ancora con pazienza Israele che non si converte, come un fico sterile (13,6-9).
3. La sovrabbondanza della misericordia. - Dio dunque è il «Padre delle misericordie» (2Cor 1,3; Giac 5,11), che accordò la sua misericordia a Paolo (1Cor 7,25; 2Cor 4,l; 1Tim 1,13) e la promette a tutti i creddenti (Mt 5,7; 1Tim 1,2; 2Tim 1,2; Tito 1,4; 2Gv 3). Del compimento del disegno di misericordia nella salvezza e nella pace, quale era annunziato dai Cantici all’aurora del vangelo (Lc 1,50.54.72.78), Paolo manifesta chiaramente l’ampiezza e la sovrabbondanza. Il Culmine della lettera ai Romani sta in questa rivelazione. Mentre i Giudei finivano per disconoscere la misericordia divina, in quanto pensavano di procurarsi la giustizia con le loro opere, con la loro pratica della legge, Paolo dichiara che anch’essi sono peccatori, e quindi anch’essi hanno bisogno della misericordia mediante la giustizia della fede. Di fronte ad essi i pagani, ai quali Dio non aveva promesso nulla, sono a loro volta attratti nell’orbita immensa della misericordia. Tutti devono quindi riconoscersi peccatori per beneficiare tutti della misericordia: «Dio ha racchiuso tutti gli uomini nella disobbedienza per fare a tutti misericordia» (Rom 11,32).

Perché l’uomo possa affrancarsi dal giogo del peccato, Gesù indica esplicitamente due strade. Innanzi tutto, guardare al Padre, - Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre -; guardare a Lui, fissare gli occhi sul suo cuore: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Poi, offrire il proprio corpo marcio alla incisione del divino chirurgo perché il pietoso medico possa incidere la carne in putrefazione e fare sprizzare il pus che avvelena il cuore e la mente dell’uomo. Perché nulla resti nel campo della teoria, Gesù chiede praticamente che l’uomo, vincendo se stesso, ami i suoi nemici; domanda di fare del bene e prestare senza sperare nulla in contraccambio; di essere misericordioso, di non giudicare, di non condannare, di perdonare, di dare abbondantemente: proposte tutte terribilmente concrete, opere che attraversano il quotidiano dell’uomo: «Vicino a te è la parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore: cioè la parola della fede che noi predichiamo» (Rom 10,8). Cristo non chiede cose spirituali o straordinarie, come la penitenza o la mortificazione, ma atteggiamenti concreti: la capacità nobile di relazionarsi con il prossimo; una vittoria totale sull’io e, infine, aprire il cuore, la mente, l’anima alla potente, vivificante azione dello Spirito Santo. In tal modo, Luca, con questa impareggiabile pagina, educa i missionari di tutti i tempi: coloro che portano la Parola non stiano a fantasticare, ma annuncino la vera, Buona Notizia che vuole sanare globalmente l’uomo: il Vangelo che promette il Paradiso e la beatitudine della pace già in questa terra, pace con se stessi, pace con il mondo circostante, pace con Dio (Lc 1,79; 2,14).
Il servo della Parola, colui che è mandato ad annunciare la Parola di Dio sino agli estremi confini della terra, se vuole assolvere fedelmente il suo mandato deve essere un uomo riconciliato con se stesso, con i fratelli e con Dio. E la riconciliazione ha unicamente il fragrante sapore dell’amore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “La Parola di Dio insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamento dell’Incarnazione per ognuno di noi: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» [Mt 25,40]” (Evangelii gaudium 179).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Ci purifichi da ogni colpa, Signore,
questa comunione al tuo sacramento
e ci renda partecipi della gioia eterna.
Per Cristo nostro Signore.