8 Marzo 2020

II Domenica di Quaresima

Gen 12,1-4a; Sal 32 (33); 2Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9

Colletta: O Dio, che chiamasti alla fede i nostri padri e hai dato a noi  la grazia di camminare alla luce del Vangelo, aprici all’ascolto del tuo Figlio, perché accettando nella nostra vita il mistero della croce, possiamo entrare nella gloria del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo .....

I lettura: Dopo il peccato dei progenitori consumato nel Giardino, il Signore Dio, intendendo e preparando nel suo grande amore la salvezza del genere umano, si sceglie, con particolare attenzione, un popolo, al quale affidare le promesse. La prima lettura narra la vocazione e l’obbedienza di Abramo che costituiscono la prima tessera del meraviglioso mosaico di redenzione del genere umano. La storia della salvezza è ormai legata alla fede di Abramo, «padre di tutti noi» (Rom 4,16) e non sarà altro che l’atto di fedeltà di Dio ad Abramo.

II lettura: La I e la II lettera a Timòteo e la lettera a Tito vengono chiamate “lettere pastorali”, in quanto hanno come tema principale il governo della comunità ecclesiale. Nel brano odierno, Paolo ricorda a Timòteo che ogni uomo è chiamato alla salvezza unicamente per amore e non in base alle sue opere. L’apostolo Paolo sviluppa anche il tema della grazia della vocazione collegandola a Gesù Cristo. Egli afferma che già prima dell’incarnazione, «fin dall’eternità», la grazia è stata data «in Cristo Gesù». Infine, ricorda l’opera di Gesù pienamente manifestata nella sua risurrezione: la morte è stata vinta, la vita e l’immortalità risplendono per mezzo del Vangelo. Questa verità deve trasfondere forza e coraggio a Timoteo.

Salmo Responsoriale: «I giusti sono esortati a lodare il Signore [1-3], Dio di verità e bontà [4-5], che con la sua sola parola ha creato il mondo: i cieli, le acque, la terra [6-9]. I progetti umani, a differenza del progetto di Dio, sono provvisori e inefficaci [10-11], ma chi riconosce il Signore e confida in lui - che governa l’intero universo, vede, scruta e può tutto - non è abbandonato alla precarietà, ma vive nella stabilità di Dio, il solo che può garantire la salvezza [12-19]. Perciò, il popolo che Dio si è scelto come erede [12] spera e affida interamente a lui le sorti della propria vita [20-22]» (Salmi e Libri Sapienziali, Ed. Paoline).

Vangelo: In tutte le antiche religioni il monte è il luogo privilegiato dove Dio si manifesta agli uomini. Per esempio, il monte Sinai o la montagna delle «Beatitudini». Prima della Passione, Gesù, su «un alto monte», si manifesta ai suoi discepoli in tutto il suo fulgore divino. Gesù è il Verbo incarnato - «a somiglianza di noi, escluso il peccato» (Eb 4,15) -; ma, allo stesso tempo, è il Signore che si manifesta ai discepoli. È una realtà unica con due forme di esistenza: l’umana e la divina: «Gesù Cristo ha due nature, la divina e l’umana, non confuse, ma unite nell’unica Persona del Figlio di Dio» (Catechismo della Chiesa Cattolica 482). Il Vangelo ha anche l’intenzione di mostrare Gesù come l’erede di tutto l’Antico Testamento e come colui che lo porta a compimento.

Dal Vangelo secondo Matteo 17,1-9: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Fu trasfigurato ... - La mitologia greca con il termine trasfigurazione indica il mutare forma o aspetto degli dèi. Nei Vangeli il termine non ha nessuna relazione con il suo uso mitologico, perché «questa scena di gloria, per quanto passeggera, manifesta ciò che è realmente e ciò che sarà presto in modo definitivo colui che deve conoscere per un certo periodo l’abbassamento del servo sofferente» (Bibbia di Gerusalemme).
Il racconto della Trasfigurazione è presente soltanto nei Vangeli sinottici (Mt 17,1-8; Mc 9,2-8; Lc 9,28-36). Anche se il racconto è sostanzialmente identico, gli evangelisti si diversificano nella lettura dell’avvenimento: «Mentre Matteo fa della Trasfigurazione una proclamazione di Gesù nuovo Mosè (Cf. Mt 17,1) e Luca vi insiste sulla preparazione alla passione vicina (Cf. Lc 9,28), Marco vi vede soprattutto una epifania gloriosa del Messia nascosto, in conformità al tema dominante del suo vangelo» (Bibbia di Gerusalemme). Soltanto Luca precisa che Gesù salì sul monte «per pregare» e che stava pregando quando avvenne la Trasfigurazione (Cf. Lc 9,28-29).
Gesù sale «su un alto monte» accompagnato da Pietro, Giacomo e Giovanni: i tre Apostoli che lo accompagneranno nel campo del Getsemani. Sembra così che Gesù intenzionalmente abbia voluto rivelare la sua gloria a coloro che avrebbero assistito più direttamente al suo annichilimento. La Trasfigurazione quindi, al dire di san Leone Magno, «mirava soprattutto a rimuovere dall’animo dei discepoli lo scandalo della croce, perché l’umiliazione della Passione volontariamente accettata, non scuotesse la loro fede, dal momento che era stata rivelata loro la grandezza sublime della dignità nascosta di Cristo».
L’«alto monte» potrebbe essere il Tabor, ma non è escluso che tale monte sia l’Hermon dal quale nasce il fiume Giordano. Altri optano per il monte dove Gesù fu trasportato da Satana nell’episodio delle tentazioni (Cf. Mt 4,8). Ma al di là di queste congetture, il significato della annotazione è teologico più che geografico, ricordando forse la rivelazione a Mosè sul monte Sinai (Cf. Es 24,12-18) e ad Elia nello stesso luogo (Cf. 1Re 19,8-18). Al fianco di Gesù appaiono Mosè ed Elia, i rappresentanti rispettivamente della Legge e dei Profeti. Matteo, a differenza di Luca, mette prima Mosè per ricordare che Gesù, il nuovo Mosè, è venuto a promulgare la legge della Nuova Alleanza.
Pietro disse... Signore... Se vuoi, farò qui tre capanne... È un esplicito riferimento alla festa delle capanne (Cf. Gv 7,2). Con la celebrazione di questa festa il popolo eletto voleva ricordare il soggiorno nel deserto dei suoi avi durante il viaggio dall’Egitto verso la terra promessa (Cf. Lev 23,39-42).
... una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Nel libro dell’Esodo (13,21) la nube e l’ombra stanno ad indicare la presenza e la protezione di Dio verso il popolo: «la shekina, la nube misteriosa nella quale si incontra e si ode Dio» (Benedict T. Viviano).
... furono presi da grande timore. Lo smarrimento degli Apostoli proviene da ciò che vedono, ma ancor più da ciò che odono. È chiara l’intenzione di affermare che Gesù è la Parola di Dio - Ascoltatelo (Cf. Dt 18,15) -, che riunisce in sé la Legge e i Profeti e li porta a compimento. La voce del Padre, come avvenne per il Battesimo, conferma la filiazione divina di Gesù.
La teofania fa precipitare i discepoli con la faccia a terra, ma il Maestro li invita ad alzarsi senza timore; quando alzarono gli occhi, videro che Gesù era rimasto solo, questo perché basta lui come dottore della legge perfetta e definitiva.
L’ordine di Gesù - Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti - fa bene intendere che il senso della sua vita e della sua missione si comprendono soltanto nella luce della risurrezione. Sul monte si manifesta la «gloria» del figlio incarnato. Questa gloria appartiene di diritto al Verbo (Gv 1,lss), ma Egli vi rinuncia volontariamente per rendersi in tutto simile ai fratelli (Eb 2,17): la «teologia della Trasfigurazione è tutt’uno con la teologia di Fil 2,6-11, in cui Paolo scruta il significato dell’annullamento di se stesso operato da Gesù, il significato del fatto che Dio abbia assunto su di sé la condizione umana» (John McKenzie).
Nella seconda lettera di Pietro (Cf. 2Pt 1,16-18) si fa esplicito riferimento alla Trasfigurazione, ma con intenzioni che superano il significato del semplice ricordo; infatti, è inteso «a scalzare le obiezioni mosse contro la parusia, mostrando, sulla testimonianza dei testi oculari apostolici, che Gesù possiede già le qualità essenziali che saranno manifestate alla sua parusia: maestà, onore e gloria dal Padre, figliolanza messianica e divina» (T. W. Leaby).

Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti - Primizia dei risuscitati - Catechismo degli Adulti 276: La risurrezione di Gesù fonda la nostra fede nella risurrezione generale al termine della storia.
I discepoli, come gran parte degli ebrei del tempo, aspettavano certamente la risurrezione dei morti. Ma Gesù risorto fu per loro un avvenimento imprevisto, carico di misteriosa novità, in quanto anticipazione di un evento atteso solo per gli ultimi giorni: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Cor 15,20-22).
L’offerta delle primizie, nel culto ebraico, significava la consacrazione a Dio di tutto il raccolto. Gesù di Nàzaret è risuscitato non come individuo isolato, ma come capo e rappresentante dell’umanità; è la primizia dei risorti e include virtualmente la liberazione di tutti dal peccato e dalla morte; contiene in sé la risurrezione universale, attesa per la fine dei tempi. Tutto comincia a compiersi.
Speranza certa - 277 Per noi quest’uomo storico, che ha raggiunto la perfezione oltre la storia, è non solo la guida morale, ma il Signore vivente, che attraverso la morte ci apre un futuro definitivo di vita e di pace. La vittoria sul male è sicura; la storia va verso la salvezza; l’ultima parola appartiene alla grazia di Dio. Dobbiamo scrollarci di dosso la tristezza e la rassegnazione, per aprirci al coraggio della speranza.
278 Gesù è risorto come capo dell’umanità: «Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1Cor 15,22).

Papa Francesco (Angelus 6 Agosto 2017): [...] Al termine dell’esperienza mirabile della Trasfigurazione, i discepoli scesero dal monte con occhi e cuore trasfigurati dall’incontro con il Signore. È il percorso che possiamo compiere anche noi. La riscoperta sempre più viva di Gesù non è fine a se stessa, ma ci induce a “scendere dal monte”, ricaricati della forza dello Spirito divino, per decidere nuovi passi di conversione e per testimoniare costantemente la carità, come legge di vita quotidiana. Trasformati dalla presenza di Cristo e dall’ardore della sua parola, saremo segno concreto dell’amore vivificante di Dio per tutti i nostri fratelli, specialmente per chi soffre, per quanti si trovano nella solitudine e nell’abbandono, per gli ammalati e per la moltitudine di uomini e di donne che, in diverse parti del mondo, sono umiliati dall’ingiustizia, dalla prepotenza e dalla violenza.
Nella Trasfigurazione si ode la voce del Padre celeste che dice: «Questi è il Figlio mio amato. Ascoltatelo!». Guardiamo a Maria, la Vergine dell’ascolto, sempre pronta ad accogliere e custodire nel cuore ogni parola del Figlio divino (cfr Lc 1,51). Voglia la nostra Madre e Madre di Dio aiutarci ad entrare in sintonia con la Parola di Dio, così che Cristo diventi luce e guida di tutta la nostra vita.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Signore, è bello per noi essere qui!» (Vangelo).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Per la partecipazione ai tuoi gloriosi misteri
ti rendiamo fervide grazie, Signore,
perché a noi ancora pellegrini sulla terra
fai pregustare i beni del cielo.
Per Cristo nostro Signore.