30 Marzo 2020

Lunedì della V Settimana di Quaresima

Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22 (23); Gv 8,1-11

Colletta: O Padre, che con il dono del tuo amore ci riempi di ogni benedizione, trasformaci in creature nuove, per esser preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

La fedeltà alla legge di Dio: Veritatis splendor 91: Già nell’Antica Alleanza incontriamo ammirevoli testimonianze di una fedeltà alla legge santa di Dio spinta fino alla volontaria accettazione della morte. Emblematica è la storia di Susanna: ai due giudici ingiusti, che minacciavano di farla morire se si fosse rifiutata di cedere alla loro passione impura, così rispose: “Sono alle strette da ogni parte. Se cedo, è la morte per me, se rifiuto, non potrò scampare dalle vostre mani. Meglio però per me cadere innocente nelle vostre mani che peccare davanti al Signore!” (Dn 13,22-23). Susanna, preferendo “cadere innocente” nelle mani dei giudici, testimonia non solo la sua fede e fiducia in Dio, ma anche la sua obbedienza alla verità e all’assolutezza dell’ordine morale: con la sua disponibilità al martirio, proclama che non è giusto fare ciò che la legge di Dio qualifica come male per trarre da esso un qualche bene. Essa sceglie per sé la “parte migliore”: una limpidissima testimonianza, senza nessun compromesso, alla verità circa il bene e al Dio di Israele; manifesta così, nei suoi atti, la santità di Dio.

Dal Vangelo secondo Giovanni 8,1-11: In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». 

La pericope evangelica mette in risalto la misericordia di Gesù perfettamente in sintonia con l’amore misericordioso del Padre celeste: «Io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva» (Ez 33,11). Gesù non è venuto «per condannare il mondo, ma per salvare il mondo» (Gv 12,47): l’invito perentorio rivolto alla donna adultera di non peccare più è una forte spinta a uscire fuori dalla miseria del peccato per incominciare una vita nuova. In questa luce, il racconto giovanneo, è un appello rivolto a tutti gli uomini perché, smettendo di giudicarsi a vicenda, sentano il bisogno di essere salvati da Dio.

Salvatore Alberto Panimolle (Lettura Pastorale del Vangelo di Giovanni) - L’ispirazione all’Antico Testamento - La pericope dell’adultera perdonata contiene alcuni motivi veterotestamentari; qualcuno è particolarmente appariscente.
1. La storia di Susanna - Gv 8,1-11 sembra ispirarsi molto da vicino alla storia della casta Susanna (Dn 13): tra i due episodi notiamo elementi di contrasto e di somiglianza. Nei due brani è sul tappeto il peccato di adulterio: nel caso di Susanna si tratta di una calunnia, mentre nella pericope evangelica abbiamo una vera infedeltà coniugale (Dn 13,30ss; Gv 8,3s). Ma in entrambi i casi viene intentato un processo.
Parimenti nei due racconti le due donne stanno per essere condotte a morte, ad opera dei capi spirituali dei giudei (Dn 13,34.45; Gv 8,3) e si parla degli anziani (Dn 13,5ss; Gv 8,9).
Infine nei due brani le due donne trovano un salvatore in un uomo di Dio: Daniele per Susanna (Dn 13,45ss) e Gesù per l’adultera (Gv 8,7-11), i quali smascherano e confondono i giudici spietati (Dn 13,51ss; Gv 8,7ss).
Quindi la pericope dell”adultera perdonata, per struttura e per tematica, appare molto simile alla storia di Susanna.
2. Ispirazione a Geremia 17,13 - Secondo alcuni esegeti, il gesto del Maestro di scrivere sulla terra (Gv 8,6.8) sarebbe di carattere profetico e rievocherebbe l’oracolo di Ger 17,13, nel quale è minacciata la rovina per quanti sono infedeli a Jahvé: «Quanti si allontanano da te saranno scritti nella polvere, perché hanno abbandonato la fonte di acqua viva, il Signore».
«Gesù rimanda i suoi interlocutori, che condannano la donna con tutta la durezza della legge, al giudizio di Dio, di fronte al quale tutti gli uomini sono peccatori. Dio dovrebbe scrivere nella polvere i nomi di tutti loro».”
R. Eisler e J. Jeremias sostengono che Gesù, scrivendo sulla terra, vuole invitare i dottori della legge alla conversione, ricordando loro un fatto della Scrittura: gli infedeli sono essi!
Con questo gesto profetico avremmo non tanto un’allusione ai peccati dei presenti, quanto un richiamo all’infedeltà di tutto il popolo ebraico; e quindi anche un pressante invito alla conversione, un invito che, attraverso le pagine del vangelo, ci riguarda tutti personalmente.

Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani - Benedetto Prete (I Quattro Vangeli): v. 9 Essi, avendo udito [ciò], se ne andarono uno a uno; le parole di Cristo erano state pronunziate con fermezza e con accento autorevole; esse avevano colpito con precisione il bersaglio, raggiungendo gli accusatori dell’adultera nel loro punto sensibile. Il Maestro non intende ritorcere l’accusa sui presenti che avevano accusato la donna di adulterio, lasciando capire loro che anch’essi erano degli adulteri; egli invece vuole richiamare gli accusatori sulla pratica dei loro doveri personali, intorno ai quali essi avevano da rimproverarsi gravi mancanze. «Se ne andarono uno a uno»; gli accusatori abbandonano il campo che avevano scelto di propria iniziativa per sfidare il Maestro, dichiarandosi in tal modo dei vinti. Incominciando dai più anziani; non si può dire che gli anziani furono i primi ad allontanarsi da Gesù perché avevano dei conti assai pesanti da regolare con la propria coscienza. Essi si ritirarono per primi sia perché, più accorti degli altri, avevano subodorato meglio di questi la cattiva piega dell’incontro, sia anche perché si sentivano maggiormente offesi.
V. 10 Donnadove sono? Nessuno ti ha condannata?; la donna, rimasta sola, constata che nessuno, dopo l’intervento di Gesù, osò insistere sulla condanna che doveva subire secondo la legge ebraica. Le domande del Maestro hanno lo scopo di suscitare nell’infelice non soltanto sentimenti di riconoscenza, che le sorgevano spontanei in quella circostanza, ma soprattutto un sentimento di fiducia in colui che l’aveva sottratta alla pena di morte
v. 11 Neppure io ti condanno; l’espressione (condannare) ha un senso più esteso di quello che essa ha al versetto precedente; Gesù non soltanto non la condanna, ma la dichiara libera dalla colpa e dalla pena, cioè le accorda il più ampio perdono. D’ora innanzi non peccare più; questa parole assicurano la peccatrice del perdono ottenuto e l’ammoniscono non già in termini severi, ma con accento fermo, di non tornare più a peccare in seguito.

… i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio - M.-F. Lacan: Se il decalogo, e, dopo di esso, i profeti condannano in modo assoluto l’adulterio, la fedeltà che si esige dai due sposi nel matrimonio sarà pienamente rivelata solo da Cristo. Ma la fedeltà totale che si esigeva dalla donna fin dall’antica alleanza può simboleggiare quella che Dio si aspetta dal suo popolo; così i profeti condannano l’infedeltà all’alleanza come un adulterio spirituale.
1. Matrimonio e adulterio. - Interdetto (Es 20,14; Deut 5,18; Ger 7,9; Mal 3,5), l’adulterio riceve nella legge una definizione limitata: è l’atto che viola l’appartenenza di una donna al marito o al fidanzato (Lev 20,10; Deut 22,22 ss). La donna appare come cosa dell’uomo (Es 20, 17) piuttosto che come persona con la quale egli non fa che uno, nella fedeltà di un amore reciproco (Gen 2,23s). Questo abbassamento della donna è legato alla comparsa della poligamia, che si ricollega a un discendente di Caino, caratterizzato dalla violenza (Gen 4,19). La poligamia verrà tollerata per molto tempo (Deut 21,15; cfr. 17,17; Lev 18,18); tuttavia i saggi, che mettono in evidenza la gravità dell’adulterio (Prov 6,24-29; Eccli 23, 22- 26), invitano l’uomo a riservare il proprio amore alla donna della sua giovinezza (Prov 5,15-19; Mal 2,14 s). Per di più, condannano la frequentazione delle prostitute, benché essa non renda l’uomo adultero (Prov 23, 27; Eccli 9, 3. 6).
Gesù, la cui misericordia salva la donna adultera, pur condannandone il peccato (Gv 8,1-11), rivela tutte le dimensioni della fedeltà coniugale (Mt 5,27s.31s; 19, 9 par.); essa lega sia l’uomo che la donna (Mc 10,11); li lega indissolubilmente (Mt 19,6) e intimamente (Mt 5,28); sposarsi dopo un divorzio è commettere adulterio; è essere adultero nel proprio cuore desiderare di unirsi a un altro che non sia il proprio coniuge. Per evitare questo peccato che esclude dal regno (1 Cor 6, 9), Paolo ricorda che bisogna cercare nell’amore la fonte della fedeltà (Rom 13, 9 s). Si eviterà così di deturpare la santità del matrimonio (Ebr 13, 4).
2. Alleanza e adulterio. - L’alleanza che deve unire l’uomo a Dio con un legame di amore fedele è presentata dai profeti sotto il simbolo di un matrimonio indissolubile (Os 2,21s; Is 54,5s); così, l’infedeltà del popolo è a sua volta stigmatizzata come un adulterio e una prostituzione (Os 2,4), perché il popolo si abbandona al culto degli idoli come una prostituta si dà ai propri amanti, per interesse (Os 2,7; 4,10; Ges 5,7; 13,27; Ez 23,43ss; Is 57,3).
Gesù riprende l’immagine per condannare la mancanza di fede; chiama «generazione adultera» gli increduli che esigono dei segni e gli infedeli che arrossiscono di lui e del suo vangelo (Mt 12,39; 16,4; Mc 8,38). San Giacomo, a sua volta, definisce adulterio ogni compromesso tra l’amore di Dio e quello del mondo (Giac 4, 4). Attraverso queste condanne, viene messa in luce la fedeltà assoluta che è nello stesso tempo il frutto e l’esigenza dell’amore.

Una donna sorpresa in adulterio: Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 8 ottobre 1980): Il comandamento “Non commettere adulterio” trova la sua giusta motivazione nell’indissolubilità del matrimonio, in cui l’uomo e la donna, in virtù dell’originario disegno del Creatore, si uniscono in modo che “i due diventano una sola carne” (cfr. Gen 2,24 ). L’adulterio, per sua essenza, contrasta con tale unità, nel senso in cui questa unità corrisponde alla dignità delle persone. Cristo non soltanto conferma questo essenziale significato etico del comandamento, ma tende a consolidarlo nella stessa profondità della persona umana. La nuova dimensione dell’ethos è collegata sempre con la rivelazione di quel profondo, che viene chiamato cuore e con la liberazione di esso dalla “concupiscenza”, in modo che in quel cuore possa risplendere più pienamente l’uomo: maschio e femmina in tutta la verità interiore del reciproco “per”. Liberato dalla costrizione e dalla menomazione dello spirito che porta con sé la concupiscenza della carne, l’essere umano: maschio e femmina, si ritrova reciprocamente nella libertà del dono che è la condizione di ogni convivenza nella verità, ed, in particolare, nella libertà del reciproco donarsi, poiché entrambi, come marito e moglie, debbono formare l’unità sacramentale voluta, come dice Genesi 2,24, dallo stesso Creatore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Vangelo).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Padre di infinita misericordia,
la forza redentrice dei tuoi sacramenti
ci liberi da ogni male,
e ci avvii all’incontro con te come discepoli del Cristo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli.