25 Marzo 2020

 ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE – SOLENNITÀ

Is 7,10-14; 8,10c; Sal 39 (40); Eb 10,4-10; Lc 1,26-38

Dal Martirologio: Solennità dell’Annunciazione del Signore, quando nella città di Nazareth l’angelo del Signore diede l’annuncio a Maria: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo», e Maria rispondendo disse: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola». E così, compiutasi la pienezza dei tempi, Colui che era prima dei secoli, l’Unigenito Figlio di Dio, per noi uomini e per la nostra salvezza si incarnò nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo e si è fatto uomo.

Colletta:  O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse uomo nel grembo della Vergine Maria:
concedi a noi, che adoriamo il mistero del nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua vita immortale. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

L’Annunciazione - Catechismo degli Adulti 760: L’angelo dell’annunciazione, rivolge a Maria un invito alla gioia: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). Una parafrasi vicina al senso originale di questo saluto potrebbe essere: «Esulta, tu che sei ricolmata dall’amore gratuito di Dio; il Signore è con te, come salvatore sempre fedele all’alleanza». A fondamento di tutto c’è l’amore gratuito del Padre, la sua grazia, che dona la salvezza «con ogni benedizione spirituale» (Ef 1,3) in Cristo, prima preparandola nell’eternità, poi attuandola nel tempo, infine portandola all’ultimo compimento. Tutti siamo pensati, amati, creati, redenti e glorificati come figli adottivi in comunione con il Figlio unigenito. Il primo atto della grazia del Padre, rivolta a noi in considerazione di Cristo, è l’elezione, la liberissima scelta del suo amore: «In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi» (Ef 1,4-5). Maria è «piena di grazia», amata e benedetta da Dio insieme a tutti i membri della famiglia umana, ma in modo assolutamente singolare, in quanto è predestinata ad essere la Madre del suo Figlio. «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,42), è il saluto di Elisabetta. Dall’eternità nel disegno del Padre è associata all’evento dell’incarnazione redentrice come Madre di Dio fatto uomo.

Dal Vangelo secondo Luca 1,26-38: In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Nàzaret, una città della Galilea, posta in territorio che era ritenuto pagano e trascurato da Dio, quella Galilea dalla quale non sorge profeta (Gv 7,52). Da Nàzaret può venire qualcosa di buono? (Gv 1,46), eppure Dio sceglie di iniziare da questo oscuro villaggio il suo viaggio che lo porterà tra gli uomini, Dio sceglie il grembo di una vergine, sceglie ciò che non ha appariscenza, ciò che è umile e disprezzato dagli uomini. La legge dell’incarnazione è questa: Gesù svuotò se stesso... umiliò se stesso (Fil 2,7-8). Ora, nella pienezza del tempo (Gal 4,4), Dio elegge la sua dimora tra gli uomini (Gv 1,14), e Maria è il nuovo tempio, la nuova città santa, il popolo nuovo in mezzo al quale Dio prende dimora.

Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola - Mario Galizzi (Vangelo secondo Luca): Si compia. Non è un fiat che dice rassegnazione o sottomissione a qualcosa di grave e doloroso. Non siamo nel Getsemani (cf Mt 26,42). Maria ha appena ascoltato un annuncio colmo di gioia per tutto il suo popolo. Dio vuole dare inizio ai tempi messianici e, per le scelte divine, il suo sì è fondamentale.
Come un giorno Giuditta sentì il dovere di salvare il suo popolo, così ora Maria, la Figlia di Sion, capisce che la sua missione investe il destino d’Israele, suo popolo, e con gioia dice: «Si compia››. Sappiamo che la traduzione non rende il senso di immensa gioia che vuole esprimere l’originale greco. Ma se fissiamo lo sguardo su Maria possiamo capire che in lei c’è un desiderio gioioso di collaborare a ciò che Dio vuole da lei: è la gioia dell’abbandono totale al volere divino. Il racconto dell’Annunciazione è iniziato con un rallegrati, e tutto il resto è permeato dalla gioia. Ebbene, tutto si conclude con un gioioso si compia, con una adesione totale alla parola divina: «Si compia in me secondo la tua parola». A questo punto, ci serva da conclusione una bellissima pagina di san Bernardo: «O Figlia di Sion, ... il tuo orecchio ha udito gaudio e letizia, fa’ che anche noi possiamo sentire da te l’annuncio gioioso. L’angelo aspetta la tua risposta … Stiamo aspettando anche noi, o Signora, la tua parola di compassione... Rispondi presto, o Vergine... Apri, dunque, o Vergine beata, il tuo cuore alla fede, le tue labbra alla parola, il tuo seno al creatore. Ecco, colui che è il desiderato di tutte le genti sta fuori e bussa alla tua porta... Alzati, corri, apri. Alzati con la tua fede, corri col tuo affetto, apri col tuo consenso». E Maria si aprì gioiosamente al volere di Dio; da quel momento il Verbo, Colui che è la parola, assunse in Maria il suo essere umano. Per Maria ha così inizio quella missione che la porterà sul calvario a una maternità universale.

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio… - M. Galopin e P. Grelot: Gli angeli continuano a svolgere presso gli uomini i compiti che già il VT attribuiva loro. Quando una comunicazione soprannaturale perviene dal cielo alla terra, essi ne rimangono i misteriosi messaggeri: Gabriele trasmette la duplice annunciazione (Lc 1,19.26); un esercito celeste interviene nella notte della natività (Lc 2,9-14); angeli ancora annunciano la risurrezione (Mt 28,5ss par.) e fanno conoscere agli apostoli il senso della ascensione (Atti 1,10s). Ausiliari di Cristo nell’opera della salvezza (Ebr 1,14), essi assicurano la custodia degli uomini (Mt 18,10; Atti 12,15), presentano a Dio le preghiere dei santi (Apoc 5,8; 8,3), conducono l’anima dei giusti in paradiso (Lc 16,22). Per proteggere la Chiesa, essi continuano attorno a Michele, loro capo, la lotta contro Satana, che dura fin dalle origini (Apoc 12,1-9).
Un legame intimo collega così il mondo terrestre al mondo celeste; lassù gli angeli celebrano una liturgia perpetua (Apoc 4,8-11), alla quale quaggiù si unisce la liturgia della Chiesa (cfr. Gloria, Prefazio, Santo). Presenze soprannaturali ci attorniano, che il veggente dell’Apocalisse concretizza nel linguaggio convenzionale consacrato dall’uso. Ciò esige da parte nostra una riverenza (cfr. Gios 5,13ss; Dan 10,9; Tob 12,16) che non è da confondere con l’adorazione (Apoc 22,8s). Quindi è necessario proscrivere un culto esagerato degli angeli che pregiudicherebbe quello di Gesù Cristo (Col 2,18). Al di là di queste esplicite affermazioni della Bibbia, il critico può chiedersi quale significato abbiano delle rappresentazioni che sono ampiamente desunte dal mondo pagano circostante e che traducono elementi periferici del messaggio biblico. Il problema non è facilmente risolvibile. Un punto è certo. Qualunque siano la natura e la struttura dell’universo spirituale che circonda Dio e mette in esecuzione i suoi disegni, esso è incorporato nel piano divino della creazione e della redenzione per sottomissione a Cristo, signore del mondo e salvatore. In questo modo entra nel campo della fede cristiana.

Maria nellannunciazione - Lumen gentium 56: Il Padre delle misericordie ha voluto che l’accettazione da parte della predestinata madre precedesse l’incarnazione, perché così, come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. Ciò vale in modo straordinario della madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la vita stessa che tutto rinnova e da Dio è stata arricchita di doni consoni a tanto ufficio. Nessuna meraviglia quindi se presso i santi Padri invalse l’uso di chiamare la madre di Dio la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato, quasi plasmata dallo Spirito Santo e resa nuova creatura. Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è salutata dall’angelo dell’annunciazione, che parla per ordine di Dio, quale «piena di grazia» (cfr. Lc 1,28) e al celeste messaggero essa risponde «Ecco l’ancella del Signore: si faccia in me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Così Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù, e abbracciando con tutto l’animo, senza che alcun peccato la trattenesse, la volontà divina di salvezza, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione in dipendenza da lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente. Giustamente quindi i santi Padri ritengono che Maria non fu strumento meramente passivo nelle mani di Dio, ma che cooperò alla salvezza dell’uomo con libera fede e obbedienza. Infatti, come dice Sant’Ireneo, essa «con la sua obbedienza divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano». Onde non pochi antichi Padri nella loro predico della disobbedienza di Eva ha avuto la sua soluzione coll’obbedienza di Maria; ciò che la vergine Eva legò con la sua incredulità, la vergine Maria sciolse con la sua fede» e, fatto il paragone con Eva, chiamano Maria «madre dei viventi e affermano spesso: «la morte per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria».

Papa Francesco (Angelus, 8 Dicembre 2016): [...] quando Dio viene ad abitare tra noi, si fa uomo come noi. E questo è stato possibile per mezzo di un grande sì, - quello del peccato era il no! - quello di Maria al momento dell’Annunciazione. Per questo sì Gesù ha cominciato il suo cammino sulle strade dell’umanità; lo ha cominciato in Maria, trascorrendo i primi mesi di vita nel grembo della mamma: non è apparso già adulto e forte, ma ha seguito tutto il percorso di un essere umano. Si è fatto in tutto uguale a noi, eccetto una cosa: quel no, no al peccato. Per questo ha scelto Maria, l’unica creatura senza peccato, immacolata. Nel Vangelo, con una parola sola, lei è detta «piena di grazia» (Lc 1,28), cioè ricolmata di grazia. Vuol dire che in lei, da subito piena di grazia, non c’è spazio per il peccato. E anche noi, quando ci rivolgiamo a lei, riconosciamo questa bellezza: la invochiamo “piena di grazia”, senza ombra di male. Maria risponde alla proposta di Dio dicendo: «Ecco la serva del Signore» (v. 38). Non dice: “Questa volta farò la volontà di Dio, mi rendo disponibile, poi vedrò…”. No. Il suo è un sì pieno, senza condizioni. E come il no delle origini aveva chiuso il passaggio dell’uomo a Dio, così il sì di Maria ha aperto la strada a Dio fra noi. È il sì più importante della storia, il sì umile che rovescia il no superbo delle origini, il sì fedele che guarisce la disobbedienza, il sì disponibile che ribalta l’egoismo del peccato. Anche per ciascuno di noi c’è una storia di salvezza fatta di sì e di no a Dio. A volte, però, siamo esperti nei mezzi sì: siamo bravi a far finta di non capire bene ciò che Dio vorrebbe e la coscienza ci suggerisce. Siamo anche furbi e per non dire un no vero e proprio a Dio diciamo: “non posso”, “non oggi, ma domani”; “domani sarò migliore, domani pregherò, farò del bene, domani”. Così però chiudiamo la porta al bene, e il male approfitta di questi sì mancati. Invece ogni sì pieno a Dio dà origine a una storia nuova: dire sì a Dio è veramente “originale”, non il peccato, che ci fa vecchi dentro. Ogni sì a Dio origina storie di salvezza per noi e per gli altri, come Maria con il suo propri sì.


Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Ogni sì pieno a Dio dà origine a una storia nuova” (Papa Francesco).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Padre, che ci hai accolti alla tua mensa,
conferma in noi il dono della vera fede,
che ci fa riconoscere nel Figlio della Vergine
il tuo Verbo fatto uomo, e per la potenza
della sua risurrezione guidaci al possesso
della gioia eterna.
Per Cristo nostro Signore.