24 Marzo 2020

Martedì  della Quarta Settimana di Quaresima

Ez 47,1-9.12; Sal 45 (46); Gv 5,1-3a.5-16

Colletta: Dio fedele e misericordioso, in questo tempo di penitenza e di preghiera disponi i tuoi figli a vivere degnamente il mistero pasquale e a recare ai fratelli il lieto annunzio della tua salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

L’acqua che rigenera - Basilio Caballero (La Parola per Ogni Giorno): 1. L’acqua, segno di vita e di benedizione - In questo giorno di Quaresima le letture bibliche parlano dell’acqua come segno di vita e di nuova creazione. Nella prima lettura il profeta Ezechiele, dall’esilio babilonese, consola il popolo con la visione della nuova Gerusalemme, dal cui tempio - come nella Sion celeste dell’Apocalisse (22,1s) - sgorgano ruscelli d”acqua che tutto feconda, riempiendo di vita il deserto e perfino di pesci il mar Morto. Reminiscenza del fiume che, con i suoi quattro corsi, irrigava il giardino del paradiso e sulle cui rive cresceva l’albero della vita (Gn 2,10ss).
In tutto l’Antico Testamento, a partire dallacqua scaturita dalla roccia che estinse la sete del popolo nel deserto, l’acqua è segno della benedizione di Dio e della sua presenza salvifica. «Un fiume ei suoi ruscelli rallegrano la città di Dio» dice il salmo responsoriale.
Come tema biblico, nei libri profetici e sapienziali l’ acqua è rispettivamente simbolo dei beni messianici e della saggezza.
Allo stesso modo, nel Nuovo Testamento, l’acqua è vita, risurrezione e annuncio del battesimo nello Spirito. Cristo Gesù, che è la benedizione di Dio intuita dal profeta per il suo popolo, convertì a Cana l’acqua delle purificazioni nel vino del regno, e vicino al pozzo di Giacobbe si rivelò alla samaritana come l’acqua viva che zampilla per la vita eterna ed estingue per sempre la sete dell’uomo. Quest’acqua viva è dono di Dio, unita necessariamente alla conoscenza di Gesù, perché è lui il dono del Padre per la salvezza del mondo.
Inoltre, l’acqua viva è anche un riferimento allo Spirito Santo, come suggerì Gesù: «Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa (delle Capanne), Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me. Come dice la Scrittura, fiumi dì acqua viva sgorgheranno dal suo seno”.
Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui» (Gv 7,37ss).
E, in un altro punto, Cristo dice a Nicodemo: «Se uno non nasce da acqua e da Spirito non può entrare nel regno di Dio» (3,5). Così l” acqua e lo Spirito parlano lo stesso linguaggio battesimale nella simbologia sacramentale giovannea.

Dal Vangelo secondo Giovanni 5,1-16: Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: "Prendi la tua barella e cammina"». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: "Prendi e cammina?"». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

La guarigione del paralitico alla piscina, posta nei pressi della porta delle Pecore che conduceva al tempio, avviene di sabato, una vera iattura per i Giudei che vedono male e peccato in ogni angolo del mondo. L’uomo infermo, in verità, è afflitto da due malanni: da una parte, è malato da tanto tempo, 38 anni, e ciò lascia supporre che la sua malattia è inguaribile, dall’altra parte, non può approfittare dell’efficacia miracolosa dell’acqua, riservata al primo che vi entra, poiché non ha nessuno che lo immerge nella piscina. Un caso veramente disperato. Gesù prende l’iniziativa e guarisce l’uomo intimandogli di non peccare più: Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio. Gesù “non dice che l’infermità sia stata una conseguenza del peccato [cfr. Gv 9,2s]. Avverte l’infermo che la grazia della sua guarigione lo impegna a convertirsi [cfr. Mt 9,2-8]; dimenticandolo, rischierebbe peggio della infermità passata. Il miracolo è dunque il «segno» di una resurrezione spirituale” (Bibbia di Gerusalemme). La guarigione mette in risalto l’onnipotenza di Gesù capace di rimettere in piedi un uomo malato e rassegnato, ma mette anche in evidenza la cecità dei Giudei, impotenti di accogliere il Dono di Dio.

Le acque vivificatrici - M.-E. Boismard: 1. Cristo è venuto a portare agli uomini le acque vivificatrici promesse dai profeti. Egli è la roccia che, percossa (cfr. Gv 19,34), lascia scorrere dal suo fianco le acque capaci di dissetare il popolo in cammino verso la vera terra promessa (1Cor 10,4; Gv 7,38; cfr. Es 17,1-7). Egli è parimenti il tempio (cfr. Gv 2,19 ss) donde esce il fiume che va a bagnare ed a vivificare la nuova Gerusalemme (Gv 7,37s; Apoc 22,1.17; Ez 47,1-12), nuovo paradiso. Queste acque non sono altro che lo Spirito Santo, potenza vivificatrice del Dio creatore (Gv 7,39). In Gv 4,10-14 tuttavia l’acqua sembra piuttosto simboleggiare la dottrina vivificatrice portata da Cristo-sapienza (cfr. 4,26). Ad ogni modo, al momento della consumazione di tutte le cose, l’acqua viva sarà il simbolo della felicità senza fine degli eletti, condotti dall’agnello verso i fertili pascoli (Apoc 7,17; 21,6; cfr. ls 25,8; 49, 10).
2. Le acque battesimali - Il simbolismo dell’acqua trova il suo pieno significato nel battesimo cristiano. All’origine l’acqua fu usata nel battesimo per la sua virtù purificatrice. Giovanni battezza in acqua «per la remissione dei peccati» (Mt 3,11 par.), servendosi a tal fine dell’acqua del Giordano, che un tempo aveva purificato Naaman dalla lebbra (2Re 5,10-14). Tuttavia il battesimo effettua la purificazione non del corpo ma dell’anima, della «coscienza» (1Piet 3,21). È un bagno che ci lava dai nostri peccati (1Cor 6,11; Ef 26; Ebr 10,22; Atti 22,16), applicandoci la virtù redentrice del sangue di Cristo (Ebr 9,13s; Apoc 7,14; 22,14).
A questo simbolismo fondamentale dell’acqua battesimale Paolo ne aggiunge un altro: immersione ed emersione del neofita, che simboleggiano la sua sepoltura con Cristo e la sua risurrezione spirituale (Rom 6, 3-11). Forse Paolo vede qui, nell’acqua battesimale, una rappresentazione del mare, abitacolo delle potenze malefiche e simbolo di morte, vinto da Cristo, come un tempo il Mar Rosso da Jahve (1Cor 10,1ss; cfr. Is 51,10). Infine, comunicandoci lo Spirito di Dio, il battesimo è anche principio di nuova vita.
È possibile che Cristo abbia voluto farvi allusione effettuando parecchie guarigioni per mezzo dell’acqua (Gv 9,6 s; cfr. 5,1-8). Il battesimo è concepito allora come un «bagno di rigenerazione e di rinnovamento dello Spirito Santo» (Tic 3,5; cfr. Gv 3,5).

Vuoi guarire?: Giovanni Paolo II (Catechesi, 29 aprile 1992): Gli evangelisti ci dicono che fin dall’inizio della sua vita pubblica [Gesù] trattava con grande amore e sincera compassione gli infermi e tutti gli altri bisognosi e tribolati che chiedevano il suo intervento. San Matteo attesta che “curava ogni malattia e infermità” (Mt 9,35). Per Gesù le innumerevoli guarigioni miracolose erano il segno della salvezza che voleva procurare agli uomini. Non di rado egli stabilisce chiaramente questa relazione di significanza, come quando rimette i peccati al paralitico, e solo dopo opera il miracolo, per dimostrare che “il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati” (Mc 2,10). Il suo sguardo dunque non si fermava alla sola salute del corpo: mirava anche alla guarigione dell’anima, alla salvezza spirituale. Questo comportamento di Gesù apparteneva all’economia della missione messianica, che la profezia del libro di Isaia aveva descritto in termini di risanamento dei malati e di soccorso dei poveri (cfr. Is 61,1-2; Lc 4,18-19). È una missione che già durante la sua vita terrena Gesù volle affidare ai suoi discepoli, perché portassero il soccorso ai bisognosi, e particolarmente la guarigione ai malati. Ci attesta infatti l’evangelista Matteo che Gesù, “chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e infermità” (Mt 10,1). E Marco dice di essi che “scacciavano molti demoni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano” (Mc 6,13). È significativo che già nella Chiesa primitiva venisse sottolineato non solo questo aspetto della missione messianica di Gesù, al quale sono dedicate molte pagine dei Vangeli, ma anche l’opera da lui affidata ai suoi discepoli e apostoli, in connessione con la sua missione.

Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa n. 5: L’amore ha davanti a sé un vasto lavoro al quale la Chiesa vuole contribuire anche con la sua dottrina sociale, che riguarda tutto l’uomo e si rivolge a tutti gli uomini. Tanti fratelli bisognosi attendono aiuto, tanti oppressi attendono giustizia, tanti disoccupati attendono lavoro, tanti popoli attendono rispetto: «È possibile che, nel nostro tempo, ci sia ancora chi muore di fame? chi resta condannato all’analfabetismo? chi manca delle cure mediche più elementari? chi non ha una casa in cui ripararsi? Lo scenario della povertà può allargarsi indefinitamente, se aggiungiamo alle vecchie le nuove povertà, che investono spesso anche gli ambienti e le categorie non prive di risorse economiche, ma esposte alla disperazione del non senso, all’insidia della droga, all’abbandono nell’età avanzata o nella malattia, all’emarginazione o alla discriminazione sociale. ... E come poi tenerci in disparte di fronte alle prospettive di un dissesto ecologico, che rende inospitali e nemiche dell’uomo vaste aree del pianeta? O rispetto ai problemi della pace, spesso minacciata con l’incubo di guerre catastrofiche? O di fronte al vilipendio dei diritti umani fondamentali di tante persone, specialmente dei bambini?».
n 261 Durante il Suo ministero terreno, Gesù lavora instancabilmente, compiendo opere potenti per liberare l’uomo dalla malattia, dalla sofferenza e dalla morte. Il sabato, che l’Antico Testamento aveva proposto come giorno di liberazione e che, osservato solo formalmente, veniva svuotato del suo autentico significato, è riaffermato da Gesù nel suo originario valore: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!» (Mc 2,27). Con le guarigioni, compiute in questo giorno di riposo (cfr. Mt 12,9-14; Mc 3,1-6; Lc 6,6-11; 13,10-17; 14,1-6), Egli vuole dimostrare che il sabato è Suo, perché Egli è veramente il Figlio di Dio, e che è il giorno in cui ci si deve dedicare a Dio e agli altri. Liberare dal male, praticare fraternità e condivisione è conferire al lavoro il suo significato più nobile, quello che permette all’umanità di incamminarsi verso il Sabato eterno, nel quale il riposo diventa la festa cui l’uomo interiormente aspira. Proprio in quanto orienta l’umanità a fare esperienza del sabato di Dio e della Sua vita conviviale, il lavoro inaugura sulla terra la nuova creazione.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Voi che avete sete, venite alle acque», dice il Signore; «anche voi, che non avete denaro, venite, e dissetatevi con gioia». (Cfr. Is 55,1 - Antifona)
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Purifica, o Dio, il nostro spirito
e rinnovalo con questo sacramento di salvezza,
perché anche il nostro corpo mortale
riceva un germe di risurrezione e di vita nuova.
Per Cristo nostro Signore.