19 Marzo 2020

San Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria

2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88 (89); Rm 4,13.16-18.22;
Mt 1,16.18-21.24a (opp. Lc 2,41-51)


Dal Martirologio: Solennità di san Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria: uomo giusto, nato dalla stirpe di Davide, fece da padre al Figlio di Dio Gesù Cristo, che volle essere chiamato figlio di Giuseppe ed essergli sottomesso come un figlio al padre.
La Chiesa con speciale onore lo venera come patrono, posto dal Signore a custodia della sua famiglia.

Colletta: Dio onnipotente, che hai voluto affidare gli inizi della nostra redenzione alla custodia premurosa di san Giuseppe, per sua intercessione concedi alla tua Chiesa di cooperare fedelmente al compimento dell’opera di salvezza. Per il nostro Signore Gesù Cristo... 

La Bibbia e i Padri della Chiesa [I Padri vivi]: La venerazione di san Giuseppe compare nel IX secolo ed ha piuttosto carattere privato. Si diffonde nell’XI secolo sotto l’influsso dei crociati, che a Nazareth hanno costruito una basilica in suo onore, ma diventa comune solamente a partire dal XIV secolo.
All’incremento del culto contribuiscono molto i francescani e i carmelitani. Il papa Sisto IV (1471-1484) sancisce la festa in onore di san Giuseppe e prescrive di celebrarla il giorno 19 marzo. Non sappiamo perché è stata scelta proprio questa data. Una volta, il 19 marzo era una festa in onore della dea Minerva, protettrice degli artigiani e degli artisti. Si può parlare di una strana coincidenza, ma non di un legame voluto. Gregorio XV, nel 1621, riconosce la festa del 19 marzo come di precetto. Pio IX, nel 1870, proclamò san Giuseppe patrono della Chiesa universale e Giovanni XXIII introdusse il suo nome nel Canone della Messa.
San Giuseppe, l’uomo giusto, come lo chiamerà la Sacra Scrittura, è come quel servo fedele e prudente, al quale il signore affida i suoi beni. Dio ha affidato a Giuseppe «gli inizi della nostra redenzione»: Maria e Gesù. Per la sua obbedienza, disponibilità in tutto, il restare nascosto e il lavoro quotidiano, san Giuseppe diventò un modello per ciascun credente. Colui che crede deve accogliere senza paura la chiamata di Dio, deve perseguirla anche quando non capisce tutto, nell’umiltà del cuore deve leggere i segni della volontà di Dio. San Giuseppe è il patrono della Chiesa, poiché la Chiesa è chiamata a portare agli uomini la salvezza, a servire a tempo pieno il suo Signore.

Dal Vangelo secondo Matteo 1,16.18-21.24a: Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.  

Così fu generato Gesù Cristo… - Felipe F. Ramos (Commento alla Bibbia Liturgica): La seconda parte del primo capitolo presenta la nascita di Cristo come un fatto assolutamente miracoloso. Maria concepì Gesù senza concorso d’uomo, per opera dello Spirito Santa. Menzionando lo Spirito Santo o Spirito di Dio, Matteo - come qualsiasi altro scrittore giudaico - pensa al potere creatore di Dio.
Affermato il fatto - concepimento miracoloso di Gesù - Matteo si sofferma alquanto nell’esporre le conseguenze. La prima è il naturale sconcerto di Giuseppe. Maria e Giuseppe erano fidanzati: secondo la legge giudaica, questo voleva dire che il contratto di matrimonio era stato stipulato seriamente e definitivamente. Mancava solo la cerimonia dello sposalizio, che culminava nel momento in cui la sposa era condotta a vivere nella casa dello sposo. La legge giudaica non considerava come peccato serio la relazione sessuale avvenuta fra i fidanzati nel tempo che intercorreva fra il fidanzamento e lo sposalizio; anzi, nel caso che, in questo tempo, fosse nato un figlio, la legge lo considerava come figlio legittimo.
Tenendo presenti la legge e le usanze giudaiche, lo stato di Maria creava un problema unicamente a Giuseppe. Perché? Crediamo che egli fosse al corrente di quello che era avvenuto; non vediamo ragioni per cui Maria, sua fidanzata, non dovesse informarlo di tutto.
E allora, perché il dubbio? Il dubbio di Giuseppe non si riferiva alla colpevolezza o all’innocenza di Maria, bensì al ruolo che egli personalmente doveva avere nell’avvenimento. Un intervento soprannaturale - compare il motivo dell’angelo - glielo rivela: egli dovrà imporre il nome al bambino, cioè, dovrà essere il suo padre legale (il nome era imposto dal padre).
E così, conosciuto il ruolo che gli era assegnato in quel matrimonio, egli si sentì libero dal turbamento, dallo sconcerto e dal dubbio. L’annunzio dell’angelo a Giuseppe è un riassunto completo del Nuovo Testamento: Gesù salverà il popolo dai suoi peccati.
Tanto nell’Antico come nel Nuovo Testamento, l’espressione «perdono dei peccati» non significa il perdono d’una mancanza completa, ma il riassunto di tutta l’azione salvifica di Dio. Questo vuol dire che, con la comparsa di Gesù, è stata superata la separazione tra Dio e l’uomo. Infatti, egli è il «Dio-con-noi» per la nostra salvezza. Dire Gesù e dire salvatore è la stessa cosa. La nascita di Gesù, la sua vita e la sua attività furono e sono Dio con noi, come aveva annunziato il profeta Isaia.

Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto - Redemptoris Custos n. 3 - [Giuseppe] Non sapeva come comportarsi di fronte alla «mirabile» maternità di Maria. Certamente cercava una risposta all’inquietante interrogativo, ma soprattutto cercava una via di uscita da quella situazione per lui difficile. «Mentre dunque stava pensando a queste cose, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: - Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te, Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati -» (Mt 1,20-21).
Esiste una stretta analogia tra l’«Annunciazione» del testo di Matteo e quella del testo di Luca. Il messaggero divino introduce Giuseppe nel mistero della maternità di Maria. Colei che secondo la legge è la sua «sposa», rimanendo vergine, è divenuta madre in virtù dello Spirito Santo. E quando il Figlio, portato in grembo da Maria, verrà al mondo, dovrà ricevere il nome di Gesù. Era, questo, un nome conosciuto tra gli Israeliti ed a volte veniva dato ai figli. In questo caso, però, si tratta del Figlio che - secondo la promessa divina - adempirà in pieno il significato di questo nome: Gesù - Yehossua’, che significa: Dio salva.
Il messaggero si rivolge a Giuseppe come allo «sposo di Maria», a colui che a suo tempo dovrà imporre tale nome al Figlio che nascerà dalla Vergine di Nazaret, a lui sposata. Si rivolge, dunque, a Giuseppe affidandogli i compiti di un padre terreno nei riguardi del Figlio di Maria.
«Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). Egli la prese in tutto il mistero della sua maternità, la prese insieme col Figlio che sarebbe venuto al mondo per opera dello Spirito Santo: dimostrò in tal modo una disponibilità di volontà, simile a quella di Maria, in ordine a ciò che Dio gli chiedeva per mezzo del suo messaggero.

Giuseppe è chiamato “giusto” perché da una parte è desideroso di osservare la legge concedendo il divorzio e, dall’altra, volendo evitare di esporre la sua sposa alla pubblica diffamazione, mitiga con la magnanimità il rigore della legge. Ma Giuseppe è “giusto” sopra tutto perché sa accettare il piano di Dio anche che se appare oscuro e incompressibile. L’annuncio dell’angelo è volto a far conoscere allo sposo di Maria il compito che lo attendeva, cioè quello d’imporre il nome al bambino e assumerne la paternità legale. La nascita di Gesù è collocata all’interno del grande disegno divino della salvezza, infatti il nome di Gesù rimanda al verbo ebraico “salvare”, come puntualizza l’angelo (1,21), e a lui si adatta in pienezza il titolo di Emmanuele, cioè Dio-con-noi. Gesù è presente nella sua Chiesa, ed è il salvatore e il sostegno dei credenti. Il racconto evangelico è anche teso a dare una risposta alla domanda: “chi è Cristo?”. Matteo risponde: Gesù è il Figlio di Dio, perché è nato dallo Spirito, ed è un dono dall’alto. Ma è anche discendenza di Davide. Egli viene da Davide, ma attraverso una via di elezione che supera quella del sangue.

Paolo VI (Omelia, 19 marzo 1975): Giuseppe […] sebbene umile artigiano, era un privilegiato; aveva il carisma dei sogni rivelatori; ed uno, il primo registrato nel Vangelo, fu questo: «Giuseppe figlio di David, non abbi timore ad accogliere Maria come tua consorte, poiché quello che è nato in lei è opera dello Spirito Santo. Darà alla luce un figlio, e tu gli metterai nome Gesù; poiché Egli salverà il suo popolo dai loro peccati» (Matth. 1,20-21); cioè sarà il Salvatore, sarà il Messia, «l’Emmanuele, che vuol dire il Dio con noi» (Ibid. 23). Giuseppe obbedì: felice, ed insieme generoso nel sacrificio umano che gli era chiesto. Egli sarà padre del nascituro non carne, sed caritate, scrive Sant’Agostino (S. AUGUSTINI Serm. 52,20; PL 38,351); marito, custode, testimonio della immacolata verginità e insieme della divina maternità di Maria (cfr. IDEM Serm. 225; PL 38,1096). Situazione unica, miracolosa, che mette in evidenza la santità personale non solo della Madonna, ma insieme quella del modesto, ma sublime suo sposo, Giuseppe, il Santo che la Chiesa presenta, pur durante il tirocinio quaresimale, alla nostra festosa venerazione. Ed eccoci allora davanti alla «sacra Famiglia».
San Giuseppe, patrono della buona morte: CCC 1014: La Chiesa ci incoraggia a prepararci all’ora della nostra morte (Dalla morte improvvisa, liberaci, Signore»: Litanie dei santi), a chiedere alla Madre di Dio di intercedere per noi «nell’ora della nostra morte» (Ave Maria) e ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte.

Don Marco Pratesi: In questo brano evangelico Giuseppe ha un ruolo centrale. Per tre volte riceve una indicazione di cammino, ed egli la segue. Egli si caratterizza per la sua docilità e la sua obbedienza. Anche nel mistero dell’incarnazione era entrato non di propria iniziativa. Anzi, inizialmente aveva voluto ritrarsi, ripudiando in segreto la sua promessa sposa. Troppo alto era il mistero. Solo quando Dio gli aveva fatto capire la propria volontà, aveva deciso di entrare insieme a Maria in quella incredibile vicenda. È un uomo aperto all’inaudito, all’impensabile, al nuovo; aperto alla Parola, quale si manifesta momento per momento; per questo ricorda molto Abramo. Matteo lo caratterizza per la sua obbedienza pronta, senza discussioni, senza clamore. Non parla, agisce. Non «comunica», si mette in cammino. Dopo questo fatto, non ne sentiremo più parlare. Giuseppe ha ormai svolto la sua missione nel piano di Dio, prenderà il suo ultimo cammino, forse preceduto - anche questo - da un sogno. I sogni punteggiano il cammino di Giuseppe. Nei suoi sogni la sua interiorità resta sveglia e attenta. Questi sogni non esprimono solo la sua personalità, quello che sente; ma lo mettono in contatto, mediante la parte più profonda di se stesso, con Dio, di cui l’angelo è tramite. E Giuseppe segue queste indicazioni di cammino, senza «se» e senza «ma»: si lascia condurre. Che cosa possiamo imparare da san Giuseppe? Per prima cosa l’attenzione alla propria interiorità profonda, laddove Dio parla. Bisogna imparare a scendervi, e a distinguere in essa la voce di Dio. Solo incontrando noi stessi non in superficie, ma a un livello più vero, possiamo incontrare Dio. Impariamo poi la docilità, la scioltezza nell’assecondare le indicazioni di Dio. Devo cercare Dio attraverso i fatti della mia esistenza, con i suoi alti e anche i suoi bassi. Lasciarmi portare, non pretendere che essi corrispondano alle mie pianificazioni, credere che in essi Dio agisce, essere duttile, flessibile, nella fiducia che Dio cammina con me. San Giuseppe preghi per noi, e ci ottenga questi doni preziosi.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “L’uomo giusto, che portava in sé tutto il patrimonio dell’antica alleanza, è stato anche introdotto nell’«inizio» della nuova ed eterna alleanza in Gesù Cristo. Che egli ci indichi le vie di questa alleanza salvifica sulla soglia del prossimo millennio, nel quale deve perdurare e ulteriormente svilupparsi la «pienezza del tempo» ch’è propria del mistero ineffabile della Incarnazione del Verbo” (Redemptoris Custos n. 32).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Proteggi sempre la tua famiglia, Signore,
che hai nutrito alla mensa del pane di vita
nel ricordo gioioso di san Giuseppe
e custodisci in noi i doni del tuo amore di Padre.
Per Cristo nostro Signore.