9 Febbraio 2020

V Domenica T. O.

Is 58,7-10; Sal 111; 1Cor 2,1-5; Mt 5,13-16

Colletta: Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia, Signore, e poiché unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo.....

Prima lettura: Il profeta Isaia spazza via ogni falsa interpretazione del culto da prestare a Dio. Esso non è la somma asfissiante di cerimonie, ma l’esercizio concreto della carità e della misericordia verso i fratelli più bisognosi. Il culto è sincero se rende il fedele attento alla presenza dell’altro, altrimenti è sterile ritualismo. Lo stesso insegnamento è presente nel Nuovo Testamento. Quando verrà Cristo a giudicare i vivi e i morti, il giudizio verterà appunto sulla carità: “Venite [...] ricevete in eredità il regno preparato per voi [...]. Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,34-36).

Salmo Responsoriale: «Non dire: mi è impossibile trascinare gli altri; se tu sei cristiano, è impossibile che questo non avvenga. Come è vero che le realtà naturali non possono essere in contraddizione fra di loro, così anche per quello che abbiamo detto: operare il bene è insito nella natura stessa del cristiano. Se tu affermi che un cristiano è nell’impossibilità di portare aiuto agli altri, offendi Dio e gli dai del bugiardo. Sarebbe più facile per la luce essere tenebra, che per un cristiano non diffondere luce attorno a sé. Non dire: è impossibile. È il contrario che è impossibile. Non fare violenza a Dio» (San Giovanni Crisostomo).

Seconda lettura: San Paolo ad Atene aveva preparato un discorso condito con tanta sapienza umana ed era stato fischiato. Ora si presenta ai cristiani di Corinto «in debolezza e con molto timore e trepidazione» e la sua parola e il suo messaggio «non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza». Effettivamente «l’apostolo non si presentò ai corinzi come un filosofo, ma fu onesto nel dichiarare la natura della sua mercanzia alla dogana della coscienza umana: “Quando venni tra voi, non mi presentai ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola e di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso”» (Commento della Bibbia liturgica). Quella onestà appunto che oggi manca a tanti sedicenti predicatori.

Vangelo: «Questi versetti sono un richiamo alla missione apostolica di cui ogni cristiano è investito per il fatto di essere tale. Ciascun cristiano è tenuto a lottare per la santificazione personale, ma anche per la santificazione degli altri. È Gesù a insegnarcelo con le analogie del sale e della luce. Come il sale preserva gli alimenti dalla corruzione, dà loro sapore, li rende gradevoli e si dissolve mescolandosi a essi, così il cristiano deve svolgere quelle medesime funzioni tra i propri simili» (La Bibbia di Navarra).

Dal Vangelo secondo Matteo 5,13-16:  In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Voi siete il sale della terra... Voi siete la luce del mondo - I cristiani sono per il mondo ciò che il sale è per i cibi: danno sapore, purificano e preservano dalla corruzione. Non va dimenticato che il sale è anche sinonimo di sapienza, per cui i discepoli «sono chiamati a dare un senso nuovo, soprannaturale, cristiano alla vita umana. Senza questa azione gli uomini diventano come dissennati, senza orientazione, fatui» (Ortensio da Spinetoli). Un compito impegnativo che non può essere disatteso se non si vuole spartire la stessa sorte del sale insipido, cioè quello di essere gettato via e calpestato dalla gente.
Poiché non è possibile chimicamente parlando che il sale perda il suo sapore, la sentenza evangelica resta oscura. Ma ai tempi di Gesù come combustibile si usava generalmente lo sterco di cammello e «il sale è il catalizzatore che fa incendiare lo sterco. La sfera di sterco viene posta su un piatto di sale che forma la base della fornace. Passato del tempo, il sale perde la capacità di mantenere vivo il fuoco. Allora... quel sale non è più buono per il forno o per preparare il combustibile per la fornace. Lo si butta via. La sfida lanciata da Gesù ai suoi discepoli... è di essere catalitici, come il sale per la fornace» (John J. Pilch).
Quindi qui si alluderebbe alla vocazione di accendere fuochi, di illuminare, piuttosto che insaporire o conservare cibi. Praticamente, una esplicitazione pratica della seconda massima evangelica: Voi siete la luce del mondo. Un proseguo della missione di Cristo che amò definirsi luce del mondo (Gv 8,12).
Il tema della luce è molto caro alla sacra Scrittura.
L’essere di Dio è luce, in contrasto con l’essere umano che è tenebra. La Parola, l’insegnamento sono luce (Cf. Sal 119,5; Pr 6,23). Possiamo ricordare ancora l’invito rivolto a Israele: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore» (Is 2,5). In Is 42,6 e 49,6 Israele è chiamato «luce delle nazioni». Nel giudaismo l’immagine della luce «veniva riferita volentieri alla Legge o al Tempio, come anche ad eminenti personalità religiose. Qui si vuole insinuare che questa prerogativa passa al nuovo popolo di Dio» (Angelo Lancillotti).
Per i cristiani convertirsi dalle tenebre alla luce (Atti 26,18) per credere alla luce (Gv 12,36) è un imperativo improrogabile, così è un impegno fruttuoso quello di far risplendere la propria luce davanti agli uomini, perché vedano le loro opere buone e rendano gloria al Padre che è nei cieli.
Essere sale e luce della terra, ovvero camminare come figli della luce (Ef 5,9), è un servizio di alto valore costruttivo, rivolto a tutto il consorzio umano unicamente per la gloria Dio e non per amore di trionfalismo o per accaparrarsi i primi posti nella Chiesa e in mezzo agli uomini.

Voi siete la luce...: Apostolicam actuositatem 6: La missione della Chiesa ha come scopo la salvezza degli uomini, che si raggiunge con la fede in Cristo e con la sua grazia. Perciò l’apostolato della Chiesa e di tutti i suoi membri è diretto prima di tutto a manifestare al mondo il messaggio di Cristo con la parola e i fatti e a comunicare la sua grazia. Ciò viene effettuato soprattutto con il ministero della parola e dei sacramenti, affidato in modo speciale al clero, nel quale anche i laici hanno la loro parte molto importante da compiere «per essere anch’essi cooperatori della verità» (3Gv 8). È specialmente in questo ordine che l’apostolato dei laici e il ministero pastorale si completano a vicenda. Molte sono le occasioni che si presentano ai laici per esercitare l’apostolato dell’evangelizzazione e della santificazione. La stessa testimonianza della vita cristiana e le opere buone compiute con spirito soprannaturale hanno la forza di attirare gli uomini alla fede e a Dio; il Signore dice infatti: «Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini in modo che vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16). Tuttavia tale apostolato non consiste soltanto nella testimonianza della vita; il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare Cristo con la parola sia ai non credenti per condurli alla fede, sia ai fedeli per istruirli, confermarli ed indurli ad una vita più fervente; «poiché l’amore di Cristo ci sospinge» (2Cor 5,14) e nel cuore di tutti devono echeggiare le parole dell’Apostolo: «Guai a me se non annunciassi il Vangelo » (1Cor 9,16). Siccome m questo nostro tempo nascono nuove questioni e si diffondono gravissimi errori che cercano di abbattere dalle fondamenta la religione, l’ordine morale e la stessa società umana, questo sacro Concilio esorta vivamente tutti i laici, perché secondo la misura dei loro talenti e della loro formazione dottrinale, e seguendo il pensiero della Chiesa, adempiano con diligenza anche maggiore la parte loro spettante nell’enucleare, difendere e rettamente applicare i principi cristiani ai problemi attuali.

Sale della terra: Ad Gentes 36: Tutti i fedeli, quali membra del Cristo vivente, a cui sono stati incorporati ed assimilati mediante il battesimo, la cresima e l’eucaristia, hanno lo stretto obbligo di cooperare all’espansione e alla dilatazione del suo corpo, sì da portarlo il più presto possibile alla sua pienezza. Pertanto tutti i figli della Chiesa devono avere la viva coscienza della loro responsabilità di fronte al mondo, devono coltivare in se stessi uno spirito veramente cattolico e devono spendere le loro forze nell’opera di evangelizzazione. Ma tutti sappiano che il primo e principale loro dovere in ordine alla diffusione della fede è quello di vivere una vita profondamente cristiana. Sarà appunto il loro fervore nel servizio di Dio, il loro amore verso il prossimo ad immettere come un soffio nuovo di spiritualità in tutta quanta la Chiesa, che apparirà allora come «un segno levato sulle nazioni», come «la luce del mondo» (Mt 5,14) e «il sale della terra» (Mt 5,13). Una tale testimonianza di vita raggiungerà più facilmente il suo effetto se verrà data insieme con gli altri gruppi cristiani, secondo le norme contenute nel decreto relativo all’ecumenismo.

Il sale - Nella sacra Scrittura il sale oltre a indicare l’uso domestico ha altri significati. Mangiare il sale di qualcuno, significa mangiare il suo pane e, quindi, contrarre amicizia con lui: coloro che insieme mangiano il pane e il sale, cioè  partecipano ad uno stesso pasto, sono uniti da un legame speciale. Quando, poi, i testi biblici parlano di “sale dell’alleanza” vogliono sottolineare il carattere solenne, solido, irrevocabile della convenzione stabilita (Cf. Lv 2,13; Nm 18,19; 2Cr 13,5). Può darsi che questa espressione derivi dall’obbligo di salare tutte le offerte presentate al santuario (Cf. Lv 2,13; Ez 43,24; Mc 9,49). Questa consuetudine doveva ricordare agli Israeliti la comunione particolare che li unisce al loro Dio, come dice espressamente il Levitico (2,13). Alla luce di questa lettura possiamo dire che il discepolo di Gesù sta nel mondo come “sale dell’alleanza”.
Ai tempi di Gesù si conosceva anche la proprietà purificatrice del sale. Ed è forse a causa di questo potere d’incorruttibilità che il sale si mescolava anche all’incenso (Cf. Es 30,35), di cui facilitava, d’altronde, la combustione. Ad ogni modo, l’uso del sale nel culto obbligava a tenerne in serbo in un locale speciale del Tempio (Cf. Esd 6,9; 7,22). Forse era anche per stabilire una alleanza di sale tra la divinità e il bambino che questi alla sua nascita veniva strofinato col sale o poteva anche trattarsi d’un semplice espediente per renderlo più forte (Cf.  Ez 16,4), come anche oggi pensano i Beduini; ma forse anche tutt’e due le cose insieme.
Si sa che la parola «salario» designava al principio l’indennità concessa ai soldati romani per l’acquisto del sale. Poiché il sale rende la terra improduttiva, i Semiti ne spargevano volentieri sull’area delle città che avevano distrutto, per colpirle - magicamente forse - di sterilità, per segnare il loro decadimento (Cf. Gdc 9,45; Dt 29,23; Gb 39,9; Sal 107,34; ecc.).
Da quanto è stato detto possiamo desumere che la parabola del sale, simbolismo di grande ricchezza espressiva, inquadri superbamente la missione del discepolo di Gesù in mezzo alla società in cui vive.
Illuminare, dare sapore, questo l’impegno del cristiano e non «possiamo perdere il sapore e la luminosità del cristianesimo diluendoli in chiacchiere, e neanche in semplici pratiche pie. Vedendo la nostra fede religiosa e la nostra condotta orientate alla fratellanza e all’amore, la gente ci riconoscerà come portatori della luce di Cristo e darà gloria al Padre. Come il sale e la luce, la nostra fede e la nostra condizione cristiana non ammettono mezzi termini: o trasformano e illuminano la vita, o non servono a niente» (Basilio Caballero).
Il sale, dice Gesù, non deve perdere il suo sapore.
Qualora lo perdesse a null’altro servirebbe che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
«Vi è in queste parole la dolorosa storia di chi ha perduto il “sapore” della fede e della grazia e così, “scomunicato all’interno”, vive un’esistenza randagia e nel disamore. Il “sapore” è fedeltà alla divina rivelazione e alla tradizione viva della chiesa, alla sua prassi sacramentale e alla disciplina pastorale. Occorre custodire, preservare il sale dalla corruzione” (Benvenuto Matteucci).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** ... non «possiamo perdere il sapore e la luminosità del cristianesimo diluendoli in chiacchiere, e neanche in semplici pratiche pie” (Basilio Caballero).
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Dio, che ci hai resi partecipi
di un solo pane e di un solo calice,
fa’ che uniti al Cristo in un solo corpo
portiamo con gioia frutti di vita eterna
per la salvezza del mondo.
Per Cristo nostro Signore.