10 Febbraio 2020

Lunedì V Settimana T. O.

 1Re 8,1-7.9-13; Sal 131; Mc 6,53-56

Santa Scolastica, Vergine

Dal Martirologio: Memoria della deposizione di santa Scolastica, vergine, che, sorella di san Benedetto, consacrata a Dio fin dall’infanzia, ebbe insieme con il fratello una tale comunione in Dio, da trascorrere una volta all’anno a Montecassino nel Lazio un giorno intero nelle lodi di Dio e in sacra conversazione.

Colletta: Santifica la tua famiglia, Signore, per l’intercessione e l’esempio di santa Scolastica, e concedi a noi di amarti e servirti con purità di cuore, per sperimentare la gioia della tua amicizia. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

I discepoli, come leggiamo in Mc 6,45, erano diretti a Betsaida e molto probabilmente una tempesta improvvisa aveva impedito l’approdo a Betsaida e così avevano optato per Gennèsaret (da Gan-hasar =giardino del principe secondo l’etimologia proposta da san Girolamo), che viene normalmente ritenuta la pianura fertile e lunga tre miglia e larga più di un miglio, a sud di Cafarnao.
La gente subito riconosce Gesù: la fama della sua bontà e della sua compassione ormai dilaga, le folle entusiaste cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse.
Lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello, si tratta più precisamente del nastro tessuto con filo blu o violetto, con quattro nappe all’estremità del mantello, secondo le prescrizioni della Legge, che le persone pie portavano abitualmente ( Num 15,38-39; Dt 22,12).
Quanti lo toccavano venivano salvati, la calca assedia Gesù, ma lui, paziente, si fa toccare da tutti; non si scompone dinanzi alla invadenza della folla, ma si dimostra favorevole ad accontentare le richieste della gente. Se in altre parti Gesù è presentato come Maestro, qui lo è come taumaturgo, così come lo ricorda il libro  degli Atti Apostoli: “Voi sapete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,37-38). La guarigione apre il cuore alla fede, è il preludio per gustare il dono della salvezza.
Ma l’amore di Gesù verso i malati dovrà ben presto scontrarsi con la durezza e l’ostilità dei capi di Gerusalemme (7,1-23).

Dal Vangelo secondo Marco 6,53-56: In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.  

In quel tempo… - Jacques Hervieux (Vangelo di Marco: L’accorrere della gente alla ricerca di un beneficio da parte di Gesù è decisamente posto in rilievo (vv. 55-56a), come dimostrano «tutta» e «dovunque». Il ministero itinerante di Gesù spiega la frequenza degli spostamenti. Si va alla sua ricerca dappertutto: dentro le città o i villaggi e anche nelle campagne, lungo la strada. Come nell’episodio della donna emorroissa (5,27-28), Marco registra il desiderio dei malati di «toccare» il guaritore: è una delle pratiche terapeutiche adottate nell’antichità. L’accento posto sulla «veste» è ovvio; ricordiamolo: nel mondo semitico la veste è il simbolo della personalità. Toccare il mantello di Gesù, significa cogliere la sua stessa persona; il particolare: «anche solo il lembo...» ha un preciso significato: Marco allude al fatto che Gesù, da scrupoloso osservante della legge giudaica, aveva le famose frange alle falde del suo vestito (cfr. Nm 15,37-39). Marco vuole insomma far capire che Gesù irradia, con tutta la sua persona, questa potenza divina che salva (v. 56c): e il beneficio concesso dal messia è una salvezza che supera la semplice guarigione fisica. Non dimentichiamo che in Oriente i malati sono considerati degli esclusi dalla comunità con Dio, poiché malattia e peccato sembrano collegati. Qui, Gesù, lanciandosi avvicinare e toccare dai malati e infermi - questi poveri per eccellenza - esercita veramente il suo ruolo di «buon pastore» che accoglie le pecore senza pastore (6,34).
Questa carrellata sulle guarigioni di Gesù non deve in nessun caso essere separata dalle pagine che la precedono e che essa conclude: l’annuncio della buona novella che libera dal male, sia con azioni che con parole.

… cominciarono a portargli sulle barelle i malati - Gaetano Favero: La malattia nella tradizione ebraico-cristiana è una delle forme del male e del dolore che colpiscono l’esistenza. Dio non vuole la malattia, perché quello che ha fatto è buono (Gn 1,31; Sap 1,13-14) ed egli è amante della vita (Sap 11,26). La malattia è, in ultima analisi, legata a una caduta dell’uomo (Gn 3) e può indurre l’uomo a interrogare Dio e a vederlo come un avversario crudele (Gb 10,16-17). Dio non dà una risposta esauriente ai problemi speculativi sul male dell’esistenza, ma conduce l’uomo a intuire la sua bontà anche nell’esperienza della malattia e del dolore (Gb 42,5). Gesù è venuto per liberare l’uomo da ogni male (Me 5), perdona il peccato e guarisce dalle malattie (Me 2,1-12); egli nega che la malattia sia dovuta al peccato della persona che ne è colpita (Gv 9). Le guarigioni di Gesù sono un segno della sua vittoria su Satana, il peccato e la morte (Lc 13,10-17) e dell’irruzione del Regno di Dio. A questa missione egli ha associato gli apostoli e i discepoli (Lc 10,9; Mt 10,1; Mc 6,13; Lc 9,1-6; Mc 16,17 s.). Anche Giacomo (Gc 5,14), Paolo (1 Cor 12,28-30) e la Chiesa apostolica hanno assunto tale orientamento (cfr. At 3,11ss.; 9,32ss.; 14,8ss., 19,11s.). In questo contesto la guarigione e la salute richiamano e rimandano alla salvezza degli ultimi tempi (Col 1,24; Rm 8,19-21). La risurrezione di Cristo è il segno escatologico della méta verso cui la storia è orientata. Gli esseri umani, creati a immagine di Cristo, sono chiamati a partecipare alla pienezza della vita del Risorto. Malattia e salute sono mistero perché rimandano a una totalità che supera l’oggetto delle analisi sperimentali. La malattia rivela il continuo morire dell’uomo e offre al credente ulteriori possibilità di salvezza totale, di senso e di speranza che vanno al di là del desiderio di vita.

I sofferenti immagine di Cristo: Lumen gentium 8: Come Cristo ha compiuto la redenzione attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa e chiamata a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza. Gesù Cristo «che era di condizione divina... spogliò se stesso, prendendo la condizione di schiavo» (Fil 2,6-7) e per noi «da ricco che era si fece povero» (2Cor 8,9): così anche la Chiesa, quantunque per compiere la sua missione abbia bisogno di mezzi umani, non è costituita per cercare la gloria terrena, bensì per diffondere, anche col suo esempio, l’umiltà e l’abnegazione. Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre «ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito» (Lc 4,18), «a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo. Ma mentre Cristo, «santo, innocente, immacolato» (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr. 2 Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr. Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa «prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio», annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr. 1Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce.

Presenza della carità - Ad gentes 12: La presenza dei cristiani nei gruppi umani deve essere animata da quella carità con la quale Dio ci ha amato: egli vuole appunto che anche noi reciprocamente ci amiamo con la stessa carità. Ed effettivamente la carità cristiana si estende a tutti, senza discriminazioni razziali, sociali o religiose, senza prospettive di guadagno o di gratitudine. Come Dio ci ha amato con amore disinteressato, così anche i fedeli con la loro carità debbono preoccuparsi dell’uomo, amandolo con lo stesso moto con cui Dio ha cercato l’uomo. Come quindi Cristo percorreva tutte le città e i villaggi, sanando ogni malattia ed infermità come segno dell’avvento del regno di Dio, così anche la Chiesa attraverso i suoi figli si unisce a tutti gli uomini di qualsiasi condizione, ma soprattutto ai poveri ed ai sofferenti, prodigandosi volentieri per loro. Essa infatti condivide le loro gioie ed i loro dolori, conosce le aspirazioni e i problemi della vita, soffre con essi nell’angoscia della morte. A quanti cercano la pace, essa desidera rispondere con il dialogo fraterno, portando loro la pace e la luce che vengono dal Vangelo.

L’azione caritativa: Apostolicam actuositatem 8: Sebbene ogni esercizio di apostolato nasca e attinga il suo vigore dalla carità, tuttavia alcune opere per natura propria sono atte a diventare vivida espressione della stessa carità; e Cristo Signore volle che esse fossero segni della sua missione messianica (cfr. Mt 11,4-5).
Il più grande dei comandamenti della legge è amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi (cfr. Mt 22,37-40). Cristo ha fatto proprio questo precetto della carità verso il prossimo e lo ha arricchito di un nuovo significato, avendo identificato se stesso con i fratelli come oggetto della carità e dicendo: « Ogni volta che voi avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me » (Mt 25,40). Egli infatti, assumendo la natura umana, ha legato a sé come sua famiglia tutto il genere umano in una solidarietà soprannaturale ed ha stabilito che la carità fosse il distintivo dei suoi discepoli con le parole: «Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri » (Gv 13,35).
La santa Chiesa, come fin dalle sue prime origini, unendo insieme l’«agape» con la cena eucaristica, si manifestava tutta unita nel vincolo della carità attorno a Cristo, così, in ogni tempo, si riconosce da questo contrassegno della carità, e mentre gode delle iniziative altrui, rivendica le opere di carità come suo dovere e diritto inalienabile. Perciò la misericordia verso i poveri e gli infermi con le cosiddette opere caritative e di mutuo aiuto, destinate ad alleviare ogni umano bisogno, sono da essa tenute in particolare onore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Con la sacra unzione degli infermi e la preghiera dei sacerdoti, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi [cfr. Gc 5,14-16], anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e morte di Cristo [cfr. Rm 8,17; Col 1,24], per contribuire così al bene del popolo di Dio” (Lumen gentium 11). 
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Dio, che ci hai saziato con il pane della vita,
fa’ che sull’esempio di santa Scolastica vergine,
portiamo nel nostro corpo mortale la passione di Cristo Gesù
per aderire a te, unico e sommo bene.
Per Cristo nostro Signore.