6 Febbraio 2020

Giovedì IV Settimana T. O.

1Re 2,1-4.10-12; Cant. 1Cr 29,10-12; Mc 6,7-13

 Santi Paolo Miki e compagni Martiri

Dal Martirologio: Memoria dei santi Paolo Miki e compagni, martiri, a Nagasaki in Giappone. Con l’aggravarsi della persecuzione contro i cristiani, otto tra sacerdoti e religiosi della Compagnia di Gesù e dell’Ordine dei Frati Minori, missionari europei o nati in Giappone, e diciassette laici, arrestati, subirono gravi ingiurie e furono condannati a morte. Tutti insieme, anche i ragazzi, furono messi in croce in quanto cristiani, lieti che fosse stato loro concesso di morire allo stesso modo di Cristo.

Colletta: O Dio, forza dei martiri, che hai chiamato alla gloria eterna san paolo Miki e i suoi compagni attraverso il martirio della croce, concedi anche a noi per loro intercessione di testimoniare in vita e in morte la fede del nostro Battesimo. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

La povertà degli apostoli è necessaria, ma molto più essenziale è la povertà della stessa missione: quando la Chiesa fa dipendere il suo annuncio unicamente dai mezzi, «è una Chiesa che si è indebolita nella sua fede» (José Maria Gonzáles-Ruiz). Essere mandati a due a due è in sintonia con la tradizione biblica, secondo la quale solo la testimonianza di due testimoni (o più) garantisce la veridicità di un fatto (Cf. Dt 19,15). Il potere sugli spiriti, che Gesù conferisce ai Dodici, è un potere teso a liberare l’uomo nella sua totalità come persona umana: in modo specifico è finalizzato a liberarlo dal peccato, dalla morte corporale e da quella spirituale. Scuotere la polvere dai piedi era un gesto con il quale gli Ebrei esprimevano il distacco dal mondo pagano e la messa sotto accusa di chi si chiudeva al messaggio del vero e unico Dio. L’unzione con l’olio è bene testimoniata nel mondo pagano e in quello biblico. In quest’ultimo l’unzione compare come segno messianico con il quale si evidenzia quanto la forza di Dio è capace di operare sul corpo e sullo spirito dell’uomo.

Dal Vangelo secondo Marco 6,7-13: In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano.

Gesù chiama i Dodici ed incomincia a mandarli a due a due. L’invio «a coppie diverrà una prassi normale per l’aiuto reciproco tra i missionari, ma soprattutto per conferire alla predicazione evangelica un carattere testimoniale, quale messaggio escatologico. Secondo la Legge mosaica, erano necessari due testimoni per la validità della deposizione in tribunale [Dt 19,15]» (Angelico Poppi).
Dal proseguo del racconto si intende che è una elezione che costa sacrifici e rinunzie; è una chiamata che colloca il missionario in uno stato totale di precarietà: infatti, non è lui l’attore principale della missione, ma lo Spirito Santo; sarà lo Spirito a decidere i tempi, il luogo dove andare e dove non andare, a pianificare l’azione e a predisporre tutto quello che sarà bisognoso per una buona riuscita; anche, se sarà necessario, con l’apporto di catene, insuccessi, mortificazioni e, se sarà utile, persino con la morte violenta di colui che è mandato (Cf. At 8,29.39-40; 10,19; 13,1-4; 16,6-7; 17,22-34; ecc.).
Il mettersi nella mani dello Spirito Santo confina con la povertà evangelica che Cristo Gesù esige da chi si pone al suo seguito: una povertà che va al di là della povertà fisica o materiale, perché è, innanzi tutto, una profonda e radicale fedeltà a Dio che sconfina nell’abbandono fiducioso alla azione divina: «Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano» (Mc 18,20).
Se il missionario deve essere povero, anche la missione deve essere povera, soprattutto di mezzi umani: «E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone» (Mc 6,8).
Il missionario che pensa di procurarsi tutti i mezzi umani necessari per una buona riuscita della missione la vota al più sicuro fallimento: «La missione si prepara, sì, ma non più di quanto è necessario. L’attenzione non è rivolta principalmente alla povertà dei missionari, ma più ancora alla povertà della missione. La missione è solo questo: un ‘invio’, un essere inviato da colui che è l’unico responsabile del suo successo» (José Maria Gonzáles-Ruiz). A questo punto si comprende a cosa miri l’ordine di Gesù: il Vangelo vuole testimoni di vita e non un annuncio che si basi su dottrina e scienza umane (Cf. 1Cor 1,17).
Gesù vuole una Chiesa povera, che non abbia fiducia sui mezzi umani, ma che si abbandoni fidente a Dio. Quindi le parole di Gesù vanno al di là del puro significato letterale: quello che conta «per l’apostolo è “la passione” per la sua missione, per cui non trova tempo neppure per progettare ciò che è strettamente necessario per il viaggio; e soprattutto è la immensa fiducia in Dio che non gli farà mancare l’indispensabile per vivere» (Settimio Cipriani). Quando la Chiesa apostolica incominciò a praticare la carità verso i più poveri, ad interessarsi delle vedove (Cf. At 6,1ss), a condividere beni ed eucaristia (Cf. At 2,42-47), quando mostrò i segni inequivocabili della povertà (Cf. At 3,6), della carità e della solidarietà, la risposta del popolo fu immediata ed entusiasta (Cf. At 4,33).
Come il fallimento deve essere preventivato, così deve essere registrato; cioè deve essere messo in evidenza con un gesto molto forte al di là del puro significato simbolico: «Se in qualche luogo non vi accogliessero... andatevene e scuotete la polvere sotto ai vostri piedi» (Mc 6,11). Per chi si ostina a non ascoltare o a non accogliere la parola di salvezza l’appuntamento con la giustizia divina è soltanto rimandato: la polvere dei sandali dei missionari sarà un capo d’accusa indelebile dinanzi agli occhi del Cristo redentore e giusto giudice.
La conclusione del brano evangelico, Partiti predicavano... scacciavano molti demoni..., mette in evidenza una Chiesa decisamente carismatica: la parola e i prodigi sono complementari; il potere di scacciare i demòni e di guarire gli ammalati danno alla parola il sigillo della veridicità e l’annunzio conferma che i miracoli sono doni salvifici; non sono fine a se stessi, ma donati gratuitamente da Dio agli uomini per la loro salvezza. Gesù trasmette ai Dodici il potere di fare miracoli e di scacciare i demòni, per indicare la continuità della sua opera con l’opera degli Apostoli e della Chiesa.

Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due - P. Francesco M. Uricchio - P. Gaetano Stano (Vangelo secondo Marco): L’uso di andare a coppie è giudaico; era praticato già dal Battista (cfr. Lc. 7,18; Gv. 1,37) e passò nella Chiesa primitiva (cfr. Atti 13,2.4 [Paolo e Barnaba); 15,39 [Barnaba e Marco]; 15,40 [Paolo e Sila]) e, probabilmente, originò nelle regole monastiche la prescrizione del «compagno» ogni qualvolta il religioso deve recarsi fuori dell’ambiente claustrale. I due devono essere di aiuto reciproco (cfr. Eccle. 4,9) e testimoni della buona condotta. Qui, come nei versetti seguenti, non è ricordata nessuna raccomandazione concernente la predicazione: se mancasse il breve riassunto dei vv. 12-13, si direbbe che il Maestro abbia inviato i Dodici ad esorcizzare.
Anche in ciò si vede quanto sia lacunoso lo scritto evangelico e quanto poco ordinato Marco nel presentare le magre notizie a sua disposizione. Luca (9,2), avvertendo la lacuna, vi ha rimediato. Gli esorcismi come pure la grazia delle guarigioni (v. 13) non erano scopo a se stessi, ma avevano una finalità identica ai miracoli di Gesù: contrastare e distruggere l’impero di Satana, fine per il quale il Maestro - il forte (cfr. 3,27) - era venuto, o, meglio, essere il segno visibile dell’avanzata del Regno di Dio e della sconfitta invisibile del suo nemico nel mondo umano. La posizione del TAYLOR, 303, secondo cui la pratica dell’esorcismo riflette usi posteriori della Chiesa, è insostenibile. Anzitutto, i Giudei praticavano largamente l’esorcismo (cfr. Mt. 12,27 = Lc. 11,19; Atti 19,13; STR.-BILL., IV, I, 533-535). D’altra parte, l’accettazione di esorcizzare il fanciullo epilettico (9,18) suppone che i discepoli erano persuasi di avere ricevuto tale potere, altrimenti non avrebbero rischiato di fare una figura meschina. Il loro insuccesso prova solamente che essi non avevano di tale potere un uso cosi assoluto e autoritativo come Gesù: ma un uso da praticarsi con umiltà, ricorso alla preghiera e confidenza in Dio. Giustamente il LOHMEYER, 113 s., rileva che Gesù, nel comunicare tale facoltà ai Dodici si attribuisce poteri propri di Dio e implicitamente si pone al suo livello.

La testimonianza cristiana - Ad Gentes n. 11: Testimonianza di vita e dialogo - È necessario che la Chiesa sia presente in questi raggruppamenti umani attraverso i suo}figli, che vivono in mezzo ad essi o ad essi sono inviati. Tutti i cristiani infatti, dovunque vivano, sono tenuti a manifestare con l’esempio della loro vita e con la testimonianza della loro parola l’uomo nuovo, di cui sono stati rivestiti nel battesimo, e la forza dello Spirito Santo, da cui sono stati rinvigoriti nella cresima; sicché gli altri, vedendone le buone opere, glorifichino Dio Padre e comprendano più pienamente il significato genuino della vita umana e l’universale legame di solidarietà degli uomini tra loro.
Ma perché essi possano dare utilmente questa testimonianza, debbono stringere rapporti di stima e di amore con questi uomini, riconoscersi come membra di quel gruppo umano in mezzo a cui vivono, e prender parte, attraverso il complesso delle relazioni e degli affari dell’umana esistenza, alla vita culturale e sociale. Così debbono conoscere bene le tradizioni nazionali e religiose degli altri, lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che vi si trovano nascosti; debbono seguire attentamente la trasformazione profonda che si verifica in mezzo ai popoli, e sforzarsi perché gli uomini di oggi, troppo presi da interessi scientifici e tecnologici, non perdano il contatto con le realtà divine, ma anzi si aprano ed intensamente anelino a quella verità e carità rivelata da Dio. Come Cristo stesso penetrò nel cuore degli uomini per portarli attraverso un contatto veramente umano alla luce divina, così i suoi discepoli, animati intimamente dallo Spirito di Cristo, debbono conoscere gli uomini in mezzo ai quali vivono ed improntare le relazioni con essi ad un dialogo sincero e comprensivo, affinché questi apprendano quali ricchezze Dio nella sua munificenza ha dato ai popoli; ed insieme devono tentare di illuminare queste ricchezze alla luce del Vangelo, di liberarle e di ricondurle sotto l’autorità di Dio salvatore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro» (Vangelo)
Nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Custodisci in noi il tuo dono, Signore,
e il pane eucaristico che abbiamo ricevuto
nella memoria dei santi martiri Paolo Miki e compagni
diventi per noi sorgente di salvezza e di pace.
Per Cristo nostro Signore.