29 Gennaio 2020

Mercoledì III Settimana Tempo Ordinario

2Sam 7,4-17; Sal 88 (89); Mc 4,1-20

Colletta: Dio onnipotente ed eterno, guida i nostri atti secondo la tua volontà, perché nel nome del tuo diletto Figlio portiamo frutti generosi di opere buone. Per il nostro Signore...

Il brano marciano può essere diviso in tre parti. La prima parte raccoglie la “parabola del seminatore”, la seconda parte viene suggerito perché Gesù parla in parabole, e nella terza vi è la spiegazione della parabola del seminatore. Sia Matteo (13,1-23) che Luca (8,4-15) riportano la parabola del seminatore.
La parabola del seminatore è “un invito ad accogliere la parola che il Signore sparge a larghe mani in mezzo a noi, attraverso il ministero della sua Santa Chiesa. È soprattutto un invito a far fruttificare ciò che si è ricevuto. La parabola ci dà poi la chiave per comprendere il mistero del bene e del male esistente nel mondo, e cioè il mistero della libertà umana, che può aprirsi o chiudersi all’opera della grazia di Dio. La stessa pagina del Vangelo ci dà pure un senso di grande speranza, facendoci notare l’intimo dinamismo della semente che viene sparsa nel mondo. Essa sempre cresce, lo avverta o meno l’agricoltore che l’ha gettata nel solco. È questa la sua innata vitalità. Lo ricordava Gesù ai suoi discepoli anche con l’analoga parabola del granello di senapa “che un uomo prese e seminò nel suo campo. Certo, è il più piccolo di tutti i semi, ma cresciuto che sia, ... diventa un albero in modo che gli uccelli del cielo vanno a posarsi fra i suoi rami” (Mt 13,31-32). Questa è la Chiesa: un albero che ha messo le sue radici nella profondità della storia umana, offrendo poi i suoi rami come rifugio sicuro a tutti gli uomini di buona volontà” (Card. Angelo Sodano).

Dal Vangelo secondo Marco 4,1-20: In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».

Le parabole: Catechismo degli Adulti 125: Le parabole sono racconti simbolici, in cui il paragone fra due realtà viene elaborato in una narrazione. Si tratta di un genere letterario che aveva precedenti nell’Antico Testamento, come ad esempio la severa parabola con cui il profeta Natan indusse a conversione il re David; ma Gesù lo impiega in modo estremamente originale. Vi fa ricorso per lo più quando si rivolge a quelli che non fanno parte della cerchia dei discepoli: i notabili, le autorità, la folla dei curiosi. Narra con eleganza piccole storie verosimili, ambientandole nella vita ordinaria, quasi a insinuare che il Regno è già all’opera con la sua potenza nascosta. Ma ecco, nel bel mezzo della normalità, uscir fuori spesso l’imprevedibile, l’insolito, come ad esempio la paga data agli operai della vigna: uguale per tutti, malgrado il diverso lavoro. È la novità del Regno, il suo carattere di dono gratuito e incomparabile. Gesù fa appello all’esperienza delle persone. Invita a riflettere e a capire, a liberarsi dai pregiudizi. Il suo punto di vista si pone in contrasto con quello degli interlocutori. Ascoltando la parabola, costoro si trovano coinvolti dentro una dinamica conflittuale e sono costretti a scegliere, a schierarsi con lui o contro di lui. Anzi, la provocazione risulterebbe ancor più evidente, se conoscessimo le situazioni originarie concrete, in cui le parabole furono pronunciate. La loro forza comunque è ben superiore a quella di una generica esortazione moraleggiante.

Hidelgard Gollinger: 1. Gesù sfrutta le parabole per rendere comprensibile il suo messaggio a tutti gli uomini. La maggior parte delle parabole parla dell’avvento certo della signoria di Dio, che è già stata inaugurata nell’opera e nella predicazione di Gesù. (L’operare di Gesù è come la semente - il regno di Dio viene, a dispetto di tutti gli ostacoli, in modo certo come la messe). Altre parabole si rivolgono a discepoli dubbiosi e impazienti: anche se il principio è piccolo e invisibile, la fine sarà tuttavia gloriosa - come il piccolo seme di senape diventa un grande albero. Agli oppositori di Gesù viene detto: Dio non addebita gli errori agli uomini, al contrario, ha un amore traboccante per i peccatori, va in cerca di chi è perduto (cfr. padre amorevole, pecora smarrita, dramma perduta; ciò che è stato smarrito). Nell’annuncio di Gesù le parabole erano comprensibili a partire dalla situazione del momento e non avevano bisogno di una spiegazione particolare.
2. La chiesa primitiva fa proprie le parabole per attualizzarle nella situazione mutata rispetto al tempo di Gesù. La parabole diventa uno strumento di ammonizione (a) o di istruzione (b). Questo può accadere per una trasformazione in allegoria (c) e per mezzo di un’interpretazione aggiuntiva (d).
a) La parabola della pecora smarrita è rivolta, nella situazione di Gesù, agli avversari che dovrebbero riconoscere, per mezzo di essa, l’amore di Dio anche per i peccatori e il diritto di Gesù, di annunciarlo anche a queste persone (Lc 15,1-7). Nella situazione della chiesa primitiva i referenti dell’esortazione sono coloro che presiedono le comunità, affinché non rifiutino i membri della comunità diventati infedeli, ma si prendano cura di loro con vera sollecitudine di pastori (si noti la connessione con Mt 18,12-14).
b) La parabola della zizzania (Mt 13,24-30 culmina originariamente nell’esortazione alla pazienza. Nel Sitz im Leben della chiesa questa parabola viene trasformata in un’illustrazione didattica della venuta del Figlio dell’uomo e del giudizio (Mt 13,36-43).
c) Nella misura in cui la parabola dei vignaioli omicidi (Mc 12,1-12; Mt 21,33-46; Lc 20,9-19) è ancora ricostruibile, originariamente essa doveva parlare di tre messaggeri maltrattati e infine dell’invio del figlio; questo viene ucciso e la vigna, per castigo, viene data ad altri vignaioli. Nel Sitz im Leben di Gesù è importante l’ultimo tratto del racconto: Gesù minaccia che l’offerta di salvezza sarà tolta a Israele e data “ad altri”, ai pagani.
d) La parabola del seminatore (Me 4,3-8) mostra come, nonostante molte resistenze, alla fine il grande successo s’imporrà. I discepoli che dubitano del successo di Gesù debbono riconoscere dall’immagine della semente che, nonostante tutto, alla fine il raccolto c’è. L’interpretazione allegorizzante della comunità (Mc 4,14-20) suddivide i cristiani in diverse classi e spiega così la tiepidezza e l’abbandono, ma anche lo zelo di molti cristiani.
3. Nel conteso di un Vangelo scritto, la singola parabola viene a rivestire una nuova funzione. Varie parabole vengono raccolte in “discorsi” (Mc 4; Mt 25) e diventano al tempo stesso illustrazioni delle affermazioni dell’evangelista. La parabole del seminatore, per es., serve ora da esempio per l’“insegnamento” che Gesù offre: per coloro che sono “dentro” è rivelazione, mentre per quelli che sono “fuori” resta un discorso enigmatico.

Il seminatore semina la Parola - A. Feuillet e P. Grelot (Parola di Dio, in Dizionario Teologia Bblica): Gesù annunzia il vangelo del regno, «annunzia la parola» (Mc 4,33), facendo conoscere in parabole i misteri del regno di Dio (Mt 13,11 par.). Apparentemente egli è un profeta (Gv 6,14) od un dottore che insegna in nome di Dio (Mt 22,16 par.). In realtà parla «con autorità» (Mc 1,22 par.), come in proprio, con la certezza che «le sue parole non passeranno» (Mt 24,35 par.). Questo atteggiamento lascia intravvedere un mistero, sul quale il quarto vangelo si china con predilezione. Gesù «dice le parole di Dio» (Gv 3,34), dice «ciò che il Padre gli ha insegnato» (Gv 8, 28). Perciò «le sue parole sono spirito e vita» (Gv 6,63). A più riprese l’evangelista usa con enfasi il verbo «parlare» per sottolineare l’importanza di questo aspetto di Gesù (ad es. Gv 3,11; 8,25-40; 15,11; 16,4...), perché Gesù «non parla da sé» (Gv 12,49 s; 14,10), ma «come il Padre gli ha parlato prima» (Gv 12,50). Il mistero della parola profetica, inaugurato nel Vecchio Testamento, raggiunge quindi in lui il suo perfetto compimento. Perciò agli uomini viene intimato di prendere posizione di fronte a questa parola che li mette in contatto con Dio stesso. I sinottici riferiscono discorsi di Gesù che mostrano chiaramente la posta di questa scelta. Nella parabola del seme, la parola - che è il vangelo del regno - è accolta diversamente dai suoi diversi uditori: tutti «sentono»; ma soltanto quelli che la «comprendono» (Mt 13,23) o l’«accolgono» (Mc 4,20 par.) o la «custodiscono» (Lc 8,15), la vedono portare in essi il suo frutto. Così pure, al termine del discorso della montagna in cui ha proclamato la nuova legge, Gesù oppone la sorte di coloro che «ascoltano la sua parola e la mettono in pratica» alla sorte di coloro che «l’ascoltano senza metterla in pratica» (Mt 7,24.26; Lc 6,47.49): casa fondata sulla roccia, da una parte; sulla sabbia, dall’altra. Queste immagini introducono una prospettiva di giudizio; ognuno sarà giudicato sul suo atteggiamento di fronte alla parola: «Se uno avrà arrossito di me e delle mie parole, il figlio dell’uomo arrossirà anche di lui quando verrà nella gloria del Padre suo» (Mc 8,38 par.)

Il seminatore semina la Parola: Lumen gentium 5: Il mistero della santa Chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione. Il Signore Gesù, infatti, diede inizio ad essa predicando la buona novella, cioè l’avvento del regno di Dio da secoli promesso nella Scrittura: «Poiché il tempo è compiuto, e vicino è il regno di Dio» (Mc 1,15; cfr. Mt 4,17). Questo regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo. La parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato nel campo (cfr. Mc 4,14): quelli che lo ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo (cfr. Lc 12,32), hanno accolto il regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto (cfr. Mc 4,26-29). Anche i miracoli di Gesù provano che il regno è arrivato sulla terra: «Se con il dito di Dio io scaccio i demoni, allora è già pervenuto tra voi il regno di Dio» (Lc 11,20 cfr. Mt 12,28). Ma innanzi tutto il regno si manifesta nella stessa persona di Cristo, figlio di Dio e figlio dell’uomo, il quale è venuto «a servire, e a dare la sua vita in riscatto per i molti» (Mc 10,45). Quando poi Gesù, dopo aver sofferto la morte in croce per gli uomini, risorse, apparve quale Signore e messia e sacerdote in eterno (cfr. At 2,36; Eb 5,6; 7,17-21), ed effuse sui suoi discepoli lo Spirito promesso dal Padre (cfr. At 2,33). La Chiesa perciò, fornita dei doni del suo fondatore e osservando fedelmente i suoi precetti di carità, umiltà e abnegazione, riceve la missione di annunziare e instaurare in tutte le genti il regno di Cristo e di Dio, e di questo regno costituisce in terra il germe e l’inizio. Intanto, mentre va lentamente crescendo, anela al regno perfetto e con tutte le sue forze spera e brama di unirsi col suo re nella gloria.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno». (Vangelo)
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Dio, che in questi santi misteri
ci hai nutriti col corpo e col sangue del tuo Figlio,
fa’ che ci rallegriamo sempre del tuo dono,
sorgente inesauribile di vita nuova.
Per Cristo nostro Signore.