28 Gennaio 2020

Martedì III Settimana Tempo Ordinario

2Sam 6,12b-15.17-19; Sal 23 (24); Mc 3,31-35

S. Tommaso d’Aquino, Sacerdote e Dottore della Chiesa

Dal Martirologio: Memoria di san Tommaso d’Aquino, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e dottore della Chiesa, che, dotato di grandissimi doni d’intelletto, trasmise agli altri con discorsi e scritti la sua straordinaria sapienza. Invitato dal beato papa Gregorio X a partecipare al secondo Concilio Ecumenico di Lione, morì il 7 marzo lungo il viaggio nel monastero di Fossanova nel Lazio e dopo molti anni il suo corpo fu in questo giorno traslato a Tolosa.

Colletta: O Dio, che in san Tommaso d’Aquino hai dato alla tua Chiesa un modello sublime di santità e di dottrina, donaci la luce per comprendere i suoi insegnamenti e la forza per imitare i suoi esempi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

L’iniziativa dei parenti di Gesù è raccontata anche da Matteo (12,46-50) e da Luca (8,19-21). L’evangelista Marco già nei versetti 20-21 aveva suggerito il motivo per cui i parenti di Gesù erano alla sua ricerca: «[Gesù] Entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: “È fuori di sé”».
… dicevano infatti “Fuori di sé”, è una espressione molto forte, il pensare che Gesù fosse “fuori di sé” non fa di certo onore alla famiglia di Gesù, e in verità il verbo impersonale dicevano potrebbe riferirsi all’opinione della folla.
Da qui si può pensare che i parenti di Gesù forse erano preoccupati per la sua salute a motivo della spossante attività, o impensieriti a motivo della sua incondizionata disponibilità. Forse pensavano che esagerasse, forse..., ma in ogni caso l’episodio ci suggerisce che spesso agli uomini manca qualsiasi comprensione del misterioso operare di Dio.
Dio dovrebbe rimanere chiuso nel nostro concetto di ordine e di buon senso, e così pensiamo di chi si dona a Cristo, ci sembra troppo esagerato il suo fare e borbottiamo che dovrebbe risparmiarsi nella fatica, nell’amore, e dovrebbe donarsi con cautela. Tutto ciò che ci supera, ci sorprende e ci disturba, lo definiamo privo di senso, lo riteniamo esagerato. Ai latori della richiesta dei parenti Gesù risponde in modo chiaro, sono parole che non possono essere equivocate: Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre. Gesù non rinnega la sua parentela naturale ma la subordina a un legame più alto, più nobile, più spirituale. Il regno di Dio richiede un impegno personale del discepolo il quale, a volte, deve trascendere tutti i legami naturali di famiglia o di gruppo etnico.

Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano - Da questo brano evangelico e da altri brani molti deducono che Maria dopo la nascita verginale abbia avuto altri figli oppure affermano che i “fratelli” fossero figli di Giuseppe di un precedente matrimonio, tesi che vengono smentite dagli stessi Vangeli infatti essi forniscono con chiarezza la maternità e la paternità dei “fratelli e delle sorelle di Gesù” escludendo in questo modo ogni “coinvolgimento” di Maria che dalla Chiesa è stata sempre venerata vergine, prima, durante e dopo il parto. Afferma “il Concilio Vaticano II nella Dei Verbum 9: La sacra Tradizione dunque e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine. [...] ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura. La Chiesa nel suo cammino di comprensione della rivelazione di Dio in Gesù Cristo ha acquisito a un certo momento di tale cammino la certezza necessaria, a partire dalle scritture e dalla Tradizione, per affermare la perpetua verginità di Maria. Da quel momento anche la questione dei fratelli di Gesù, è illuminato da ciò che la Chiesa crede” (Padre Filippo Belli).

Dal Vangelo secondo Marco 3,31-35: In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».

In quel tempo, gli scribi … - Jean Radermakers (Lettura Pastorale del Vangelo di Marco): Frattanto, si annuncia a Gesù una visita: sua madre e i suoi fratelli son fuori: «Ti cercano» (3,32), gli dicono, ripetendo l’invito di Simone a Gesù in preghiera (1,37). La folla è di nuovo presente e circonda il Maestro. Chi sono questi «fratelli» e queste «sorelle»? Questi termini, che esprimono normalmente una parentela di sangue, designavano anche, in ambiente semitico, i membri di una tribù, di un clan, di una famiglia (Gn 1.4,14-16; 29,15; Lv 10,4; 1Cr 23,22, cc.). Coscienti della fraternità che li legava fra loro a motivo di Gesù, che aveva loro rivelato il Padre dei cieli, i primi cristiani amavano chiamarsi «fratelli» (At 1,15; 9,17; 11,1; 12,17; 21,17-18: Rm 1,13; 1Cor 9,5; ecc.) e «sorelle» (Rm 16,1; 1Cor 7,15; 1 Tm 5,2; Flm 2; Gc 2,15).
La risposta di Gesù ci ricorda la designazione dei dodici all’inizio della nostra sequenza. Gettando uno sguardo intorno sulla folla, esclama: «Ecco mia madre e i miei fratelli »,significando che ormai il rapporto degli uomini con lui determina una parentela più reale di quella dei legami carnali. Questo, a motivo della «volontà di Dio» (3,35): chiunque fa la volontà di Dio, sull’esempio di Gesù, diventa, per lui, fratello e sorella e madre. Non sono i legami carnali a gli incontri umani che determinano la parentela di Gesù, ma il riconoscimento della libera elezione di Dio. Non è in questo senso che Gesù aveva scelto «coloro che voleva» (3,13)?

Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano - A. Négrier e X. Léon-Dufour: La parola «fratello», nel senso più stretto, designa le persone nate dallo stesso seno materno (Gen 4,2). Ma in ebraico, come in molte altre lingue, si applica per estensione ai membri di una stessa famiglia (Gen 13,8; Lev 10,4; cfr. Mc 6,3), d’una stessa tribù (2Sam 19,13), di uno stesso popolo (Deut 25,3; Giud 1,3), in opposizione agli stranieri (Deut 1,16; 15,2s); designa infine i popoli discendenti da uno stesso antenato, come Edom ed Israele (Deut 2,4; Am 1,11). Accanto a questa fraternità fondata sulla carne, la Bibbia ne conosce un’altra, il cui legame è di ordine spirituale: fraternità per la fede (Atti 2,29), la simpatia (2Sam 1,26), la funzione simile (2Cron 31,15; 2Re 9,2), l’alleanza stipulata (Am 1,9; 1Re 20,32; 1Mac 12,10)... Questo uso metaforico della parola fa vedere che la fraternità umana, come realtà vissuta, non si limita alla semplice consanguineità, benché questa ne costituisca il fondamento naturale. La rivelazione non parte da una riflessione sul fatto che tutti gli uomini sono naturalmente fratelli. Non che essa respinga l’ideale di fraternità universale; ma sa che è irrealizzabile, e ne ritiene la ricerca fallace, finché non è compiuta in Cristo. Del resto, infatti, proprio ad esso mira già l’Antico Testamento attraverso comunità fraterne elementari fondate sulla stirpe, il sangue o la religione; ed infine il Nuovo Testamento incomincia a realizzarlo nella comunità della Chiesa.

…. chi fa la volontà di Dio - E. Jacquemi e X. Léon-Dufour: «SIA FATTA LA TUA VOLONTA!» Dopo che in Gesù la volontà di Dio si è realizzata sulla terra come in cielo, il cristiano può essere sicuro di essere esaudito nella sua orazione domenicale (Mt 6,10). Deve quindi, da discepolo autentico, riconoscere e praticare questa volontà.
1. Discernere la volontà di Dio. - Il discernimento e la pratica della volontà divina si condizionano a vicenda: bisogna compiere la volontà di Dio per apprezzare la dottrina di Gesù (Gv 7,17), ma d’altra parte bisogna riconoscere in Gesù e nei suoi Comandamenti i comandamenti stessi di Dio (14,23s). Ciò rientra nel mistero dell’incontro delle due volontà, quella dell’uomo peccatore e quella di Dio: per andare a Gesù, bisogna essere «attratti» dal Padre (6,44), attrazione che, secondo la parola greca, è ad un tempo costrizione e dilettazione (giustificando l’espressione di S. Agostino: «Dio che mi è più intimo di me stesso»). Per discernere la volontà di Dio non basta conoscere la lettera della legge (Rom 2,18), ma occorre aderire ad una persona, e ciò può avvenire solo per mezzo dello Spirito Santo che Gesù dona (Gv 14,26). Allora il giudizio rinnovato permette di «discernere qual è la volontà di Dio, Ciò che è bene, ciò che gli piace, ciò che è perfetto» (Rom 12, 2). Questo discernimento non riguarda soltanto la vita quotidiana; perviene alla «piena conoscenza della sua volontà, sapienza ed intelligenza spirituale» (Col 1,9): questa è la condizione di una vita che piaccia al Signore (1,10; cfr. Ef 5,17). Anche la preghiera non può più essere che una preghiera «secondo la sua volontà» (1Gv 5,14), e la formula classica «se Dio lo vuole» assume una risonanza totalmente diversa (Atti 18,21; 1Cor 4,19; Giac 4,15), perché suppone un riferimento costante al «mistero della volontà di Dio» (Ef 1,3-14).
2. Praticare la volontà di Dio. - A che pro conoscere ciò che il padrone vuole, se non lo si mette in pratica (Lc 12,47; Mt 7,21; 21,31)? Questa «pratica» costituisce propriamente la vita cristiana (Ebr 13,21), in opposizione alla vita secondo le passioni umane (1Piet 4,2; Ef 6,6). Più precisamente, la volontà di Dio a nostro riguardo è santità (1 Tess 4, 3), ringraziamento (5, 18); pazienza (1Piet 3,1) e buona condotta (2,15). Questa pratica è passibile, perché «è Dio che suscita in noi e il volere e l’operare per l’esecuzione del suo beneplacito» (Fil 2,13). Allora c’è comunione delle volontà, accordo della grazia e della libertà. 

Non tutti infatti quelli che dicono: «Signore, Signore», entreranno nel regno dei cieli, ma quelli che fanno la volontà del Padre e coraggiosamente agiscono - Gaudium et spes 93: I cristiani, ricordando le parole del Signore: «in questo conosceranno tutti che siete i miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri» (Gv 13,35), niente possono desiderare più ardentemente che servire con maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo. Perciò, aderendo fedelmente al Vangelo e beneficiando della sua forza, uniti con tutti coloro che amano e praticano la giustizia, hanno assunto un compito immenso da adempiere su questa terra: di esso dovranno rendere conto a colui che tutti giudicherà nell’ultimo giorno.
Non tutti infatti quelli che dicono: «Signore, Signore», entreranno nel regno dei cieli, ma quelli che fanno la volontà del Padre e coraggiosamente agiscono. Perché la volontà del Padre è che in tutti gli uomini noi riconosciamo ed efficacemente amiamo Cristo fratello, con la parola e con l’azione, rendendo così testimonianza alla verità, e comunichiamo agli altri il mistero dell’amore del Padre celeste.
Così facendo, risveglieremo in tutti gli uomini della terra una viva speranza, dono dello Spirito Santo, affinché alla fine essi vengano ammessi nella pace e felicità somma, nella patria che risplende della gloria del Signore.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre. (Vangelo)
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Padre, che ci hai nutrito di Cristo, pane vivo,
formaci alla scuola del suo Vangelo,
perché sull’esempio di san Tommaso d’Aquino
conosciamo la tua verità e la testimoniamo nella carità fraterna.
Per Cristo nostro Signore.