14 Gennaio 2020

Martedì - Prima Settimana del Tempo Ordinario

1Sam 1,9-20; Cant. 1Sam 2,1.4-8; Mc 1,21b-28

Colletta: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Gesù insegna nella sinagoga a Cafarnao e insegna come “uno che ha autorità” tanto da suscitare stupore. L’inciso “non come gli scribi”, forse vuol suggerire che gli scribi insegnavano “ripetendo a memoria” quanto avevano appreso o studiato o appellandosi l’autorità degli antichi, Gesù invece approfondisce, spiega, tratta esaurientemente, sviscera con estrema naturalezza quanto sta insegnando, da qui nasce lo stupore dell’uditorio. Allo stupore si assomma il timore a motivo dell’esorcismo con il quale Gesù libera l’uomo posseduto da uno spirito impuro. Anche qui si ravvisa una novità: per Gesù non occorrono lunghe preghiere o imprecazioni o uso di formule, è il suo imperio che si manifesta al quale il demonio non può resistere. Da qui l’osservazione degli astanti: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
Lo spirito impuro riconosce Gesù come il “santo di Dio”, cioè il Messia strettamente unito a Dio e ne proclama il nome: ma Gesù scacciandolo gli intima di tacere, e questo per evitare inutili equivoci sulla sua persona e sulla sua missione. Ai “demoni (Mc 1,25.34; 3,12), come ai miracolati (Mc 1,44; 5,43; 7,36; 8,26) e perfino agli apostoli (Mc 8,30; 9,9), Gesù impone sulla sua identità messianica una consegna di silenzio che sarà tolta solo dopo la sua morte (Mt 10,27+). Poiché il popolo si faceva una idea nazionalista e guerriera del Messia, molto diversa da quella che Gesù voleva incarnare, gli occorreva usare molta prudenza, almeno in terra d’Israele (cf. Mc 5,19), per evitare spiacevoli equivoci sulla sua missione (cf. Gv 6,15; Mt 13,13+). Questa consegna del «segreto messianico» non è una tesi artificiosa inventata più tardi da Marco come alcuni hanno preteso; risponde invece a un atteggiamento storico di Gesù, benché Marco ne abbia fatto un tema su cui ama insistere. Oltre Mt 9,30 Matteo e Luca hanno questa consegna solo parallelamente a Marco; spesso anzi l’omettono” (Bibbia di Gerusalemme). Stupore e timore accendono l’entusiasmo delle folle, tanto che la fama di Gesù come maestro e taumaturgo “si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea”.

Dal Vangelo secondo Marco 1,21b-28: In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

L’esorcismo riferito dall’evangelista Marco avviene nella sinagoga di Cafàrnao, dove Gesù ha appena terminato di insegnare. Non si conosce l’età dell’uomo posseduto, così non è dato di sapere se la possessione si manifestava esternamente con i segni di una malattia fisica o psichica. 
Lo spirito viene detto impuro perché «il giudaismo [Cf. Zac 13,2] chiamava i demòni spiriti impuri, in quanto estranei e ostili alla purità religiosa e morale che esigeva il servizio di Dio [Cf. Mc 3,11.30; ecc.; Mt 10,1; 12,43; Lc 4,33.36; ecc.]» (Bibbia di Gerusalemme).
Che vuoi da noi... Sei venuto a rovinarci: lo spirito impuro ora usa il plurale, segno che lo scontro vede in campo l’intero Inferno; nella lotta con Gesù ad essere vinto non è un solo demonio, bensì l’intero regno di Satana.
Io so chi tu sei: Satana ricorre a questo stratagemma perché, secondo un comune intendimento, chi conosce il nome di una persona ha potere sul suo portatore (Cf. Gen 32,30; Gdc 13,17). Così, pronunciandone il nome si credeva di poter acquistare il potere di una cosa o di una persona.
... tu sei: il santo di Dio!, per Adalberto Sisti, il «Santo per eccellenza è il Santo di Israele, Jahvé [Is 40,25; 17,15]. Ma la santità è anche uno dei beni promessi per i tempi messianici [Cf. Dn 4,5; 6,13; 9,29]. Quindi, anche se non si tratta di un titolo proprio del Messia, qui il demonio riconosce in Gesù quanto meno un uomo dotato di straordinaria santità, intravede in lui la divina potenza e cerca di difendersi “mostrando di conoscerlo e rendendone noti ai presenti il nome e il titolo” [Schnackenburg, 51]» (Marco).
La pronta e immediata liberazione dell’uomo, fa intendere che soltanto Gesù, con la sua potenza, può liberare l’uomo dalle forze malvagie che lo assediano minacciandolo da ogni parte. Distruggendo l’impero e le opere del diavolo (Cf. Mt 12,28; Lc 4,6; 10,17-19; Gv 12,31; 1Gv 3,8), Gesù inaugura il regno messianico restituendo all’uomo la sua totale integrità e la sua piena libertà, quella dello spirito e quella del corpo.
Singolare poi l’uscita dello spirito immondo dall’uomo: lo fa gridando «gridando forte» (letteralmente: avendo gridato con voce grande) e straziando il malcapitato. Il verbo greco (σπαράξαν = avendo straziato) usato dall’evangelista Marco indica un’azione violenta in quanto significa «contorcere violentemente, agitare convulsamente». Vinto e umiliato il diavolo sfoga tutta la sua rabbia sull’uomo. Con i deboli si fa arrogante e temerario, con il Forte si fa vile, debole (Cf. Lc 11,21-22).
Il potere di Gesù, con il quale comanda agli spiriti immondi, riempie di ammirazione e di timore coloro che lo ascoltano. Che così non possono non ammettere che sono uditori di «un insegnamento nuovo, dato con autorità». Questa frase, sempre per il Sisti, è «sufficientemente chiara. L’insegnamento viene giustamente ricollegato al miracolo, che ne è il segno dimostrativo. Esso è nuovo soprattutto riguardo al contenuto, in quanto annuncia un regno spirituale di Dio, e autoritario per il modo in cui viene impartito» (ibidem).
La fama di Gesù si «diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea», forse più per la sua autorità sugli spiriti immondi e per la sua potenza taumaturgica che per la sua dottrina. Di questi fraintendimenti i Vangeli sono pieni (Cf. Mt 16,6.12; Gv 6,26).

Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava - Roberto Tufariello e Giuseppe Barbaglio: Cristo è il maestro per eccellenza; durante la sua vita pubblica, l’insegnamento costituisce un aspetto essenziale della sua vita. Nei brevi passi che riassumono la sua azione in Galilea, si dice in primo luogo egli insegnava, poi che annunziava la buona novella del regno e infine che guariva i malati (Mt 4,23; 9,35). L’insegnamento aveva luogo generalmente nelle sinagoghe (Mt 9,35; 12,9ss; 13,54; Mc 1,21; Lc 4,15; 18,20); a Gerusalemme nel tempio (Mc 12,35; Lc 21,37; Mt 26,55; Gv 7,14ss; 8,20). però ha insegnato anche in piena campagna, presso la riva di un lago, per la strada, o in casa. Insegnava quotidianamente (At 26,55) e in modo speciale in occasioni delle feste (Gv 8,20). «Con questi dati dei vangeli concorda il fatto che gran parte di quanto ci è stato tramandato su Gesù è costituito da insegnamenti» (Kittel).
Come si comportasse Gesù nella sua azione didattica, possiamo vederlo dal racconto della visita nella sinagoga di Nazaret (cf. Lc 2,46): dopo aver letto in piedi un passo biblico (Is 61,1-2), Gesù siede alla maniera di coloro che spiegavano  la Scrittura (cf. Lc 2,46) e stando così seduto parla riferendosi al testo letto (cf. Mt 13,53ss; Mc 6,2-3).
La forma del suo insegnamento, quindi, non differisce da quella usata dai maestri di Israele, tra i quali si è confuso fin nella sua giovinezza (Lc 2,46) e che spesso lo hanno interrogato per essere illuminati (cf. Mt 22,16; Gv 3,10). A lui, come ad essi, viene dato il titolo di rabbi, cioè maestro, ed egli lo accetta (Gv 13,13); rimprovera però agli scribi e ai farisei di ricercare questo titolo, dimenticando che per gli uomini c’è un solo maestro, Dio (Mt 23,6-8).
Tuttavia, se appare alle folle come un maestro tra gli altri, Gesù se ne distingue in diversi modi. Egli si presenta come l’interprete autorizzato della legge, che vuole portare alla perfezione (Mt 5,17). A tale riguardo insegna con una autorità singolare, a differenza degli scribi, così pronti a nascondersi dietro l’autorità degli antichi (Mt 7,28-29). Non dalla tradizione dei padri, ma dalla propria persona egli fa derivare la propria autorità: «Io vi dico...» (Mt 5,21-22.27-28.31-32 ecc.).
Inoltre la sua dottrina presenta un carattere di novità che colpisce gli ascoltatori (Mc 1,27), sia che si tratti del suo annuncio del regno, sia delle regole di vita che egli dà; trascurando le questioni di scuola, oggetto di una tradizione farisaica che respinge (cf. Mt 15,1-9), egli vuol far conoscere il messaggio autentico di Dio e portare gli uomini ad accoglierlo. Il segreto dell’atteggiamento così nuovo di Gesù è nella sua stessa persona, nella sua coscienza di essere il figlio di Dio. A differenza dei maestri umani, la sua dottrina non è «sua», ma di colui che lo ha mandato (Gv 7,16-17): egli dice soltanto ciò che il Padre gli rivela e gli ispira (Gv 8,28). Il Padre infatti «ammaestra» Gesù, cioè plasma la sua volontà in piena conformità alla propria, perché possa parlare in suo nome. Accogliere l’insegnamento di Gesù, quindi, significa essere docili a Dio stesso.
L’insegnamento di Gesù comporta un appello rivolto da Dio a tutto l’uomo; esso quindi non si riduce all’aspetto dottrinale, ma mira a educare e a configurare l’uomo secondo la volontà di Dio (cf. Mt 5,48). Già i maestri di Israele avevano accentrato la loro attività didattica nella legge perché la concepivano come la via sulla quale l’uomo si affatica per giungere a Dio. Gesù è l’erede e il termine di questo insegnamento (Rm 10,4). Ora egli, con ognuna delle sue parole, porta gli ascoltatori nel vivo della volontà di Dio, perché la conoscano e vi aderiscano (Gv 7,17).

Taci! Esci da lui! - Werner Wiskirchen: Nel mito dei racconti dell’antichità, su prodigiosi “uomini divini” riluce la verità che il mondo e gli uomini hanno bisogno di essere salvati. Secondo Marco Gesù inizia la sua attività con una cacciata dei demoni. Il suo grido di araldo rivolto a Israele che annuncia l’immediata vicinanza della signoria di Dio nella sua persona è, nel contempo, grido di combattimento contro tutte le specie di demoni. “Se io scaccio i demòni con il dito di Dio (Matteo: nello Spirito di Dio), è dunque giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11,20). Gesù possiede lo Spirito santo puro e caccia i forti spiriti impuri dalla loro casa, dal momento che è più forte di loro. I demoni si manifestano soprattutto come causa di malattia e possessione. Per mezzo della cacciata dei demoni Dio diventa Signore su Satana.
Satana, in quanto falso signore, tortura e schiavizza la creazione buona. Ciò si manifesta, secondo il modo di vedere di quel tempo, anche nelle catastrofi naturali, cosicché i miracoli sulla natura di Gesù traggono da qui il loro significato. Gesù vuole riportare la creazione allo stato iniziale di bontà. La salvezza abbraccia l’uomo intero visto nel suo mondo, quindi anche la corporeità. Agli occhi di Gesù ogni uomo è un malato in cerca di guarigione. Il potere di Gesù di cacciare i demoni è uno dei più importanti punti di partenza prepasquali per il titolo di “Figlio di Dio”. La lotta di Gesù contro i demoni viene continuata dai discepoli (Mc 6,7) e dalla comunità (At 19,11-17). La potenza universale della superstizione e della falsa sapienza, la degenerazione della potenza politica e la sua trasfigurazione cultuale (cf. At 13,1ss) sono segni escatologici dell’impotente furore di Satana, il quale sa “che gli resta poco tempo” (Ap 12,12). La cacciata dei demoni a spettro universale è necessaria. La chiesa è forte soltanto nel nome di Gesù.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** «Io so chi tu sei: il santo di Dio!» (Vangelo).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Dio onnipotente, che ci hai nutriti alla tua mensa,
donaci di esprimere in un fedele servizio
la forza rinnovatrice di questi santi misteri.
Per Cristo nostro Signore.