4 DICEMBRE 2019

Mercoledì della I Settimana di Avvento

   Is 25,6-10a; Sal 22 (23); Mt 15,29-37

Colletta: Dio grande e misericordioso, prepara con la tua potenza il nostro cuore a incontrare il Cristo che viene, perché ci trovi degni di partecipare al banchetto della vita e ci serva egli stesso nel suo avvento glorioso. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Gesù ha guarito molti infermi e dopo aver ammaestrato la folla, compassionevole, la sazia moltiplicando sette pani, e pochi pesciolini. Il racconto della moltiplicazione dei pani è simile alla prima moltiplicazione (Mt 14,21). Vi sono però delle divergenze: qui a prendere l’iniziativa non sono i discepoli, ma è Gesù, e ancora, la presenza della folla per la durata di tre giorni, il numero dei pani, il numero dei cesti avanzati, e viene dato da mangiare a quattromila uomini, senza contare le donne e i bambini (versetto 38). Al di là di queste diversità, “l’insegnamento è chiaro: ho compassione di questa folla... non voglio che vengano meno. Il vangelo è aperto a tutti grazie alla misericordia di Cristo, che non esclude nessuno dal banchetto nuziale che ha preparato, a meno che qualcuno si escluda da sé” (F. Ramos).
L’intenzione di Matteo è quella di raccontare un miracolo realmente compiuto da Gesù, ma la prima generazione cristiana, illuminata dalla luce del Risorto e ammaestrata dallo Spirito Santo, diede un’importanza particolare al prodigio. In Gesù Dio sazia la fame materiale e spirituale del suo popolo: lo fa con un pane misterioso che è il corpo del Cristo donato al mondo per la sua salvezza. Quindi un chiaro riferimento all’Eucarestia: “[...] il prodigio dei pani preannuncia l’Eucaristia. Lo si vede nel gesto di Gesù che «recitò la benedizione» (v. 19) prima di spezzare i pani e distribuirli alla gente. È lo stesso gesto che Gesù farà nell’Ultima Cena, quando istituirà il memoriale perpetuo del suo Sacrificio redentore. Nell’Eucaristia Gesù non dona un pane, ma il pane di vita eterna, dona Sé stesso, offrendosi al Padre per amore nostro. Ma noi dobbiamo andare all’Eucaristia con quei sentimenti di Gesù, cioè la compassione e quella volontà di condividere. Chi va all’Eucaristia senza avere compassione dei bisognosi e senza condividere, non si trova bene con Gesù” (Papa Francesco, Angelus 3 Agosto 2014).
Infine, Gesù, nuovo Mosè, nutre la folla nel deserto, e agisce come i grandi uomini di Dio; per esempio, come Eliseo il quale saziò con un miracolo la fame di cento uomini (2Re 4,42-44).

Dal Vangelo secondo Matteo 15,29-37a: In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

Il testo evangelico è di una ricchezza straordinaria. Innanzi tutto vi possiamo cogliere un senso messianico. Il racconto evangelico è analogo al racconto del dono prodigioso della manna (Cf. Es 16,4-35). Gesù è circondato da una grande folla, affamata perché sprovvista di cibo, e come Mosè nel deserto si prende cura del popolo d’Israele, così Gesù sente compassione del popolo e lo nutre abbondantemente.
«L’analogia con l’epopea dell’esodo delle tribù israelitiche sostenute da Dio nel passaggio del deserto alla terra promessa offre un significato fondamentale al gesto di Cristo. Non diversamente da Mosè, egli, come messia, guida e sostiene la comunità messianica nel cammino verso la terra promessa» (Giuseppe Barbaglio).
Poi, il senso ecclesiale che emerge dalla mediazione dei discepoli per distribuire il cibo miracoloso procurato da Gesù alla folla, fatta sedere per terra. È «l’immagine della Chiesa, nella quale i Dodici continueranno a elargire i beni preziosi della Parola e del Pane eucaristico in ogni luogo e in ogni tempo» (Angelico Poppi).
E infine, il senso eucaristico. Se si colloca la narrazione della moltiplicazione dei pani in un contesto salvifico, allora sarà spontaneo leggere il miracolo dei pani e dei pesci, alla luce dell’Eucarestia: il cibo «apprestato da Gesù, attraverso il miracolo dei pani, è immagine e segno della Cena Eucaristica, in cui il Corpo e il Sangue del Figlio di Dio vengono dati agli uomini nel mistero della sua Pasqua salvifica. Intorno al Corpo Eucaristico si costruisce la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo. Attraverso l’Eucaristia, Gesù diventa cibo e aduna organicamente tutta l’umanità in un Corpo di cui diventa Capo» (P. Massimo Biocco).
Anche se alcuni contestano questa lettura, i verbi prendere (prese i sette pani e i pesci), rese grazie, spezzare (spezzò i pani), dare (li diede ai discepoli) ci suggeriscono palesemente il senso eucaristico del racconto evangelico.

Il pane, dono di Dio - Daniel Sesboué: Dio, dopo aver creato l’uomo (Gen 1,29), e nuovamente dopo il diluvio (9, 3), gli fa conoscere ciò che può mangiare; e l’uomo peccatore si assicurerà il necessario a prezzo di una dura fatica: «Mangerai il pane col sudore della tua fronte» (3, 19). Da quel momento abbondanza o penuria di pane avranno valore di segno: l’abbondanza sarà  benedizione di Dio (Sal 37,25; 132, 15; Prov 12, 11), e la penuria  castigo del peccato (Ger 5,17; Ez 4,16s; Lam 1,11; 2,12). L’uomo deve quindi chiedere umilmente il suo pane a Dio ed aspettarlo con fiducia. A questo riguardo i racconti di moltiplicazione dei pani sono significativi. Il miracolo compiuto da Eliseo (2Re 4,42ss) esprime bene la sovrabbondanza del dono divino: «Si mangerà e se ne avanzerà». L’umile fiducia è quindi la prima lezione dei racconti evangelici; desumendo da un salmo (78, 25) la formula: «Tutti mangiarono e furono sazi» (Mt 14,20 par.; 15,37 par.; cfr. Gv 6,12), essi evocano il «pane dei forti» Con cui Dio saziò il suo popolo nel deserto. In un identico contesto di pensiero Gesù ha invitato i suoi discepoli a chiedergli «il pane quotidiano» (Mt 6,11), come figli che con fiducia attendono tutto dal loro Padre celeste (cfr. Mt 6,25 par.).
Infine il pane è il dono supremo dell’epoca escatologica, sia per ciascuno in particolare (Is 30, 23), sia nel banchetto messianico promesso agli eletti (Ger 31,12). I pasti di Gesù con i suoi erano così preludio al banchetto escatologico (Mt 11,19 par.), e soprattutto il pasto eucaristico in cui il pane che Cristo dà ai suoi discepoli è il suo corpo, vero dono di Dio (Lc 22,19).

Signore, dacci sempre questo pane: Catechismo Tridentino 400: Fin qui si è detto del pane che alimenta il corpo e lo sostenta; pane distribuito ai fedeli e agli infedeli, agli uomini pii e agli empi, per sublime misericordia di quel Dio il quale fa sorgere il suo sole sui cattivi come sui buoni, e manda la pioggia sugli ingiusti come sui giusti (Mt 5,45). Ma c’è anche un pane spirituale; e noi lo chiediamo con questa stessa preghiera: pane col quale viene designato tutto ciò che è necessario in questa vita alla salute e all’integrità dell’anima e dello spirito. Poiché come è vario il cibo che nutre e sostenta il corpo, egualmente vario è l’alimento della vita spirituale e dell’anima. Difatti: in primo luogo, è cibo dell’anima la parola di Dio, come ha detto la Sapienza: Venite, mangiate del mio pane, e bevete il vino che mesco a voi (Pr 9,5). E quando Dio toglie agli uomini la sua parola, cosa che avviene quando la gravità dei nostri peccati più l’offende, si dice che il genere umano è oppresso dalla fame. Cosi troviamo in Amos: Manderò la fame sulla terra; non fame di pane, né sete d’acqua, ma della parola del Signore (Amos, 8,11). Come infatti il non poter prendere cibo, o non ritenerlo, è segno di morte non lontana, cosi c’è grande motivo di disperare della salute di quelli che non ricercano la parola di Dio, o, se la conoscono, non la tollerano e rivolgono a Dio le empie parole: Scostati da noi, non vogliamo conoscere le tue vie (Gb 21,14). Pazzia questa e cecità mentale, nella quale cadono coloro che, toltisi alla dipendenza legittima dei loro capi cattolici, Vescovi e Sacerdoti, e separatisi dalla santa Chiesa Romana, si sono abbandonati agli insegnamenti degli eretici, corruttori della parola di Dio. Pane, inoltre, è Cristo Signore, cibo dell’anima; egli stesso lo ha detto: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo (Gv 6,51). Non è possibile immaginare quanto piacere, quanta gioia infonda nell’anima dei buoni questo pane, nello sconforto delle lotte terrene o delle disgrazie della vita. Ce ne offre l’esempio il santo collegio degli apostoli, dei quali è detto: Se ne andavano dal cospetto del Sinedrio lieti perché erano stati fatti degni di subire oltraggi per il nome di Gesù (Atti 5,41). Esempi simili ci forniscono le vite dei santi, delle cui intime gioie così parla Iddio: Al vincitore darò una manna nascosta (Ap 2,17). Specialmente, poi, è pane nostro Cristo Signore, sostanzialmente contenuto nel sacramento dell’Eucaristia, pegno indicibile di amore, che egli ci donò sul punto di tornare al Padre. Così egli ne parla: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui (Gv 6,57); Prendete e mangiate: questo è il mio corpo (Mt 26,26; 1Cor 11,24).

Nella narrazione della moltiplicazione dei pani e dei pesci il lettore può trovarvi alcuni suggerimenti fondanti per la sua fede. Per esempio, la sollecitudine di Gesù nello sfamare la folla stanca e affamata, fa pensare a qualcos’altro che può essere svelato da alcune sue parole fedelmente registrate dal Vangelo secondo Giovanni: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame, e chi crede in me non avrà sete, mai» (Gv 6,35).
Quindi è un invito a non andare a cercare cibi o bevande che danno la morte (Cf. Gv 6,49); solo Lui, il Pane vivo e vero, disceso dal cielo, può sfamare veramente la fame dell’uomo e donargli la vita eterna. Gesù nel racconto delle tentazioni lo aveva ricordato a Satana, e lo ricorda ad ogni credente: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt 4,4).
Il Cristo, con queste parole, scardina ogni tentazione di appagarsi dei semplici nutrimenti umani. Il pane che Dio ci dona si contrappone a tutti gli alimenti di questo mondo che non possono saziare l’intimo dell’uomo: è il Verbo eterno del Padre, Lui stesso, Parola fatta carne (Cf. Gv 1,1.14), a farsi alimento dell’intera umanità. In altre parole, solo il Figlio di Dio può soddisfare appieno tutti i bisogni dell’uomo, anche i più profondi e vitali. Lui solo sazia la fame del mondo.
Gesù, vero Uomo e Dio benedetto nei secoli (Cf. Rom 9,5), non solo può procurare agli uomini il pane, l’acqua, la casa, il lavoro, la salute, ma soprattutto solo lui può donare loro la serenità, la pace, la gioia, il benessere e quella vera felicità che supera tutte le felicità umane: la comunione con la Trinità che si compie col mangiare il pane eucaristico: un manducare che è inizio e preludio di quella vita beata che è la vita eterna.

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
*** “Compassione, condivisione, Eucaristia. Questo è il cammino che Gesù ci indica in questo Vangelo. Un cammino che ci porta ad affrontare con fraternità i bisogni di questo mondo, ma che ci conduce oltre questo mondo, perché parte da Dio Padre e ritorna a Lui. La Vergine Maria, Madre della divina Provvidenza, ci accompagni in questo cammino” (Papa Francesco).  
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

O Padre, che ci hai nutriti con il corpo e sangue del tuo Figlio,
fa’ che rimaniamo nel tuo amore,
viviamo della tua vita e camminiamo verso la tua pace.
Per Cristo nostro Signore.