24 DICEMBRE 2019

Feria di di Avvento

2Sam 7,1-5.8b-12.14a.16; Sal 88 (89); Lc 1,67-79

Colletta: Affrettati, non tardare, Signore Gesù: la tua venuta dia conforto e speranza a coloro che confidano nel tuo amore misericordioso. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre...

Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò: nel senso pieno della parola; poiché se la prima parte (vv 68-75) del cantico è un inno di ringraziamento, la seconda (vv 76-79) è una visione del futuro.
Il cantico che Luca pone sulle labbra di Zaccaria chiarisce il mistero della persona di Giovanni: è il battistrada, colui che va “innanzi al Signore a preparargli le strade”. L’immagine del sole che “sorge dall’alto”si “combina con quella del germoglio che spunta pieno di forza e rinnova la pianta. Il Messia atteso restaurerà il regno inaugurato da Davide. Le due immagini evocano la luce e la vita del nuovo giorno che la presenza della salvezza di Dio fa nascere sul mondo” (Bibbia per la formazione cristiana).
Zaccaria finalmente può sciogliere la lingua e il cuore in un cantico di lode. Il benedictus, largamente composto di frasi tratte dall’Antico Testamento, è una preghiera di grazie per la misericordia di Dio che ha visitato e redento il suo popolo, suscitando per l’umanità intera una salvezza potente. In questa luce il cantico di Zaccaria è un’azione di grazie cristiana.

Dal Vangelo secondo Luca 1,67-79: In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».

Dio visita il suo popolo - Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): Nella prima lettura della messa del mattino di questo 24 dicembre si proclama la profezia di Natan. Il re Davide sta pensando di costruire un tempio al Signore. Parlando a nome di Dio, il profeta gli assicura che sarà Dio stesso a costruire a Davide una casa, con la permanenza della sua dinastia in un regno eterno. Profezia che, da sempre, giudei e cristiani hanno inteso in senso messianico, come ripete il salmo responsoriale. Nel vangelo leggiamo il Benedictus o canto di Zaccaria, che, riacquistando la parola, benedice Dio per aver mantenuto le sue promesse. Segno di questa fedeltà divina è la nascita di Giovanni, suo figlio, il precursore del messia. Il Benedictus, come un altro canto imperituro, il Magnificat, è ripetuto ogni giorno nella preghiera della Chiesa: i due canti sono recitati nella liturgia delle ore, rispettivamente nelle lodi e nei vespri. Nel canto di Zaccaria abbiamo un'altra splendida composizione letteraria dell'evangelista Luca. Come il Magnificat, il Benedictus è un mosaico di citazioni e di allusioni veterotestamentarie che fanno eco all'attesa e alla speranza del popolo israelita; i biblisti contano fino a diciotto riferimenti. La prima parte del Benedictus è un inno di benedizione e di ringraziamento a Dio, e la seconda una visione ottimista del futuro, per l'intervento del precursore che apre la strada al messia imminente. «Grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge». La nascita di Cristo in questa stessa notte, la notte di Natale, è l'accensione dell'autentico «sole di mezzanotte»; notte paragonabile solo a quella di Pasqua. Dio visita il suo popolo « per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte»; così, quando l'oscurità del peccato e dell'indigenza sarà più fitta, l'uomo capirà che soltanto Dio è il suo salvatore.

Benedetto il Signore, Dio d’Israele - Giovanni Paolo II (Udienza generale, 1 ottobre 2003): 1. Giunti al termine del lungo itinerario all’interno dei Salmi e dei Cantici della Liturgia delle Lodi, vogliamo sostare su quella preghiera che, ogni mattina, scandisce il momento orante della lode. Si tratta del Benedictus, il Cantico intonato dal padre di Giovanni Battista, Zaccaria, allorché la nascita di quel figlio aveva mutato la sua vita, cancellando il dubbio che l’aveva reso muto, una punizione significativa per la sua mancanza di fede e di lode.
Ora, invece, Zaccaria può celebrare Dio che salva e lo fa con questo inno, riportato dall’evangelista Luca in una forma che certamente ne riflette l’uso liturgico all’interno della comunità cristiana delle origini (cfr Lc 1,68-79).
Lo stesso evangelista lo definisce come un canto profetico, sbocciato attraverso il soffio dello Spirito Santo (cfr 1,67). Siamo, infatti, di fronte ad una benedizione che proclama le azioni salvifiche e la liberazione offerta dal Signore al suo popolo. È, quindi, una lettura «profetica» della storia, ossia la scoperta del senso intimo e profondo dell’intera vicenda umana, guidata dalla mano nascosta ma operosa del Signore, che s’intreccia con quella più debole e incerta dell’uomo.
2. Il testo è solenne e, nell’originale greco, si compone di due sole frasi (cfr vv. 68-75; 76-79). Dopo l’introduzione, segnata dalla benedizione laudativa, possiamo identificare nel corpo del Cantico quasi tre strofe, che esaltano altrettanti temi, destinati a scandire tutta la storia della salvezza: l’alleanza davidica (cfr vv. 68-71), l’alleanza abramitica (cfr vv. 72-75), il Battista che ci introduce nella nuova alleanza in Cristo (cfr vv. 76-79). La tensione di tutta la preghiera è, infatti, verso quella meta che Davide e Abramo indicano con la loro presenza.
Il vertice è appunto in una frase quasi conclusiva: «Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge» (v. 78). L’espressione a prima vista paradossale col suo unire «l’alto» e il «sorgere», è in realtà significativa.
3. Infatti nell’originale greco il «sole che sorge» è anatolè, un vocabolo che in sé significa sia la luce solare che brilla sul nostro pianeta, sia il germoglio che spunta. Entrambe le immagini nella tradizione biblica hanno un valore messianico.
Da un lato, Isaia ci ricorda, parlando dell’Emmanuele, che «il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (9,1). D’altro lato, ancora riferendosi al re-Emmanuele, lo raffigura come il «germoglio spuntato dal tronco di Iesse», cioè dalla dinastia davidica, un virgulto avvolto dallo Spirito di Dio (cfr Is 11,1-2).
Con Cristo, dunque, appare la luce che illumina ogni creatura (cfr Gv 1,9) e fiorisce la vita, come dirà l’evangelista Giovanni unendo proprio queste due realtà: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (1,4).
4. L’umanità che è avvolta «nelle tenebre e nell’ombra della morte» è rischiarata da questo fulgore di rivelazione (cfr Lc 1,79). Come aveva annunziato il profeta Malachia, «per voi cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia» (3,20). Questo sole «dirigerà i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1,79).
Ci muoviamo, allora, avendo come punto di riferimento quella luce; e i nostri passi incerti, che durante il giorno spesso deviano su strade oscure e scivolose, sono sostenuti dal chiarore della verità che Cristo diffonde nel mondo e nella storia.

Il tempo messianico - Richard Gutzwiller (Meditazioni su Luca): Ciò che il popolo d'Israele ha sempre atteso e che ora lo conduce alla sua vera grandezza è il tempo messianico.
Il Messia è giunto. Il Dio d'Israele ha avuto premura per il suo popolo ed ora gli porta la libertà. L'emancipazione dalla schiavitù d'Egitto era come il tipo, il simbolo di questa emancipazione spirituale che il Messia porta al suo popolo. Egli è nell'originale definito come il « corno della salvezza ». Popolo di pastori proveniente dal deserto, Israele ha raggiunto la Terra Promessa. E sa che il « corno » simboleggia la forza della bestia e del gregge. Nel suo senso spirituale significa che a questo gregge vien dato il Messia potente. Egli proviene proprio dalla « casa di Davide suo servo ». Accanto alla « serva Domini » vi è qui tutta la casa di Davide e con essa tutto Israele come «servus Domini». La storia d'Israele raggiunge così il suo punto culminante.
Le parole dei Profeti si adempiono. Dio ha annunciato già da lungo tempo per bocca dei Profeti l'avvento del tempo messianico. Ora queste parole si adempiono. La misericordia di Dio si riversa sui padri e sui figli, sulla prima generazione dei Patriarchi e sulla presente generazione che ora può assistere alla salvezza. In Israele il passato e il presente formano un tutto unico. La promessa è adempiuta perché Iddio è un Dio misericordioso.
Il giuramento di Dio è mantenuto. Da alcuni secoli non si era sentita più in Israele la parola dei Profeti e si sarebbe potuto pensare che Iddio si fosse dimenticato del suo popolo. Ma la parola di Dio era convalidata dal giuramento prestato da Dio stesso e quindi il suo adempimento era sicuro. La mancanza di fede d'Israele è compensata invece dalla fedeltà di Jahvè. Il suo Patto sacro viene riconfermato. La promessa fatta allo sterile Abramo si adempie ora nella fecondità del suo popolo.
Una nuova vita. È una vita senza timore e nella libertà. Essa è servizio di Dio nella santità e nella giustizia. La prospettiva puramente politico-terrena di una sicurezza da aversi di fronte ai nemici e di una vita esteriormente tranquilla si eleva alla sfera superiore della spiritualità e della religione. Il popolo di Dio servirà Dio nella libertà. Tutto questo è motivo per ringraziare Dio. L'uomo religioso non deve fermarsi a guardare se stesso per piangere la propria meschinità. Neppure deve volgere lo sguardo solo al suo tempo, a ciò che lo circonda per lamentare la malvagità dei tempi e dei costumi, ma deve elevarlo a Dio che ha fatto la promessa e la mantiene fedelmente. Allora, malgrado tutto, egli sarà il lieto cantore che non si stancherà mai di lodare il Signore. Il silenzio di Zaccaria si scioglie nel canto della grandezza di Dio. Tutte le volte che si tace dinanzi alla presenza di Dio, il cuore si riempie di giubilo per lui.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri - Dives in misericordia 5: Già alle soglie del Nuovo Testamento risuona nel Vangelo di san Luca una singolare corrispondenza tra due voci sulla misericordia divina, in cui echeggia intensamente tutta la tradizione vetero-testamentaria. Qui trovano espressione quei contenuti semantici, legati alla terminologia differenziata dei Libri antichi. Ecco Maria che, entrata nella casa di Zaccaria, magnifica il Signore con tutta l’anima “per la sua misericordia”, di cui “di generazione in generazione” divengono partecipi gli uomini, che vivono nel timore di Dio. Poco dopo, commemorando l’elezione di Israele, ella proclama la misericordia, della quale “si ricorda” da sempre colui che l’ha scelta. Successivamente, alla nascita di Giovanni Battista, nella stessa casa, suo padre Zaccaria, benedicendo il Dio di Israele, glorifica la misericordia che egli “ha concesso... ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza” (Lc 1,72).

Siamo arrivati al termine. Possiamo mettere in evidenza:
***  “L’umanità che è avvolta «nelle tenebre e nell’ombra della morte» è rischiarata da questo fulgore di rivelazione [cfr Lc 1,79]. Come aveva annunziato il profeta Malachia, «per voi cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia» [3,20]. Questo sole «dirigerà i nostri passi sulla via della pace» [Lc 1,79]” (Giovannni Paolo II).
Ora nel silenzio, nell’intimità del nostro cuore, possiamo interrogarci su quanto il Signore ha voluto suggerirci. Se confidiamo nel suo aiuto, potremo dare una risposta sincera ed esauriente.

Rinnovàti dal tuo sacramento, o Padre,
anticipiamo nella fede l'adorabile natività del tuo Figlio:
ci riempia di gioia il mistero della sua venuta
e ci renda partecipi della vita immortale.
Per Cristo nostro Signore.